Bellissime foto sono state scattate in questi anni sul fenomeno dei fulmini vulcanici che stanno spopolando sul web, delle recenti eruzioni vulcaniche sul Chaitèn in Cile, il Sakurajima in Giappone, Eyjafjallajökull in Islanda.
I fulmini vulcanici sono un fenomeno normale in occasione di eventi di tale portata che furono osservati durante l’ultima eruzione del Vesuvio del marzo 1944.
Ma qual è l’origine di questa potente attività elettrica?
Il fenomeno “fulmine” non è altro che un intensissimo flusso di elettricità tra due zone in cui sono presenti cariche elettriche di segno opposto. La carica elettrica non è altro che il rapporto tra elettroni e protoni in una qualche quantità di materia. Se il numero di elettroni supera quello dei protoni la materia è carica negativamente, viceversa se predominano i protoni.
Due condizioni devono esistere perché si produca un fulmine.
La prima necessita la presenza di meccanismo che genera la separazione di cariche tra due masse considerevoli di materia che siano sufficientemente separate.
La seconda implica un processo che connetta le due masse in modo da permettere il flusso di elettricità.
In genere l’ultima condizione è relativamente semplice. Quando la differenza di potenziale tra le due masse è sufficientemente elevata, riesce a superare la resistenza dell’aria per cui può avvenire la scarica elettrica.
La prima condizione è più complessa ma anche la meno conosciuta. E’ facile comprendere che quando due oggetti elettricamente neutri con diverse proprietà elettriche vengono in contatto, gli elettroni possano fluire da uno all’altro, generando tra loro una differenza di potenziale. E’ ciò che avviene tra le particelle di polvere emesse da un’eruzione vulcanica o sollevate da una tempesta di sabbia, le quali collidendo l’una con l’altra si elettrificano.
Nel suo insieme la nube è sempre neutra, ma deve esistere un meccanismo tale da permettere alle particelle cariche positivamente di separarsi da quelle con carica negativa.
Ciò in linea di principio può avvenire se entrambe le particelle possiedono differenti proprietà aerodinamiche.
Altri processi ancora sconosciuti e in fase di studio, contribuiscono alla separazione delle cariche che sono alla base dell’origine dei fulmini vulcanici.
Il fatto che spesso i fulmini si sviluppino in prossimità delle bocche del vulcano fa pensare che possano essere attivi dei processi che avvengono al suo interno, poco prima che le polveri vengano emesse, causando la separazione delle cariche.
centrometeoitaliano.it
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