lunedì 17 giugno 2013

Un'origine etrusca per il vino francese



La scoperta nell'antica città gallica di Lattica della base di una pressa per l'uva risalente al 425 a.C., la più antica testimonianza di un processo di vinificazione mai rinvenuta in Francia, e di alcune anfore contenenti residui di vino provenienti dall'Etruria chiarisce alcuni passaggi fondamentali della "conversione" dei Galli dall'antica birra al vino 
 I primi vitigni francesi furono importati fra il 500 e il 400 a.C. dall'Italia dopo che i Galli erano stati convertiti alla cultura del vino dagli Etruschi.
 Sospettata da tempo, questa filiazione della cultura vitivinicola francese da quella italiana è stata ora dimostrata da un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, dell'Università di Chicago e dell'Università Paul Valéry-Montpellier a Lattes, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. 

 Patrick E. McGovern ha incrociato i dati provenienti da scavi archeologici con analisi biomolecolari su tracce di residuati organici ancora presenti sui quegli antichi reperti. In particolare i ricercatori hanno preso in esame una serie di anfore di fattura etrusca rinvenute nei quartieri mercantili dell'insediamento fortificato dell'antica Lattara – l'odierna città di Lattes, nelle vicinanze di Monpellier – tre delle quali, ancora intatte e sigillate, al cui interno si trovavano residui precipitati del contenuto di un tempo. 
Le caratteristiche delle anfore indicano che erano state prodotte nella città di Cisra, la moderna Cerveteri. 
 Campioni dei residui sono stati quindi sottoposti a varie analisi - dalla spettrometria all'infrarosso a quella di massa, con le apparecchiature e secondo le metodiche più aggiornate – che hanno permesso anzitutto di identificare la presenza di acido tartarico e di tartrati (i composti biomarcatori dell'uva eurasiatica e del vino di origine Mediterranea o mediorirentale) e di derivati di resina di pino, oltre che di rosmarino, basilico e timo. 
 Successivamente i ricercatori hanno esaminato un reperto in pietra calcarea datato intorno al 425 a.C. la cui funzione era finora rimasta incerta, che, grazie alle tracce di residui trovati, si è rivelato una piattaforma per la pressa dell'uva: si tratta del più antico reperto relativo a processi di vinificazione mai ritrovato su suolo francese. 

Presente nella Mezzaluna fertile fin dal 6000 a.C., la coltura del vino arrivò prima in Egitto, intorno al 3000 a.C. per poi approdare a Creta attorno al 2200 a.C. Da qui, si diffuse in Grecia e nelle sue colonie e quindi nell'Italia etrusca e latina. Il contatto fra le popolazioni celtiche del nord Italia e gli Etruschi portò - fra il 625 e il 400 a.C. - alla diffusione del vino fra i Galli della penisola prima e d'oltralpe poi, soppiantando la birra di grano/orzo, miele e frutti di bosco precedentemente in uso. 

 La popolarità della nuova bevanda, inizialmente destinata alle classi più elevate, portò presto a una domanda così elevata da non poter essere soddisfatta con le importazioni del prodotto finito e da richiedere quindi una produzione locale, basata su varietà domestiche importate dall'Italia e sotto la supervisione di esperti vinificatori etruschi. 

Fonte: lescienze.it

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