I MOSTRI DELLA CAPPELLA
Scendendo per una stretta scalinata ci si trova di fronte ai vecchi armadi della cappella, quando il custode li apre appaiono due tra le più terrificanti creature che esistano al mondo, si tratta di due corpi, uno maschile e l'altro femminile (la donna probabilmente una schiava negra, era "visibilmente" incinta) che il Principe grazie alla sua abilità scientifica è riuscito tramite un preparato di sua invenzione, a creare, eliminando
l'involucro dei corpi e metallizzando fino all'ultimo capillare l'intero sistema delle vene e delle arterie, il procedimento fu probabilmente iniziato su corpi ancora vivi.
Sono vere e proprie Macchine Anatomiche. L’intero apparato cardiocircolatorio che avvolge lo scheletro è stato, in pratica, pietrificato e ancora oggi non è chiaro come sia stato ottenuto un simile risultato. C’è il forte sospetto che i due esseri umani siano stati sottoposti al processo mentre erano ancora in vita. Particolare impressionante è che la donna era incinta. Sono ben visibili i resti del feto ai suoi piedi. La donna ha un braccio alzato, come se fosse stata colta da una paralisi mentre cercava di fuggire. Complice dell’esperimento si dice sia stato il medico palermitano Giuseppe Salerno. L’ipotesi più probabile è che sia stata iniettata una sostanza in grado di cristallizzare vene e arterie. I corpi, in seguito alla morte, si sarebbero decomposti senza che queste venissero intaccate. Il problema è che a quell’epoca le siringhe ipodermiche non esistevano ancora. C’è chi dice che si tratti di povere ossa ricoperte da una struttura artificiale, ma su quale modello si sarebbe basato lo scultore per riprodurre l’intero sistema cardiocircolatorio, se le conoscenze sul corpo umano erano ancora molto scarse? Quel feto smentisce questa ipotesi perché racconta chiaramente di una lenta decomposizione del cadavere della madre: i tessuti cedono, la placenta fuoriesce dalla cavità addominale, scivola verso il basso, cade a terra.
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