lunedì 16 settembre 2013
Un appello per chi ama gli animali
Le incredibili fotografie aeree di Yann Arthus-Bertrand
Queste immagini mostrano la bellezza assoluta del nostro pianeta e la poesia che numerosi luoghi ,con le loro peculiarità riescono a comunicare.
L’autore è il maestro francese di fotografia aerea Yann Arthus-Bertrand,
Campi di cotone Costa D'Avorio
Resolute Bay, Nunavut territory Canada
Campi di tulipani Amsterdam - Olanda
Cognac, Charente- Francia
Kalaban Koro - Mali
Mauritania
Yellowstone National Park USA
L’autore è il maestro francese di fotografia aerea Yann Arthus-Bertrand,
Campi di cotone Costa D'Avorio
Resolute Bay, Nunavut territory Canada
Campi di tulipani Amsterdam - Olanda
Cognac, Charente- Francia
Kalaban Koro - Mali
Mauritania
Yellowstone National Park USA
Oannes – il padre della civiltà Babilonese
Nel 275 a.C, lo storico greco-babilonese Berosso, nel suo trattato “Storia di Babilonia”, descrive una misteriosa creatura apparsa improvvisamente nei fiumi della Mesopotamia, venuta dal cielo, e recatasi nelle acque, da dove istruiva agli uomini sulla conoscenza e la civiltà.
“Questo essere non si nutriva mai, ma parlava con gli uomini tutto il giorno, aveva insegnato a costruire le case e a fondare i templi, a fondare le leggi, e distinguere i semi della terra e a raccogliere i frutti, aveva insegnato i principi della geometria e insegnamenti astronomici. Aveva insegnato agli uomini la civiltà. I suoi insegnamenti erano così universali, che, dopo quell’epoca, non fu aggiunto nulla per migliorarli. Quando tramontava il sole, l’essere si tuffava in mare e attendeva tutta la notte nelle profondità marine in quanto anfibio, Dopo di lui apparvero altri animali simili a lui”. “Diceva di chiamarsi Oannes. Secondo la mitologia d’Oriente, era comparso dal Mare Eritreo ed era un animale dotato di raziocinio; tutto il suo corpo era come quello di un pesce; aveva sotto la testa di pesce un’altra testa, e dei piedi umani, aggiunti alla coda di pesce. Anche la sua voce ed il linguaggio erano umani e articolati. Oannes rimase fra gli uomini senza mangiare, insegnò a loro, che erano ancora molto primitivi, le lettere, le scienze, le arti e le tecniche, compresa l’agricoltura. Ogni sera rientrava nel mare e rimaneva in acqua, perchè era anfibio; scrisse anche un libro sull’origine delle cose e sul vivere civile.
Dopo di lui apparvero altri esseri, simili a lui, chiamati APKALLUS”
Con queste parole Berosso, scriveva di questo Dio, un essere metà pesce, metà uomo, che venuto dal cielo si era tuffato nelle profondità del mare, da cui emergeva per parlare agli uomini.
Si potrebbe dire che questo essere è una creatura fantastica, leggendaria, con cui trovare un espediente per spiegare lo sviluppo della civiltà umana.
Ma qui sorge una domanda, che è sempre la stessa di questo filone archeologico: come mai una creatura con questa descrizione si trova in tutte le parti del mondo?
Oannes, è un nome che in siriano significa “straniero”, “diverso”.
Il culto del dio anfibio, è molto diffuso nelle civiltà mediorientali dei millenni prima di Cristo, i filistei, lo chiamavano Dagon, e i Dogon del Mali, Nommo.
Oannes, presenta tante analogie, con Dagon e Nommo. In tutti i casi, si tratta di una creatura che è venuta dal cielo e che giunto sulla terra si sia rifugiato in luoghi acquatici, a causa della sua morfologia, e da qui, come essere pacificatore avrebbe civilizzato l’umanità.
Ma ritorniamo all’universo.
Gli Oannes, avevano delle cognizioni astronomiche che avrebbero trasmesso a queste civiltà primitive, conoscenze di pianeti, di stelle di orientamenti stellari.
Esiste un cilindro sumero che mostra il sole con attorno i nove pianeti, come è possibile avere questa sorta di conoscenza? Come è possibile che popoli così primitivi potessero avere cognizioni astronomiche così importanti?
Oannes è la pietra miliare per il continuo di questa indagine che induce a pensare che il genere umano, sia stato in qualche modo aiutato da forme di vita aliene, che ne hanno garantito lo sviluppo progressivo attraverso le ere di questo pianeta.
Le scalinate delle meraviglie di Beirut
La concezione olistica e la naturopatia
Mi piace immaginare l'UOMO come un burattinaio che muove i suoi 4 corpi. |
Credo che oggi si possa
affermare che l’uomo non “è”
soltanto un corpo fisico, cioè un insieme di ossa, muscoli e ciccia,
deambulante sulla faccia della terra ma che l’uomo “ha” 4 veicoli di espressione collegati
fra loro e più precisamente:
§
Il corpo fisico
§
Il corpo mentale
§
Il corpo emozionale
§
Il corpo spirituale
La svolta è quella relativa al
passaggio dalla visione meccanicistica alla cosiddetta visione olistica; essa coinvolge la visione che
l'uomo ha di sè stesso e del mondo e, di conseguenza, la visione che la scienza
ha dei fenomeni che studia.
La prima, confortata da alcuni
secoli di pensiero scientifico meccanicista e tuttora largamente dominante in
seno alla medicina, considera il corpo umano come una macchina che può essere
analizzata e scomposta nelle sue parti, nasce con la scienza stessa, ai tempi
di Cartesio e Newton.
Potrebbe essere sintetizzata in
questi termini:
"Il corpo è una macchina e la mente è un
fantasma".
La seconda, che potrebbe venire ricondotta alla seguente affermazione:
"Il fantasma è la macchina e la macchina è il fantasma".
A questa sconvolgente conclusione
giunsero scienziati come Einstein, Heisenberg, Bohr, Planck, Pauli ed ltri,
essi si resero conto per comprendere l'essere umano dovevano cambiare il loro
modo di pensare. Ecco pertanto che si erano create le condizioni per una nuova
medicina che si occupasse, non di macchine da riparare ma, di sistemi viventi,
espressione dell'attività simultanea e reciprocamente interdipendente di componenti multiple, su diversi livelli: fisico, biologico, psicologico, sociale e culturale.
La malattia e la salute.
Voglio precisare che quando
parlo di malattia non intendo riferirmi necessariamente a patologie più o meno
gravi ma anche a quei disequilibri piccoli o grandi che sono presenti nella
nostra vita, nelle nostre relazioni, sia che ne siamo consapevoli o no, ma che
ci impediscono di vivere in armonia con noi stessi e la natura che ci circonda.
Anche l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il concetto generale
di “salute” come valore essenziale :” La
salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo
l’assenza di malattie e infermità; il raggiungimento dello stato di salute
ottimale è un diritto umano fondamentale” ( da dr. Nader Butto “Medicina Universale e il Settimo senso” )
“Salute è la nostra
eredità, il nostro diritto, è la completa e piena unione tra Anima, Mente e
Corpo, e questo non è un ideale difficile e irraggiungibile, ma talmente facile
e naturale che parecchi di noi l’hanno trascurato “ ( E. Bach )
Se Einstein proclama “L’universo non è random”, Bach in
pratica afferma “la malattia non è mai
un caso”cioè “ la malattia non è un
errore né una punizione, ma solamente un correttivo, uno strumento di cui
l’anima si serve per richiamare la nostra attenzione sui nostri errori, per
metterci in guardia di fronte a errori
maggiori per portarci sulla via della verità e della luce”
L’atteggiamento e la visione del Dott. Bach di fronte alla malattia configura un’intima connessione
tra ciò che è emotivo, psicologico, spirituale e ciò che è strettamente
corporeo, è un approccio olistico.
Nella concezione comune
l’uomo è una realtà fisica con forma e struttura propria, che rappresenta solo
una parte dell’entità umana organizzata, in quanto, oltre al corpo fisico, vi
sono altri elementi di natura più sottile cui far riferimento.
La malattia viene spesso separata dall’uomo e trattata
come se fosse qualcosa di esterno che ci ha invasi e non come un messaggio. E l’uomo sembra essere totalmente incapace di
gestire la propria salute. Abbiamo la remissione del sintomo ma non
l’eliminazione della causa .
La naturopatia considera
l’uomo nella sua globalità in quanto non esiste la malattia, ma l’uomo che si è ammalato riportando equilibrio e quindi salute e guarigione laddove
l’equilibrio stesso è compromesso.
La salute degli esseri
umani è determinata in prevalenza, non dall'atto medico, ma bensì, dal loro
comportamento, dalle loro abitudini alimentari e dalla natura del loro
ambiente.
tuffi mozzafiato
Le auto mitiche
La mitica Lamborghini Miura, capostipite delle auto stradali a motore centrale e trazione posteriore, prodotta dal 1966 al 1973 e ritenuta da molti la più bella sportiva di tutti i tempi.
La Jaguar E-type è un'altra vettura entrata nella leggenda. Prodotta dal 1961 al 1973 si mise subito in evidenza per la particolarità della linea. In Italia, per molti, è diventata famosa come "l'auto di Diabolik".
La Mercedes 300 SL della foto costituisce senza dubbio uno degli esempi più fulgidi di eleganza e sportività. Indimenticabile l'apertura delle portiere ad "ali di gabbiano".
Prodotta dal 1957 al 1962, la sua eredità è giunta fino ad oggi con la serie SL, ancora sinonimo di eleganza ed esclusività Mitica. La Porsche 911 è una delle vetture più longeve della storia. Dal 1963 ad oggi ha subito un continuo processo di evoluzione, ma ha mantenuto fermi i sui capisaldi: motore boxer montato posteriormente a sbalzo e trazione posteriore.
La Ferrari 250 GTO è stata una delle coupé più belle mai prodotte dalla Casa di Maranello. Nata nel 1962 e prodotta in soli 39 esemplari ha raggiunto quotazioni "stellari": nel 2008 ne è stato battuto all'asta un esemplare ad un prezzo di 20 milioni di Euro.
La Lancia Stratos è stata una delle sportive più vincenti della storia del Rally. Prodotta dal 1973 al 1976, si è aggiudicata infatti l'Iride nel 1974, 1975 e 1976. Meno di 500 gli esemplari venduti nella versione "stradale".
L'Alfa 33 Stradale è una fuoriserie prodotta dal 1967 al 1969 in appena 18 esemplari. Impressionanti, oltre alla linea stupenda, i numeri di questa sportiva. Il motore V8 di soli 1.995 cc era infatti in grado di erogare la bellezza di 230 CV, un valore che ancora oggi ha dell'incredibile.
La Z1 della BMW è stata la prima vettura della Serie Z, acronimo che sta per Zukunft (futuro in tedesco). Prodotta dal 1988 al 1991 in 8.000 esemplari, la Z1 si caratterizzava per un design assolutamente unico. Del tutto inediti gli sportelli laterali retrattili.
Celebre come la vettura di James Bond nel film Goldfinger, l'Aston Martin DB5 costituisce un classico esempio del British Style. Prodotta dal 1963 al 1965 anche in versione "Volante". L'elegantissimo design è opera della Carrozzeria italiana Touring, autrice di tutte le serie DB fino alla DB6.
La Maserati GranTurismo rinverdisce la tradizione più autentica delle Gt "made in Italy". Il design "da capogiro", le prestazioni del V8 disponibile anche nella cattivissima versione S da 4,7 litri e l'esclusività dell'abitacolo in grado di ospitare comodamente 4 persone, sono le armi vincenti di questa stupenda vettura.
Versione potenziata della Ghibli presentata nel 1967, la SS montava un propulsore da 4,9 litri ed erogava una potenza di 335 CV. L'eleganza delle linee, la raffinatezza degli interni e le prestazioni eccezionali (280 km/h di velocità massima), hanno reso questa vettura una delle più apprezzate Gt dell'epoca.
Miriam Makeba
La grande cantante sudafricana Miriam Makeba era nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg.
La sua popolarità internazionale si deve soprattutto al grande successo della canzone “Pata pata”, pubblicata nel 1957 ma che arrivò al dodicesimo posto delle classifiche americane dieci anni dopo, quando il disco fu pubblicato negli Stati Uniti
Per il suo attivismo politico contro il regime di apartheid in Sudafrica , la separazione e discriminazione razzista nei confronti dei neri da parte della minoranza bianca , le fu impedito nel 1969 di rientrare nel paese, e ci tornò solo nel 1990.
In quei vent’anni fu popolare e attiva in tutto il mondo, sia per la sua musica che per il suo impegno politico.
La sua fama internazionale era iniziata nel 1959, quando la sua presenza in un documentario sull’apartheid – in Sudafrica era già nota come cantante di musica a metà tra il jazz e la tradizione – le guadagnò molta attenzione e l’invito alla Mostra del Cinema di Venezia.
Quando non poté tornare in Sudafrica andò a Londra e negli Stati Uniti, dove fu molto promossa dal cantante Harry Belafonte e iniziò la sua vera carriera internazionale, con concerti e dischi.
Con Belafonte cantò tra l’altro alla festa di compleanno di John Kennedy del 1962.
Per 15 anni visse poi in Guinea, di cui fu delegata all’assemblea delle Nazioni Unite.
Morì in Italia il 9 novembre 2008: si sentì male sul palco di Castel Volturno per una crisi cardiaca alla fine di un concerto contro la camorra e il razzismo e in ricordo di sei immigrati africani uccisi due mesi prima dalla camorra.
Morì poco dopo in ospedale.
Nelson Mandela, Nobel per la Pace per la sua lotta contro l’apartheid, disse allora:
«Giusto così, giusto che gli ultimi momenti di vita di Miriam siano passati sul palcoscenico. Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio che provò per 31 lunghi anni, e allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza».
La Transiberiana
Nel 1891 a Vladivostok, alla presenza del futuro zar Nicola II che trasportò simbolicamente la prima carriola di terra si da inizio ai lavori della linea ferroviaria Transiberiana.
La posa di tutte le rotaie terminò il 29 ottobre 1905.
La velocità media dei lavori era di 740 km l'anno, 90.000 uomini dei quali molti condannati ai lavori forzati lavorarono a quest'opera e molti morirono per le terribili condizioni di lavoro.
Sempre sorvegliati dai soldati, centinaia di migliaia di carcerati,contadini, salariati cinesi ed europei (tra cui, trentini e friulani) disboscarono, livellarono, costruirono ponti, posarono traversine e rotaie nella steppa e nella taiga.
Alla fatica e alla scarsa alimentazione si aggiunsero malattie, temperature sotto lo zero, inondazioni, materiali scadenti, banditismo e, come non bastasse, il conflitto russo-giapponese (1904-05) e la Prima guerra mondiale.
La ferrovia venne messa definitivamente in funzione il 18 ottobre 1916, con i collegamenti dei capolinea.
Una parte del percorso in estate avveniva con un traghetto che attraversava il lago Bajkal, d'inverno grazie al congelamento del lago i treni scorrevano su rotaie .
La ferrovia più lunga del mondo,9.288 chilometri, parte da Mosca e termina a Vladivostok.
Collega la Russia europea alle regioni centrali e orientali della Siberia.
La transiberiana era un opera inimmaginabile per i tempi si snodava per territori impervi e spopolati,toccava paesini con poche migliaia di abitanti, l’Estremo Oriente russo era una terra di frontiera rude e inospitale.
I record della transiberiana
- Percorrendo la linea si attraversano ben 7 fusi orari (quando a Mosca sono le 12 a Vladivostok sono le 19)
- La linea collega 88 città, cinque delle quali con oltre un milione di abitanti: Mosca, Perm, Ekaterinburg, Omsk e Novosibirsk.
- I fiumi che attraversa sono numerosissimi con relativi ponti il più lungo 2.612 Km. sull’Amur.
- La galleria più lunga è di oltre 7 chilometri.
- Il punto più alto è il passo di Yablonovy 1.040 metri sul livello del mare.
- Tra Mogocha e Skovorodino la terra è sempre gelata e si raggiungono anche i – 60°