lunedì 17 giugno 2013

Loughareema, il lago che scompare


Loughareema, altrimenti noto come "The Vanishing Lake" (il lago che scompare), è un lago situato nella località di Ballycastle, nell'Irlanda del Nord, a breve distanza dalla costa. 
Loughareema rappresenta uno dei numerosi laghi irlandesi attorno ai quali sono nati nel corso del tempo miti e leggende, ma per la sua temporanea scomparsa, che avviene di tanto in tanto, esiste una spiegazione precisa. Capita di poter costeggiare l'intero lungolago nel corso dell'anno senza che una minima traccia d'acqua sia presente nel suo bacino. Per poter assistere al breve lasso di tempo in cui la scomparsa del lago avviene, sarebbe necessario trovarsi nel luogo giusto al momento giusto. 
La sua scomparsa avviene in maniera tanto rapida e completa che coloro che si ritrovano a camminare nelle vicinanze del suo bacino non sarebbero in grado di immaginare che all'interno di esso possa prendere forma un lago in altri momenti dell'anno. 
La spiegazione relativa alla sparizione del lago consiste nel semplice fatto che esso si trova collocato al di sopra di un letto all'interno del quale vi è un una cavità che conduce ad un canale naturale che, quando esso non viene ostruito dalla torba, rende possibile il completo assorbimento delle acque, che vengono condotte sottoterra. Ciò avviene in maniera così veloce da non destare il sospetto che in quel luogo si potesse trovare fino a poco prima uno specchio d'acqua.
 Il lago si riforma quando il canale si ostruisce nuovamente e a causa delle forti piogge che caratterizzano la zona. Nonostante il singolare fenomeno, gli ingegneri irlandesi non hanno desistito dal realizzare una moderna strada asfaltata proprio nelle immediate vicinanze del lago.
 Le leggende relative a Loughareema raccontano di come nell'Ottocento una carrozza trainata da cavalli affondò con tutti i suoi passeggeri per via di un errore di valutazione relativo alla profondità del lago. 
La tradizione popolare vuole che, nelle notti in cui le acque del lago raggiungono il proprio livello massimo, i fantasmi delle persone affogate infestino le sue coste. Il lago irlandese potrebbe dunque essere inserito in un itinerario di viaggio avventuroso, con esito a sorpresa, non potendo sapere prima della partenza se esso sarà presente quando lo raggiungerete, per poter essere ammirato.

Marta Albè

non ci lamentiamo più delle dimensioni del nostro appartamento.

Le case formicaio di Hong Kong pochissimi metri di spazio: gli appartamenti claustrofobici - e tutti uguali - della metropoli cinese immortalati dal fotografo tedesco Michael Wolf.


Molti di questi appartamenti hanno bagni fatiscenti e in comune, e sono privi di cucina: i loro abitanti devono quindi rassegnarsi a dilapidare il proprio stipendio in cibo da asporto da consumare direttamente seduti sul letto.


Un buco caro come il fuoco
Secondo le stime della Society of Community Organization, un'organizzazione di Hong Kong per la tutela dei diritti umani, oltre 100 mila cittadini vivono in alloggi insufficienti alle loro esigenze, anche a causa dell'impennata del prezzo degli immobili dovuta alla crisi finanziaria.
Dal 2009 ad oggi il costo delle case è praticamente raddoppiato, e in molti hanno dovuto rinunciare a un po' di spazio per potersi permettere un tetto.


La densità abitativa della metropoli cinesi, un paradiso fiscale da sempre vessato da problemi di sovrappopolazione, è pari a circa 30 volte quella italiana.
Nella foto, un'altra casa-formicaio, composta da microcelle identiche e ripetute all'infinito.
Con una densità abitativa da record Hong Kong si sviluppa prevalentemente in verticale, con appartamenti che spaziano dalle gigantesche ville dei miliardari alle - più diffuse - case delle dimensioni di un armadio, quasi sempre prive di finestre e delle dimensioni claustrofobiche di 1,5 metri quadrati. In molte di queste "gabbie" non è possibile nemmeno alzarsi completamente in piedi.

Come è nato l’applauso?

 


Le più antiche testimonianze sull’applauso risalgono al periodo del teatro classico greco.
L’idea originaria è quella di esprimere approvazione con rumori, perciò il pubblico gridava, batteva le mani e pestava i piedi. L’uso passò poi ai Romani, il cui entusiasmo era spesso così scomposto da arrivare alla violenza:
Augusto fu costretto a regolare gli applausi, imponendo un disciplinatore che dava il segnale di inizio.
Col passare dei secoli l’uso dell’applauso si è modificato e, per fortuna, non arriviamo alle gazzarre di una volta.

La grotta di Orda Cave negli Urali - Russia




L'Orda Cave si trova a 100 chilometri a Sud-est della città di Perm, negli Urali, nella periferia Sud-occidentale del Paese di Orda


L'esplorazione della grotta ebbe inizio nel 1992 per opera di un gruppo di entusiasti speleologi


L'Orda Cave ha acquisito lo status ufficiale di grotta sommersa più lunga di tutta la Russia nel 1997, grazie all'impegno della prima spedizione subacquea composta esclusivamente da subacquei russi. Prima di allora, erano stati esplorati soltanto 1.250 metri della parte sommersa. Ora la lunghezza esplorata è triplicata ed è di quasi quattro chilometri


In che cosa l'Orda differisce da altre grotte sommerse?
Si tratta di una grotta di gesso, la temperatura dell'acqua è bassa (+ 4 C), vi è una quantità enorme di gallerie sotterranee e l'acqua è cristallina, non torbida


La grotta non è stata ancora esplorata completamente e ci si può sempre trovare in un posto nel quale nessuno si è mai avventurato prima


I sommozzatori chiamano l'Orda Cave "la sposa bianca" per il colore biancastro della roccia gessosa che si formò circa 200 milioni di anni fa


Foto: Viktor Lyagushkin; Modella: Bogdana Vashenko; Fonte: ordacave.Russia

L'infinito in un piccolo mondo


Cercavo una piccola cosa in un mondo infinito e invece ho trovato te, una cosa infinita in un piccolo mondo. 


(Jim Morrison)

La birra nella storia

La birra è una delle più diffuse e più antiche bevande alcoliche del mondo.
Viene prodotta con il malto d'orzo è l'orzo germinato ed essiccato. Vengono tuttavia ampiamente impiegati anche il frumento, il mais e il riso, solitamente in combinazione col malto d'orzo.
Altre piante meno utilizzate sono invece l'avena, la radice di manioca, il miglio e il sorgo in Africa, la patata in Brasile e l'agave in Messico.


Per produrre la birra, il malto viene immerso in acqua calda, dove – grazie all'azione di alcuni enzimi presenti nel malto stesso e dovuti alla germinazione – gli amidi presenti vengono convertiti in zuccheri fermentescibili.
Questo mosto zuccheroso può essere aromatizzato con erbe aromatiche, frutta o più comunemente con il luppolo.
Quindi, viene impiegato un lievito che dà inizio alla fermentazione e porta alla formazione di alcool, unitamente ad anidride carbonica (che viene per la maggior parte espulsa) ed altri prodotti di scarto derivanti dalla respirazione anaerobica dei lieviti.



La produzione della birra è probabilmente databile al settimo millennio a.C., registrata nella storia scritta dell'antico Egitto e della Mesopotamia.
La prima testimonianza chimica nota è datata intorno al 3500-3100 a.C. Poiché quasi qualsiasi sostanza contenente carboidrati, come ad esempio zucchero e amido, può andare naturalmente incontro a fermentazione, è probabile che bevande simili alla birra siano state inventate l'una indipendentemente dall'altra da diverse culture in ogni parte del mondo.
È stato sostenuto che l'invenzione del pane e della birra sia stata responsabile della capacità dell'uomo di sviluppare tecnologie e di diventare sedentario, formando delle civiltà stabili.
È verosimile che l'invenzione della birra sia infatti coeva a quella del pane; poiché le materie prime erano le stesse per entrambi i prodotti, era solo "questione di proporzioni": se si metteva più farina che acqua e si lasciava fermentare si otteneva il pane; se invece si invertivano le quantità mettendo più acqua che farina, dopo la fermentazione si otteneva la birra.
Un birrificio del XVI secolo Si hanno testimonianze di produzione della birra addirittura presso i Sumeri. Proprio in Mesopotamia inoltre pare che sia nata la professione del birraio, e testimonianze riportano che parte della retribuzione dei lavoratori veniva corrisposta in birra.
Due erano le principali tipologie prodotte nelle case della birra: una birra d'orzo chiamata sikaru (pane liquido) e un'altra di farro detta kurunnu. La più antica legge che regolamenta la produzione e la vendita di birra è, senza alcun dubbio, il Codice di Hammurabi (1728-1686 a.C.) che condannava a morte chi non rispettava i criteri di fabbricazione indicati (ad es. annacquava la birra) e chi apriva un locale di vendita senza autorizzazione.
Nella cultura mesopotamica la birra aveva anche un significato religioso: veniva bevuta durante i funerali per celebrare il defunto ed offerta alle divinità per propiziarsele. La birra aveva analoga importanza in Antico Egitto, dove la popolazione la beveva fin dall'infanzia, considerandola anche un alimento ed una medicina. Addirittura una birra a bassa gradazione o diluita con acqua e miele, veniva somministrata ai neonati quando le madri non avevano latte. Anche per gli Egizi la birra aveva un carattere mistico, ma tuttavia c'era una grossa differenza rispetto ai Babilonesi: la birra non era più un prodotto artigianale, ma era divenuta una vera e propria industria con i faraoni che possedevano addirittura delle fabbriche. Si parla di birra anche nella Bibbia e negli altri libri sacri del popolo ebraico come il Talmud; nel Deuteronomio si racconta che durante la festa degli Azzimi si mangiava per sette giorni il pane senza lievito e si beveva birra.
Lo stesso avviene durante la festività del Purim. La Grecia, sicuramente più orientata sul vino, non produceva birra, ma ne consumava parecchia, soprattutto per le feste in onore di Demetra e durante i giochi olimpici durante i quali era vietato il consumo del vino.
La bevanda arrivava in Grecia tramite i commercianti fenici. Anche gli Etruschi e i Romani preferivano di gran lunga il vino, tuttavia ci furono personaggi famosi che divennero sostenitori della birra, come ad esempio Agricola, governatore della Britannia, che una volta tornato a Roma nell'83 d.C. portò con sé tre mastri birrai da Glevum (l'odierna Gloucester) e fece aprire il primo "pub" nella penisola italiana.
I veri artefici della diffusione della birra in Europa furono comunque le tribù Germaniche e Celtiche.
Questi ultimi in particolare si stanziarono in Gallia e in Britannia, ma soprattutto in Irlanda, dove addirittura esiste una leggenda secondo la quale gli irlandesi discendano da un popolo di semidei chiamati Fomoriani che avevano la potenza e l'immortalità grazie al segreto della fabbricazione della birra, che fu loro sottratto dall'eroe di Mag Meld.


La Caledonian Brewery, fondata nel 1869, ad Edimburgo, tipico esempio delle prime produzioni industriali di birra Molti non riconoscerebbero come "birra", ciò che bevevano i primi abitanti dell'Europa, in quanto le prime birre contenevano ancora al loro interno i prodotti dai quali proveniva l'amido (frutta, miele, piante, spezie).
Il luppolo come ingrediente della birra fu menzionato per la prima volta solo nel 822 da un abate carolingio e di nuovo nel 1067 dalla badessa Ildegarda di Bingen. Fu proprio merito dei monasteri durante il Medioevo il salto di qualità nella produzione della bevanda. Persino le suore avevano tra i loro compiti quello di produrre la birra, che in parte era destinata ai malati e ai pellegrini. Anche in Gran Bretagna la birra prodotta dalle massaie veniva messa a disposizione delle feste parrocchiali, ed utilizzata per scopi umanitari. In Inghilterra in particolare, la birra divenne bevanda nazionale in quanto l'acqua usata per la sua produzione veniva bollita e quindi sterilizzata.
La birra prodotta prima della rivoluzione industriale era principalmente fatta e venduta su scala domestica, nonostante già dal settimo secolo d.C. venisse prodotta e messa in vendita da monasteri europei.
Durante la rivoluzione industriale, la produzione di birra passò da una dimensione artigianale ad una prettamente industriale, e la manifattura domestica cessò di essere significativa a livello commerciale dalla fine del XIX secolo.
Lo sviluppo di densimetri e termometri cambiò la fabbricazione della birra, permettendo al birraio più controlli sul processo e maggiori nozioni sul risultato finale. Inoltre, sempre nello stesso periodo furono eseguiti studi specifici sul lievito, che permisero di produrre la birra a bassa fermentazione, di gran lunga la più diffusa nel mondo.

Un'origine etrusca per il vino francese



La scoperta nell'antica città gallica di Lattica della base di una pressa per l'uva risalente al 425 a.C., la più antica testimonianza di un processo di vinificazione mai rinvenuta in Francia, e di alcune anfore contenenti residui di vino provenienti dall'Etruria chiarisce alcuni passaggi fondamentali della "conversione" dei Galli dall'antica birra al vino 
 I primi vitigni francesi furono importati fra il 500 e il 400 a.C. dall'Italia dopo che i Galli erano stati convertiti alla cultura del vino dagli Etruschi.
 Sospettata da tempo, questa filiazione della cultura vitivinicola francese da quella italiana è stata ora dimostrata da un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, dell'Università di Chicago e dell'Università Paul Valéry-Montpellier a Lattes, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. 

 Patrick E. McGovern ha incrociato i dati provenienti da scavi archeologici con analisi biomolecolari su tracce di residuati organici ancora presenti sui quegli antichi reperti. In particolare i ricercatori hanno preso in esame una serie di anfore di fattura etrusca rinvenute nei quartieri mercantili dell'insediamento fortificato dell'antica Lattara – l'odierna città di Lattes, nelle vicinanze di Monpellier – tre delle quali, ancora intatte e sigillate, al cui interno si trovavano residui precipitati del contenuto di un tempo. 
Le caratteristiche delle anfore indicano che erano state prodotte nella città di Cisra, la moderna Cerveteri. 
 Campioni dei residui sono stati quindi sottoposti a varie analisi - dalla spettrometria all'infrarosso a quella di massa, con le apparecchiature e secondo le metodiche più aggiornate – che hanno permesso anzitutto di identificare la presenza di acido tartarico e di tartrati (i composti biomarcatori dell'uva eurasiatica e del vino di origine Mediterranea o mediorirentale) e di derivati di resina di pino, oltre che di rosmarino, basilico e timo. 
 Successivamente i ricercatori hanno esaminato un reperto in pietra calcarea datato intorno al 425 a.C. la cui funzione era finora rimasta incerta, che, grazie alle tracce di residui trovati, si è rivelato una piattaforma per la pressa dell'uva: si tratta del più antico reperto relativo a processi di vinificazione mai ritrovato su suolo francese. 

Presente nella Mezzaluna fertile fin dal 6000 a.C., la coltura del vino arrivò prima in Egitto, intorno al 3000 a.C. per poi approdare a Creta attorno al 2200 a.C. Da qui, si diffuse in Grecia e nelle sue colonie e quindi nell'Italia etrusca e latina. Il contatto fra le popolazioni celtiche del nord Italia e gli Etruschi portò - fra il 625 e il 400 a.C. - alla diffusione del vino fra i Galli della penisola prima e d'oltralpe poi, soppiantando la birra di grano/orzo, miele e frutti di bosco precedentemente in uso. 

 La popolarità della nuova bevanda, inizialmente destinata alle classi più elevate, portò presto a una domanda così elevata da non poter essere soddisfatta con le importazioni del prodotto finito e da richiedere quindi una produzione locale, basata su varietà domestiche importate dall'Italia e sotto la supervisione di esperti vinificatori etruschi. 

Fonte: lescienze.it

Se davvero sono stati dei bambini è ancora più tragico perchè significa che la speranza nella generazione futura E' MORTA

Il cane “giraffa” di Bagheria:
il collo intrappolato in un tubo flessibile
L’indignazione monta sui social network. Gli animalisti hanno segnalato il caso a municipale e forze dell’ordine


Accade a Bagheria, nel Palermitano.
PALERMO - Un cane con il collo intrappolato in un tubo flessibile. Un'immagine dura, che fa immaginare tanta sofferenza, e che richiama alla mente i collari indossati da alcune donne di tribù africane.
L'ALLARME - Il randagio è stato immortalato alcuni giorni fa in una foto scattata da una ragazza, che ha chiamato sia la polizia municipale che le forze dell’ordine per denunciare la tortura subita dal povero animale.
Ma senza esiti positivi. «Il cane non si fa avvicinare è troppo impaurito.
Nel branco c’è anche una cagna incinta, quindi l’operazione è ancora più difficile. Molti hanno denunciato il fatto alla Polizia, ma nessuno ha fatto nulla», dice l’animalista.
Anche l'agenzia di stampa specializzata in animali e ambiente Gea press si è occupata della vicenda, segnalando, stamane, un nuovo avvistamento del cane, le cui tracce si erano perdute da alcuni giorni, nei pressi della strada statale. «Riuscire a prenderlo sarà molto difficile», ha riferito all'agenzia la responsabile palermitana della Lida Alessandra Musso, «si tratta di strade larghe che si ramificano improvvisamente in viottoli di campagna. 
Luoghi aperti e con mille nascondigli. Anche nell’ipotesi di cerbottana con dardo soporifero, bisogna stare molto attenti. Un animale colpito, non si addormenta subito ed in quel contesto rischiamo di perderlo per sempre».
INDIGNAZIONE - Intanto la foto viene postata su Facebook. Parte il passaparola e l’indignazione. Nel frattempo tanti volontari stanno cercando il randagio per provare a togliergli dal collo il tubo flessibile. «Nel paese corre voce che siano stati dei bambini a infilarglielo.
Da quasi venti giorni stiamo cercando di avvicinare il cane per tutte le cure necessarie di cui ha bisogno
 Adesso il cagnolino è diffidente e non si lascia avvicinare da nessuno, abbiamo provato in diversi orari, specialmente la sera, quando non c'è molto movimento. Non ci sono giustificazioni ad un tale gesto, ma solo indignazione», aggiunge un volontario dell’Asva, un’ associazione animalista di Bagheria.

Maurizio Zoppi

Mayerling:una tragica storia d'amore.Rodolfo d'Asburgo e Mary Vetsera


Durante il corso degli anni, la tragedia annunciata di Mayerling è stata spunto di molti film e libri, che hanno evidenziato soprattutto la parte sentimentale della vicenda ma raramente quella parte misteriosa del possibile complotto e dei suoi risvolti lugubri. L'arciduca Rodolfo d'Asburgo, figlio di Francesco Giuseppe e dell'imperatrice Sissi è il protagonista, accompagnato dalla baronessa Mary Vetsera, sua amante e forse vittima inconsapevole. 

E’ passato ormai oltre un secolo dalla tragedia di Mayerling che vide per l’appunto il principe Rodolfo d’Asburgo e la baronessa Mary Vetsera, protagonisti di una delle storie d’amore più appassionanti e tragiche di tutti i tempi e ancora nessuno è riuscito a dare una risposta (e ormai nessuno la darà più) ad un mistero che ha coinvolto intere generazioni. La vicenda riguardò Rodolfo d’Asburgo, trentenne erede al trono d’Austria - Ungheria, uomo sposato, molto magro, alto, barba e baffi e taciturno, e la baronessa Mary Vetsera, diciottenne, classica bellezza meridionale, capelli lunghi fino alla vita, labbra sensuali e sguardo fiero, figlia di un nobile ungherese e madre greca. 
I loro corpi insanguinati furono trovati, in una fredda mattina d’inverno, nella camera da letto del principe chiusa a chiave, nel padiglione di caccia di proprietà degli Asburgo, un castello immerso nel verde del Bosco viennese.




























Che cosa accadde di così atroce quella notte nella residenza degli Asburgo è rimasto un interrogativo mai svelato; troppe prove vennero contraffatte, troppi dettagli trascurati e troppi testimoni risultarono inattendibili. Sicuramente qualcosa di terribile accadde nel casino di caccia dei Mayerling, un qualcosa che forse doveva essere tenuto nascosto assolutamente, tanto che Francesco Giuseppe, l’uomo più potente d’Europa, si lasciò sfuggire la frase che tutto era meglio della verità. Fu un delitto passionale? Un suicidio? Un attentato politico? 
Di certo fu che il 30 gennaio 1889, alle ore 7,30, nel padiglione di caccia della casa imperiale austriaca, un cameriere ritrovò i corpi senza vita dei due innamorati in un lago di sangue.

Al momento della tragedia nel castello erano presenti tre ospiti del principe: suo cognato Filippo di Sassonia-Coburgo, il conte Giuseppe Hoyos e il conte Giovanni Wilczeck, i loro domestici e il personale di servizio. 
I primi ad essere avvertiti della tragedia furono Filippo di Sassonia e il conte Hoyos, che in tutta fretta pensarono immediatamente di sbarazzarsi del corpo scomodo della Vetsera, notoriamente amante di Rodolfo; rivestita alla meglio, la povera Mary fu trasferita nella chiesetta di un paese vicino. La notizia venne comunicata subito a corte, ma anche se si cercò di tenere nascosto l’episodio, le redazioni dei giornali di tutta Europa vennero a conoscenza dell’accaduto. Da Vienna la versione ufficiale fu che la morte del principe ereditario era avvenuta in seguito ad un collasso cardiocircolatorio, ma ben presto ci si rese conto che nessuno credeva a quanto affermato dal consiglio di corte, tanto è vero che uno dei giornali più importanti , il “Wiener Zeitung”, ritenuto vicino all’imperatore, offrì una versione diversa e definì un suicidio, la morte del principe Rodolfo dovuta forse ad un momento di depressione; di Mary neanche una parola.
Solo molti giorni dopo, la corte diede la notizia ufficiale e che cioè al castello si era svolto un dramma d’amore, dove Mary Vetsera si era suicidata ed il principe non aveva retto allo sconforto. 

Bisogna anche sapere che Rodolfo d’Asburgo, sposato con Stefania del Belgio, pare avesse chiesto il divorzio al Papa, non concesso e da qui quindi la tragedia.
 Impossibile ricostruire l’accaduto dato che il risultato dell’autopsia sul principe non venne mai reso pubblico del tutto e quella di Mary non fu eseguita; la deposizione del cameriere che affermò di aver udito due colpi d’arma da fuoco, lasciò molti dubbi e nella camera in seguito fu trovato un solo bossolo di pistola. 

Torniamo quindi al momento della tragedia. Gli ospiti erano sistemati tutti nelle camere da letto poste al primo piano e Rodolfo disponeva di quella più grande, che comprendeva un salotto e uno spogliatoio; suo cognato dormiva in una stanza attigua allo spogliatoio; il conte Wilczeck nella penultima camera del corridoio sullo stesso lato. 
Il cameriere personale del principe alle 7,30, con in mano il vassoio della colazione, bussò ripetutamente alla sua porta senza ricevere risposta, tentò quindi di aprirla ma si accorse che era chiusa a chiave dall’interno; preoccupato corse ad avvertire il conte Hoyos che dopo aver bussato anche lui a lungo alla porta, ordinò di sfondarla. Davanti a loro si presentò una scena terrificante con i corpi senza vita di Rodolfo e Mary riversi sul letto matrimoniale in un lago di sangue. 
Le dichiarazioni del domestico apparvero subito piene di contraddizioni, perché affermò che Mary giaceva su un altro letto, quando nella stanza del principe c’era un solo letto matrimoniale, che la pistola era accanto al corpo di Rodolfo e che invece non fu mai trovata, che telegrafò subito la notizia al medico di corte, ma quella mattina il telegrafo non funzionava a Mayerling e il dottore arrivò soltanto dopo mezzogiorno. 
Se la versione dei fatti data dal cameriere lasciò non pochi dubbi, altrettanto falsa apparve quella data dal conte Hoyos che secondo quanto scrisse nelle sue memorie, una volta aperta la porta del principe, vide una figura umana irriconoscibile inzuppata di sangue e alla sua sinistra il corpo di una seconda persona con il volto nascosto sotto i cuscini. Secondo una ricostruzione fatta negli anni cinquanta, parve invece che il conte Hoyos ed il principe Filippo trovarono il corpo senza vita di Rodolfo all’aperto in un viottolo del castello con il fucile accanto e non nella camera da letto; il suo volto era orrendamente coperto di sangue . 
 Il principe Filippo di Sassonia ordinò che il cadavere di Rodolfo fosse portato immediatamente nella sua camera per evitare lo scandalo, ma questa era chiusa dall’interno; abbattuta la porta, lui e il domestico trovarono Mary Vetsera seminuda con il volto livido e con gli occhi sbarrati, morta ormai da varie ore. A terra c’erano una fiala ed una piccola pistola; Filippo fece sparire la fiala e controllò la rivoltella che era carica e non aveva sparato e ordinò di spostare il cadavere di Mary nello spogliatoio, quindi visto che il telegrafo non funzionava, decise di partire per Vienna e dare lui stesso per primo la cattiva notizia. 
Pare però che il conte Hoyos lo precedette, visto che era partito per Mayerling verso le 7,30 e se questa versione fosse autentica, è da ritenere del tutto falso il primo racconto fatto dal conte e dal cameriere, tanto è vero che quando Hoyos arrivò a Vienna, accennò solo alla morte di Rodolfo, ignorando che al castello i morti erano due e inducendo il primo ministro Taaffe a dare una versione dei fatti talmente improbabile da dover essere smentita solo alcune ore più tardi. 
L’arrivo di Filippo a Vienna ristabilì in parte la verità, anche se l’imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie Elisabetta continuarono a credere o a fingere che Rodolfo e la sua amante si fossero tolti la vita avvelenandosi.

 Alcuni giornali però iniziarono a sostenere l’ipotesi che l’arciduca fosse rimasto ucciso in un incidente di caccia; altri che si era ucciso in un momento di follia; altri ancora erano sicuri che egli avesse ucciso Mary e poi si fosse suicidato. A quel punto il primo ministro Taaffe si vide costretto a dare un’ennesima versione “ufficiale” della vicenda, appoggiandosi alle testimonianze del principe Filippo di Sassonia e del conte Hoyos e confermò che gli amanti si erano uccisi di comune accordo, lei sparandosi alla tempia con la sua piccola pistola e lui col suo fucile da caccia, accreditando così la versione secondo la quale a Mayerling si era consumato l’epilogo di una romantica tragedia d’amore

Chi fu a mutilare il Colosseo?


Per circa 5 secoli il Colosseo fu usato per spettacoli di gladiatori e animali. Poi nel VI secolo d. C. il Colosseo fu dismesso. I massi di cui era costituito iniziarono a essere prelevati e riutilizzati per altri edifici. In particolare, dal IX secolo in poi, le macerie e alcune strutture ancora in piedi furono usate per costruire i nuovi palazzi della Roma papale, fra cui Palazzo Barberini. Nel XIII secolo al suo interno fu persino edificato un palazzo della famiglia romana dei Frangipane e in seguito continuò a essere occupato da altre abitazioni civili.

Contribuirono alla decadenza anche alcuni terremoti. Quello dell’851 fece crollare due ordini di arcate sul lato sud e il Colosseo assunse da allora l’aspetto asimmetrico che conserva tutt’oggi. Altri danni furono prodotti dai terremoti del 442, 484, 1231, 1255, 1349 e 1703.

INAUDITOOOO!!!!




Da repubblica.it
Curano manifestanti, medici arrestati.
La polizia turca ha arrestato diversi medici accusati di avere curato dei manifestanti feriti.
La denuncia arriva da Amnesty International.
Medici con indosso il camice bianco sono stati arrestati secondo foto diffuse su twitter nell'Hotel Ramada di Istanbul, dove avevano allestito una infermeria da campo per curare i feriti dell'assalto a Gezi Park.
"È del tutto inaccettabile che i medici siano minacciati di procedimenti per aver fornito cure mediche a persone bisognose.
I medici devono essere rilasciati immediatamente e ogni minaccia di perseguirli deve essere annullata", ha dichiarato Andrew Gardner, ricercatore per l'organizzazione a Istanbul.
La polizia ha anche arrestato leader di club di tifosi di società di calcio, accusati di avere appoggiato i manifestanti. La notizia degli arresti è stata confermata dal governatore di Istanbul, Huseyin Avni Mutlu, durante una conferenza stampa, secondo quanto riporta Hurriyet sul suo sito web.
In tutto sarebbero state arrestate ventidue persone.
Quattro, invece, le persone ricoverate in ospedale

Tratto dal giuramento d'Ippocrate che ogni medico deve fare per iniziare la sua missione

.Di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;