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domenica 23 marzo 2014

Il Bulldog inglese


Senza ombra di dubbio, l'origine del Bulldog e la sua selezione sono strettamente legate ai combattimenti fra cani e tori.
 Secondo la tradizione molto antica, lo scopo primario di tali combattimenti era quello di migliorare la qualità della carne, essendosi accorti i macellai che quest'ultima era più tenera e più saporita se si faceva correre il toro prima di ucciderlo.
 Inizialmente questo rito veniva fatto dai macellai che impiegavano dei forti mastini, cani abbastanza coraggiosi per opporsi alla foga taurina (in Gran Bretagna questo ruolo fu assegnato agli antenati dei Mastiff). 
Ben presto, però, il pubblico si interessò e divenne vantaggioso che pagasse per vedere i cani aizzati contro il toro.


Il parere dei cinofili sulle origini antiche del Mastiff è contrastante: alcuni di loro, in effetti, pensano che i Fenici e i Romani l'avrebbero condotto in Gran Bretagna al tempo delle loro peregrinazioni nell'Europa del Nord.
 Se questa ipotesi può sembrare, a prima vista, interessante, è giocoforza ammettere che si oppone alle affermazioni dello stesso Cesare, particolarmente nei suoi "Commentari", a proposito della conquista della Bretagna (cioè della Gran Bretagna), dove egli precisa che Molossi celti erano stati lanciati all'assalto delle legioni romane e avevano assai largamente contribuito a disseminare il panico nei loro ranghi. 

 E', dunque, più probabile che tali Molossi esistessero già in Gran Bretagna (dal tempo dell'espansione celtica) e che i Romani li importassero per farli combattere nei circhi, piuttosto che far conoscere alle popolazioni delle isole britanniche i loro battaglieri d'Epiro.
 Questa spiegazione è tanto più plausibile, perché il cronista romano Gratius Faliscus indicava, nell'anno 8 a.C., che questi ultimi erano stati condotti appositamente in Gran Bretagna per essere confrontati con i Molossi della Cornovaglia (Cornouailles), i quali risultarono sempre vittoriosi. 

Occorre sapere, inoltre, che le tribù dei Celti che devastarono le città greche e romane, erano aiutate da cani dalla sagoma imponente. Al museo di Copenaghen d'altra parte, sono esposti alcuni bellissimi pezzi di arte celtica, specialmente dei paioli, sui quali sono rappresentati dei Molossi dall'aspetto mostruoso. Comunque sia i combattimenti tra tori e cani (chiamati bull baitings), si trasformarono nel Medio Evo in un divertimento tra i più eccitanti, e per questo motivo, furono elevati a rango di prove sportive. 
Tuttavia, in quest'epoca, la nobiltà doveva riservarsi l'esclusiva dell'impiego del Mastiff, mediante le "Leggi della foresta" pubblicate nel 1272, che prevedevano persino l'amputazione di 3 dita delle zampe anteriori a tutti i mastini di grande possanza appartenenti ai villani.
 Da allora, tutti quelli che non avevano l'onore di appartenere alle classi elevate britanniche, non ebbero altra soluzione, per continuare a organizzare i bull baitings, che impiegare dei cani di taglia più piccola, ma non per questo meno combattivi: da tale iniziativa ebbe origine il Bulldog!


Fu Edoardo di Langley (1344 - 1412), ufficiale del re Enrico IV e incaricato "dei tori e dei Mastiff", a segnalare per primo nel Mayster of Game, un "Mastiff di seconda categoria" chiazzato, dalle orecchie cadenti e dagli occhi piccoli, che aveva la reputazione di non lasciare mai la bestia da lui affrontata: un animale che annunciava di fatto il Bulldog.

 Dall'inizio del XVI secolo, si menzionarono le prodezze del Bold-Dog, cane pieno di audacia, mentre nel 1586 Willy Harrison disse del Band-Dog che era "un cane dal corpo potente, dalla figura sanguinaria e spaventosa, dal carattere bizzarro, ostinato, e che 4 di questi cani erano sufficienti per liquidare un orso" (citato da Dhers e Rufer). 
Quali che siano le denominazioni dell'epoca, l'esistenza del Bulldog nel XVI secolo non desta più dubbi: è un cane il cui ruolo essenziale è quello di combattere gli animali più diversi.

 Solo nel 1632, tuttavia, comparve per la prima volta il termine Bulldog. 
Un certo Preston Eaton, stabilitosi a San Sebastiàn, in Spagna, chiese tramite un corriere a un suo amico di Londra, George Willighan, di farli pervenire "un Mastiff e 2 grossi Bulldog", al fine di confrontare i risultati dei cani inglesi con quelli dei famosi Doghi di Burgos, anch'essi valorosi combattenti di tori.
 I combattenti fra animali divennero una autentica istituzione sotto il regno di Elisabetta I (1558 - 1603).
 La sovrana aveva consacrato il martedì a queste festività e non perdeva occasione di andare a incoraggiare, ogni settimana, i suoi Mastiff alle prese con i tori, gli orsi, i leoni e altre belve.


Questi combattimenti non trovarono, tuttavia, uguale accoglienza. Se per Cromwell si trattava di "una dolce e confortevole ricreazione destinata al divertimento del popolo pacifico", per Samuel Pepys, redattore dal 1660 al 1669 di un giornale sulla vita londinese, era "un piacere brutale e disgustoso".
 Sebbene, a poco a poco, cominciasse a suscitare la fierezza di alcuni, come il poeta Christopher Smart, secondo il quale "di tutti i cani....è il migliore", il Bulldog fu sempre più vituperato dalla popolazione britannica.
 Un giornalista del British Field Sport arrivò addirittura a scrivere nel 1818 che questo cane "è consacrato unicamente ai fini più barbari e più detestabili, che è la vergogna della sua specie, e che non si può invocare la sua utilità, la sua umanità, nemmeno il semplice buon senso, in una parola, che occorre augurarsi la scomparsa della razza". 
 Nel 1835 il Parlamento britannico vietò, quindi, il bull baiting e, anche se questo sport non scomparve totalmente dalle contee più distanti da Londra prima della fine del XIX secolo, l'allevamento del Bulldog fu a poco a poco abbandonato.

 Alcuni esemplari furono riconvertiti ai combattimenti fra cani, anch'essi vietati, ma che potevano più facilmente svolgersi nei cortili posteriori dei pub, nei granai e nelle cantine private.
 Ma si mostrarono poco adatti a questo genere di sport: senza chiamare in causa la loro aggressività o il loro coraggio, gli si rimproverava di non essere abbastanza spettacolari e si preferirono loro i Bull-Terrier derivati dai Bulldog e dai Terrier.

 A metà del XIX secolo il Bulldog era in via di estinzione e, nel 1859, la razza era assente alla prima esposizione canina. Solo nell'esposizione di Birmingham, l'anno successivo, e poi in quelle di Sheffield e di Londra, furono presentati per la prima volta alcuni esemplari.
 Questa fu una grandissima vittoria, che spinse alcuni allevatori e amatori del Bulldog a fondare un club nel 1864. Sotto lo pseudonimo di "Philo Kuon" (Amico del Cane), queste persone redassero uno standard che fu pubblicato l'anno seguente dal tesoriere del Club, Sam Wickens.
 Anche se questo standard descriveva evidentemente un Bulldog di quell'epoca, vale a dire un animale largo e compatto assai prossimo al Boxer, è del tutto sicuro che i redattori avevano come ideale un animale piuttosto differente. Per avere un'idea di quel che era il Bulldog nel 1865 basta leggere il preambolo del primo standard del precitato Club "Philo Kuon" e che recita così: 
"Il Bulldog inglese è un animale maestoso e antico, molto raro, assai calunniato e, in genere, assai poco compreso. Se è trattato con bontà, se ci si occupa molto di lui e se è spesso in compagnia del suo padrone, è un cane docile e calmo. Ma, quando è attaccato o trascurato, diviene meno socievole e meno docile e, se lo si provoca o gli si fa perdere la pazienza, diviene un animale tra i più pericolosi. Eccellente guardiano, cane da acqua straordinario, è il più temerario e risoluto degli animali. Non rifiuta mai di combattere: sempre pronto e impassibile, con un incomparabile coraggio, si arrende solo quando muore. Questo nobile animale degenera all'estero; in verità è un animale nazionale che si identifica perfettamente con la vecchia Inghilterra, ed è un cane di cui gli inglesi vanno fieri".

 Da allora gli allevatori, che non avevano conosciuto gli antichi cani da combattimento e che seguivano alla lettera lo standard, dovevano orientarsi verso un altro tipo di cane, più basso sulle zampe, ancora più compatto, più corto, con la testa più massiccia e un muso modesto. Questa trasformazione fu al centro di un lungo dibattito che non è, d'altra parte, ancora chiuso. Così nel 1893, nella sua opera che determinava i "Non-Sporting Dogs", Rawdon Lee scriveva: "Il tempo può maltrattare terribilmente i monumenti storici, ma non aveva mai avvilito qualcosa in un modo così burlesco come il nostro simbolo nazionale: il Bulldog britannico. Selezionati con uno scopo preciso, gli esemplari attuali sono il risultato di una selezione che ha portato cose che non troviamo in nessun altro cane.
 Niente corrobora l'affermazione secondo la quale sono allevati oggi come si presentavano 60 anni fa". 

 Che cosa si rimproverava con tanta veemenza ai primi allevatori paragonati a dei vandali burleschi? Semplicemente di fare di questo cane diverso dagli altri il contrario di tutti i cani.
 E' vero che il pericolo di farne un infermo, volendolo sempre più tipicizzato, incombe sempre su questo cane. Curiosamente lo standard del Bulldog è rimasto globalmente lo stesso; sono state apportate solamente alcune modifiche: nel 1950 il peso è stato portato da 22,7 a 25 kg; nel 1987 sono stati aggiunti alcuni aggettivi e certi avverbi con l'intenzione di mettere un freno alle interpretazioni eccessive. 
 Peraltro, il Bulldog del 1875 assomiglia poco a quello degli anni '20, lui stesso, a sua volta, giudicato dagli allevatori attuali troppo alto sulle zampe, non abbastanza largo e con una testa troppo piccola.
 La fama di questo cane crebbe diventando una delle razze più popolari in Gran Bretagna e negli Stati Uniti (anche Churchill aveva adottato un simile cane), mentre negli altri paesi è un po' meno stimato. 
Malgrado tutte le riserve che si sono potute esprimere riguardo alle qualità sportive del Bulldog, numerosi esemplari si sono dimostrati agili e atletici. 


Con la sua aria seriosa, eternamente corrucciata, il cucciolo di Bulldog è in effetti un vero clown pieno di vitalità, che sgambetta, saltella, poi, senza una ragione apparente, si stende sulla pancia e si addormenta beato.
 In età adulta, nonostante la sua maschera severa e brontolona, resta lo stesso cane felice di vivere. 
Il Bulldog è in realtà attento di tutto quello che succede attorno a lui ed è molto sensibile: se viene rimproverato ingiustamente, ne resterà turbato per tutto il resto della giornata.
 Lui, antico cane da combattimento, non sopporta la brutalità; cerca prima di tutto l'affetto dell'uomo e teme la solitudine più di ogni altra cosa. 
Bisogna, dunque, circondarlo di tenerezza e cercare, fin dalla più tenera età, di far emergere il suo eccellente carattere, educandolo con dolcezza.
 Con i bambini è fra i cani più compiacenti e pazienti. 
Questo peso massimo sa dosare perfettamente la sua potenza; conviene, comunque, fare attenzione al fatto che i giochi non arrivino a esaurirlo. 
Il Bulldog sa fare il pagliaccio senza ritegno alcuno nell'intimità familiare, ma sa anche essere serio e dignitoso, se le circostanze lo richiedono: quando arriva un estraneo, per esempio, diventerà immediatamente determinato e vigile (senza comunque essere aggressivo); se, però, questo estraneo viene ben accolto dal suo padrone, allora non mancherà di esprimergli amicizia, a suo modo, cioè con un brontolio e un aggrottare di sopracciglia.


Il Bulldog è, dunque, un animale paziente, gentile e pacifico, ma in nessun caso servile e ossequioso.
 Fa parte di quei cani ai quali si attribuisce un certo senso dello humour; sa, inoltre, essere calmo e non è mai rumoroso; è un cane che abbaia poco, ma sempre con una buona ragione. 
 Con i suoi consimili si mostra tollerante, sempre che non venga aggredito.
 I suoi sostenitori fanno notare sia il fisico sorprendente, sia il temperamento, secondo i casi, bonario o vigile.
 In occasione dell'Esposizione del Club Francese, è previsto un test del carattere, che permette di verificare l'equilibrio del cane e che consiste nel far aggredire il suo padrone da uno sconosciuto: senza dimostrare nessuna paura, l'animale deve al contrario dar prova di autorità.
 Infine, il Bulldog è dotato di un temperamento che ispira simpatia e, non fosse che per questo, merita tutto il nostro rispetto.
 E' stato molto denigrato, quasi sempre a torto, ma per questa stessa ragione suscita le passioni.
 Il proprietario di un Bulldog, che deve conoscere le particolarità della razza, provvederà a fargli fare dell'esercizio, senza forzature ed eccessi, rispettando il suo ritmo, in modo da sviluppare la sua muscolatura e da permettergli di aumentare la sua capacità respiratoria. 
Bisogna evitare che si ecciti esageratamente e, soprattutto, che si esponga al calore, suo nemico principale, contro il quale è assolutamente disarmato.

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