domenica 10 novembre 2013
Jantar Mantar: un osservatorio senza telescopi
INDIA
Chi è abituato a vedere osservatori moderni con un’infinità di strumenti ottici ad alta tecnologia troverà difficile considerare un osservatorio queste strane strutture in muratura situate in un grande parco. Eppure Jantar Mantar era proprio questo quando venne costruito nella prima parte del XVIII secolo.
La cosa straordinaria è che, senza bisogno di telescopi e di altri strumenti che erano stati inventati in Europa, questo osservatorio provvedeva dati dettagliati e ragionevolmente precisi sui corpi celesti.
Jantar Mantar è il nome usato per tre dei cinque osservatori costruiti dal maragià rajput Sawai Jai Singh II.
“Jantar” deriva dal sanscrito “yantra”, che significa “strumento”, e “Mantar” da “mantra”, che significa “formula, calcolo”.
Poiché nella lingua parlata c’era l’abitudine di aggiungere una parola in rima per dare enfasi, nacque il nome Jantar Mantar. Una targa fissata su uno strumento del Jantar Mantar di Nuova Delhi nel 1910 indica che l’osservatorio fu costruito nel 1710. Ricerche successive, però, rivelano che fu completato nel 1724.
L’osservatorio ha quattro strumenti in muratura e in pietra. Il più straordinario è il Samrat yantra, o strumento supremo, che è “sostanzialmente una meridiana equinoziale”.
Questa fu la più importante creazione di Jai Singh.
Consiste di un enorme triangolo in muratura alto 21,3 metri, largo 3,2 metri e con la base di 34,6 metri. L’ipotenusa di 39 metri è parallela all’asse terrestre ed è orientata verso il Polo Nord. Da entrambi i lati del triangolo, che in pratica è uno gnomone, c’è un quadrante graduato che indica le ore, i minuti e i secondi.
Anche se le meridiane esistevano da secoli, Jai Singh trasformò questo strumento per la misurazione del tempo in uno strumento di precisione per la misurazione della declinazione e di altre coordinate dei corpi celesti.
Le altre tre strutture dell’osservatorio sono :
il Ram yantra
il Jayaprakash yantra
il Mishra yantra
complessi strumenti che furono progettati per misurare la declinazione, l’altezza e l’azimut del sole e delle stelle.
Il Mishra yantra indicava pure quando era mezzogiorno in varie città del mondo.
Tutti gli strumenti summenzionati, a eccezione del Mishra yantra, furono inventati da Jai Singh.
Erano molto più complessi e funzionali di qualunque altro strumento esistente all’epoca in India e portarono alla realizzazione di accurati almanacchi e tavole astronomiche.
Erano eleganti e belli da vedere e fornirono dati preziosi finché il telescopio e altre invenzioni non li resero obsoleti.
Come mai quest’uomo istruito e geniale non incluse nelle sue ricerche astronomiche alcuni degli strumenti che erano disponibili in Europa, compreso il telescopio ottico? La risposta va ricercata nell’ambiente culturale da cui proveniva il maragià e nella storia dei suoi tempi.
Jai Singh nacque nel 1688 nello stato indiano del Rajasthan.
Il padre, maragià di Amber, la capitale del clan Kachavaha delle popolazioni rajput, dipendeva dai sovrani moghul di Delhi.
Il giovane principe imparò l’hindi, il sanscrito, il persiano e l’arabo. Studiò anche matematica, astronomia e arti marziali, ma aveva una predilezione.
Un testo dell’epoca riferisce: “Dal momento in cui iniziò ad usare le facoltà di ragionare, e mentre si avviava alla maturità, Sawai Jai Singh fu completamente dedito allo studio delle scienze matematiche (astronomia)”.
Nel 1700, all’età di 11 anni, in seguito alla morte del padre Jai Singh divenne il maragià di Amber. Ben presto fu chiamato dal moghul a corte, nell’India meridionale, dove conobbe Jagannātha, erudito di matematica e astronomia che in seguito divenne l’assistente principale del maragià.
La sorte politica di Jai Singh fu incerta fino al 1719, quando iniziò il regno di Muḥammad Šāh Mughal. Jai Singh fu allora chiamato nella capitale, Delhi, per incontrare il nuovo imperatore moghul. Sembra che in occasione di questo incontro, avvenuto nel novembre 1720, Jai Singh abbia proposto la costruzione di un osservatorio, che probabilmente fu realizzato nel 1724.
Cosa lo spinse a costruire un osservatorio?
Jai Singh si rese conto che in India le tavole astronomiche e gli almanacchi erano estremamente inaccurati, e che c’era pochissimo progresso nel campo dell’astronomia. Decise così di preparare nuove tavole corrispondenti ai corpi celesti effettivamente visibili. Inoltre desiderava che chi aveva la passione per lo studio dell’astronomia avesse a disposizione gli strumenti necessari.
Jai Singh quindi si procurò una vasta raccolta di libri da Francia, Inghilterra, Portogallo e Germania. Alla sua corte accolse eruditi provenienti dalle scuole di astronomia indù, islamiche ed europee. Inviò persino la prima delegazione di ricerca dall’Oriente in Europa per raccogliere informazioni sull’astronomia, e la incaricò di procurarsi libri e strumenti.
Perché Jai Singh costruì strutture in muratura anche se il telescopio, il micrometro e il nonio erano già in uso in Europa? E perché sembrava non conoscere le scoperte di Copernico e Galileo che avvaloravano la teoria eliocentrica?
In parte ciò va attribuito alla scarsa comunicazione che c’era fra Oriente e Occidente. Ma non era solo questo il problema. La responsabilità era anche del clima religioso dell’epoca.
Gli eruditi brahmani si rifiutarono di andare in Europa perché attraversare l’Oceano poteva significare perdere i privilegi di casta.
Gli europei che aiutarono Jai Singh a raccogliere informazioni furono principalmente studiosi gesuiti. Secondo Virendra N. Sharma, che scrisse una biografia di Jai Singh, l’Inquisizione proibiva sia ai gesuiti che ai laici cattolici di accettare l’idea propugnata da Galileo e da altri scienziati secondo cui la terra girava intorno al sole.
Per la Chiesa questa era un’eresia, era ateismo.
Non sorprende che gli emissari che Jai Singh mandò in Europa non abbiano incluso nell’elenco delle cose da comprare opere di Copernico e Galileo o i nuovi strumenti che venivano usati per sostenere la teoria eliocentrica.
Jai Singh visse in un’epoca funestata da intolleranza religiosa e fanatismo. Nonostante l’opera geniale e magistrale che compì per migliorare la conoscenza dei corpi celesti, per decenni in India vennero fatti ben pochi progressi in questo campo.
L’osservatorio di Jantar Mantar, comunque, testimonia gli sforzi di un uomo che aveva sete di conoscenza.
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