IL CRISTO VELATO.
Nell'Archivio Notarile di Napoli è stato rinvenuto il contratto tra il Principe e Giuseppe Sammartino (1720-1793), scultore e artista famoso per la sua abilità. In questo contratto egli s’impegna ad eseguire l'opera di una 'statua raffigurante Nostro Signore morto al naturale da porre situata nella cappella gentilizia del Principe, un Cristo Velato steso sopra un materassosituato sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini.Il principe si impegnava a procurare il marmo e realizzare una " SINDONE, una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sopra la scultura. Dopo che il principe l'haverà lavorata secondo sua propria creazione e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo. Il quale strato di marmo da usa idea, farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua".
Il Sammartino s’impegnava inoltre a ripulire detta 'Sindone'per renderla un tutt'uno con la statua stessa. E a non svelare a nessuno la 'maniera escogitata dal principe per la Sindone ricovrente la statua". Loro concordarono che l'opera sarebbe stata attribuita al Sammartino.
Guardiamo con meraviglia questo capolavoro. Canova avrebbe pagato - (per sua ammissione) - qualsiasi prezzo per averlo, ma essa era invendibile. Il velo NON E' DI MARMO bensì di STOFFA FINISSIMA, MARMORIZZATA CON UN PROCEDIMENTO ALCHEMICO DAL PRINCIPE, a tal punto da costituire un'unica opera con la scultura del Sammartino!
La studiosa Miccinelli, la cui ricerca sarà il filo conduttore di questa ricostruzione, avrebbe rintracciato il documento contenente la 'ricetta' per fabbricare questo 'marmo a velo.
Il significato dell'opera lo abbiamo in un’iconologia "geroglifica" che mostra il connubio tra arte ed alchimia e ci pone vari interrogativi.
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