martedì 30 aprile 2013
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CIN CIN
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IL MERAVIGLIOSO BOSONE DELLA NON CASUALITÀ
Definire il "bosone di Higgs" come "La particella di Dio" non è poi così aleatorio, se si considera il credo di chi è giunto a comprendere che tutto l'Universo è il risultato non casuale di una volontà, o di un "disegno" intelligente.
Basti pensare che, senza questa particella basilare, non solo non esisterebbe la materia ma nemmeno la realtà come la conosciamo. Dunque, se tutto ha una finalità, come solo gli spenti di mente, coloro dall'intelletto arrendevole possono non credere, questa particella appena entrata in ciò che la scienza ufficiale riconosce ufficialmente la si può ritenere il primo mattone dell'edificio universale.
La storia del "bosone di Higgs" è anche la prova dell'importanza della fisica teorica, perché è grazie a questa disciplina non completamente "digerita" dalla fisica ortodossa che si è potuto definire il "modello standard", laddove si trova coerenza in stranezze come le particelle completamente prive di massa di cui il fotone, la particella della luce, è forse l'esempio più chiaro. Per quanto riguarda il nostro compito, direi quasi "dovere" in quanto ricercatori della verità secondo modelli anche trascendentali e metafisici, ci troviamo ora di fronte a quello che i fisici teorici hanno chiamato "il campo di Higgs", ovvero quel campo di forze che, permeando tutto l'Universo, permette ad esso di manifestarsi e di avere la fittizia consistenza materiale.
È grazie al "campo di Higgs" che il Bosone se ne può fare portatore, quasi fosse un araldo fecondo, un messaggero portatore dello spermatozoo dell'esistenza visibile.
Se ci immaginiamo il "campo di Higgs" come una specie di rete tesa davanti al percorso delle particelle, in questo caso del Bosone, dobbiamo figurarci una pallina da ping-pong che impatta su un reticolato di forze elettriche, e non fisiche, per uscirne esso stesso elettrizzato e caricato, frutto di un "disturbo" che i fisici chiamano "interazione". È proprio questa "interazione" che genera la materia, dando massa alle particelle.
C'è ancora un intrigante mistero, però: perché il fotone non si assoggetta a questa "rete"? La cosa ha a che vedere con un aspetto da noi ancora sconosciuto della luce? O, forse, la luce è una sorta metaforica della "coda della cometa" volitiva di Dio? Speriamo che gli anni prossimi arrivino a spiegare anche questo mistero.
Simulazione Geant4 di un evento in un acceleratore di particelle che dovrebbe generare un bosone di Higgs
Il Bosone di Higgs, comunque, appartiene ad una specifica "famiglia" di particele, quella dei Bisoni, appunto, le quali però non sono tutte "doc".
Queste ultime si chiamano "particelle fondamentali" perché non composte di particelle più piccole come, appunto, il fotone e le particelle W e Z, la scoperta delle quali fruttò a Carlo Rubbia la compartecipazione al Nobel per la fisica nel 1984.
Ci sono poi il "gluone", altra particella di massa pari a 0, ed il "gravitone", la cui esistenza non è stata ancora appurata da prove di laboratorio.
Intanto, di anni, ce ne sono voluti quasi cinquanta perché colui che per primo ipotizzò l'esistenza del Bosone, il fisico inglese Higgs, vedesse riconosciuta la sua ipotesi dalla scienza ufficiale grazie ai laboratori del CERN di Ginevra.
Con la scoperta del Bosone di Higgs, teoria e sperimentazione si sposano quasi perfettamente; di qui il comprensibile entusiasmo dei ricercatori.
Questo "matrimonio" consta di una sovrapposizione perfetta tra le caratteristiche della nuova particella scoperta dal CERN e quelle previste in via teorica come, ad esempio, una massa di circa 134 volte quella del protone.
E se non fosse il "vero" Bosone di Higgs ma un suo gemello, corrispondente, dicono, ad una probabilità di circa il 0,0006%? Ci troveremmo comunque di fronte ad una scoperta eccezionale, aperta a un gran numero di nuovi percorsi di ricerca.
Quello che mi sembra rilevante, in conclusione, è che più si progredisce nella ricerca, più si scopre qualcosa che testimonia a favore di una "perfezione" programmata, in virtù della quale il caso sembra sempre più improbabile.
Attenzione, ho detto "improbabile" e non "impossibile", e questo con buona pace degli atei e dei materialisti più radicali e senza vera volontà di comprensione.
Una casualità così perfetta nelle sue casuali risultanze, a me sembrerebbe essa stessa un miracolo al di là di ogni nostra portata speculativa.
Basti pensare che, senza questa particella basilare, non solo non esisterebbe la materia ma nemmeno la realtà come la conosciamo. Dunque, se tutto ha una finalità, come solo gli spenti di mente, coloro dall'intelletto arrendevole possono non credere, questa particella appena entrata in ciò che la scienza ufficiale riconosce ufficialmente la si può ritenere il primo mattone dell'edificio universale.
La storia del "bosone di Higgs" è anche la prova dell'importanza della fisica teorica, perché è grazie a questa disciplina non completamente "digerita" dalla fisica ortodossa che si è potuto definire il "modello standard", laddove si trova coerenza in stranezze come le particelle completamente prive di massa di cui il fotone, la particella della luce, è forse l'esempio più chiaro. Per quanto riguarda il nostro compito, direi quasi "dovere" in quanto ricercatori della verità secondo modelli anche trascendentali e metafisici, ci troviamo ora di fronte a quello che i fisici teorici hanno chiamato "il campo di Higgs", ovvero quel campo di forze che, permeando tutto l'Universo, permette ad esso di manifestarsi e di avere la fittizia consistenza materiale.
È grazie al "campo di Higgs" che il Bosone se ne può fare portatore, quasi fosse un araldo fecondo, un messaggero portatore dello spermatozoo dell'esistenza visibile.
Se ci immaginiamo il "campo di Higgs" come una specie di rete tesa davanti al percorso delle particelle, in questo caso del Bosone, dobbiamo figurarci una pallina da ping-pong che impatta su un reticolato di forze elettriche, e non fisiche, per uscirne esso stesso elettrizzato e caricato, frutto di un "disturbo" che i fisici chiamano "interazione". È proprio questa "interazione" che genera la materia, dando massa alle particelle.
C'è ancora un intrigante mistero, però: perché il fotone non si assoggetta a questa "rete"? La cosa ha a che vedere con un aspetto da noi ancora sconosciuto della luce? O, forse, la luce è una sorta metaforica della "coda della cometa" volitiva di Dio? Speriamo che gli anni prossimi arrivino a spiegare anche questo mistero.
Simulazione Geant4 di un evento in un acceleratore di particelle che dovrebbe generare un bosone di Higgs
Il Bosone di Higgs, comunque, appartiene ad una specifica "famiglia" di particele, quella dei Bisoni, appunto, le quali però non sono tutte "doc".
Queste ultime si chiamano "particelle fondamentali" perché non composte di particelle più piccole come, appunto, il fotone e le particelle W e Z, la scoperta delle quali fruttò a Carlo Rubbia la compartecipazione al Nobel per la fisica nel 1984.
Ci sono poi il "gluone", altra particella di massa pari a 0, ed il "gravitone", la cui esistenza non è stata ancora appurata da prove di laboratorio.
Intanto, di anni, ce ne sono voluti quasi cinquanta perché colui che per primo ipotizzò l'esistenza del Bosone, il fisico inglese Higgs, vedesse riconosciuta la sua ipotesi dalla scienza ufficiale grazie ai laboratori del CERN di Ginevra.
Con la scoperta del Bosone di Higgs, teoria e sperimentazione si sposano quasi perfettamente; di qui il comprensibile entusiasmo dei ricercatori.
Questo "matrimonio" consta di una sovrapposizione perfetta tra le caratteristiche della nuova particella scoperta dal CERN e quelle previste in via teorica come, ad esempio, una massa di circa 134 volte quella del protone.
E se non fosse il "vero" Bosone di Higgs ma un suo gemello, corrispondente, dicono, ad una probabilità di circa il 0,0006%? Ci troveremmo comunque di fronte ad una scoperta eccezionale, aperta a un gran numero di nuovi percorsi di ricerca.
Quello che mi sembra rilevante, in conclusione, è che più si progredisce nella ricerca, più si scopre qualcosa che testimonia a favore di una "perfezione" programmata, in virtù della quale il caso sembra sempre più improbabile.
Attenzione, ho detto "improbabile" e non "impossibile", e questo con buona pace degli atei e dei materialisti più radicali e senza vera volontà di comprensione.
Una casualità così perfetta nelle sue casuali risultanze, a me sembrerebbe essa stessa un miracolo al di là di ogni nostra portata speculativa.
Rainbow Bridge (ponte dell'arcobaleno)
È il più grande ponte naturale, frutto di estreme oscillazioni di clima durante i periodi Triassico e Giurassico, cioè tra il primo e il secondo periodo dell'era mesozoica quando la regione in cui sorse fu alternativamente mare e poi deserto.
Si trova nello Utah meridionale (U.S.A.) ed è chiamato Rainbow Bridge (ponte dell'arcobaleno): è alto più di 88 metri e la sua arcata è larga circa 84 metri.
Considerato sacro dagli indiani d'America, è visitato ogni anno da 300.000 turisti. Dal 1910 è stato dichiarato anche monumento nazionale.
La discarica spaziale gira intorno alla Terra
Sono rottami di satelliti. Astronauti in pericolo.
Intorno alla Terra orbitano numerosi detriti spaziali.
Frammenti di vettori e vecchi satelliti. Una 'discarica spaziale' orbita intorno alla Terra. E minaccia le attività degli astronauti, oltre che la Stazione spaziale internazionale e i satelliti spediti nello spazio.
Ne sa qualcosa la Russia che recentemente ha denunciato un incidente tra il suo satellite Blitz e i rottami di quello cinese Fengyum1c. Un caso che fa seguito ai falliti lanci in orbita, come quello del vettore russo Zenit-3Ls che avrebbe dovuto portare nello spazio il grande satellite per telecomunicazioni Intelsat 27.
I DETRITI SPAZIALI IN ORBITA.
A evidenziare la nuova minaccia orbitante è la 17th International space conference che dall’8 al 10 maggio all'Hotel Parco dei Principi di Roma affronta il tema sull'impatto delle esplorazioni spaziali nel cicli di incontri dal titolo The impact of space weather and space exploitation on modern society. (oltre alla Nasa, è prevista la presenza di Esa, Inmarsat, Arianespace, l’italiana Asi, la francese Cnes, la tedesca Dlr e la britannica Uk Space Agency, insieme con i rappresentanti del parlamento europeo e della Commissione europea).
E, come si legge nel comunicato, una sessione della conferenza riguarda proprio gli «space debris», i detriti spaziali intorno alla Terra.
SOLUZIONI ANTI-SPAZZATURA. A dare l'allarme sulla discarica orbitante sono state le Agenzie spaziali di tutto il mondo, che stanno valutando sistemi per ridurre la 'spazzatura spaziale' - sono allo studio anche sistemi di 'pulizia orbitale' - anche se finora appare lontano un accordo internazionale sul tema.
A monitorare le emergenze sono anche le assicurazioni, chiamate a fornire le necessarie coperture alle più importanti missioni spaziali.
A preoccupare il settore, però, non sono solo gli «space debris». Anche tempeste solari, meteoriti, asteroidi e cyber-terrorismo mettono in pericolo le grandi Reti e le infrastrutture a terra (oltre che la popolazione).
http://www.lettera43.it/ambiente/la-discarica-spaziale-gira-intorno-alla-terra_4367593182.htm
L'unico animale veramente cattivo e feroce è l'animale uomo
Fino alla metà del Settecento, gli esemplari di questa specie erano numerosi e si spostavano agevolmente in ogni parte dell'Asia, costituendo i propri territori ovunque vi fosse abbondanza di prede.
La loro popolazione complessiva superava la cifra di 100.000 unità, di cui 40.000 erano nelle giungle indiane.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, la situazione incominciò a cambiare radicalmente.
Le armi da fuoco, divenute più efficienti, misero gli esponenti delle classi agiate nella condizione di fare della caccia alla tigre un'attività elitaria.
Contemporaneamente, l'infittirsi dei rapporti commerciali con l'Europa provocò la forte richiesta sul mercato di legname di pregio, come per esempio il mogano, che cresce nelle foreste indiane.
La caccia indiscriminata alla tigre da parte dell'uomo, dovuta in particolar modo al bracconaggio per il commercio delle pelli, alle credenze della medicina tradizionale cinese e alla paura che l'animale incute per la fama di "mangiatrice di uomini", il tutto aggravato dalla costante riduzione del suo habitat naturale, hanno portato ad una diminuzione drastica del numero di esemplari in natura.
Nel 2006 una stima mondiale ha portato in evidenza che gli esemplari in natura si aggirerebbero tra i 3.402 e i 5.140, mentre gli ultimi rilevamenti pongono il numero intorno ai 3.200 esemplari. Razze ormai estinte
Tre di queste si sono estinte nel XX secolo, la tigre del Caspio, la tigre di Giava e la tigre di Bali, e purtroppo un'altra sottospecie rischia di entrare in questa lista, la tigre della Cina meridionale.
Le maggiori cause sono da imputarsi al fatto che la tigre è sempre stata vista come una minaccia per l'uomo, considerandola un animale nocivo da perseguitare.
Un caso molto simile è sicuramente quello del lupo, con il quale ha in comune la fama di animale cattivo e feroce.
La loro popolazione complessiva superava la cifra di 100.000 unità, di cui 40.000 erano nelle giungle indiane.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, la situazione incominciò a cambiare radicalmente.
Le armi da fuoco, divenute più efficienti, misero gli esponenti delle classi agiate nella condizione di fare della caccia alla tigre un'attività elitaria.
Contemporaneamente, l'infittirsi dei rapporti commerciali con l'Europa provocò la forte richiesta sul mercato di legname di pregio, come per esempio il mogano, che cresce nelle foreste indiane.
La caccia indiscriminata alla tigre da parte dell'uomo, dovuta in particolar modo al bracconaggio per il commercio delle pelli, alle credenze della medicina tradizionale cinese e alla paura che l'animale incute per la fama di "mangiatrice di uomini", il tutto aggravato dalla costante riduzione del suo habitat naturale, hanno portato ad una diminuzione drastica del numero di esemplari in natura.
Nel 2006 una stima mondiale ha portato in evidenza che gli esemplari in natura si aggirerebbero tra i 3.402 e i 5.140, mentre gli ultimi rilevamenti pongono il numero intorno ai 3.200 esemplari. Razze ormai estinte
Tre di queste si sono estinte nel XX secolo, la tigre del Caspio, la tigre di Giava e la tigre di Bali, e purtroppo un'altra sottospecie rischia di entrare in questa lista, la tigre della Cina meridionale.
Le maggiori cause sono da imputarsi al fatto che la tigre è sempre stata vista come una minaccia per l'uomo, considerandola un animale nocivo da perseguitare.
Un caso molto simile è sicuramente quello del lupo, con il quale ha in comune la fama di animale cattivo e feroce.
La meta dei 100.000 nella net parade è vicina
mancano solo 5.500 punti da aggiungere entro oggi
Chi vuole partecipare deve fare un clic qui
http://www.net-parade.it/cgi-bin/votazione.aspx?utente=annafelici e confermare il voto
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