lunedì 3 febbraio 2014
Breve storia della Groenlandia
Come entità storica, alla Groenlandia mancano le guerre sanguinose, i colonnelli, i tiranni da quattro soldi, le lotte di successione e le guerre.
La mancanza di avvenimenti importanti e guerre sanguinose si può ascrivere a due fattori: l'esiguità della popolazione, sparpagliata su un territorio molto vasto, e lo sforzo di sopravvivere in condizioni climatiche ostili che ha sempre lasciato poco tempo per l'attivismo politico.
La storia della Groenlandia è un qualcosa di inafferrabile: una miscela di saghe leggendarie, aneddoti, fatti scientificamente provati e supposizioni.
Si pensa che 5000 anni fa essa fosse abitata da due distinte tribù, che con il tempo si fusero o si estinsero una dopo l'altra, anche se di loro non si sa poi molto.
Queste due tribù furono seguite dai Saqqaq, di cui si sa qualcosa in più poiché lasciarono una miriade di manufatti che successivamente furono riportati alla luce e studiati dagli archeologi.
Né le ipotesi né i dati scientifici sono finora riusciti a spiegare perché si estinsero anch'essi.
Passò del tempo e finalmente nel X secolo la storia della Groenlandia si rimise in moto con la repentina comparsa della cultura thule, che si espanse rapidamente verso est.
I thule erano relativamente avanzati e a loro si deve l'introduzione di due simboli della Groenlandia: il qajaq ('kayak') e la slitta trainata da cani.
Furono probabilmente queste due invenzioni che li salvarono dalla stessa tragica fine cui andarono incontro le sventurate tribù che li precedettero.
La Groenlandia non ebbe contatti duraturi con gli europei finché Erik il Rosso, il leggendario vichingo, non vi trascorse sei anni in esilio. Fu proprio Erik il Rosso a battezzarla Groenlandia ('terra verde'), anche se il nome si rivelò più lirico che realistico; per gran parte dell'anno infatti la Groenlandia era tutto fuorché verde. Questo, però, non scoraggiò gli islandesi, che si precipitarono numerosi a colonizzare la Groenlandia e per un paio di secoli si dedicarono alla pastorizia, all'agricoltura e alla caccia, mentre il paese scivolava gradatamente nel suo abituale oblio.
Nel 1621 la Groenlandia rinunciò alla sua indipendenza ed entrò a far parte dei possedimenti della Corona di Norvegia; 130 anni dopo il paese fu stretto dalla morsa del grande gelo e quando il mondo esterno riallacciò i contatti, dopo il disgelo, i coloni se n'erano andati, o completamente assorbiti o uccisi dai thule.
La Groenlandia fu dimenticata per altri tre secoli, finché la possibilità di scoprire un passaggio tra l'Europa e l'estremo oriente, i guadagni che potevano derivare dalla caccia alla balena e lo zelo dei missionari non la rimisero al suo posto sulla cartina.
Per i missionari luterani l'opera di conversione fu un gioco da ragazzi: qualsiasi religione che avesse punito i malfattori mandandoli in un clima caldo avrebbe avuto una grossa presa sugli inuit.
Nel 1605, quando ormai la Norvegia aveva rinunciato alla Groenlandia, la Danimarca organizzò una spedizione per rivendicare il paese a nome del re e successivamente vi mandò lo zelante missionario Hans Egede come suo rappresentante. Poco dopo si scatenò la corsa alla conquista dell'estremo nord, che vide come protagonisti principali gli inglesi e gli americani.
I libri di storia indicano l'esploratore americano Robert Peary come la prima persona che raggiunse il Polo Nord, ma non vi sono prove a sufficienza per confermare la veridicità del suo resoconto e quindi non si esclude la possibilità che Peary sia stato battuto da Frederick Cook.
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