domenica 24 febbraio 2013
Cirey – La dimora ‘filosofica’ di Madame du Chatelet
Gabrielle-Emilie de Breteuil era sposata con il marchese di Chatelet, dal quale ebbe tre figli. Mentre il marito percorreva le tappe di una prestigiosa carriera militare, gli interessi della moglie andavano agli studi scientifici, soprattutto alla matematica e alla fisica: cosa piuttosto insolita per una donna del Settecento. Le sue inclinazioni la misero in rapporto con Voltaire: una conoscenza stimolante per le sue ricerche, che sfociò nella traduzione in francese dei Principia di Isaac Newton (1687), l’opera in cui sono esposti i più celebri assiomi sulla meccanica newtoniana.
Voltaire era considerato un uomo freddo, cinico e calcolatore, alieno alle passioni romantiche e implacabile fustigatore della mentalità del suo tempo. Fervido fautore della ragione, credeva nella forza dell’intelletto e nell’umanità e come nessuno altro diede la sua impronta all’età dell’illuminismo. Lo scrittore pagò con frequenti soggiorni in galera la causticità delle sue opere. Tra queste vi furono le “Lettere filosofiche” (note anche come “Lettere sugli inglesi”) dove, descrivendo in apparenza l’isola d’oltremanica, lanciava feroci strali alla situazione francese; era fatale che il libro finisse sul tavolo del giudice. Per sfuggire a un’altra condanna Voltaire si rifugiò a Cirey, che sorgeva sul territorio del ducato di Lorena, allora indipendente dalla Francia.
La dimora di campagna dei coniugi du Chatelet fu rinnovata e sontuosamente rifinita da Voltaire stesso, a proprie spese. Con l’amica Emilie, il filosofo mise a punto un rigoroso piano di studi da attuare nella villa, con orari esattamente definiti per l’attività intellettuale, le conservazioni, i pasti, il teatro e la musica. L’insieme non era forse architettonicamente armonioso: troppo irregolare, con tracce di parecchi stili nelle facciate; ma era, tuttavia, contornato da una campagna deliziosa, propizia alle tranquille passeggiate, ai discorsi filosofici, all’abbandono nella pace della natura. Tanto che Cirey divenne una delle più celebri residenze di campagna del Settecento francese.
Non è mai stata chiarita fino in fondo la reale natura dei rapporti fra Voltaire e Madame du Chatelet. Alcuni descrivono la marchesa come una donna vanitosa e immorale, altri vedono nella sua vita con il filosofo nel castello di Cirey una specie di prolungata luna di miele. I due erano amanti che fingevano di dedicarsi a un lavoro in comune per placare i dubbi del marito di Emilie, oppure questi sapeva fin dall’inizio del loro legame e lo tollerava, magari riservandosi a sua volta qualche avventura galante? Secondo alcuni storici Voltaire avrebbe confidato al re di Prussia Federico II il Grande che le cose stavano addirittura a rovescio: da una iniziale storia d’amore era nata una relazione spirituale, del tutto platonica. In ogni caso, una cosa è certa: Voltaire non provò per nessun’altra persona un sentimento cosi profondo. Nemmeno quando, nel 1748, Emilie si innamorò del marchese Saint-Lambert e ne restò incinta Voltaire ruppe con lei. Ed è certo che la morte della marchesa di Chatelet lo portò quasi alla disperazione. Questa morte fu crudele e improvvisa. Nel 1749 Madame du Chatelet mise al mondo una bambina: un parto facile, iniziato, per non smentire la fama della puerpera, mentre stava approfondendo alcune questioni di matematica. Eppure pochi giorni dopo Emilie morì, seguita quasi subito dalla figlia.
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