Antonio Meucci è l'inventore del telefono e la sua storia merita di essere raccontata. Nasce a San Frediano (Firenze), il 13 aprile del 1808 da una famiglia piuttosto povera.
Inizia come tutti i ragazzi dell'epoca a lavorare molto giovane e svolge le professioni più disparate: meccanico, impiegato, operaio teatrale ecc...
Meucci ha due grandi passioni che gli cambieranno il corso della vita : la passione per la scienza (l'elettricità in particolare) e per la politica.
Proprio a causa della sua vita politica, viene coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831 ed è costretto in breve tempo a lasciare prima la Toscana e poi addirittura l'Italia.
Si rifugia per qualche anno a Cuba ed infine si stabilisce definitivamente a New York nel 1850.
Negli Stati Uniti Meucci apre una fabbrica di candele che gli garantisce il sostentamento per lui e per la famiglia, nel tempo libero però continua gli studi sull'elettricità ed in particolare su un nuovo congegno che ha in mente e che potrebbe permettere a persone distanti anche chilometri di parlare tra loro: il telefono.
Gli studi e le ricerche vanno avanti diversi anni e nel 1856 ottiene un primo apprezzabile risultato. La moglie è costretta a letto da una grave malattia e Meucci per far comunicare il suo studio con la camera da letto realizza il primo telefono funzionante.
Meucci descrive il suo primo telefono in questo modo: «consiste in un diaframma vibrante e in un magnete elettrizzato da un filo a spirale che lo avvolge. Vibrando, il diaframma altera la corrente del magnete. Queste alterazioni di corrente, trasmesse all'altro capo del filo, imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente e riproducono la parola».
L'invenzione è di quelle da rivoluzionare il mondo e Meucci lo sa. Le risorse finanziarie però non ci sono, la fabbrica di candele fallisce e nessuno sembra disposto a finanziarlo, né in Italia né in America.
Oltre a questo, resta vittima di un grave incidente che lo tiene bloccato per mesi a letto.
La moglie disperata, per sopravvivere e per curarlo vende a sua insaputa tutte le sue invenzioni e le sue attrezzature ad un rigattiere per 6 dollari !
Meucci comunque non demorde e nel 1871 cerca in tutti i modi di brevettare ufficialmente la propria invenzione (da lui denominata teletrofono) anche se in assenza di soldi si deve accontentare di un brevetto temporaneo (rinnovabile annualmente al costo di circa 10 dollari) detto Caveat.
Dieci dollari all'anno sono tanti e Meucci riesce a rinnovare il brevetto solo per 3 anni.
Nel 1876 Alexander Graham Bell brevetta il suo apparecchio telefonico ed ottiene i successi che per anni Meucci ha solo sperato. Inizia a questo punto una lunga battaglia per la paternità del telefono che durerà per anni e che coinvolgerà anche due compagnie in lotta per la gestione della nuova invenzione, la Globe Company e la Bell Company.
La battaglia legale termina nel 1887 e la sentenza, pur riconoscendo alcuni meriti a Meucci, è a favore di Bell.
Due anni dopo Meucci muore. Da quel giorno in poi la storia di Meucci rimane viva solo in Italia, in cui tutti considerano Meucci come il vero inventore del telefono.
Nel resto del mondo è Bell l'autore dell'invenzione che ha cambiato il modo di comunicare nel mondo.
Giustizia viene fatta però nel Giugno del 2002 quando il Congresso degli Stati Uniti finalmente riconosce Antonio Meucci come primo inventore del telefono e tutto il mondo può finalmente riscoprire la storia e la genialità di uno dei più grandi inventori della storia dell'umanità.
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