martedì 22 ottobre 2013
La diga di Assuan
“Eccola, l’acqua di vita che si trova nel cielo. Eccola l’acqua di vita che è nella terra. Il cielo fiammeggia per te, la terra teme quando il dio nasce. Le due colline si fondono, il dio si manifesta, il dio si espande nel suo corpo”.
Così recitano i Testi delle Piramidi, a conferma della sacralità che gli antichi egizi associano al Nilo, da sempre fonte di vita.
Simbolo di prosperità, identificato con il Dio Hapi, rende estremamente fertile il terreno grazie alle sue periodiche inondazioni con le quali ogni anno lascia sul terreno uno strato di prezioso limo, un sedimento di nutrienti e minerali.
Alle piene si alternano però periodi di grave siccità o devastanti inondazioni. Questo costringe il popolo egiziano a costruire una diga per controllarne le piene, posta poco a sud di Assuan, città che sorge sulla riva est del Nilo. Terminata nel 1902 ed ulteriormente alzata in due fasi successive nel 1912 e nel 1934, non è però sufficiente ad ottenere il giusto controllo del fiume.
Invece di innalzare per la terza volta la diga, si decide di costruirne una nuova e di maggiori dimensioni: con l’aiuto di capitali sovietici, i lavori di costruzione iniziano nel 1960. Lunga 3600 mt, larga 980 mt alla base, 40 alla sommità e alta 111, questa diga di proporzioni imponenti ha permesso il controllo delle acque del fiume più lungo del mondo, permettendo di mantenere costante il flusso dell’acqua per tutto l’anno.
Dopo l’inizio dei lavori del 9 gennaio 1960, la diga di Assuan viene terminata il 21 luglio 1970 e inaugurata ufficialmente il 15 gennaio 1971.
I danni causati dalla siccità e delle rovinose inondazioni del Nilo sono così attenuati, con il benefico vantaggio della regolare irrigazione delle terre agricole coltivabili, che aumentarono del 20-30%.
La costante irrigazione distribuita lungo tutto l’arco dell’anno permette raccolti più abbondanti, soprattutto di cotone, pregiato prodotto d’esportazione. Inoltre l’acqua che scorre attraverso la diga, produce energia idroelettrica grazie alla costruzione di una centrale a ridosso della gigantesca opera ingegneristica.
Oltre ad impiegare energia pulita e quindi non inquinante, ha permesso all’Egitto di coprire più della metà del proprio fabbisogno di energia elettrica. Durante la stagione delle piogge la diga trattiene le acque crescenti del Nilo, che con il tempo hanno formato un bacino artificiale lungo oltre 500 chilometri, il lago di Nasser, così chiamato in onore del presidente egiziano Gamal Abd el Nasser.
I tentativi dell’uomo di controllare la natura provocano però, oltre che benefici, anche gravi complicazioni: la nascita di questo lago costringe 90.000 persone ad abbandonare la zona sommersa d’acqua e numerosi siti archeologici, tra cui Abu Simbel e molti altri templi della Nubia, vengono spostati in luoghi più sicuri con l’intervento dell’Unesco, per salvarli dall’allagamento causato dalla diga.
Alcune opere vengono successivamente donate dall’Egitto ai paesi che partecipano al questa opera di salvataggio. L’Italia riceve in dono Il tempio rupestre di Ellesija che è custodito al Museo Egizio di Torino.
La costruzione di grandi dighe e bacini artificiali può però provocare squilibrio o addirittura danni irreparabili all’ecosistema.
Il fertile limo non riesce a depositarsi sui terreni lungo il corso del fiume perché è trattenuto dalla diga, con la conseguenza che gli agricoltori sono costretti ad utilizzare maggiori quantità di fertilizzanti chimici.
Inevitabile il conseguente inquinamento delle falde nella bassa valle e nel delta, che causa la scomparsa di alcune specie ittiche, risorsa anch’essa importante per le popolazioni locali, che vedono scemare la produttività dell’attività di pesca.
La salinità delle acque è aumentata poiché l’acqua salata proveniente dal Mediterraneo è avanzata lungo il fiume, con conseguente migrazione di specie marine all’interno di esso.
Nei campi vicini al fiume si è assistito ad un ristagno idrico, che provoca il proliferare di funghi patogeni, rendendo inoltre le rive del lago di Nasser l’ambiente ideale per il diffondersi di zanzare che trasmettono malattie come la malaria.
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