lunedì 11 marzo 2013
Fontainebleau
Il magnifico castello di Fontainebleau, situato al centro di una foresta, è uno degli esempi più importanti di castello prerinascimentale in terra di Francia.
Il nome dell’originaria porta d’accesso rappresenta un sottile gioco di parole: “Porte d’Orée”, la “porta al limitare della foresta” suona assai simile a “Porte Dorée” ovvero “la porta d’oro”.
La foresta di Fontainebleau, una delle più vaste e selvagge dell’Ile de France, si trova a circa 60 chilometri a sud di Parigi. La sua vicinanza alla capitale francese e la sua ricchezza, per quanto riguarda la selvaggina, ne hanno fatto la riserva di caccia d’elezione per i re di Francia. Tuttavia, percorrere una simile distanza a cavallo o in carrozza, un tempo, era un’attività abbastanza faticosa da motivare la costruzione di un casino di caccia nella foresta.
La costruzione originaria risale a Luigi il Pio, che nel 1259 fece erigere un mastio e un monastero accanto a un maniero precedente, nei presi di una sorgente chiamata Fontane – Belle – Eau, da cui il nome che il re impose al nuovo edificio.
Nel corso del tempo il luogo assunse i caratteri tipici del castello, quanto a fortificazioni e strutture difesive poste intorno a una corte. Il castello caduto in rovina divenne il candidato alla ristrutturazione in stile medievale, che Francesco I aveva in mente per farne la propria residenza ufficiale.
Egli incaricò un mastro costruttore parigino, Gilles le Breton, di sovrintendere ai lavori. Nella prima fase, le Breton costruì una serie di padiglioni sulle fondamenta dell’edificio preesistente: uno ciascuno per il re, i suoi figli e la regina, l’edificio d’ingresso, con la Porte d’Ocrée, e le scalinate.
Egli edificò anche due cappelle sovrapposte, e una sala da ballo lunga 30 metri e larga 10, originariamente progettata come locale di passaggio per la cappella di San Saturnino. Il soffitto a cassettoni, i deliziosi dipinti della scuola di Fontainebleau e l’ampio caminetto ne fecero il luogo ideale per ospitare banchetti e danze. Nei presi del caminetto trovano posto due satiri in bronzo: divinità della fertilità, amanti del vino e notoriamente lascive.
La parte più importante di Fontainebleau, da un punto di vista artistico, realizzata durante la fase dei lavori che va dal 1534 al 1537, è la Galleria Francesco I. si tratta dell’esempio più risalente di lungo, stretto tipo di stanza, che sarebbe divenuto molto popolare nelle dimore campestri di Francia e Inghilterra. Nondimeno, la sua funzione e il suo progetto originario rimangono a tutt’oggi oscuri. In effetti la nascita delle gallerie si deve all’abitudine di ospitare qui i mercanti intenti a vendere le proprie merci, ma è pressoché impossibile pensare che una simile meraviglia rinascimentale abbia potuto servire a questo scopo.
Gli italiani Rosso Fiorentino, Niccolò dell’Abbate e Francesco Primaticcio decorarono la parte superiore della galleria con dipinti, stucchi e sculture. Mentre i dipinti sui muri esaltano la figura del monarca in modo allegorico, i panelli lignei della parte inferiore furono scolpiti riproducendo le armi del re e il suo monogramma.
Questo insieme manieristico, un autentico ritratto della stravagante, lussuosa vita di corte, ebbe una duratura influenza sullo stile delle decorazioni degli altri chateaux francesi e costituì il primo nucleo della scuola di Fontainebleau.
Dopo la morte di Francesco I, la sua opera di in gradimento e abbellimento fu continuata da suo figlio Enrico II, così come, successivamente, da Enrico IV e da Luigi XV, cui molto deve l’aspetto attuale di Fontainebleau.
L’arrivo all’irregolare complesso del castello, raggruppato intorno a cinque corti, conduce alla celebre doppia scalinata a ferro di cavallo che venne realizzata per Luigi XIII, nel 1643, da Jean Androuet du Cerceau.
Napoleone Bonaparte amava soggiornare a Fontainebleau: vi si recava per riprendere le forze stremate dalle campagne militari e dagli impegni ufficiali. Addirittura abdicò qui. Fu infatti nel Salon Rouge di Fontainebleau che firmò abdicazione, a seguito delle sconfitte patite, nel 1814.
Probabilmente dopo quell’atto percorse i gradini della famosa scalinata, raggiungendo la Corte del cavallo bianco (Cours du Cheval-Blanc) dove si accomiatò dalla sua guardia prima di partire per l’esilio sull’Elba.
Da allora questa corte è detta Cours des Adieux, un nome all’apparenza insolito per un luogo ove di solito gli ospiti sono accolti al loro arrivo, piuttosto che salutati alla partenza.
Il fuoco greco
Il fuoco greco (greco ὑγρόν πῦρ - hygrón pyr) era una miscela incendiaria usata dai bizantini per dar fuoco al naviglio avversario o a tutto quello che poteva essere aggredito dal fuoco.
L'espressione "fuoco greco" era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini, in realtà «romei», cioè romani dell'impero romano d'Oriente, lo chiamavano fuoco romano, fuoco artificiale o fuoco liquido.
La formula della miscela che componeva il "fuoco greco" era nota soltanto all'imperatore e a pochi artigiani specializzati ed era custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque avesse divulgato ai nemici questo segreto.Anche gli studiosi moderni hanno molte difficoltà a determinarne con precisione le componenti.
La sua invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis (oggi Baalbek in Libano), di nome Callinico - I Bizantini sfruttarono quest'arma che impiegarono con estremo successo nella loro resistenza contro gli invasori.
Il fuoco greco bruciava sull'acqua, su questo non ci sono dubbi.
Ne segue che esso dovesse essere composto da greggio a cui si può pensare fosse aggiunto del salnitro più dello zolfo e della pirite, come indicato nella formula trasmesse da Giulio Africano già a partire dal 300 d.C, ma probabilmente anche della calce viva
Rimane però ancora piuttosto oscuro il metodo di lancio di quest'arma davvero efficace nei combattimenti navali e negli assedi.
Secondo l'imperatore Leone VI nei suoi Tactica, il fuoco greco veniva lanciato contro il nemico attraverso dei tubi di rame.
Il lancio vero e proprio era preceduto da uno scoppio che serviva a incendiare ed espellere il fuoco.
Saremmo quindi di fronte a veri lanciafiamme dotati di una miscela d'innesco e d'espulsione probabilmente composta da gas e da una seconda miscela di combustione a base di petrolio greggio.
Non bisogna dimenticare che le terribili conseguenze provocate dal fuoco greco costituivano solo una delle cause del terrore che gli assaliti provavano alla vista del suo utilizzo.
Molto spesso i tubi di lancio venivano mimetizzati in statue di vario materiale aventi le fattezze di mostri mitologici come chimere, draghi e altro che colpivano subito l'immaginazione dei soldati semplici (e non solo) in particolare se non avevano mai avuto contatti precedenti con l'arma segreta di Bisanzio.
Una magia segreta che bruciava sull'acqua e lanciata da esseri fantastici; vi erano elementi a sufficienza per sconvolgere le menti di quel popolino poco acculturato da cui erano tratti in larga parte gli eserciti medioevali.
La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi lanciafiamme era che, a causa della reazione della calce viva, non poteva essere spento con acqua, che anzi ne ravvivava la forza, e di conseguenza le navi, realizzate in quel periodo in legno, coi comenti dello scafo impermeabilizzati tramite calafataggio e con velatura, sartie e drizze in fibre vegetali, anch'esse intrise di pece, erano destinate a sicura distruzione.
Lo storico Marco Greco ci fornisce una semplice ricetta di tale miscuglio e afferma che l'unico modo per spegnerlo era quello di usare urina, sabbia o aceto.
Fu proprio l'utilizzo del fuoco greco che fece fallire il secondo assedio di Costantinopoli, condotto dagli Arabi musulmani fra il 717 e il 718.
Ma anche in altre occasioni l'arma fornì servigi essenziali a Costantinopoli e ad altre città dell'Impero bizantino per sfuggire ai loro assedianti.
L'espressione "fuoco greco" era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini, in realtà «romei», cioè romani dell'impero romano d'Oriente, lo chiamavano fuoco romano, fuoco artificiale o fuoco liquido.
La formula della miscela che componeva il "fuoco greco" era nota soltanto all'imperatore e a pochi artigiani specializzati ed era custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque avesse divulgato ai nemici questo segreto.Anche gli studiosi moderni hanno molte difficoltà a determinarne con precisione le componenti.
La sua invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis (oggi Baalbek in Libano), di nome Callinico - I Bizantini sfruttarono quest'arma che impiegarono con estremo successo nella loro resistenza contro gli invasori.
Il fuoco greco bruciava sull'acqua, su questo non ci sono dubbi.
Ne segue che esso dovesse essere composto da greggio a cui si può pensare fosse aggiunto del salnitro più dello zolfo e della pirite, come indicato nella formula trasmesse da Giulio Africano già a partire dal 300 d.C, ma probabilmente anche della calce viva
Rimane però ancora piuttosto oscuro il metodo di lancio di quest'arma davvero efficace nei combattimenti navali e negli assedi.
Secondo l'imperatore Leone VI nei suoi Tactica, il fuoco greco veniva lanciato contro il nemico attraverso dei tubi di rame.
Il lancio vero e proprio era preceduto da uno scoppio che serviva a incendiare ed espellere il fuoco.
Saremmo quindi di fronte a veri lanciafiamme dotati di una miscela d'innesco e d'espulsione probabilmente composta da gas e da una seconda miscela di combustione a base di petrolio greggio.
Non bisogna dimenticare che le terribili conseguenze provocate dal fuoco greco costituivano solo una delle cause del terrore che gli assaliti provavano alla vista del suo utilizzo.
Molto spesso i tubi di lancio venivano mimetizzati in statue di vario materiale aventi le fattezze di mostri mitologici come chimere, draghi e altro che colpivano subito l'immaginazione dei soldati semplici (e non solo) in particolare se non avevano mai avuto contatti precedenti con l'arma segreta di Bisanzio.
Una magia segreta che bruciava sull'acqua e lanciata da esseri fantastici; vi erano elementi a sufficienza per sconvolgere le menti di quel popolino poco acculturato da cui erano tratti in larga parte gli eserciti medioevali.
La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi lanciafiamme era che, a causa della reazione della calce viva, non poteva essere spento con acqua, che anzi ne ravvivava la forza, e di conseguenza le navi, realizzate in quel periodo in legno, coi comenti dello scafo impermeabilizzati tramite calafataggio e con velatura, sartie e drizze in fibre vegetali, anch'esse intrise di pece, erano destinate a sicura distruzione.
Lo storico Marco Greco ci fornisce una semplice ricetta di tale miscuglio e afferma che l'unico modo per spegnerlo era quello di usare urina, sabbia o aceto.
Fu proprio l'utilizzo del fuoco greco che fece fallire il secondo assedio di Costantinopoli, condotto dagli Arabi musulmani fra il 717 e il 718.
Ma anche in altre occasioni l'arma fornì servigi essenziali a Costantinopoli e ad altre città dell'Impero bizantino per sfuggire ai loro assedianti.
Foto: Donna indiana allatta un vitello ♥
Questa foto riesce per qualche istante a riappacificarmi con il genere umano
Qualcuno l'ha definita oscena, qualcun altro addirittura pornografica
Probabilmente sono proprio quelli che si vestono di pellicce,che guardano la TV per sollazzarsi con gli attributi di signorine quasi nude.
Io personalmente la trovo tenerissima poichè sono orgogliosamente contro lo specismo
Io personalmente la trovo tenerissima poichè sono orgogliosamente contro lo specismo
Le canzoni delle megattere
Fondata nel 1988, Il Progetto Oceania è un'organizzazione indipendente, senza scopo di lucro di ricerca dedicato alla conservazione e alla protezione delle balene, i delfini e gli oceani.
La prima fase di studio a lungo termine delle balene megattere australiane è stato il lavoro principale del Progetto Oceania.
Le balene megattere Oriente australiane viaggiano in un ciclo senza fine di migrazione tra la loro casa natale nel inter-reef laguna del Grande Barriera Reef e le loro aree di alimentazione antartiche.
Il loro mondo è costituito da vaste distese di oceano in cui i suoni emessi dalle balene megattere sono canzoni e possono essere ascoltate a grandi distanze.
Ogni anno, le balene cantano una nuova canzone. Haunting melodie di gioia radiosa che riempiono il mare lungo la costa orientale dell'Australia.
Quando gli ecosistemi di tutto il pianeta sono al collasso e le specie si stanno estinguendo a un ritmo accelerato, le balene megattere Oriente australiani stanno facendo un recupero notevole.
Sono diventati per l'Australia un tesoro nazionale e un simbolo di speranza per il nostro ambiente in pericolo.
Noi, come la nuova generazione di custodi del pianeta Terra abbiamo imparato dagli errori dei nostri anziani e stiamo aiutando la rinascita di una specie.
Il Monte Sinai
Il Monte Sinai (arabo: طور سيناء, ebraico: הר סיני), conosciuto anche come Monte Horeb, Monte Oreb, Monte Musa, Gebel Musa o Jabal Musa (letteralmente Montagna di Mosè), è una montagna dell'Egitto che si trova nella parte meridionale della Penisola del Sinai.
Il Monte Sinai con i suoi 2.285 metri di altezza è la seconda montagna più alta dell'Egitto dopo il Monte Caterina (2.637 m.) che si trova a circa 5 km a sud-ovest.
Nel 330 d.C. Elena, madre dell'imperatore Costantino, che con il suo celebre editto del 313 d.C. aveva posto fine alle persecuzioni garantendo la libertà di culto, fece costruire una piccola chiesa nel luogo dove si trovava il Roveto ardente.
Nel 527 d.C. Giustiniano ordinò la costruzione di un vero e proprio monastero con una grande basilica, chiamata la "Basilica della Trasfigurazione", protetta da un'imponente cinta muraria contro le incursioni dei beduini, che includeva anche la chiesa primitiva di Santa Elena.
Tra l'VIII e il IX secolo d.C. i monaci ritrovarono il corpo di Santa Caterina che, secondo la tradizione, era stato trasportato dagli angeli sulla cima del Monte Caterina.
Il corpo della Santa venne collocato in un sarcofago all'interno della basilica dove si trova tuttora e così venne chiamato "Monastero di Santa Caterina".
Ai piedi del Monte Sinai sorge il monastero di Santa Caterina, fatto erigere dall'imperatore Giustiniano nel 527, nel luogo in cui secondo la tradizione Dio si sarebbe manifestato a Mosè entro un roveto "ardente" che bruciava senza consumarsi e che la tradizione identifica in un rigoglioso rovo qui ancora coltivato.
Sulla cima del monte si trova una cappella greco-ortodossa, costruita nel 1934 sulle rovine di una chiesa del XVI secolo, non aperta al pubblico.
Secondo la tradizione la cappella racchiude la roccia da cui Dio fece le Tavole della Legge.
Nei pressi si trova anche la Grotta di Mosè, dove si suppone che Mosè avesse aspettato di ricevere le tavole dei Dieci Comandamenti.
Il Monte Sinai con i suoi 2.285 metri di altezza è la seconda montagna più alta dell'Egitto dopo il Monte Caterina (2.637 m.) che si trova a circa 5 km a sud-ovest.
Nel 330 d.C. Elena, madre dell'imperatore Costantino, che con il suo celebre editto del 313 d.C. aveva posto fine alle persecuzioni garantendo la libertà di culto, fece costruire una piccola chiesa nel luogo dove si trovava il Roveto ardente.
Nel 527 d.C. Giustiniano ordinò la costruzione di un vero e proprio monastero con una grande basilica, chiamata la "Basilica della Trasfigurazione", protetta da un'imponente cinta muraria contro le incursioni dei beduini, che includeva anche la chiesa primitiva di Santa Elena.
Tra l'VIII e il IX secolo d.C. i monaci ritrovarono il corpo di Santa Caterina che, secondo la tradizione, era stato trasportato dagli angeli sulla cima del Monte Caterina.
Il corpo della Santa venne collocato in un sarcofago all'interno della basilica dove si trova tuttora e così venne chiamato "Monastero di Santa Caterina".
Ai piedi del Monte Sinai sorge il monastero di Santa Caterina, fatto erigere dall'imperatore Giustiniano nel 527, nel luogo in cui secondo la tradizione Dio si sarebbe manifestato a Mosè entro un roveto "ardente" che bruciava senza consumarsi e che la tradizione identifica in un rigoglioso rovo qui ancora coltivato.
Sulla cima del monte si trova una cappella greco-ortodossa, costruita nel 1934 sulle rovine di una chiesa del XVI secolo, non aperta al pubblico.
Secondo la tradizione la cappella racchiude la roccia da cui Dio fece le Tavole della Legge.
Nei pressi si trova anche la Grotta di Mosè, dove si suppone che Mosè avesse aspettato di ricevere le tavole dei Dieci Comandamenti.
La leggenda del flauto di Pan
Sono numerose le leggende che si narrano attorno alla figura del dio Pan. Alcuni affermano che fosse figlio di Zeus e di Callisto altri di Ermes e della ninfa Driope (o Penelope) che, subito dopo averlo messo al mondo, lo abbandonò tanto era rimasta inorridita dalla sua bruttezza.
Era infatti Pan, più simile ad un animale che ad un uomo in quanto il corpo era coperto da ispido pelo; dalla bocca spuntavano delle zanne ingiallite; il mento era ricoperto da una folta barba; in fronte aveva due corna e al posto dei piedi aveva due zoccoli caprini. Ermes, impietosi da questo bambino al quale la natura non aveva certo fatto dono di alcuna grazia, decise di portarlo nell'Olimpo al cospetto degli altri dei, dove, nonostante il suo aspetto, fu accolto con benevolenza.
Pan infatti aveva un carattere gioviale e cortese e tutti gli dei si rallegravano alla sua presenza. In particolare Dioniso lo accolse con maggior entusiasmo tanto che divenne uno dei suoi compagni prediletti ed insieme facevano scorribande attraverso i boschi e le campagne rallegrandosi della reciproca compagnia.
Pan era fondamentalmente un dio silvestre che amava la natura, amava ridere e giocare. Amò e sedusse molte donne tra le quali la ninfa Eco e Piti, la dea Artemide e Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone, della quale si innamorò perdutamente. La fanciulla però non solo non condivideva il suo amore ma quando lo vide fuggì inorridita, terrorizzata dal suo aspetto caprino. Corse e corse Siringa inseguita da Pan e resasi conto che non poteva sfuggirgli iniziò a pregare il proprio padre perché le mutasse l'aspetto in modo che Pan non potesse riconoscerla. Ladone, straziato dalle preghiere della figlia, la trasformò in una canna nei pressi di una grande palude. Pan, invano cercò di afferrarla ma la trasformazione avvenne sotto i suoi occhi.
Afflitto, abbracciò le canne ma più nulla poteva fare per Siringa. A quel punto recise la canna, la tagliò in tanti pezzetti di lunghezza diversa e li legò assieme. Fabbricò così uno strumento musicale al quale diede il nome di "siringa" (che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan") dalla sventurata fanciulla che pur di non sottostare al suo amore, fu condannata a vivere per sempre come una canna.
Da allora Pan tornò a vagare nei boschi correndo e danzando con le ninfe e a spaventare i viandanti che attraversavano le selve: al dio infatti si attribuivano i sordi rumori che si udivano la notte (da qui il detto "timor panico" o semplicemente "panico").
Che barba!
Sono arrivati in 152 da 7 Paesi diversi.
Appuntamento a Leinfelden-Echterdingen, al sud di Stoccarda, per il campionato del mondo di barba alla tedesca.
Dopo aver sistema i peli ribelli per tre ore, per altre sette ore si sono fatti esaminare da una giuria armata di righelli che ha valutato barbe e baffi sotto tutti i profili, quantitativi e qualitativi.
Il risultato è apprezzabile nella foto di alcuni partecipanti, tra i quali l'italiano Domenico Borolin (secondo in alto da sinistra).
Ogni uomo in media ha circa 20-25 mila peli della barba, distribuiti su 250 cm quadrati.
Crescono mezzo millimetro al giorno, ma la velocità dipende anche dalle stagioni, dal metabolismo e dal livello di ormoni prodotti dall'organismo.
Dopo 10-15 anni però sono destinati a cadere e a essere sostituiti da altri peli.
Il record di lunghezza appartiene a un indiano: 3,39 metri.
Le proprietà benefiche dell'argilla
L'argilla è una di quelle sostanze che vorresti trovare sempre al tuo fianco poiché con essa si possono fare una miriade di cose per favorire la salute interna ed esterna del corpo : viene usata da millenni per costruire vasi, mattoni, oggetti e suppellettili ma anche per curare infiammazioni, tagli, abrasioni, problemi agli organi interni e via dicendo. E' un prodotto semplice a basso costo e di facile reperibilità, basta infatti andare da un erborista o un negozio di prodotti di bellezza per ottenerne a sufficienza per i propri scopi, infatti con essa puoi:
1) Messa nell'acqua del bagno: da 300 a 500 grammi d’argilla verde fine disciolti nell’acqua calda rendono la pelle morbida e liscia, riuscirà anche a tirare fuori le tossine dal tuo corpo.
2) Una maschera levigante per il viso (adatta a tutti i tipi di pelle eccetto quelle particolarmente fragili). Diluite due cucchiai di argilla con un po’ di acqua in modo da ottenere una pasta che si stenda facilmente senza gocciolare. Applicatela sulla pelle pulita, in modo generoso, evitando il contorno occhi. Bagnate con dell’acqua tiepida non appena sentite tirare un po’ la pelle, a causa dell’argilla che secca. Le pelli sensibili possono usare questa ricetta sostituendo l’argilla verde con quella bianca o rossa.
3) Un impacco anti-brufolo: applicate sulla pelle irritata l’argilla verde, mischiata con un po’ d’acqua. Ripetete questo gesto ogni sera, lasciano in posa l’impasto per 5 minuti.
4) Contro i cattivi odori del frigorifero: mettete un po’ di argilla verde in una ciotola e collocatela nel frigo. Assorbirà i cattivi odori. Cambiatela una volta alla settimana.
5)Un disinfettante per la casa: per il bucato o i pavimenti, preparate un litro d’acqua in cui avete versato un pugno di argilla verde in polvere. Fatela sciogliere – si depositerà sul fondo e l’acqua diventerà limpida – potete usare l’acqua come disinfettante (senza scuotere il contenitore).
6) Per le piante: versate 4 cucchiai d’argilla in due litri di acqua e usatela per innaffiare le piante. Donerà foglie verdi e brillanti.
7) La lettiera del gatto: molte sabbiette sono fatte di argilla poiché oltre ad assorbire l'umidità riescono anche ad eliminare l'odore particolarmente penetrante dell'urina di gatto.
8) In caso di diarrea grave: si può prendere un cucchiaio di argilla in un bicchiere di acqua mescolare un po', aspettare che si depositi l'argilla e bere l'acqua senza inghiottire l'argilla. Prendere fino a due volte al giorno per una settimana. Non usare né cucchiai di metallo né contenitori di metallo, usare solo plastica, legno e vetro o ceramica. L'argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e chelante, fornisce un ottimo ausilio a tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze tossiche, aiutando la disinfiammazione e la disintossicazione dell'apparato digerente ed il corpo intero.
IL VETRO NON E' POI COSI' FREDDO
PARTICOLARI DI OPERE REALIZZATE IN VETRO FUSIONE
TECNICA MISTA SBALZO RILIEVO SMALTI OSSIDI E POLVERE DI VETRO CON AGGIUNTA DI RAME E ORO
GRAFFITI VETRO ARTE
La pace armata
L'Italia in mutande va alla guerra
Limitiamoci agli anni vicini.
L'Italia ha partecipato:
Alla 2° guerra del Golfo (agosto 1990-febbraio 1991)
A numerose e presunte missioni di "peace keeping", dall'Europa, nei Balcani soprattutto, in Africa, Medio Oriente, sino all'Asia Centrale.
Vediamo dove sono stati mandati a morire i nostri militari.
51 caduti in Afghanistan, dalla missione Unsma del 1998 a quella Isaf, che dovrebbe terminare nel 2014.
39 in Iraq, operazione "Antica Babilonia" dal maggio 2003 al novembre 2006. 32 nei Balcani, dalla missione Ecmm del 1992 in Croazia a quella Kfor in Kosovo del 2012 e ancora in corso.
13 in Somalia, missione Unosom "Ibis II" dal 1993 al 2004.
11 in Libano, dalla missione Italcon "Libano 2" del 1983 a quella Unfil, tuttora in corso.
2 in Mozambico, missione Onumoz "Albatros" del 1993.
1 in Ruanda nell'Operazione Ippocampo del 1994.
La cifra di 149 morti esclude malattie e sorvola sul mistero delle morti da Uranio Impoverito.
Guerre al risparmio.
Le missioni militari in corso sono loro stesse vittime della spending review che ha toccato anche il Ministero della Difesa.
Tagli che dovrebbero comportare una riduzione delle Forze Armate a circa 150 mila unità, dagli attuali 180 mila.
Meno uomini/donne, più tecnologia, ci dicono. Ma per noi contano i numeri più delle buone intenzioni.
I fondi per le missioni sono il 10% del bilancio assegnato alla "funzione Difesa", cioè alle tre Forze Armate, mentre i Carabinieri hanno un bilancio autonomo di 5,8 miliardi di euro.
Il decreto legge di fine 2012 ha assegnato 935 milioni di euro per tutte le missioni in cui è impegnato il personale militare per 9 mesi, dal 1° gennaio al 30 settembre 2013.
Le missioni più costose restano quella in Afghanistan, che dovrebbe passare dai 747,6 milioni di euro annuali del 2012 a 426 milioni per il 2013.
E le missioni in Libano -dai 157 dell'anno precedente a circa 119 per il 2013
Nei Balcani, con tagli dai precedenti 98,5 a circa 50.
In Kenya, dal novembre 2012 è stata avviata un'intesa sulle questioni della sicurezza.
Tra un po' saremo anche lì.
E come dimenticare il Pakistan? Cooperazione alla sicurezza, fornendo 500 veicoli blindati M 113 al Pakistan, 3 veicoli blindati e 10 semoventi a Gibuti e materiale ferroviario in Eritrea.
Per le missioni anti pirateria di Ue e Nato sono destinati 34 milioni e 144 per la copertura di assicurazione e trasporto e per le infrastrutture necessarie alle missioni.
Il brutto incidente dei due Marò ancora detenuti in India non fa parte della pianificazione dei costi.
Secondo il Ministero della Difesa i tagli ammontano a:
236,1 milioni per il 2013,
176,4 nel 2014
269,5 nel 2015.
Ma.
Gli allegati tecnici della recente legge di stabilità prevedono un incremento del bilancio.
In sintesi, il budget della Difesa cresce da
19.962 milioni di euro del 2012
a 20.935 del 2013
fino a 21.024 nel 2014, con un aumento delle risorse del 5,3% in tre anni sulla base dell'assunto che la Difesa inciderebbe poco sul Pil italiano: lo 0,84% nel 2012, contro una media europea dell'1,61%.
Due questioni da chiarire.
Prima, i presunti risparmi da spending review.
Pare di capire che si sia tagliato qualche soldo rispetto ad un consistente aumento di spesa già programmato.
Ci sono di mezzo i tanto discussi cacciabombardieri F-35 o quello è un conto a parte?
Poi il giallo sull'incidenza della spesa militare sul Pil.
Qualcuno gioca coi numeri.
Chi conta frottole?
La Nato -citando informazioni fornite dal Governo italiano- presenta dati ben diversi secondo i quali il budget della Difesa sarebbe stato nel:
2011 di 21,7 miliardi di euro, l'1,4% del Pil,
mentre secondo l'Istat, lo stesso anno sarebbero stati spesi oltre 25 miliardi, l'1,6% del PIL.
In linea con le richiesta della Nato e degli altri Paesi europei.
Due "verità" da usare a seconda della convenienza o problema di 'fonti'?
Nel 2010 alcuni dei più importanti paesi europei hanno tagliato le spese per la difesa.
Il Regno Unito le ha ridotte di più del 10%,
la Spagna di quasi del 4%,
l'Italia di circa il 2%, mentre la Germania e la Francia le hanno mantenute sostanzialmente stabili (+0,3%).
Sulla incidenza "variabile" del bilancio Difesa ecco il possibile trucco.
Calcolo stretto alla "funzione difesa", ossia ai costi relativi al funzionamento delle Forze Armate: personale, addestramento, equipaggiamenti, ricerca, e infrastrutture.
Escludendo ad esempio le pensioni.
Il 28 febbraio a Roma, i ministeri degli Esteri di 11 Paesi "Amici della Siria", fra cui, oltre all'Italia, Usa, Gran Bretagna, Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Giordania e Qatar, hanno confermato al leader della "Coalizione Nazionale Siriana" l'aiuto umanitario di 60 milioni di dollari per la Cns e l' "Esercito Libero Siriano" al quale verrà fornita anche "assistenza non letale" e "un supporto diretto di tipo politico e materiale". Geniale quell'"assistenza non letale". Petardi?
L'Italia ha annunciato il riconoscimento della Cns come "unico legittimo rappresentante del popolo siriano" e assicurato un'assistenza "più mirata interna alla Siria".
Tradotto: si ripropone il "modello libico" con un intervento militare esterno adeguato a invertire i rapporti delle forze in campo.
La Russia critica ha ammonito su un esponenziale aumento della violenza in tutta l'area.
Il 4 marzo almeno 33 soldati siriani e 7 iracheni sono stati uccisi un'imboscata al confine di Yaarubiyeh.
Tratto da Globalist.it
Ludovico Einaudi - Nuvole Bianche
Va bene lasciala dormire Lei adesso non può capire No tu non le parlare Perchè non sente più questo cuore Vento pure tu nondire Lei ora non può capire Dorme dorme e non vuole Non le piace più questo cuore
Quattro venti ed io sono solaLe mie note senza fortuna Lasciala dormire ancora Lasciala morire prima Quest'anima senza l'amore No tu non la puoi aiutare Fa passare il tempo e non parlare Passa il tempo e non dire niente
Tanto tu lo sai Quello che voleva Quello che succede a noi Quello che sento ancora qua Solo se vuoi No se non ci stai Che torni con me
E tu se vuoi che il mio cuore sia qui Basta che chiudi gli occhi e poi Vedo che lo trovi Canto e penso insieme a te Sospiri e lacrimeIo non ho più l' amore Eri tu il mio bene
Vento lasciami impazzire Lei prima o poi deve tornare Lasciami soffrire sola Lasciami dimenticare prima La mia anima va dove vuole Tu lasciala fare Passa il tempo e non ci vediamo Ora tu non ti fermare Sola soladevo restare Lascia che entri il sole Io sotto il sole devo rimanere Ora tunon ti fermare Lei non mi può amare Passa il tempo e non parlare Passa il tempo e non dire
Tanto tu sai Quello che voleva Quello che succede a noi Quello che sento ancora qua Solo se vuoi No se non ci stai Che torni con me E tu se vuoi tornare indietro,sai Basta che chiudi gli occhi e poiV edrai che mi troverai
Quattro venti ed io sono solaLe mie note senza fortuna Lasciala dormire ancora Lasciala morire prima Quest'anima senza l'amore No tu non la puoi aiutare Fa passare il tempo e non parlare Passa il tempo e non dire niente
Tanto tu lo sai Quello che voleva Quello che succede a noi Quello che sento ancora qua Solo se vuoi No se non ci stai Che torni con me
E tu se vuoi che il mio cuore sia qui Basta che chiudi gli occhi e poi Vedo che lo trovi Canto e penso insieme a te Sospiri e lacrimeIo non ho più l' amore Eri tu il mio bene
Vento lasciami impazzire Lei prima o poi deve tornare Lasciami soffrire sola Lasciami dimenticare prima La mia anima va dove vuole Tu lasciala fare Passa il tempo e non ci vediamo Ora tu non ti fermare Sola soladevo restare Lascia che entri il sole Io sotto il sole devo rimanere Ora tunon ti fermare Lei non mi può amare Passa il tempo e non parlare Passa il tempo e non dire
Tanto tu sai Quello che voleva Quello che succede a noi Quello che sento ancora qua Solo se vuoi No se non ci stai Che torni con me E tu se vuoi tornare indietro,sai Basta che chiudi gli occhi e poiV edrai che mi troverai
Canto e penso insieme a teSospiri e lacrimeIo non ho più l' amoreEri tu il mio bene
Canto e penso insieme a teSospiri e lacrimeIo non ho più l' amoreEri tu il mio bene
Canto e penso insieme a teSospiri e lacrimeIo non ho più l' amoreEri tu il mio bene
cantu e pensu te paru a ttie/ suspiri e lacrime/ ieu l'amore nu ttegnu cchiui/ eri tie lu miu bene
cantu e pensu te paru a ttie/ suspiri e lacrime/ ieu l'amore nu ttegnu cchiui/ eri tie lu miu bene
cantu e pensu te paru a ttie/ suspiri e lacrime/ ieu l'amore nu ttegnu cchiui/ eri tie lu miu bene
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L'ARTE DEL VETRO
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PIATTO REALIZZATO IN VETRO FUSIONE E PARTICOLARE TECNICO
realizzato con polvere di vetro e smalti con oro fuso all'interno
breve descrizione della tecnica
Tecnica moderna basata sulla ricottura del vetro in lastra piatta, tramite l'utilizzo
di forni che scaldando il vetro in modo uniforme, consentono ai vari vetri che
formano l'opera di unirsi tra di loro in modo irreversibile e di prendere la
forma che gli viene imposta da uno stampo precedentemente preparato, lasciando
poi che il vetro raffreddi molto lentamente, in modo da riorganizzarsi al
livello molecolare, torni ad essere stabile, come prima di essere modificato
nella forma e nella struttura. I due “strumenti” fondamentali che l'artista
deve conoscere ed utilizzare per realizzare opere con questa tecnica sono il
calore e la forza di gravità.
La temperatura che si utilizza per questa tecnica può variare tra i 700 e gli 900 gradi, a seconda del tipo di vetro o del tipo di lavoro che si realizza.
Questa tecnica ha delle enormi potenzialità, consentendo di utilizzare anche altri elementi quali ossidi metallici, foglie d'oro e d'argento, sostanze chimiche che danno effetti particolari, elementi naturali, ecc, che, uniti al vetro portano alla realizzazione di vere e proprie opere d'arte.
Questa tecnica impone una buona conoscenza del vetro e di tutte le sue caratteristiche chimico-fisiche, in quanto è un tipo di lavorazione che rende il vetro molto instabile e delicato.
Anche altri tipi di lavorazione che si basano sull'utilizzo delle alte temperature, consentono opere di notevole valore artistico, quali ad esempio il termoformato, il casting, ed altre, dove il principio è quasi lo stesso ma cambiano le temperature alle quali si lavora.
La tecnica della vetrofusione consente di realizzare elementi d'arredo, punti luce e vere e proprie sculture, arricchendo l'arredo dell' ambiente in cui vengono poste.
La temperatura che si utilizza per questa tecnica può variare tra i 700 e gli 900 gradi, a seconda del tipo di vetro o del tipo di lavoro che si realizza.
Questa tecnica ha delle enormi potenzialità, consentendo di utilizzare anche altri elementi quali ossidi metallici, foglie d'oro e d'argento, sostanze chimiche che danno effetti particolari, elementi naturali, ecc, che, uniti al vetro portano alla realizzazione di vere e proprie opere d'arte.
Questa tecnica impone una buona conoscenza del vetro e di tutte le sue caratteristiche chimico-fisiche, in quanto è un tipo di lavorazione che rende il vetro molto instabile e delicato.
Anche altri tipi di lavorazione che si basano sull'utilizzo delle alte temperature, consentono opere di notevole valore artistico, quali ad esempio il termoformato, il casting, ed altre, dove il principio è quasi lo stesso ma cambiano le temperature alle quali si lavora.
La tecnica della vetrofusione consente di realizzare elementi d'arredo, punti luce e vere e proprie sculture, arricchendo l'arredo dell' ambiente in cui vengono poste.
graffiti vetro arte
Sagre e feste di paese di aprile in Italia
Si consiglia prima di andare d'informarsi presso i comuni
dove si svolgono le feste
Si svolge a Fermo, (Marche)
Da sabato 16 marzo 2013 a lunedì 18 marzo 2013
La più completa esposizione di vini, olio extravergine d'oliva e specialità gastronomiche tipiche marchigiane.
Un vero festival dei prodotti tipici delle Marche
Cantè j’euv Roero Si svolge a Castagnito, Cuneo (Piemonte)
Sabato 23 marzo 2013
Kermesse popolare e folkloristica incentrata sulla riscoperta e la valorizzazione del rito del cantè j’euv.
Lu Bbongiorne e il Palio delle Contrade Si svolge a Pianella, Pescara (Abruzzo) Domenica 31 marzo 2013
Rappresentazione Storica "Lu Bbongiorne" e del Palio delle Contrade (Corsa dei Carri). Giochi, musiche, danze, teatro popolare e versi satirici giullareschi.
Festa dei falò Si svolge a Rocca San Casciano, Forlì Cesena (Emilia Romagna) Da sabato 6 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Festa paesana con accensione dei falò.
Sfilata di carri allegorici e spettacolo pirotecnico.
Festa dei Fiori Si svolge a Primulacco, Udine (Friuli Venezia Giulia) Da mercoledì 24 aprile 2013 a sabato 4 maggio 2013
La Festa dei Fiori a Primulacco di Povoletto, Udine, è entrata nelle feste tradizionali locali da quasi quarant'anni presenta la mostra e vendita permanente di fiori nazionali ed esteri e piante da giardino
Sagra del carciofo romanesco Si svolge a Ladispoli, Roma (Lazio) Da venerdì 5 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Omaggio al prelibato ortaggio, protagonista della cucina romana e dotato di innumerevoli proprietà terapeutiche.
Fiera Regionale, Pietra, Vino, Calze,
Si svolge a Botticino, Brescia (Lombardia) Lunedì 25 marzo 2013
Con lo scopo di "promuovere e valorizzare le risorse del territorio, ambientali, storico-culturali e artistiche" la Fiera agricola e alimentare propone un programma molto ricco e per tutti i gusti.
Grandiosa Fanova di San Giuseppe Si svolge a Santeramo In Colle, Bari
(Puglia) Martedì 19 marzo 2013
Festa della tradizione e del folklore.
Sagra della Pizza Fritta, bruschette, ceci dolci tipici, vino paesano,
Balli e canti
Sagra degli asparagi e dei finocchietti ... Si svolge a Boroneddu, Oristano (Sardegna) Da domenica 7 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Durante la sagra saranno offerti al pubblico, asparagi e finocchi selvatici raccolti nel territorio di Boroneddu.
Cavalcata di San Giuseppe Si svolge a Scicli, Ragusa (Sicilia) Da sabato 16 marzo 2013 a domenica 17 marzo 2013
Affonda le sue radici nel Medioevo la tradizione secondo cui ogni anno la festa di San Giuseppe a Scicli viene onorata con una cavalcata al cui passaggio per le vie della città si accendono i caratteristici falò che illuminano la notte.
Sagra del Neccio Si svolge a Pescia, Pistoia (Toscana) Da domenica 17 marzo 2013 a lunedì 18 marzo 2013
Alla Sagra del Neccio di Pescia, nel borgo di San Quirico di Valleriana, si degusta un'ottima specialità locale, il neccio appunto, un tempo alimento principale della tradizione montanara.
Mercatino di Pasqua Si svolge a Borgo Valsugana, Trento (Trentino Alto Adige) Da sabato 30 marzo 2013 a lunedì 1 aprile 2013
Non solo mercatini di Natale, ma anche i Mercatini di Pasqua, così che per gli appassionati del genere l'appuntamento è a Borgo Valsugana, pochi chilometri da Trento, con bancarelle e casette tipiche trentine, traboccanti di leccornie pasquali e oggetti d'artigianato.
Festa del tulipano Si svolge a Castiglione Del Lago, Perugia (Umbria)
Domenica 14 aprile 2013
Carri allegorici addobbati con tulipani sfilano per il paese
insieme al corteo mascherato.
Franchises de Nus Si svolge a Nus, Aosta (Valle d'Aosta) Da martedì 23 aprile 2013 a giovedì 25 aprile 2013
Rievocazione storica della Concessione delle Franchigie (26 aprile 1296) rilasciata dai Signori di Nus alla popolazione.
I tre giorni di festa ricreano un'atmosfera medievale tra tornei, giochi, cena medievale, mercatino artigianale e sfilata con oltre 500 figuranti.
Festa dei Vini Valpolicella Si svolge a Negrar, Verona (Veneto) Da domenica 31 marzo 2013 a lunedì 1 aprile 2013
Le cantine più famose e ricercate di tutta la Valpolicella si sfidano per fregiarsi del titolo di recioto più buono dell'anno.
dove si svolgono le feste
Si svolge a Fermo, (Marche)
Da sabato 16 marzo 2013 a lunedì 18 marzo 2013
La più completa esposizione di vini, olio extravergine d'oliva e specialità gastronomiche tipiche marchigiane.
Un vero festival dei prodotti tipici delle Marche
Cantè j’euv Roero Si svolge a Castagnito, Cuneo (Piemonte)
Sabato 23 marzo 2013
Kermesse popolare e folkloristica incentrata sulla riscoperta e la valorizzazione del rito del cantè j’euv.
Lu Bbongiorne e il Palio delle Contrade Si svolge a Pianella, Pescara (Abruzzo) Domenica 31 marzo 2013
Rappresentazione Storica "Lu Bbongiorne" e del Palio delle Contrade (Corsa dei Carri). Giochi, musiche, danze, teatro popolare e versi satirici giullareschi.
Festa dei falò Si svolge a Rocca San Casciano, Forlì Cesena (Emilia Romagna) Da sabato 6 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Festa paesana con accensione dei falò.
Sfilata di carri allegorici e spettacolo pirotecnico.
Festa dei Fiori Si svolge a Primulacco, Udine (Friuli Venezia Giulia) Da mercoledì 24 aprile 2013 a sabato 4 maggio 2013
La Festa dei Fiori a Primulacco di Povoletto, Udine, è entrata nelle feste tradizionali locali da quasi quarant'anni presenta la mostra e vendita permanente di fiori nazionali ed esteri e piante da giardino
Sagra del carciofo romanesco Si svolge a Ladispoli, Roma (Lazio) Da venerdì 5 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Omaggio al prelibato ortaggio, protagonista della cucina romana e dotato di innumerevoli proprietà terapeutiche.
Fiera Regionale, Pietra, Vino, Calze,
Si svolge a Botticino, Brescia (Lombardia) Lunedì 25 marzo 2013
Con lo scopo di "promuovere e valorizzare le risorse del territorio, ambientali, storico-culturali e artistiche" la Fiera agricola e alimentare propone un programma molto ricco e per tutti i gusti.
Grandiosa Fanova di San Giuseppe Si svolge a Santeramo In Colle, Bari
(Puglia) Martedì 19 marzo 2013
Festa della tradizione e del folklore.
Sagra della Pizza Fritta, bruschette, ceci dolci tipici, vino paesano,
Balli e canti
Sagra degli asparagi e dei finocchietti ... Si svolge a Boroneddu, Oristano (Sardegna) Da domenica 7 aprile 2013 a domenica 7 aprile 2013
Durante la sagra saranno offerti al pubblico, asparagi e finocchi selvatici raccolti nel territorio di Boroneddu.
Cavalcata di San Giuseppe Si svolge a Scicli, Ragusa (Sicilia) Da sabato 16 marzo 2013 a domenica 17 marzo 2013
Affonda le sue radici nel Medioevo la tradizione secondo cui ogni anno la festa di San Giuseppe a Scicli viene onorata con una cavalcata al cui passaggio per le vie della città si accendono i caratteristici falò che illuminano la notte.
Sagra del Neccio Si svolge a Pescia, Pistoia (Toscana) Da domenica 17 marzo 2013 a lunedì 18 marzo 2013
Alla Sagra del Neccio di Pescia, nel borgo di San Quirico di Valleriana, si degusta un'ottima specialità locale, il neccio appunto, un tempo alimento principale della tradizione montanara.
Mercatino di Pasqua Si svolge a Borgo Valsugana, Trento (Trentino Alto Adige) Da sabato 30 marzo 2013 a lunedì 1 aprile 2013
Non solo mercatini di Natale, ma anche i Mercatini di Pasqua, così che per gli appassionati del genere l'appuntamento è a Borgo Valsugana, pochi chilometri da Trento, con bancarelle e casette tipiche trentine, traboccanti di leccornie pasquali e oggetti d'artigianato.
Festa del tulipano Si svolge a Castiglione Del Lago, Perugia (Umbria)
Domenica 14 aprile 2013
Carri allegorici addobbati con tulipani sfilano per il paese
insieme al corteo mascherato.
Franchises de Nus Si svolge a Nus, Aosta (Valle d'Aosta) Da martedì 23 aprile 2013 a giovedì 25 aprile 2013
Rievocazione storica della Concessione delle Franchigie (26 aprile 1296) rilasciata dai Signori di Nus alla popolazione.
I tre giorni di festa ricreano un'atmosfera medievale tra tornei, giochi, cena medievale, mercatino artigianale e sfilata con oltre 500 figuranti.
Festa dei Vini Valpolicella Si svolge a Negrar, Verona (Veneto) Da domenica 31 marzo 2013 a lunedì 1 aprile 2013
Le cantine più famose e ricercate di tutta la Valpolicella si sfidano per fregiarsi del titolo di recioto più buono dell'anno.
Jadav Molai Payeng: l'uomo che da solo pianto' una foresta di 550 ettari
Il giornale "The Asian Age" riporta che più di 30 anni fa, un adolescente chiamato Jadav "Molai" Payeng cominciò piantare semi lungo un banco di sabbia sterile vicino la sua casa natale della regione Indiana dell'Assam.
Era il 1979 e inondazioni avevano portato un gran numero di serpenti sul banco di sabbia. Quando Payeng - allora solo sedicenne - li aveva trovati, erano tutti morti. "I serpenti morirono nel calore, per via dell'assenza di copertura arborea.
Mi sedetti e piansi sopra le loro forme senza vita," (Da un'intervita di Payeng al Times of India). "Fu una carneficina. Avvisai il Dipartimento forestale e gli chiesi se potessero piantare alberi li. Mi dissero che nulla sarebbe cresciuto lì. Mi chiesero però di provare a piantare il bambù. E ' stato doloroso, ma l'ho fatto. Non c'era nessuno ad aiutarmi," ha detto al giornale.
Ora quel banco di sabbia sterile è una tentacolare foresta 550 ettari, ospita diverse migliaia di varietà di alberi e un'incredibile diversità di fauna selvatica, tra cui uccelli, cervi, scimmie, rinoceronti, elefanti e anche tigri.
La foresta, giustamente chiamata il "bosco di Molai' dal soprannome del suo creatore, è stata piantata e coltivata da un uomo solo- Payeng, che ora ha 47 anni.
Secondo il "The Asian Age", Payeng ha dedicato la sua vita al mantenimento e alla crescita della foresta. Ha accettato una vita di isolamento, ha iniziato a vivere da solo sul banco di sabbia quando era adolescente e a spendere i suoi giorni occupandosi delle piante. Oggi, Payeng ancora vive nella foresta. Condivide una piccola capanna con la moglie e tre figli e vive, secondo un rapporto di OddityCentral.com, vendendo latte di mucca e bufala.
Secondo l'assistente sovrintendente della forestale, Gunin Saikia, è forse la più grande foresta del mondo situata nel mezzo di un fiume.
"Siamo stati sorpresi di trovare una fitta foresta sul banco di sabbia," ha detto Saikia al Times Of India, aggiungendo che i funzionari della regione hanno solo potuto imparare dalla foresta di Payeng. Finalmente Payeng può ottenere l'aiuto - e il riconoscimento - che merita.
"[Alcuni locali] volevano abbattere la foresta, ma Payeng ha detto loro che sarebbero dovuti passare sul suo cadavere. Egli considera gli alberi e gli animali come suoi figli. Vedendo questo, abbiamo deciso di dargli una mano" ha detto Saikia.