giovedì 29 agosto 2013
Moneron, terra da sogno ai confini della Russia
Vista dal mare, quest’isola russa dal nome francese ricorda il suggestivo set della serie televisiva “Lost”.
Moneron è talmente piccola da poter essere circumnavigata in motoscafo in mezz’ora, o essere girata tutta a piedi, compresa la scalata del suo punto più alto, il monte Staritsky, di 440m, in cinque-sei ore. Eppure sono numerosi i visitatori che pur di vederla si imbarcano per la lunga, estenuante tratta che la separa dall’isola di Sakhalin, attraverso lo Stretto dei Tartari.
Il viaggio inizia nella piccola città portuale di Nevelsk, dove un gruppo di barche assicura i collegamenti con l’isola. Sakhalin dista dal porto di Moneron trenta miglia nautiche, pari a circa cinquanta chilometri, ma le piccole imbarcazioni, navigando contro corrente, riescono a raggiungere a fatica la velocità di dieci nodi (diciotto chilometri orari): ciò significa che in condizioni favorevoli la traversata dello Stretto dei Tartari può richiedere circa tre ore. Ma un minimo accenno di tempesta può aumentarne considerevolmente la durata.
A coloro che raggiungono le sue sponde, Moneron regala però una veduta da cartolina.
La presenza di un piccolo complesso turistico nascosto tra colline verdi a ridosso della spiaggia non compromette in alcun modo la bellezza incontaminata del paesaggio.
La struttura può accogliere sino a venti persone, dal momento che gruppi più numerosi rischierebbero di compromettere l’ecosistema dell’isola.
Moneron viene spesso definita misteriosa, e la sua storia è a tratti ignota. Nel XVII secolo, dopo che un samurai di nome Murakami Hironori la incluse nelle mappe di navigazione, l’isola fu ufficialmente riconosciuta dai giapponesi, salvo essere poi “scoperta” una seconda volta nel secolo successivo dai francesi, che la inclusero nelle mappe di navigazione europee.
Quando nel 1787, durante il suo viaggio intorno al mondo, il grande esploratore Jean-François de La Pérouse (che diede il suo nome allo stretto tra Sakhalin e Hokkaido) raggiunse con le sue navi quest’isola deserta, decise di chiamarla in onore di Paul Monneron, l’ingegnere della sua spedizione al quale fu affidato il compito di tracciarne una mappa.
La prima vera e propria mappa di Moneron fu però realizzata solo nel 1867 da alcuni idrografi russi appartenenti a una spedizione guidata da K. Staritsky, che diede il proprio nome alla cima più alta dell’isola. Da quel momento Moneron vene inclusa nelle mappe dell’impero russo, anche se non rimase a lungo sotto il dominio di Mosca.
In seguito alla sconfitta della Russia nella guerra russo-giapponese, l’isola divenne infatti un possedimento giapponese, con il nome di Kaibato.
Dopo la capitolazione del Giappone nel 1945 e i conseguenti stravolgimenti geopolitici nella regione, fu però rivendicata ancora una volta dalla Russia.
Moneron è molto vicina al Giappone, e nelle giornate di cielo limpido dalle sue coste è possibile scorgere l’isola giapponese di Rishiri. I particolari del “periodo giapponese” di Moneron, breve e relativamente recente, rimangono tuttavia avvolti nel mistero. I giapponesi affermano che l’isola ospitava solo un villaggio di pescatori, ma di loro a Moneron resta una stazione radio, un faro e alcune possenti strutture di cemento. I giapponesi inoltre posero quaranta chilometri di cavi telefonici nelle acque che collegano Moneron all’isola di Sakhalin. E anche se negli archivi sovietici che custodiscono le testimonianze relative alle operazioni militari compiute nel 1945 nell’Estremo Oriente non si trova alcun indizio di combattimenti per il possesso dell’isola, la presenza a Moneron di numerose tombe anonime contrassegnate da una stella rossa lascia intendere altrimenti
.
Al di là di come sono andate le cose, dopo che Moneron entrò a far parte della regione sovietica di Sakhalin, sull’isola sorsero diversi villaggi di pescatori, questa volta sovietici. Ma la pesca in queste acque si rivelò ben presto poco redditizia, e Moneron fu quasi abbandonata.
Il suoi abitanti - guardie di frontiera e guardiani del faro - raramente superano le sei unità. E poiché l’isola è considerata zona di frontiera, le visite sono limitate.
Che l’isola sia stata riconosciuta “inutile” da un punto di vista economico ha favorito immensamente il suo ambiente naturale. Sugli scogli di Moneron vivono oggi centinaia di colonie di uccelli rari, e i pesci, non abituati a temere l’uomo, gli si avvicinano senza timore. Durante l’estate l’erba cresce sino a superare l’altezza di un uomo adulto. Una pittoresca cascata di circa quindici metri completa il quadro idilliaco.
La principale ricchezza di Moneron rimane però la sua fauna marina, che gli ecologisti fanno di tutto per preservare e che comprende alcune specie introvabili in altre zone della Russia. La spiegazione di ciò sta nel fatto che Moneron, “piccola e inanimata”, è l’unica isola dell’arcipelago ad essere raggiunta dalla calda corrente di Tsusima, proveniente dalle regioni meridionali subtropicali.
È grazie a questa che le sue acque incontaminate pullulano di haliotis (un genere di molluschi marini, ndr), ricci, cetrioli di mare e altre specie animali esotiche. Le sue acque cristalline, con i fondali che rimangono visibili a diversi metri di profondità, fanno di Moneron un paradiso per i fotografi subacquei.
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