domenica 19 maggio 2013
Ferdinand Cheval - il palazzo ideale
Joseph Ferdinand Cheval (1836 – 1924), conosciuto più semplicemente come Ferdinand Cheval o “facteur Cheval” (“postino Cheval”) nacque in Francia a Châteauneuf-de-Galaure. Figlio di contadini iniziò lavorando come panettiere, finché nel 1867 fu assunto come postino nella vicina cittadina di Hauterives.
Nel 1879 trovò un sasso di forma singolare in un fiume e gli venne l’ispirazione. Iniziò a raccogliere tonnellate di sassi nel tempo libero, con i quali prese a lavorare sul suo progetto di “Palais idéal” ovvero “palazzo ideale”. Progetto per modo di dire, perché Cheval ha sempre lavorato a braccio, improvvisando.
Da completo autodidatta, ispirandosi alle cartoline illustrate che consegnava, plasmò imitazioni di monumenti e architetture di ogni parte del mondo, inglobandole in un’unica struttura. Un lavoro molto simile a quanto fece Gaudì in Spagna con opere come la “Sagrada Familia”, che però Cheval, che non si era mai mosso dal suo paese, non conosceva.
Il suo “palazzo ideale” in realtà non contiene stanze, ma solo un labirinto di grotte e cripte, che servono esclusivamente a dare corpo e a sostenere la struttura. L’insieme è lungo 26 metri, largo 14 e alto più di dieci, e Cheval lo costruì interamente da solo , lavorandoci anche di notte alla luce di una lampada a petrolio e dedicandoci, come dice un’iscrizione da lui stesso lasciata, 33 anni della sua vita, qualcosa come 93000 ore di lavoro. Fra i materiali vanno annoverati 1000 metri cubi di mattoni, 3500 sacchi di calce, una quantità imprecisata di sabbia e circa 100000 pietre: già le nude cifre fanno impressione.
A vedere la struttura, sembra impossibile che l’abbia realizzata un uomo solo, a forza di braccia, carriola e cazzuola, senza studi d’arte né di architettura alle spalle.
"Nulla e' impossibile al volenteroso” era il motto di questo strano personaggio.
Il “palazzo ideale” è un guazzabuglio delle architetture più varie, dai templi indù alle pagode cinesi, dal tempio di Angkor-Vat all’antico Egitto, il tutto fitto fitto di guglie, colonne, statue, archi e decorazioni. Inoltre si possono leggere un po’ ovunque motti, scritte e proverbi.
A guardia del suo palazzo vi sono tre colossi alti dieci metri: Vercingetorige (difensore della Gallia), Cesare (conquistatore della Gallia) e Archimede, l’inventore siracusano.
In una nicchia Cheval ha murato la carriola usata per realizzare quest’opera colossale.
Il nostro postino avrebbe voluto essere seppellito in una cripta del suo palazzo, ma le autorità non acconsentirono. Per questo trascorse altri otto anni per costruirsi un mausoleo nel cimitero di Hauterives, mausoleo cui diede il nome di “Tombeau du silence et du repos sans fin” (“Tomba del silenzio e del riposo senza fine”).
Finché era in vita fu perlopiù incompreso e preso per pazzo, salvo ricevere poco prima della sua morte il plauso da parte di personaggi del calibro di Pablo Picasso e di surrealisti come André Breton e Max Ernst.
Oggi la Francia ha riconosciuto la sua abilità e l’unicità della sua costruzione, dandole ufficialmente lo status di “unico esempio di architettura naïf” e dopo un restauro avvenuto negli anni Ottanta il “Palais idéal” è divenuto una meta turistica e un luogo dove vengono eseguiti concerti musicali e performance artistiche.
André Breton ha scritto perfino un poema in omaggio a Cheval e al suo “palazzo ideale”, mentre Michael Fugain ne ha tratto una canzone. In anni recenti (1997) il gruppo “L'Affaire Louis Trio” ha scritto la canzone “Le Palais idéal”.
In Francia esiste perfino il modo di dire "fare come il postino Cheval", ovvero "fare una fatica inutile, arrabattarsi freneticamente per niente".
Se tutti noi “perdessimo tempo” come ha fatto Cheval, il mondo sarebbe un paese da favola.
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