domenica 30 giugno 2013
Cina: Le Grotte di Yungang
Le Grotte di Yungang (in cinese: 雲崗石窟, Yúngāng Shíkū) sono un antico sistema di caverne che si trova nei pressi di Datong, nella provincia di Shanxi, in Cina.
Esse sono uno dei migliori esempi di architettura scavata nella roccia e dei tre più famosi sistemi di grotte della Cina, insieme alle grotte di Mogao e alle grotte di Longmen.
Le grotte vennero scavate principalmente durante la Dinastia Wei, fra il 460 e il 525, e costituiscono un notevole insieme di templi dedicati al Buddhismo.
In tutto il complesso si contano 252 caverne e oltre 51.000 statue di Buddha, delle dimensioni più varie. Nel 2001 le grotte di Yungang sono state inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Datong, oggi capoluogo della regione dello Shanxi, in passato era chiamata Pingcheng, e dal 440 fu scelta come capitale del Wei, governato dalla dinastia di origine turca Tuoba. Datong declinò già a partire dal 493, a seguito del trasferimento della capitale a Luoyang, ma negli anni di splendore, in particolare tra il 415 e il 453, i suoi regnanti fecero scavare sul versante meridionale del vicino monte Wuzhou più di 200 grotte.
Per la realizzazione dell'imponente progetto ci vollero 50 anni e 40.000 lavoratori.
In seguito, tra il 468 e il 534, sotto la dinastia Wei, queste grotte furono utilizzate per la conservazione in nicchie di circa 51.000 statuette buddiste, che fondevano insieme i simboli dell'arte dell'Asia centrale e meridionale ai motivi artistici tradizionali cinesi.
Fin dall'epoca Ming esse sono note come complesso delle grotte di Yungang, traducibile come “cresta delle nubi” o “collina delle nuvole”.
Già dal 1949, all'epoca della Repubblica Popolare Cinese, il governo le ha sottoposte a tutela.
Nel 1907, E. Chavannes, il primo sinologo a giungere nel sito e a fotografarlo, dichiarò: «Sebbene le sculture di Yungang siano i prototipi dell’arte Buddista cinese, esse non hanno, tuttavia, nulla di arcaico; svelte e armoniose, penetrate da un senso religioso intenso, sono al tempo stesso un debutto e un apogeo»
Oggi, di grotte se ne conservano in buono stato solo una cinquantina: nel 2001 sono entrate a far parte dei patrimoni dell’umanità tutelati dall’UNESCO, come uno dei migliori esempi di architettura rupestre buddista e cinese.
Le grotte che si sono conservate fino ad oggi si susseguono per un chilometro circa della parete di falesia arenaria del monte Wuzhou, lungo una direttrice est-ovest.
La serie di grotte è interrotta solo da due gole, che suddividono naturalmente la parete rocciosa in tre settori; gli studiosi hanno suddiviso le grotte a partire da questo punto di riferimento, classificandole in tre gruppi principali: del primo gruppo fanno parte le 4 grotte orientali, dalla n. 1 alla n. 4; al secondo gruppo appartengono le 9 grotte centrali, dalla n. 5 alla n. 13, nel terzo gruppo sono ricomprese le restanti grotte, dette grotte occidentali, dalla n. 14 alla n. 53.
Le grotte occidentali oggi si presentano come grotte di pietra nuda, ma secondo gli studiosi erano vere e proprie costruzioni architettoniche, arredate con numerosi elementi lignei che andavano a comporre templi intarsiati in pietra e legno; all'interno di questi templi, sontuosi ornamenti facevano da sfondo al culto: oggetti liturgici, drappi e sete.
Gli studi hanno permesso di ricostruire le varie epoche storiche a cui far risalire le statue e gli altri reperti archeologici.
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