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sabato 6 luglio 2013

Il disco di scisto


L’enigmatico oggetto è stato, etichettato come “contenitore per incenso”, anche se non vi alcuna prova a sostegno di questa affermazione.
Già in passato ,il ritrovamento di numerosi e misteriosi artefatti hanno fatto pensare agli studiosi che gli antichi egizi avessero conoscenze tecnologiche molto più avanzate di quanto si possa immaginare,fino ad arrivare a sostenere la possibilità di aver avuto contatti con con civiltà non terrestri e molto più intelligenti, che sarebbero venute in visita sulla terra come affermano i Teorici degli Antichi Astronauti. Quel che è certo, e più sorprendente, è che l’oggetto è comparso abbastanza presto nella storia egizia, indicando un’abilità molto sofisticata nel modellare oggetti in pietra di tale complessità. 
 L’oggetto ha un diametro di circa 61 centimetri, con un foro al centro di circa 10, 6 centimetri. Il manufatto, molto simile ad un volante o ad un volano di un macchinario, ha una serie di ‘pale’ curve che assomigliano all’elica di una barca, con il foro centrale che sembrerebbe destinato ad ospitare un asse o qualche altro oggetto sconosciuto. 
Fu rinvenuto a Saqqara nel gennaio del 1936 dall’egittologo Brian Walter Emery, durante lo scavo della tomba del principe Sabu, figlio del Faraone Aneddzhiba, quinto sovrano della prima dinastia dell’antico Egitto), chiamato ‘Stella della Famiglia di Horus’.
La tomba, conosciuta anche come ‘Mastaba di Sabu’, si trova alle porte del Delta del Nilo, a circa 1,7 chilometri a nord della piramide a gradoni di Djoser. 
Il mistero si infittisce se si considera il fatto ben documentato che l’introduzione della ruota in Egitto non si è verificata fino al 1640 a.C., anno in cui ci fu l’invasione del gruppo asiatico conosciuto come Hykos, intorno alla fine del Medio Regno. 
Quindi, la domanda che ci si pone è: se il Disco di Scisto non è una ruota, né un portaincenso, allora cos’è? E come ha potuto una cultura dotata solo di rossi scalpelli lavorare un materiale tanto delicato ad un livello così alto di complessità?
Effettivamente, mentre la maggior parte degli archeologi si sente in dovere di offrire un parere ‘realistico’ sull’utilizzo del disco, il suo design futuristico continua a confondere tutti coloro che l’hanno visto. Infatti, una spiegazione soddisfacente non è stata ancora fornita.

Alcuni, ad esempio, credono che il disco sia servito solo per essere da base per sostenere una lampada ad olio. Tuttavia, i critici di questa teoria sostengono che la forma e la curvatura dei suoi petali rendano inverosimile questa ipotesi. E poi, perchè realizzare un semplice sostegno così complesso? E perchè non ne sono stati trovati altri. 
La cosa più curiosa è il materiale scelto dai produttori ignoti per realizzare l’oggetto: lo scisto che, nella moderna petrografia, indica una roccia metamorfica a grana medio-grossa caratterizzata da una tessitura scistosa abbastanza marcata, cioè tendente a sfaldarsi facilmente in lastre sottili, cosa che metterebbe in crisi molti artigiani contemporanei.
Una tecnologia più avanzata del previsto? Non manca chi si avventura in ipotesi più ‘al limite’, paventando la possibilità che ci troviamo di fronte ad un qualche tipo di tecnologia antica sconosciuta piuttosto avanzata. 
L’egittologo Cyril Aldred è giunto alla conclusione che l’oggetto possa essere la copia di un manufatto metallico molto più antico, a memoria di un qualche evento remoto che li aveva particolarmente impressionati. D’altra parte, perché gli antichi egizi si sono presi la briga di realizzare un oggetto tanto complesso più di 5000 anni fa? E perché avrebbero dovuto perdere tempo e sviluppare le necessarie competenze per creare un oggetto decorativo, a meno che non servisse per un qualche scopo specifico molto importante? Questo oggetto continua a costituire uno dei più grandi e sconcertanti misteri dell’antico Egitto, fornendo argomenti a tutti coloro che si rifiutano di credere che un tale manufatto tecnologicamente avanzato sia stato concepito dagli egizi senza un aiuto ‘esterno’. 

Fonte:Antikitera.it

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