giovedì 21 marzo 2013
Mantova: palazzo Te
Villa degli ozi e degli svaghi, progettato dal 1525 al 1535 da Giulio Romano allievo di Raffaello, per Federico II Gonzaga, figlio di Isabella D’Este e di Francesco II Gonzaga. Dalle varie spiegazioni più o meno fantasiose del nome “Te” quella più attendibile e’ del Bertazzolo che lo motiva con l’intersezione di due strade che formavano sull’isola una grande T divenuta poi “ TE” per ragioni eufoniche, la derivazione da ”tejetus”, ovvero località dove sorgevano le “teze”, tipiche capanne con il tetto di paglia. Federico II volle trasformare il luogo dove sorgevano le antiche scuderie della famiglia Gonzaga, in una sorta di “ villa di rappresentanza”, destinata tanto ai sontuosi ricevimenti quanto ai segreti convegni amorosi con la donna amata Isabella Boschetti. Palazzo Te e’ una tra le piu’ belle ville che l’Italia possa vantare. Riflesso perfetto di un preciso e non facile momento della storia dell’arte,quello del passaggio dagli splendori rinascimentali alle esuberanze manieriste. Giulio Romano in essa ha creato tutto, l’architettura come la decorazione di ogni singolo ambiente,moltiplicando invenzioni su invenzioni, tanto da alimentare l’ispirazione di generazioni d’artisti. Il committente la volle per stupire gli ospiti a cominciare dall’imperatore Carlo V venuto a conferirgli la corona Ducale. Basti pensare alla stupefacente sala dei Giganti in cui l’arte realizza alla perfezione il prodigio di sostituirsi alla realtà, creando una scena che coinvolge lo spettatore nell’immane tragedia di un mondo in rovina.
Lo stupore derivato da questa come da altre invenzioni (basti citare i triglifi cadenti del cortile quadrato. Si pensi all’idea di costruire un edificio come se stesse crollando) si integra con quello degli ambienti in cui Federico ostento’ i propri titoli, cosi’ come gli interessi (i cavalli fissati per sempre nell’omonima sala) le ambizioni ( si pensi all’impresa dell’Olimpo) e persino le passioni (inarrivabile, in proposito, la sala di Psiche, il cui mito dovrebbe velare e invece esalta il suo illecito amore) La villa sorse anche per l’esigenza del signore di crearsi uno spazio privato,fuori dall’immensa reggia; ma in fondo al giardino egli volle anche uno spazio privatissimo, l’appartamento detto della Grotta. E questa sequenza delle residenze sempre più piccole,come fosse il gioco delle scatole cinesi,e’ un’altra, senza esaurirle,delle sorprese del Te: tante e tanto varie, sorprendenti e inquietanti da far dire,non senza ragione, che il manierismo e’ nato qui.
Sala di Amore e Psiche – parete est
Sala di Amore e Psiche – parete sud
Sala di Amore e Psiche – la volta
Sala dei cavalli
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