giovedì 22 maggio 2014
I piumini dei pioppi
Sfatiamo un luogo comune: i piumini dei pioppi (i “batuffoli bianchi”, che tecnicamente prendono il nome di pappi) non sono la causa dell’allergia che, ogni anno a primavera, infesta i nasi di milioni di persone.
I colpevoli sono, al contrario, i pollini che in questo periodo vengono rilasciati in grande quantità, soprattutto attraverso la grande fioritura delle graminacee.
I pappi altro non sono che il frutto del pioppo e il loro scopo è, naturalmente, di trasportare i semi dell’albero il più lontano possibile sfruttando la forza del vento, così da favorire lo sviluppo della pianta su larga scala.
Un sistema ingegnoso, visto che non ha necessità di essere impollinato dagli insetti.
Dopotutto, non c’è ragione per cui i pappi debbano portare allergia: sono composti da cellulosa (la stessa sostanza che compone il cotone), che è completamente anallergica.
Proprio per la sostanza di cui sono composti, i pappi risultano facilmente infiammabili: basta una piccola fiamma per far bruciare, a catena e rapidamente, tutti i contenitori di semi adiacenti. Un’ultima cosa. I piumini saranno pure fastidiosi, ma la loro presenza è senz’altro da sopportare, visto che permettono la nascita di una pianta che l’uomo usa in modo intensivo: per le opere di falegnameria, per la costruzioni di tavoli e compensati, per gli imballaggi, ecc. Ma occorre naturalmente un certo giudizio nel piantarli.
I comuni li usano spesso come abbellimento, senza considerare l’effetto che producono in primavera e il fatto che, a tratti, dovrebbero essere sostituiti da qualche altra pianta non meno utile.
L'Europa è diventata un prodotto di mercato pubblicizzato con i nostri soldi
Come mai ci stanno bombardando di pubblicità sull’Europa.
Come è bella l’Europa, come è utile l’Europa, come è importante l’Europa.
E ancora, ma come faremmo senza Europa?
Come potremmo vivere senza l’Euro?
Insomma, ci stanno “vendendo l’Europa” come si vende un detersivo o una vaschetta di gelato o un materasso.
Già mi vedo Mastrota che il 25 maggio ci avvisa che è l’ultimo giorno della grande “offerta Europa”.
Ma perché?
Chi è che ci tiene tanto a venderci l’Europa?
Ossia, a chi sta tanto a cuore rimanere in Europa, a costo di rimbambirci con il sistema più ingannevole che esista: quello pubblicitario?
La pubblicità, si sa, non da “consigli” come diceva il mitico Mike, né ci informa.
La pubblicità ha il solo scopo di venderci un prodotto, in qualunque modo, che ci serva o no!
Ma chi e perché è tanto importante “venderci l’Europa”?
Ed ora, qualche domanda ve la state facendo anche Voi?
Gira un nuovo spot che alla fine recita
“IL NOSTRO CIBO SAREBBE ALTRETTANTO SICURO SENZA L’EUROPA?”
Ecco cosa dice Coldiretti
“Dal formaggio senza latte al vino senza uva, dal cioccolato senza cacao, alla carne annacquata, ma ci sono anche il vino zuccherato, il miele contaminato dal polline biotech senza nessuna indicazione in etichetta come pure i formaggi similgrana prodotti all’estero, tra le novità permesse dall’Unione e in commercio anche in Italia che non si può opporre alle regole europee.
E’ quanto denuncia la Coldiretti che ha aperto l’esposizione “Con trucchi ed inganni l’Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani” al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a Mico-Fiera Milano Congressi con il presidente nazionale Roberto Moncalvo.
“Dall’Unione Europea e’ venuto negli anni un via libera ad allucinanti novita’ nel piatto senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti piu’ comuni”, ha affermato Moncalvo nel sottolineare che “si e’ verificato un appiattimento verso il basso delle normative per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo”.
Si spiega cosi’ – denuncia la Coldiretti – la possibilità concessa dall’Unione Europea di incorporare la polvere di caseina e caseinati, al posto del latte, nei formaggi fusi, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose con la semplice aggiunta di acqua.
Si calcola che in Europa vengano consumate venti milioni di bottiglie all’anno con etichette di vini italiani ottenute in questo modo.
L’Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne la possibilità di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella) tale indicazione può essere addirittura elusa e potrebbero essere esclusi dagli obblighi di indicazione della quantità d’acqua mentre in tutta Europa circolano liberamente imitazioni low cost del Parmigiano reggiano e del Grana Padano realizzate fuori dall’Italia senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine.
Le importazioni dei cosiddetti “similgrana” in Italia sono raddoppiate negli ultimi dieci anni con gli arrivi da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia che hanno raggiunto un quantitativo stimato in 83 milioni di chili.
E allora? Tutto falso?
L'Italia nota nel mondo per le sue produzioni alimentari DOC è STATA SVENDUTA a favore di paesi che non hanno nemmeno le materie prime per competere con noi. e usano surrogati per le loro produzioni usando i nostri marchi d'eccellenza per vendere.
Cornuti e mazziati e senza possibilità di ribellarci
GRAZIE EUROPA
Il nonno dell'iPad su un'antica nave bizantina
Nel sito archeologico di un antico porto commerciale, in un quartiere dell'odierna Istanbul, giacciono 37 navi di epoca bizantina ancora in perfette condizioni.
Una di esse nasconde un piccolo tesoro archeologico: una serie di tavolette di legno sovrapposte, simili per dimensioni, funzionamento e modalità d'uso, a un moderno tablet.
Il manufatto, che risale a circa 1200 anni fa, è stato rinvenuto negli scavi di Yenikapi, sulla sponda europea del Bosforo: qui nel 2004, durante i lavori sotterranei per la metropolitana, e in particolare della stazione di scambio Marmaray, il collegamento fra la parte europea e quella asiatica della città, sono state rinvenute le navi praticamente intatte, ancora provviste del loro prezioso carico. Proprio in questa zona sorgeva il più importante porto commerciale del Bosforo, voluto dall'Imperatore Teodosio I e fatto costruire alla fine del IV secolo d.C..
L'oggetto ligneo, la cui "copertina" è finemente decorata, doveva appartenere al capitano della nave.
Le sue dimensioni sono le stesse di un tablet di sette pollici, ma lo spessore è maggiore: è formato, infatti, da cinque pannelli rettangolari con i bordi scolpiti, ricoperti di cera.
Tavolette pensate per prendere appunti durante il viaggio, come dimostrano le scritte in greco ancora leggibili sui vari strati.
Nel pannello inferiore dei cinque, la sorpresa: un coperchio di legno scorrevole rivela un piatto con alcuni spazi scavati e quelli che dovevano essere piccoli pesetti.
Si tratterebbe, secondo il direttore degli scavi, di un saggiatore, una sorta di bilancino di precisione che veniva utilizzato per valutare il contenuto di metalli preziosi degli oggetti scambiati durante i commerci della nave mercantile.
Insomma una specie di "app" ante litteram.
Ciascuno dei cinque pannelli presenta quattro buchi, disposti due a due, nei quali dovevano passare le strisce di pelle usate per tenere insieme le tavolette.
La nave su cui è stato trovato l'antenato dei "tablet" risale al IX secolo e doveva servire a trasportare merci attraverso il Mar Nero. Un team di archeologi dell'Università di Istanbul sta lavorando per ripristinare la nave - il 60% della quale ancora in buone condizioni - con l'obiettivo di provare a rimettarla in mare nel 2015.
Tratto da : focus.it