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domenica 10 febbraio 2013

Il mito Bugatti

La storia dell’industria Bugatti e strettamente legata all’uomo che l’ha creata. Ettore Bugatti nasce a Milano nel 1881. Segue l’attività paterna nella bottega di famiglia per poi iscriversi all’Accademia di Brera, partecipando anch’egli del clima intellettuale del tempo insieme ad architetti, pittori e i musicisti legati alla famiglia Ricordi.

Pur nascendo come scultore ha una naturale inclinazione alla meccanica tanto da essere invitato nel 1895 dall’ingegner Prinetti e dall’industriale Stucchi a lavorare nella fabbrica automobilistica di quest’ultimo. Comincia nel 1899 la sua carriera di pilota di auto da corsa, vincendo su modelli De Dion alcune gare nazionali. Si ritira dalle competizioni per un incidente occorso mentre era al volante di un suo primo prototipo, un triciclo con due motori anteriori e gomme Pirelli. Progetta in seguito un primo modello di auto a quattro ruote che, rifiutato da Prinetti e Stucchi, realizza grazie ai finanziamenti dei conti Gulinelli di Ferrara.
Il successo internazionale del modello gli vale nel 1902 un contratto per la casa d’auto De Dietrich in Alsazia. 
Ettore è ancora minorenne, la firma sul contratto è del padre Carlo. La sua attività è febbrile soprattutto nella fase progettuale di cui lascia un cospicuo numero di studi e disegni. 
Nel 1909, dopo altre esperienze lavorative, nasce il marchio Bugatti, a Molsheim, in Alsazia. La Bugatti si fece notare immediatamente per la bellezza delle vetture, leggere e sportive. In pochi mesi il numero dei veicoli prodotti sale vertiginosamente, la fabbrica conta 65 operai nel 1911, 200 nel 1913.
 Le auto Bugatti cominciano a trionfare nelle gare automobilistiche nonostante per i primi trent'anni si continuò ad utilizzare lo stesso schema per il telaio e si rifiutarono alcune innovazioni, tra cui la sovralimentazione, i motori a sei cilindri e gli alberi a camme in testa. Il primo modello fu la Tipo 13 Brescia che venne prodotta dal 1910 al 1926 seppur con diverse cilindrate. Seguirono la Bugatti Tipo 25 dal 1922 al 1935 e la Tipo 37.

Nel 1923 la casa partecipò al Gran Premio di Francia a Tours con la Bugatti Tipo 32 "Tank", che montava un otto cilindri di derivazione aeronautica, ma le vetture presentarono gravi inconvenienti di tenuta stradale, per la 500 miglia di Indianapolis invece si decise di schierare una Tipo 35 rimaneggiata dal progettista di caccia Becherau, ma anch'essa manifestò alcuni problemi legati alla lubrificazione.
 Fu dal 1925 in poi che la Bugatti iniziò a vincere regolarmente, in particolare nella Targa Florio che dominò per quattro anni di fila e nel 1926 vinceranno tutti i Gran Premi dell’anno. 
Cominciano poco prima della guerra le prime committenze aristocratiche: il principe di Baviera, il principe del Marocco, Isadora Duncan, Roland Garros, chiederanno modelli unici di Bugatti.
 Durante la guerra progetta anche motori aerei.
 Dopo il 1918 riprende l’attività produttiva nonostante non riesca a riscuotere nessun indennizzo per i danni di guerra subiti. Per finanziarsi vende brevetti e licenze di produzione. Dal 1921 la casa automobilistica domina incontrastata il panorama internazionale. Sintesi mirabile di estetica raffinata e potenza meccanica è la Royale del 1927 prodotta in sette esemplari per il valore di 500.000 franchi ciascuna.

Nello stesso anno una macchina Bugatti compie in trentadue giorni la traversata del Sahara dando prova di resistenza e tenuta divenute proverbiali. Alla fine degli anni venti la fabbrica Bugatti conta 1200 dipendenti.
 Tra il crollo di Wall Street, la crisi economico-sociale degli anni trenta e le vicende belliche, Ettore cede la direzione della fabbrica al figlio Jean che morirà da lì a poco tempo. 
Dopo la morte del figlio di Ettore Jean la casa non ritrovò più l'antico splendore nelle corse.
 Nel 1939 la fabbrica si trasferisce a Bordeaux e quindi di nuovo a Molsheim sotto una direzione tedesca. Uno dei modelli meglio riusciti, anche se non ebbe grande successo, fu la Bugatti Tipo 41 Royal, ma nel frattempo la casa aveva perso smalto, infatti nelle competizioni era sfavorita dalla meccanica troppo classica e obsoleta delle sue vetture e solo l'introduzione di doppi alberi a camme in testa e il riutilizzo dei propulsori della Royale nel campo ferroviario evitarono la fine. 
Tuttavia all'inizio della seconda guerra mondiale la produzione venne arrestata e la Bugatti malgrado i tentativi di ripresa nel 1941, pressato da dissesti finanziari, vende definitivamente la fabbrica per 150 milioni, meno di metà del suo valore effettivo.
 Muore in seguito ad un embolia nel 1947.
L'imprenditore italiano Romani Artioli comprò i diritti della marca nel 1987 poi fondò la nuova fabbrica automobilistica a Campogalliano vicino Modena. I nuovi modelli rispettarono la tradizione della Bugatti anche riguardo il costo: nel 1995 un determinato modello costava oltre un miliardo di lire. Le difficoltà finanziare costrinsero Artioli a vendere l'industria. Il marchio Bugatti è ora di proprietà del Gruppo Volkswagen che l'ha acquistato nel 1998 e ne sta tentando il rilancio commerciale. L'ultima superauto costruita è la Veyron. La Bugatti anche se, essendo impiantata in Francia, fu’ figlia di un grande uomo italiano, oltre che, ha partecipato attivamente alla crescita automobilistica italiana e per tanto merita un posto di riguardo fra le case automobilistiche italiane.

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