lunedì 16 febbraio 2015

Pappagalli "romani"


La storia è quantomeno singolare, e comincia negli anni ’90.

 A quell’epoca la crisi non era ancora arrivata e molte famiglie a Roma decisero di tenersi a casa un pappagallo, o addirittura una gabbia piena di pappagalli tropicali. 
Era il periodo in cui anche gli attori holliwodiani avevano pappagalli: Richard Gere, George Clooney, Tom Cruise.
 Uscì anche un film che immortalava il loro momento di gloria, si chiamava Paulie: il pappagallo che parlava troppo.
 Dopo qualche anno, come tutte le mode, anche la passione per i pappagalli finì. 
Molti romani aprirono le gabbiette dei loro uccelli da salotto e li liberarono. 
Così, grazie alla loro grande propensione all’accoppiamento e al clima di Roma che sta diventando sempre più tropicale, i pappagalli si sono moltiplicati a dismisura e ora da alloctoni sono diventati autoctoni, “romani veri”.

 Ormai sono centinaia di migliaia quelli nidificati nelle “ville” romane. 
Il primo insediamento avvenne nel parco della Caffarella, per poi spostarsi anche a Villa Papmhilj, Villa Borghese, Villa Torlonia.
 Si tratta di pappagalli parrocchetti, e sono di due tipi. Il parrocchetto dal collare, che proviene dall’Asia Minore, e quello monaco, sudamericano.
 Nessuno dei due parla ma il loro verso è rumorosissimo.
 Vivono in stormi branchi di 20-40 esemplari e preferiscono farsi vedere all’alba o al tramonto. 
 Si nutrono di bacche o datteri, ma anche di nespole, frutto di cui Roma è piena.


“Hanno un’altissima capacità di adattamento. 
Ormai si trovano migliaia di coppie, la sopravvivenza della specie poi è stata facilitata dal clima mite delle città”.
 Racconta Isabella Pratesi, responsabile conservazione internazionale Wwf Italia, ”ormai i rigori invernali si sono attenuati, tanto che questa specie ha resistito anche alla nevicata di qualche anno fa a Roma”.
 La Pratesi sottolinea anche che “I parrocchetti non provocano danni, non entrano in competizione con altre specie”. 
Non quindi come le tartarughe dalle guance rosse, di cui sono pieni i laghetti dei parchi romani per lo stesso motivo dei pappagalli. Anche loro liberate dai privati, con la differenza che hanno fatto estinguere la nostra testuggine di palude.
 E a Villa Ada ormai sembra di essere in Louisiana, sulle rive del Mississippi. 
Tutti contenti per i pappagalli quindi? 
Tutti tranne il povero picchio rosso, specie in lotta con i parrocchetti perché come loro nidifica nelle cavità degli alberi.
 Per il resto, è bellissimo vedere dei pappagalli tropicali in una città come Roma, quindi viva la biodiversità! 

 www.theromanpost.com

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