Lo specchio reca in sé il fascino del magico.
Sa riflettere tutto ciò che gli si para davanti, mostra la verità nella limpidezza dell’oggettivo e inconfutabile.
Più che una fotografia registra ogni sfumatura, movimento, battito di ciglia, accenno di sorriso
L’uomo preistorico, che vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno, poteva pensare che si trattasse di un altro sé; di conseguenza qualunque disturbo arrecato al riflesso poteva significare un pericolo per la propria salute.
La credenza si rinforzò con l’arrivo degli specchi: furono i romani a decidere che uno specchio rotto avrebbe causato sette anni di guai: all’epoca esisteva infatti la convinzione secondo cui la vita si rinnoverebbe ogni sette anni.
Poiché uno specchio rotto significava che la salute era stata spezzata, si concluse che sarebbero stati necessari sette anni prima di poter tornare sani come prima.
In religioni come l'Islam o l'Ebraismo o il Cristianesimo, invece, si usa capovolgere o coprire gli specchi durante la veglia funebre, per evitare che essi impediscano all'anima del defunto di lasciare il mondo terreno.
In molte civiltà si dice che gli specchi custodiscono una parte dell'anima di chi vi si riflette e sono guardati con diffidenza.
Gli Indios, oltre non gradire gli specchi, non accettano di essere fotografati, per timore del furto dell'anima.
Tra i Romani si vagheggiava l’esistenza di uno specchio magico che permetteva di osservare tutto ciò che avveniva nelle parti più lontane dell'Impero.
Questa leggenda deriva da una vecchia idea, nota già anche fra gli orientali, che cioè ci fosse modo di fare degli specchi nei quali si potesse vedere tutto quello che avveniva a grandi distanze.
Uno di questi specchi si diceva esistesse in cima al faro d’Alessandria, postovi da Alessandro Magno, e con esso si poteva vedere fino alla distanza di più di “500 parasanghe” tutti i bastimenti da guerra che venissero contro l’Egitto.
Poiché "prende il fuoco dal sole" lo specchio è in Cina simbolo lunare e femminile.
Sempre in Cina esso è, d'altra parte, il segno dell'armonia, dell'unione coniugale e lo specchio spezzato è segno della separazione (la metà spezzata dello specchio viene portata da una gazza a rendere conto al marito dell'infedeltà della moglie…).
La gazza, chiamata P'o-ching o specchio rotto, è collegata alle fasi della luna: l'unione del re e della regina si realizza quando la luna è piena, quando lo specchio è ricostituito nella sua interezza.
Si dice che lo specchio sia particolarmente detestato dai vampiri poiché quest’oggetto cattura solo le immagini di cose realmente esistenti mentre il Signore della Notte, Dracula, sospeso in una dimensione limbica tra sogno e realtà, non può entrare a far parte di questa categoria di enti e tanto meno i suoi servitori.
Lo specchio diventa, quindi, il mezzo attraverso il quale il Vampiro prende coscienza del suo non esistere e, quest’amara rivelazione, lo rende cieco di rabbia e dolore fino a farlo fuggire.
Naturalmente la credenza è paradossale, ma lo specchio può essere simbolicamente usato per allontanare ogni tipo di “vampiro energetico” che minacci la nostra serenità sottraendoci energie e risorse.
SPECCHIO DI HATHOR
Gli specchi egiziani antichi erano costituiti generalmente da un cerchio o un un ovale piano di rame o di bronzo lucidato e da un manico di osso o di legno, spesso modellato in forma della dea Hathor.
Il rame è un metallo collegato con questa dea, che veniva rappresentata in forma umana oppure bovina, con un disco solare fra le corna.
Ai nove “corpi” attribuiti all’uomo gli Egiziani associavano una forma divina-animale e Hathor veniva associata a Sekhem - il corpo fisico, al quale come dea-vacca dispensatrice di latte, assicurava nutrimento.
Uno degli attributi più frequenti di questa dea è lo specchio magico o “Specchio di Hathor”, uno specchio bifacciale in cui da un lato viene riflessa la persona che lo regge in mano, dall’altro viene invece riflesso ciò che le sta di fronte.
La doppia capacità riflettente è così una sorta di “scudo protettivo” che permette a chi regge lo specchio di rimanere “centrato in sé” rimandando indietro i pensieri o le energie gli vengono indirizzati dall’esterno
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SPECCHIO ANKH
L'ankh appare di frequente nelle opere artistiche dell'antico Egitto. Nelle raffigurazioni divine appare come caratteristica delle stesse divinità, ad indicare la natura ultraterrena e l'eterna esistenza di esse.
La Vita è il suo significato principale; abbinato agli Dei ne indica la natura di forze cosmiche, generatrici dell'universo e dunque di Vita.
L'ankh veniva utilizzato in particolare come amuleto, capace di infondere salute, benessere e fortuna.
Alla morte di una persona (che venisse mummificata meno) l'ankh era un elemento fondamentale, con il quale il corpo doveva essere sepolto.
Un altro uso frequente dell'ankh era quello che lo vedeva in funzione di specchio, nel quale il metallo riflettente era posto nell'ansa.
INCANTESIMI CON GLI SPECCHI
Lo specchio viene usato come “maestro di comunicazione”: spesso infatti “provando” un discorso allo specchio si riesce ad essere più convincenti.
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