lunedì 11 marzo 2013

La pace armata



L'Italia in mutande va alla guerra 
Limitiamoci agli anni vicini.
L'Italia ha partecipato:
Alla 2° guerra del Golfo (agosto 1990-febbraio 1991)
A numerose e presunte missioni di "peace keeping", dall'Europa, nei Balcani soprattutto, in Africa, Medio Oriente, sino all'Asia Centrale.
Vediamo dove sono stati mandati a morire i nostri militari.
51 caduti in Afghanistan, dalla missione Unsma del 1998 a quella Isaf, che dovrebbe terminare nel 2014.
39 in Iraq, operazione "Antica Babilonia" dal maggio 2003 al novembre 2006. 32 nei Balcani, dalla missione Ecmm del 1992 in Croazia a quella Kfor in Kosovo del 2012 e ancora in corso.
13 in Somalia, missione Unosom "Ibis II" dal 1993 al 2004.
11 in Libano, dalla missione Italcon "Libano 2" del 1983 a quella Unfil, tuttora in corso.
2 in Mozambico, missione Onumoz "Albatros" del 1993.
1 in Ruanda nell'Operazione Ippocampo del 1994.
La cifra di 149 morti esclude malattie e sorvola sul mistero delle morti da Uranio Impoverito.
Guerre al risparmio.
Le missioni militari in corso sono loro stesse vittime della spending review che ha toccato anche il Ministero della Difesa.
Tagli che dovrebbero comportare una riduzione delle Forze Armate a circa 150 mila unità, dagli attuali 180 mila.
Meno uomini/donne, più tecnologia, ci dicono. Ma per noi contano i numeri più delle buone intenzioni.
I fondi per le missioni sono il 10% del bilancio assegnato alla "funzione Difesa", cioè alle tre Forze Armate, mentre i Carabinieri hanno un bilancio autonomo di 5,8 miliardi di euro.
Il decreto legge di fine 2012 ha assegnato 935 milioni di euro per tutte le missioni in cui è impegnato il personale militare per 9 mesi, dal 1° gennaio al 30 settembre 2013.
Le missioni più costose restano quella in Afghanistan, che dovrebbe passare dai 747,6 milioni di euro annuali del 2012 a 426 milioni per il 2013.
E le missioni in Libano -dai 157 dell'anno precedente a circa 119 per il 2013
Nei Balcani, con tagli dai precedenti 98,5 a circa 50.
In Kenya, dal novembre 2012 è stata avviata un'intesa sulle questioni della sicurezza.
Tra un po' saremo anche lì.
E come dimenticare il Pakistan? Cooperazione alla sicurezza, fornendo 500 veicoli blindati M 113 al Pakistan, 3 veicoli blindati e 10 semoventi a Gibuti e materiale ferroviario in Eritrea.
Per le missioni anti pirateria di Ue e Nato sono destinati 34 milioni e 144 per la copertura di assicurazione e trasporto e per le infrastrutture necessarie alle missioni.
Il brutto incidente dei due Marò ancora detenuti in India non fa parte della pianificazione dei costi.
Secondo il Ministero della Difesa i tagli ammontano a:
236,1 milioni per il 2013,
176,4 nel 2014
269,5 nel 2015.
Ma.
Gli allegati tecnici della recente legge di stabilità prevedono un incremento del bilancio.
In sintesi, il budget della Difesa cresce da
19.962 milioni di euro del 2012
a 20.935 del 2013
fino a 21.024 nel 2014, con un aumento delle risorse del 5,3% in tre anni sulla base dell'assunto che la Difesa inciderebbe poco sul Pil italiano: lo 0,84% nel 2012, contro una media europea dell'1,61%.
Due questioni da chiarire.
Prima, i presunti risparmi da spending review.
Pare di capire che si sia tagliato qualche soldo rispetto ad un consistente aumento di spesa già programmato.
Ci sono di mezzo i tanto discussi cacciabombardieri F-35 o quello è un conto a parte?
Poi il giallo sull'incidenza della spesa militare sul Pil.
Qualcuno gioca coi numeri.
Chi conta frottole?
La Nato -citando informazioni fornite dal Governo italiano- presenta dati ben diversi secondo i quali il budget della Difesa sarebbe stato nel:
2011 di 21,7 miliardi di euro, l'1,4% del Pil,
mentre secondo l'Istat, lo stesso anno sarebbero stati spesi oltre 25 miliardi, l'1,6% del PIL.
In linea con le richiesta della Nato e degli altri Paesi europei.
Due "verità" da usare a seconda della convenienza o problema di 'fonti'?
Nel 2010 alcuni dei più importanti paesi europei hanno tagliato le spese per la difesa.
Il Regno Unito le ha ridotte di più del 10%,
la Spagna di quasi del 4%,
l'Italia di circa il 2%, mentre la Germania e la Francia le hanno mantenute sostanzialmente stabili (+0,3%).
Sulla incidenza "variabile" del bilancio Difesa ecco il possibile trucco.
Calcolo stretto alla "funzione difesa", ossia ai costi relativi al funzionamento delle Forze Armate: personale, addestramento, equipaggiamenti, ricerca, e infrastrutture.
Escludendo ad esempio le pensioni.
Il 28 febbraio a Roma, i ministeri degli Esteri di 11 Paesi "Amici della Siria", fra cui, oltre all'Italia, Usa, Gran Bretagna, Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Giordania e Qatar, hanno confermato al leader della "Coalizione Nazionale Siriana" l'aiuto umanitario di 60 milioni di dollari per la Cns e l' "Esercito Libero Siriano" al quale verrà fornita anche "assistenza non letale" e "un supporto diretto di tipo politico e materiale". Geniale quell'"assistenza non letale". Petardi?
L'Italia ha annunciato il riconoscimento della Cns come "unico legittimo rappresentante del popolo siriano" e assicurato un'assistenza "più mirata interna alla Siria".
Tradotto: si ripropone il "modello libico" con un intervento militare esterno adeguato a invertire i rapporti delle forze in campo.
La Russia critica ha ammonito su un esponenziale aumento della violenza in tutta l'area.
Il 4 marzo almeno 33 soldati siriani e 7 iracheni sono stati uccisi un'imboscata al confine di Yaarubiyeh.

Tratto da Globalist.it

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