martedì 31 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
Auguri ai nostri Marò e alle loro famiglie
Bonino, Italiani all'estero, rispettino le regole degli altri paesi
Cosi si è espressa il ministro Emma Bonino "Non possiamo dettare al mondo le nostre condizioni"
"Ci sono molti stranieri nelle carceri italiane, ma all'estero nessuno ne fa mai un caso politico.
I cittadini italiani devono sapere che quando vanno in giro per il mondo si trovano in nazioni con i loro parlamenti e i loro sistemi di regole".
Lo ha detto a Sky TG24 Hd il ministro degli Esteri Emma Bonino. A proposito del caso dei maro' e dei tifosi laziali arrestati in Polonia ha spiegato:
"A volte ci sono anche casi politici, ma l'idea che possiamo dettare al mondo le nostre condizioni non funziona".
(ANSA) - ROMA, 20 DIC -
Nelle nostre carceri non ci sono soldati mandati in missione.
Ma se mai extracomunitari che delinquono e che i loro rispettivi paesi non rivogliono
Ha fatto il calcolo da quanti giorni i nostri ragazzi sono detenuti nel carcere in India lontano dai loro cari?
Certo che no! bene le diamo l'informazione
<<<<671>>>>
Non ha mai parlato di giurisdizione violata?
Chi ha dato l'ordine alla nave di entrare in acque indiane?
(poiché il fatto è avvenuto in acque internazionali) i nomi li sa ma non li dice?
Non ha mai pensato al diritto internazionale violato?
Signora Ministro perché non ha chiesto l’arbitrato internazionale? Nel Diritto Pubblico si studia che le navi battenti bandiera di un determinato Stato, sono sottoposte alla sovranità di quello Stato, come se fosse un territorio vero e proprio.
Chi li ha costretti a scendere dalla nave quando è stata portata in acque territoriali?
In nessun altro paese questo sarebbe successo
Gli italiani non sono idioti! forse non sono ben informati ma non non ne abusi
Frutta sfiziosa ricoperta di cioccolato
Occorrente;
Frutta fresca
Mandarini a spicchi, fragole,uva
Banane a fettine (almeno 1cm)
Pere,mele,melone (con uno scovolino otterrete delle palline
Datteri,fichi secchi (farciteli prima con un pezzetto di noce o una mandorla
O altra frutta che vi aggrada
Spiedini lunghi
Un frutto tipo arancio o pompelmo per infilzarli se non sono molti o un melone se sono di più.
Accortezze:
Lasciate la parte a punta dello stecco in fondo sarà più facile infilzarlo)
Lasciate un poco di spazio tra uno stecco e l'altro quanto basta per prenderlo.
Ricoprite il frutto di sostegno di carta stagnola e decorate con un nastro di Natale colorato un vassoio ed il gioco è fatto
Decorazione finale spolverizzate i frutti con zucchero a velo o granella colorata
Preparazione:
Sciogliere a bagno maria il cioccolato fondente con un poco di panna da cucina
Potete farne qualcuno anche col cioccolato bianco
Tagliate la frutta infilzate lo stecco e immergetela nel cioccolato fuso lasciando una piccola parte scoperta (per capire di che frutto si tratta)
Fate scolare il cioccolato in eccesso e lasciate asciugare (uno scolapasta andrà bene)
Attenzione che non goccioli in questo caso intanto che il cioccolato è ancora morbido toglietela delicatamente con un cucchiaino Lasciate indurire il cioccolato (magari in frigo e una volta asciutti infilateli sul frutto di supporto e spolverizzateli con lo zucchero a velo (con un passino a maglie strette scrollandolo sopra si ottiene un ottimo risultato
Bucce d'agrumi candite
Preparazione:
Tagliate le bucce delle arance a listarelle sottili e mettetele a cuocere in acqua bollente per circa 20 minuti.
Fatele raffreddare nell’acqua quindi scolatele e rimettete sul fuoco. Portate nuovamente a bollore e calcolate 10 minuti di cottura. Scolate le bucce e asciugatele con un canovaccio.
Pesate le bucce e calcolate lo stesso peso in zucchero.
Versate lo zucchero nella pentola e aggiungete mezzo bicchiere d’acqua.
Fate caramellare a fuoco basso, unite le bucce degli agrumi e mescolate delicatamente in modo che non si rompano e quando vedrete che sono ricoperte dal caramello, versate il composto su un piano di marmo inumidito, avendo cura di staccare le bucce una dall’altra, fatele raffreddare e asciugare bene.
Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, e con l’aiuto di una pinza o con le stesse mani , immergete le scorrette per metà nel cioccolato fuso, sgocciolatele e ponetele ad asciugare in un foglio di carta da forno.
Le scorrette al cioccolato saranno pronte dopo 1 ora circa , il tempo necessario affinché il cioccolato si solidifichi.
venerdì 20 dicembre 2013
Storia di un mito : il Maggiolino
La storia del Maggiolino cominciò con la testardaggine di Ferdinand Porsche.
Sì, era proprio quel Signor Porsche che nel 1950 avrebbe fondato la fabbrica di macchine sportive che ancora oggi fa sognare gli automobilisti di tutto il mondo.
Già da bambino Porsche era un entusiasta della tecnica e in particolare delle prime (poche) macchine che all'epoca circolavano per le strade. Dopo la Prima Guerra Mondiale cominciò a lavorare per la più grande industria automobilistica tedesca Daimler (che più tardi avrebbe prodotto la Mercedes), disegnando macchine da corsa.
In quell'epoca, solo i più ricchi potevano comprarsi una macchina, il sogno di Porsche era invece costruire una macchina che tutti potevano permettersi.
Nel 1929 portò questa idea al suo capo Daimler che però non voleva avventurarsi in un'impresa del genere e rifiutò. Così Porsche, nel 1931, si mise in proprio e cominciò a collaborare con Zündapp, un produttore di motociclette. Insieme costruirono tre prototipi che avevano però dei grossi problemi tecnici e Zündapp si ritirò dal progetto.
Il partner successivo di Porsche fu la NSU, un'altra ditta costruttrice di motociclette. Insieme migliorarono il motore e lo resero molto più affidabile. Ma i tempi erano duri e dopo gravi problemi finanziari, Porsche era di nuovo da solo alla ricerca di un nuovo partner che potesse finanziare la realizzazione del suo sogno. Nel 1925, Adolf Hitler, all'epoca ancora un uomo politico poco conosciuto, lesse una biografia di Henry Ford che, con il "Modello T", aveva creato per la prima volta una macchina accessibile per un pubblico più largo, e si mise in testa di far costruire in Germania una "macchina per il popolo" (in tedesco: "Volkswagen") che poteva anche essere un ottimo argomento a suo favore nelle future campagne elettorali.
Hitler arrivò al potere nel 1933 e quando Porsche capì che Hitler aveva progetti simili ai suoi fece di tutto per incontrarlo.
Hitler fu entusiasta quando, nel 1934, conobbe Porsche e gli espose subito un programma piuttosto impegnativo. La sua "macchina per il popolo" doveva soddisfare le seguenti condizioni:
doveva correre 100 km/h in autostrada
doveva fare 7 km con un litro di benzina
doveva essere capace di trasportare 2 adulti e 3 bambini
doveva costare meno di 1.000 Reichsmark (la macchina più economica costava all'epoca 1.500 Marchi)
Erano delle condizioni difficili da realizzare, ma Porsche accettò lo stesso l'incarico di Hitler, era una chance unica per lui.
Tra il 1936 e il 1937 i primi 34 prototipi furono provati in un test massacrante, percorrendo insieme ca. 2,4 milioni di chilometri e già nel 1938 la "Volkswagen" era praticamente pronta.
Fin dall'inizio aveva la forma caratteristica del Maggiolino che nei successivi 50 anni sarebbe cambiata solo in alcuni dettagli.
Nello stesso anno fu posta la prima pietra della fabbrica per la costruzione di serie che doveva iniziare nel settembre del 1939.
La macchina doveva costare 990 Reichsmark ed era stato ideato un sistema di pagamento a rate: si comprava la macchina mettendo via 5 marchi alla settimana per un periodo di ca.4 anni.
Circa 337.000 persone aderirono a questa campagna di risparmio, che continuò anche durante la guerra, e la somma accumulata crebbe fino a complessivamente ca. 280 milioni di marchi.
Ma proprio nel settembre del 1939 Hitler scatenò la seconda guerra mondiale e così solo pochissime macchine furono costruite.
In guerra Hitler aveva un gran bisogno di macchine e perciò la fabbrica che doveva costruire le macchine per il popolo fu destinata alla costruzione di macchine per l'esercito.
I generali avevano bisogno di macchine economiche facili da costruire e da riparare.
Così il "Volkswagen" (macchina del popolo) diventò il "Kübelwagen" ("Kübel" significa "mastello"). Esisteva anche una versione anfibia ("Schwimmwagen") e un'altra ("Kommandeurwagen") per i comandanti e i generali.
I soldi messi via da molti piccoli risparmiatori che volevano comprarsi la Volkswagen giacevano nel frattempo in banca e aspettavano tempi migliori. Ma i risparmiatori dovettero aspettare fino al 1961 quando la Volkswagen decise di concedere loro uno sconto di 600 marchi sull'acquisto di una nuova Volkswagen.
Con un prezzo che allora era di ca. 3.800 marchi fu un'offerta senz'altro interessante.
Dopo la fine della guerra la Germania fu divisa in quattro zone, ognuna amministrata da uno dei paesi vincitori, cioè dalla Francia, USA, Inghilterra e Unione Sovietica.
La fabbrica di Volkswagen a Wolfsburg si trovava nella zona inglese che forse la salvò perché i francesi e soprattutto i russi smontarono quasi tutte le grandi fabbriche nelle loro zone per portare i macchinari nelle loro patrie, mentre gli americani ritenevano la Volkswagen una macchina superata.
Gli inglesi, invece, rimisero in moto la produzione e, dopo aver restituito la fabbrica all'amministrazione tedesca nel 1948, nominarono Heinrich Nordhoff, che prima della guerra aveva lavorato per la Opel, responsabile della nuova azienda.
Per la sua stretta collaborazione con Hitler, Porsche era politicamente compromesso e dovette subire vari processi, ma alla fine fu prosciolto.
Comunque, il suo ufficio di costruzioni che aveva aperto nel 1931 esisteva ancora e così Ferdinand Porsche ricominciò da capo, aprendo nel 1950, all'età di 75 anni, una nuova fabbrica a Stoccarda cominciando con la costruzione della macchina "Porsche", come la conosciamo oggi. E come si sa ha avuto un certo successo...
Heinrich Nordhoff fu l'uomo che, negli anni '50 e '60 portò il Maggiolino (che in Germania si chiama "Käfer"), e con esso la Volkswagen, al successo in tutto il mondo.
Sbarcò con la Volkswagen prima in Irlanda (1950), poi in Sudafrica (1951), in Brasile (1953) e in Australia (1955). Nel 1955 fu aperta la "VW of America" e, contro ogni aspettativa, il successo della piccola macchina tedesca continuò anche negli Stati Uniti dove la gente si era ormai abituata a macchine ben più grosse.
In Germania il Maggiolino diventava il simbolo e il coronamento del nuovo benessere, del "miracolo economico" degli anni '50 e '60. Il Maggiolino ha motorizzato le famiglie tedesche - non quelle ricche, che preferivano la Mercedes, ma soprattutto quelle della fascia medio-bassa.
Solo negli anni '70 la richiesta del Maggiolino, almeno in Europa e negli Stati Uniti, cominciò a calare e nel 1978 l'ultima macchina di questo tipo lasciò la catena di montaggio di Wolfsburg.
Ma il "Käfer" non era morto.
In Brasile e in Messico le fabbriche della Volkswagen continuavano a produrre questo modello con successo.
Fino al 2003, quando l'ultimo Maggiolino uscì dalla fabbrica messicana della Volkswagen, sono state costruite 21,5 milioni di macchine di questo tipo, di cui 15,8 milioni in Germania.
Ma da quando non è più in vendita, il Maggiolino è diventato "una macchina di culto": i raduni delle vecchie Volkswagen si tengono regolarmente e il numero di macchine di questo tipo ancora in circolazione non sembra diminuire. Chi ce l'ha ancora se lo tiene stretto, lo cura e lo coccola. Soprattutto tra i giovani il Maggiolino sembra godere di una fama intramontabile.
Il lamento sonoro degli alberi assetati
La scarsità d'acqua nel suolo provoca bolle d'aria nei vasi linfatici del tronco: lo schiocco che ne deriva somiglia al rumore di una cannuccia che aspira il liquido dal fondo del bicchiere.
Photo TexasEagle, Flickr.
Troppo tardi.
Un albero stroncato dalla siccità: i rumori della cavitazione non sono udibili dall'uomo ma vengono percepiti da alcuni insetti ghiotti di legno, che riconoscono nel lamento della pianta il segnale di "via libera" per attaccarla.
Imparare a distinguere questi suoni potrebbe aiutarci a proteggere gli alberi più stressati.
Un albero che soffre per la siccità non lo fa in silenzio. Anche le piante si lamentano, e lo fanno con suoni appena percepibili, ma facilmente catturabili da un microfono.
Un team di ricercatori dell'Università di Grenoble (Francia) ha provato a registrare questi rumori studiandone la precisa provenienza.
Gli alberi trasportano la linfa dal terreno alle estremità grazie a speciali vasi chiamati xilemi, che sfruttano le forze intermolecolari dell'acqua e quelle tra le molecole d'acqua e le pareti dell'albero per creare una singola colonna d'acqua da far salire in direzione dei rami.
In caso di siccità, in queste colonne di linfa si formano bolle d'aria: un fenomeno detto cavitazione, cui alcune piante fanno fronte aumentando la pressione dell'acqua raccolta attraverso le radici, ma che in alcuni casi può risultare fatale.
di: Elisabetta Intini Focus.it
Photo TexasEagle, Flickr.
Troppo tardi.
Un albero stroncato dalla siccità: i rumori della cavitazione non sono udibili dall'uomo ma vengono percepiti da alcuni insetti ghiotti di legno, che riconoscono nel lamento della pianta il segnale di "via libera" per attaccarla.
Imparare a distinguere questi suoni potrebbe aiutarci a proteggere gli alberi più stressati.
Un albero che soffre per la siccità non lo fa in silenzio. Anche le piante si lamentano, e lo fanno con suoni appena percepibili, ma facilmente catturabili da un microfono.
Un team di ricercatori dell'Università di Grenoble (Francia) ha provato a registrare questi rumori studiandone la precisa provenienza.
Gli alberi trasportano la linfa dal terreno alle estremità grazie a speciali vasi chiamati xilemi, che sfruttano le forze intermolecolari dell'acqua e quelle tra le molecole d'acqua e le pareti dell'albero per creare una singola colonna d'acqua da far salire in direzione dei rami.
In caso di siccità, in queste colonne di linfa si formano bolle d'aria: un fenomeno detto cavitazione, cui alcune piante fanno fronte aumentando la pressione dell'acqua raccolta attraverso le radici, ma che in alcuni casi può risultare fatale.
di: Elisabetta Intini Focus.it
La terra rossa d'Australia
foto REUTERS/David Gray)
Un camion bianco interamente circondato da mille sfumature di rosso percorre una strada, anch'essa rossa, nella scarlatta regione del Pilbara, nell'Australia occidentale.
Grande quanto la Spagna, quest'area racchiude i più grandi giacimenti di ferro dell'intero pianeta, fornendo quasi il 45% del commercio mondiale di questo minerale.
Il mistero dei tubi di Baigong
L’antica Cina aveva un apparato tecnico e tecnologico all’avanguardia per le civiltà del tempo, tuttavia una scoperta del 2002 appare tanto improbabile da far sì che la scienza ufficiale non abbia ancora spiegazioni plausibili al riguardo.
Nei pressi del Monte Baigong, infatti, a circa 40 km a sud-est della città di Deligha, nella provincia di Qinghai, è stata ritrovata una serie di condotti anomali che suggeriscono un livello di tecnologia inconcepibile per la loro datazione, tanto da far classificare questo reperto come un Oopart.
La popolazione locale conosce da secoli la presenza di "quegli strani tubi dentro alle grotte", facenti parte di un insieme di leggende legate al Monte Baigong e all’intervento di "esseri di fuori" (ovvero extraterrestri) che si sarebbero stabiliti per qualche tempo in quella regione, realizzando varie costruzioni, prima dell’insediamento da parte dell’uomo.
Effettivamente i tubi non sono l’unico reperto singolare, ma si collocano in una regione ricca di altre "stranezze".
La leggenda della cosiddetta "piramide metallica" di Baigong è stata portata all’attenzione del largo pubblico nel giugno del 2006 dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, che avrebbe riportato la notizia di un gruppo di scienziati che stava studiando le rovine di una sorta di piramide metallica, alta una sessantina di metri, sulla sponda meridionale di un lago salato, ai piedi del Monte Baigong Shan (2200 m s.l.m.).
Questo e altri relitti la gente li indica come lasciati da extraterrestri. Il sito è stato rilevato ben prima, nel 1998, da un gruppo di scienziati statunitensi alla ricerca in realtà di tracce di fossili di dinosauri.
Essi ne diedero tempestiva informazione al governo locale di Delingha, il quale, tuttavia, più che campagne di ricerca, promosse il sito ad attrazione turistica.
Nel 2002 fu pianificata una spedizione ufficiale promossa dal governo locale per indagare più a fondo i misteri della località. Purtroppo gli esiti non sono raccolti sotto forma di fonti dettagliate e scientifiche, bensì esiste una breve nota alquanto generica, tradotta in tutte le lingue e riportata originariamente sulla rivista Nexus, talvolta corredata da qualche foto e dalla localizzazione del sito, nel cuore della regione tibetana.
Nell’unica immagine d’insieme disponibile, è evidente la presunta "piramide", benché troppo simile a una montagna d’origine naturale contraddistinta da strati geologici piuttosto piegati e contorti, e non a un manufatto. Tuttavia, non essendo disponibili altre fonti di paragone "indipendenti", non è possibile fugare ogni dubbio se questa costruzione e il reticolato di tubi siano ammissibili come effetto di un evento naturale dovuto all’erosione e agli eventi climatici, oppure si nasconda qualcosa di ben più misterioso.
Questi strani tubi, poi, si trovano sia presso i versanti del monte che sparsi un po’ in tutta la regione.
I principali sono vicino alle pendici del Monte Baigong, ove si aprono tre grotte, la più grande e la più accessibile (le altre sono del tutto crollate) alta circa otto metri e profonda sei. Al suo interno, corre un tubo di quaranta centimetri di diametro, di colore marrone-rossiccio. Un altro, all’incirca delle stesse dimensioni, si sviluppa nel terreno sotto il pavimento, sporgendo nella sua parte superiore. Sono stati individuati dozzine di tubi rettilinei, con diametri varianti tra i 10 e i 40 cm che fuoriescono dal monte, al di sopra della caverna più grande.
Non distante dalle pendici, è situato il lago Toson, sulla cui spiaggia sono presenti altri tubi di metallo dalle forme improbabili e con una grande varietà di diametri, tra i 2 e i 4,5 cm, tutti orientati lungo il medesimo asse est-ovest. Un altro gruppo si sviluppa in verticale, sia sporgendo che immergendosi al di sotto e al di sopra della superficie del lago. Altri tubi si trovano nel lago stesso: alcuni protesi oltre il pelo dell’acqua, altri sepolti sotto il letto roccioso.
Le analisi svolte nella fonderia locale da Liu Shaolin, uno degli studiosi che ebbe il permesso di occuparsi dei reperti, hanno rilevato che in tali tubi vi è la presenza di un 30% di ossido di ferro, una gran quantità di diossido di silicio e di ossido di calcio, mentre il restante 8% è di un composto che non stato possibile identificare. Secondo Liu Shaolin questa rappresenterebbe la prova che tali tubi sarebbero antichissimi e probabilmente risalenti a una cultura aliena. La teoria della testimonianza aliena parve essere avvalorata dalla datazione a luminescenza di queste tubature metalliche, che le facevano risalire a circa 140-150 mila anni fa, sebbene la regione fu abitata a partire soltanto da 30 mila anni fa.
Gli scettici, però, ritennero che per confermare una simile ipotesi servissero prove ben più convincenti e provarono a elaborare altre teorie maggiormente plausibili.
Fu scartata l’eventualità che queste opere fossero costruite dalla manodopera di nomadi locali, che dunque avrebbero inventato un qualche dimenticato sistema di perforazione alquanto avveniristico.
In seguito si considerarono supposizioni legate a fenomeni naturali e climatici.
Si congetturò che fratture causate dal sollevamento dell'altopiano Qinghai-Tibet avrebbero potuto lasciare il terreno crivellato da fessure tali da incanalare a forza il magma altamente pressurizzato. Tale magma, in combinazione con gli effetti chimici dei successivi processi geologici, molto probabilmente avrebbe potuto solidificarsi in tali strutture di ferro incastonate nella roccia.
Questa teoria non è supportata da prove, se non che il giacimento petrolifero Qaidam non potrebbe esistere se la zona non fosse stata vulcanicamente attiva circa 150.000 anni fa (periodo che corrisponderebbe alla datazione dei tubi).
Similmente, si potrebbe anche supporre che le fessure si siano riempite nel tempo durante le inondazioni grazie ai sedimenti ricchi di ferro: l'acqua e la presenza di gas idrogeno solforato si sarebbero induriti dando forma alle strutture metalliche tubolari odierne.
Parallelamente, due ricercatori americani pubblicarono un articolo dichiarando di aver trovato strutture cilindriche nel suolo, che la termoluminescenza aveva datato 75-95 mila anni fa e la cui composizione chimica variava a seconda di dove e quando si fossero formati e in quale tipo di terreno.
Tali tubature hanno un diametro di circa 70 cm e si trovano a un metro di profondità e, dopo studi dettagliati, si è riconosciuto che si siano create in seguito a una aggregazione di minerali di ferro attorno a radici di pino, ovvero non erano altro che calchi di radici fossilizzate a seguito di un particolare processo, il cui risultato, dopo secoli, dava l’immagine di una rete di tubi metallici incastrati in vario modo nel terreno, proprio come i tubi di Baigong.
Gli scienziati cinesi vollero allora verificare se anche per le concrezioni di Baigon poteva essere valida la stessa teoria.
Essi con una spettroscopia atomica condussero una dettagliata analisi chimica dei frammenti dei tubi e trovarono una componente di materia organica vegetale, cosa che poteva far supporre anche i tubi di Baigong fossero alberi fossilizzati, benché non fosse ancora loro chiaro come fossero arrivati lì (forse a seguito delle vicende del bacino Quidam, una volta un vasto lago e oggi scomparso e, nel corso dei millenni, riempito da vari tipi di detriti a cause delle alluvioni).
Questa parrebbe, pertanto, la spiegazione più plausibile scientificamente del mistero dei tubi di Baigong benché, non essendoci una vasta gamma di prove ufficiali o possibilità di accedere liberamente al sito da parte degli scienziati, alcuni dubbi permangano ancora, pensando anche che quell’8% di componente chimico non è stato ancora spiegato.
Tratto da : http://www.latelanera.com
L'astronomia antica suffragata da quella moderna risponde a molte domande sulle origini delle religioni
Cerchiamo di capire le antiche simbologie cristiane per capire le origini delle religioni e dei culti.
Il sole, da 10 mila anni prima di Cristo, la storia è ricca di sculture e scritture, che riflettono il rispetto e l’adorazione delle persone per il sole .
Ed è facile capire perché, dato che ogni mattina che il sole sorge, porta con se luce, calore e sicurezza, proteggendo l’uomo dalla fredda, buia, pericolosa oscurità della notte.
Senza di esso, le antiche civiltà capirono che i raccolti non sarebbero cresciuti, e la vita sul pianeta non sarebbe più esistita. Queste realtà hanno fatto del sole l’oggetto più adorato di tutti i tempi.
Allo stesso modo, erano anche molto coscienti delle stelle; il tracciamento delle stelle permise loro di riconoscere e anticipare eventi che si verificavano su lunghi periodi, come le eclissi e le lune piene.
Catalogarono anche i gruppi celesti, in quelle oggi note come costellazioni.
Questa è la croce dello Zodiaco, una delle immagini concettuali più antiche nella storia umana.
Mostra il sole mentre, in modo figurato, passa attraverso le 12 maggiori costellazioni, nel corso dell’anno.
Mostra anche i 12 mesi dell’anno, le 4 stagioni, i solstizi e gli equinozi.
Il termine (Zodiaco) è dovuto al fatto che le costellazioni furono antropomorfizzate, personificate, per mezzo di figure umane o animali.
Quindi, le antiche civiltà non si limitarono soltanto a seguire il sole e le stelle, ma li personificarono con miti elaborati, rispecchiandone movimenti e relazioni.
Il sole, grazie alle sue qualità di salvatore e portatore della vita, era personificato come rappresentante del Creatore invisibile, o Dio. Anche noto come ( Sole di Dio), ( Luce del mondo), (Salvatore dell’umanità).
In modo analogo, le 12 costellazioni rappresentavano le tappe del viaggio del Sole divino, tappe che vennero identificate tramite dei nomi, di solito riferiti ad elementi naturali caratteristici dei quel periodo.
Ad esempio, Acquario, il portatore d’acqua, che porta le piogge primaverili.
Horus è il dio sole dell’Egitto del 3000 avanti cristo circa.
E’ il sole, antropoformizzato, e la sua vita è una serie di mitologie allegoriche che hanno a che fare con i movimenti del sole nel cielo. Sappiamo molto di questo Messia solare, grazie agli antichi geroglifici egiziani.
Per esempio Horus, che rappresenta il sole, o la luce, aveva un nemico, Set, e Set era la personificazione dell’oscurità, o della notte.
Metaforicamente, ogni mattina Horus vinceva la battaglia contro set, mentre la sera, Set sconfiggeva Horus, scagliandolo verso gli inferi.
E’ importante notare che (oscurità vs. luce) o ( buono vs. cattivo), è una delle più usate dualità mitologiche mai conosciute, e viene ancora espressa a vari livelli ai giorni nostri.
In generale, la storia di Horus è la seguente.
Horus nasce il 25 Dicembre dalla vergine Isis-Meri. La sua nascita fu annunciata da una stella nell’Est, che tre Re seguirono per trovare e adorare il nuovo Salvatore.
All’età di 12 anni fu un insegnante prodigio, e a 30 anni venne battezzato da una figura di nome Anup, ed ebbe così inizio il suo ministero. Horus aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui, ed eseguiva miracoli come curare i malati e camminare sull’acqua. Horus era conosciuto con molti nomi gestuali, come (Verità), (Luce), (Sacro Figlio di Dio), (Buon Pastore), (Agnello di Dio), e molti altri.
Tradito da Typhon, Horus fu crocefisso, sepolto per 3 giorni, e poi, resuscitò.
Queste qualità di Horus, originali o meno, sembrano essere presenti in molte altre culture nel mondo, dato che esistono molte altre divinità aventi la stessa struttura mitologica generale.
Attis di Frigia, nato dalla vergine di nome Nana il 25 dicembre, crocifisso, sepolto, e dopo 3 giorni, fu resuscitato.
Krishna, (analogie) India, nato dalla vergine Devaki con una stella premonitrice dell’Est, compiva miracoli con i suoi discepoli, In alcune tradizioni egli morì su una pianta, in altre, morì trafitto da una freccia nel tallone, suo punto debole. Dopo la sua morte, pare intorno all’età di 30 anni, il sole si oscurò, poi risorse
(Dionysus) Dioniso, della Grecia, nato da una vergine il 25 dicembre, fu un insegnate itinerante, compiva miracoli, come tramutare l’acqua in vino, era chiamato (Re dei Re), (Figlio Unigenito di Dio), (Alpha e Omega), e in molti altri modi, e, a seguito della sua morte, risorse
Mitra, della Persia, nato da una vergine il 25 dicembre, aveva 12 discepoli e compiva miracoli, e alla sua morte fu sepolto per 3 giorni, dopo i quali resuscitò. Era anche noto come (Verità), ( Luce), e molti altri nomi.
Interessante notare che il giorno sacro dedicato a Mitra, era la domenica.
Prima di tutto, la sequenza della nascita è completamente astrologica. La stella dell’Est è Sirio, la stella più luminosa della notte, che il 24 dicembre, si allinea con le tre stelle più luminose della Cintura di Orione.
Queste 3 stelle sono chiamate come venivano chiamate nell’antichità: I tre Re. I tre Re e la stella più luminosa, Sirio, puntano tutte verso il luogo in cui sorge il sole il 25 dicembre. Questo è il motivo per cui i Tre Re seguono la stella dell’Est (Sirio), al fine di individuare il luogo in cui è nato il sole.
Vi è un altro fenomeno interessante che avviene attorno al 25 dicembre, o nel solstizio d’inverno.
Dal solstizio d’estate al solstizio d’inverno, le giornate diventano sempre più brevi e rigide.
Osservando dall’emisfero nord, il sole sembra muoversi verso sud, diventando sempre più piccolo e flebile.
Le giornate più corte e la fine dei raccolti, verso il solstizio d’inverno, simboleggiavano per gli antichi il processo della morte. Era la morte del sole.
Entro il 22 dicembre, la morte del sole era pienamente compiuta, e dato che il sole si muove verso sud continuamente per 6 mesi, è anche il giorno in cui si trova nel suo punto più basso.
Ora accade una cosa strana. Il sole smette di muoversi verso sud, almeno in modo sensibile, per 3 giorni.
Durante questa pausa di 3 giorni, il sole risiede nelle vicinanze della costellazione della Croce del Sud, o della Croce. E dopo questo periodo di tempo, il 25 dicembre, il sole si muove di 1 grado, stavolta verso nord, portando giorni più lunghi,
La fenice che viveva 500 anni e dopo la morte risorgeva dalle sue ceneri
La Fenice, o Araba Fenice, nasce come un uccello molto variopinto che aveva piume rosse sul corpo,il collo dorato e nella coda si riconosceva anche l’azzurro, così come in una delle due piume che ornavano il capo.
Aveva zampe lunghe e un becco affusolato, una sagoma molto simile a quella dell’airone, anche se i romani la affiancarono al fagiano dorato e nella bibbia si associa all’ibis o al pavone.
Il suo culto nasce in Egitto e ad esso venivano attribuiti importanti significati che la rendevano un uccello di buon auspicio e dal grande significato spirituale.
La Fenice venne associata al dio del sole Ra, divenendone l’emblema, tanto che il Bennu (il nome iniziale che poi in Grecia mutò in Fenice) divenne il geroglifico con cui si rappresentava la divinità del sole.
A differenza di quanto possa far immaginare il nome, secondo le leggende la Fenice è unicamente maschio.
Celebre per essere l’uccello che risorge dalle proprie ceneri, divenne per questo simbolo della resurrezione di Cristo.
La leggenda narra che quando la fenice si sentiva prossima alla morte, raccoglieva erbe aromatiche quali sandalo, mirto, mirra, cannella e si costruiva un grande nido a forma di uovo e qui si lasciava morire arsa dalle sue stesse fiamme.
Dalle sue ceneri nasceva un uovo che il sole faceva nascere e schiudere in tre giorni dando vita ad una nuova Fenice che volava via subito
Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham):
Album delle foto ricordo di famiglia ....gli assassini con le loro vittime
giovedì 19 dicembre 2013
La storia di Wounda
Questo video documenta la straordinaria storia di Wounda, uno degli oltre 160 scimpanzé ospitati dal centro di riabilitazione degli scimpanzè del Jane Goodall Institute a Tchimpounga nella Repubblica del Congo.
Il lavoro di soccorso e riabilitazione di Wounda (il cui nome vuol dire "sull'orlo della morte"), recuperata in fin di vita dopo l’uccisione della mamma per mano dei bracconieri, ha trovato un lieto fine nella sua reintroduzione in una foresta protetta.
Jane Goodall è stata una delle più importanti e prolifiche primatologhe del mondo e i suoi studi sull'etologia degli scimpanzè sono stati fondamentali per capire la struttura sociale e i comportamenti di questi primati.
Il lavoro di soccorso e riabilitazione di Wounda (il cui nome vuol dire "sull'orlo della morte"), recuperata in fin di vita dopo l’uccisione della mamma per mano dei bracconieri, ha trovato un lieto fine nella sua reintroduzione in una foresta protetta.
Jane Goodall è stata una delle più importanti e prolifiche primatologhe del mondo e i suoi studi sull'etologia degli scimpanzè sono stati fondamentali per capire la struttura sociale e i comportamenti di questi primati.
Ma non dovevano dimezzarle???? Ops scusate io appartengo al popolo.....quindi non capisco nulla
La Consip ha indetto una gara per l’acquisto di vetture blindate “destinate alle esigenze dei soggetti istituzionali incaricati di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica”.
I Forconi manifestano a Roma e in tutta Italia e la Casta si blinda. Se da una parte infatti il Governo Letta ha ridotto le spese per le auto blu delle amministrazioni centrali e locali, dall’altra si scopre che la Consip (S.p.A di cui il Ministero dell’economia è unico azionista) ha indetto una gara per l’acquisto di 210 auto blu blindate “destinate alle esigenze dei soggetti istituzionali incaricati di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica”.
Si parla tanto di spending review, ma quando si tratta dei costi di palazzo, il Governo non guarda in faccia nessuno. “La gara è strutturata in due lotti– spiega l’Huffington Post– che prevedono la fornitura degli autoveicoli e dei servizi connessi (dal trasporto alla consegna fino all’assistenza).
Il primo lotto per una berlina 3 volumi prevede la fornitura di un massimo di 150 autoveicoli; la base d’asta è fissata a 18,075 milioni di euro, Iva esclusa.
Il secondo lotto per una vettura 5 porte a trazione integrale prevede la fornitura di un massimo di 60 autoveicoli; la base d’asta è di 7,23 milioni di euro, Iva esclusa.
La durata della convenzione è di 24 mesi, con possibilità di proroga per altri 12 mesi”. Dunque una spesa che come minimo si aggirerà intorno ai 25 milioni di euro.
“La gara – si legge ancora sull’HuffPost – sarà aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa (10 punti tecnici, 90 punti economici) e, come per tutte le altre convenzioni, non rappresenta un acquisto diretto.
Consip stipulerà una convenzione con gli aggiudicatari, sulla quale ciascuna amministrazione potrà emettere - online - gli ordinativi per far fronte ai propri eventuali fabbisogni, alle condizioni di qualità e di prezzo aggiudicate.
Il termine ultimo per la presentazione delle offerte è il 27 febbraio 2014”.
Il Ministero della P.A. ha pubblicato i dati relativi al numero delle autoblu in tutto il paese.
Nonostante i tagli (288 in meno rispetto a fine 2012), per quanto riguarda “lo Stato Centrale le auto blu a disposizione al primo dicembre 2013 sono 1663, il 7,6% del totale della P.A”.
Mentre le vetture dei Ministeri sono 1290, 201 in meno rispetto ad un anno fa
Di queste, 1128 sono utilizzate “nei dicasteri cui sono affidati servizi istituzionali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica”. Per quanto riguarda invece le amministrazioni regionali e locali, le auto blu a disposizione sono 4557, 601
In meno rispetto a dicembre 2012. “Le norme adottate da questo e dal precedente Governo – spiega il ministro della P.A. Gianpiero D'Alia – hanno portato e porteranno risultati positivi anche nelle realtà locali, dove resta però ancora concentrato il più alto numero di auto blu.
Oggi, anche grazie alla nuova disciplina introdotta dal decreto 101, siamo nelle condizioni di avere una panoramica totale della situazione, che ci permette di individuare gli abusi in ogni parte d'Italia: ora bisogna ragionare sull'introduzione di strumenti ancor più stringenti per far cambiare registro a quelle amministrazioni che continuano a sperperare eludendo il cambiamento”.
A cura di Alessandro Andrea Caruso
Ci vogliamo aggiungere anche questo?
I Forconi manifestano a Roma e in tutta Italia e la Casta si blinda. Se da una parte infatti il Governo Letta ha ridotto le spese per le auto blu delle amministrazioni centrali e locali, dall’altra si scopre che la Consip (S.p.A di cui il Ministero dell’economia è unico azionista) ha indetto una gara per l’acquisto di 210 auto blu blindate “destinate alle esigenze dei soggetti istituzionali incaricati di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica”.
Si parla tanto di spending review, ma quando si tratta dei costi di palazzo, il Governo non guarda in faccia nessuno. “La gara è strutturata in due lotti– spiega l’Huffington Post– che prevedono la fornitura degli autoveicoli e dei servizi connessi (dal trasporto alla consegna fino all’assistenza).
Il primo lotto per una berlina 3 volumi prevede la fornitura di un massimo di 150 autoveicoli; la base d’asta è fissata a 18,075 milioni di euro, Iva esclusa.
Il secondo lotto per una vettura 5 porte a trazione integrale prevede la fornitura di un massimo di 60 autoveicoli; la base d’asta è di 7,23 milioni di euro, Iva esclusa.
La durata della convenzione è di 24 mesi, con possibilità di proroga per altri 12 mesi”. Dunque una spesa che come minimo si aggirerà intorno ai 25 milioni di euro.
“La gara – si legge ancora sull’HuffPost – sarà aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa (10 punti tecnici, 90 punti economici) e, come per tutte le altre convenzioni, non rappresenta un acquisto diretto.
Consip stipulerà una convenzione con gli aggiudicatari, sulla quale ciascuna amministrazione potrà emettere - online - gli ordinativi per far fronte ai propri eventuali fabbisogni, alle condizioni di qualità e di prezzo aggiudicate.
Il termine ultimo per la presentazione delle offerte è il 27 febbraio 2014”.
Il Ministero della P.A. ha pubblicato i dati relativi al numero delle autoblu in tutto il paese.
Nonostante i tagli (288 in meno rispetto a fine 2012), per quanto riguarda “lo Stato Centrale le auto blu a disposizione al primo dicembre 2013 sono 1663, il 7,6% del totale della P.A”.
Mentre le vetture dei Ministeri sono 1290, 201 in meno rispetto ad un anno fa
Di queste, 1128 sono utilizzate “nei dicasteri cui sono affidati servizi istituzionali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica”. Per quanto riguarda invece le amministrazioni regionali e locali, le auto blu a disposizione sono 4557, 601
In meno rispetto a dicembre 2012. “Le norme adottate da questo e dal precedente Governo – spiega il ministro della P.A. Gianpiero D'Alia – hanno portato e porteranno risultati positivi anche nelle realtà locali, dove resta però ancora concentrato il più alto numero di auto blu.
Oggi, anche grazie alla nuova disciplina introdotta dal decreto 101, siamo nelle condizioni di avere una panoramica totale della situazione, che ci permette di individuare gli abusi in ogni parte d'Italia: ora bisogna ragionare sull'introduzione di strumenti ancor più stringenti per far cambiare registro a quelle amministrazioni che continuano a sperperare eludendo il cambiamento”.
A cura di Alessandro Andrea Caruso
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