venerdì 31 maggio 2013

La deriva dei continenti

La deriva dei continenti è una teoria geologica secondo la quale i continenti si muoverebbero l'uno rispetto all'altro. Fu introdotta, nella sua versione moderna, nel 1912 da Alfred Lothar Wegener, che fu il primo a presentare in una formulazione organica le prove del fenomeno e una spiegazione coerente delle sue cause. Nella scienza moderna la teoria della deriva dei continenti è sostituita dalla più generale teoria della tettonica .delle placche   

L'ipotesi che i continenti si siano spostati, e in particolare che si siano allontanati l'uno dall'altro, è piuttosto antica.
Già nel 1590, il cartografo olandese Abraham Ortelius notava nel suo saggio Thesaurus Geographicus che il profilo delle coste dei continenti dimostrava chiaramente che essi si erano staccati l'uno dall'altro "per via di terremoti e inondazioni".
L'idea di Ortelius fu ripresa da diversi autori nei secoli successivi (tra gli altri, Bacone, Franklin e Alexander von Humboldt).
L'idea divenne ancora più attraente nel XIX secolo, quando lo studio dei fossili portò la prova del fatto che, per esempio, il Nordamerica e l'Europa avevano avuto in passato una flora comune.Sulla base di queste osservazioni, Eduard Suess giunse nel primo Novecento a ipotizzare l'origine dei continenti moderni dalla frammentazione di un antico supercontinente, Gondwana.
Tutti questi autori, pur avendo intuito il fenomeno della deriva dei continenti in sé,avevano però difficoltà a fornire una spiegazione coerente delle cause
  Nel 1910, il geologo statunitense Frank Taylor giunse a formulare l'idea dello scorrimento della crosta terrestre dalle alte latitudini a quelle basse dell'emisfero settentrionale.
Egli si riferiva in modo particolare alla Groenlandia, che immaginava essere il residuo di un antico massiccio da cui si erano staccati, lungo fosse di spaccatura, il Canada e l'Europa settentrionale.
Anche alla tesi di Taylor mancava un punto importante: il meccanismo che produceva lo spostamento delle masse continentali. La sua spiegazione, che faceva riferimento alle forze di marea verificatesi quando la Luna venne catturata dalla Terra, furono considerate fantasiose dalla maggior parte dei suoi contemporanei, ma servirono come importante ispirazione per Wegener.
Un altro precursore, riconosciuto dallo stesso Wegener come autore di ipotesi simili alle sue, è stato Roberto Mantovani, un violinista nativo di Parma il quale nel 1878 aveva formulato una teoria che prevedeva la deriva dei continenti come conseguenza di una dilatazione globale della Terra.
Wegener sostenne che nel Paleozoico, e buona parte del Triassico, le terre emerse formavano un unico supercontinente, che battezzò Pangea, contrapposto a un unico superoceano, Panthalassa. La frammentazione di Pangea era iniziata circa 200 milioni di anni fa. La prima spaccatura aveva contrapposto Laurasia (Europa, Asia e Nordamerica) e Gondwana (Sudamerica, Africa e Oceania). Ulteriori frammentazioni portarono la suddivisione dei due supercontinenti, che gradualmente andò suddividendosi fino alla conformazione attuale.
Wegener fece notare che in Africa e in America meridionale erano stati rinvenuti fossili di animali e di piante delle stesse specie, vissuti nella stessa epoca, che non avrebbero in alcun modo potuto attraversare l'Oceano.
Questo fatto diventa facilmente spiegabile ipotizzando che fossero stati uniti tra loro. Egli studiò inoltre le tracce lasciate dagli antichi ghiacciai sulle rocce e dimostrò che India, Australia, Africa meridionale e America meridionale erano state coperte contemporaneamente dai ghiacci, presumibilmente prima della loro separazione.
Età della crosta oceanica, rilevamento del 1996
Attingendo alle più recenti scoperte della geologia, Wegener spiegava questi fenomeni di "deriva" dei continenti descrivendo le terre emerse come enormi "zolle" di Sial che galleggiavano su una superficie anch'essa solida ma molto più malleabile, il Sima, situato fra la discontinuità di Mohorovicic (40 km di profondità) e la discontinuità di Gutenberg (2900 km). Ciò che mancava all' attenta osservazione di Wegener era una spiegazione di come tutto ciò fosse avvenuto e di quale fosse il "motore" in grado di spostare i continenti.
Come si è modificata la crosta terrestre
Le zolle o placche che costituiscono la crosta terrestre si spostano di appena pochi centimetri ogni anno. Tuttavia, nei milioni di anni d'età del nostro pianeta, hanno percorso migliaia di chilometri, originando nuovi dorsali oceaniche.
1. Cambriano (570 - 510 milioni di anni fa): i continenti sono alle latitudini tropicali. Il supercontinente Gondwana tocca il Polo Sud. 2. Devoniano (408 - 362 milioni di anni fa): i supercontinenti Laurentia e Gondwana si spostano verso Nord.
3. Carbonifero (362 - 290 milioni di anni fa): si sono formati tre continenti: Laurentia, Angara e Gondwana.
4. Triassico (245 - 208 milioni di anni fa): i tre continenti si sono uniti formando la Pangea.
5. Giurassico (208 - 145 milioni di anni fa): Pangea comincia a dividersi, provocando un generale innalzamento dei mari.
6. Cretacico (145 - 65 milioni di anni fa): mari caldi e poco profondi ricoprono le terre. I livelli delle acque superano quelli attuali di 25 metri.

Malesia: Borneo, i tatuaggi Dayak.



L'antica tradizione di praticare il tatuaggio su diverse parti del corpo è espressione di una vera e propria forma d'arte ornamentale diffusa presso molte popolazioni indigene del Borneo.
 Le figure e i motivi riprodotti erano molto numerosi e variavano notevolmente da un gruppo all'altro.
 I disegni erano e sono tuttora associati alle varie parti del corpo: quelle a forma circolare vengono riportati sulle spalle, sul torace e sul lato esterno dei polsi, mentre un disegno più elaborato come un cane, uno scorpione o un drago è riservato alle superfici interne ed esterne della coscia. Altre figure rappresentavano uccelli, serpenti e motivi di piante.
 Gli scopi di questa usanza erano molteplici e misteriosi, in quanto un tatuaggio sulla mano di un uomo dava prova del suo coraggio in guerra o del fatto che avesse tagliato alcune teste ai nemici.
 Per le donne i tatuaggi sono simbolo di bellezza; anzi per molte, i disegni più elaborati denotavano un elevato stato sociale all'interno della comunità. 
La pratica del tatuaggio come forma d'arte tende a essere tramandata dai genitori ai figli, ma non ha carattere esclusivamente ereditario in quanto qualsiasi membro del villaggio mostri un certo interesse a praticarla è libero di osservare e assistere al procedimento, per intraprendere in futuro egli stesso tale attività.

La tecnica del tatuaggio è effettivamente complessa e richiede molta esperienza e anche in passato aveva più successo se praticata da un artista affermato. Il disegno è prima intagliato in un blocco di legno e quindi spalmato con dell'inchiostro o un composto di fuliggine. Esso viene successivamente premuto sulla zona da tatuare e il contorno del disegno viene perforato sulla pelle con una serie di aghi o spine intinti in un pigmento di colore bluastro, consistente in una miscela di succo di canna da zucchero, acqua e fuliggine di resina bruciacchiata. Per il tatuaggio vero e proprio si usa una specie di martelletto provvisto di due o tre minuscoli aghi fissati all'estremità e consistente in un cuscinetto di morbida stoffa per non ledere la pelle. Il martello viene appoggiato sulla pelle dopo aver immerso gli aghi nell'inchiostro.

 Questi ultimi vengono quindi fatti penetrare nella cute colpendo il martelletto con un bastoncino. Allo scopo di evitare infezioni, la parte infiammata veniva spalmata con riso. Tale procedimento è molto doloroso e in molti casi il completamento del disegno richiede fino a quattro anni di tempo per la necessità di sospendere il lavoro a intervalli regolari. I Kenyak usano meno linee per i loro tatuaggi e all'apparenza questi si presentano più leggeri e armoniosi rispetto ai disegni tradizionali dei Kajan. 
Originariamente il tatuaggio era riservato soltanto alle classi sociali superiori, ma in seguito poteva farsi tatuare chiunque avesse la necessaria disponibilità economica. 
Anche tra coloro che avevano la possibilità di farsi tatuare vi erano discriminazioni di carattere sociale poiché soltanto le persone del più alto livello potevano avere cinque anelli nella parte inferiore delle gambe mentre a quelle dello strato sociale inferiore era consentito di farsi tatuare soltanto due anelli. 
 Nei loro disegni i Kenyah facevano più uso di figure rispetto ai Kajan, che lavoravano maggiormente con motivi lineari e geometrici; anche i Kenyah si tatuavano braccia e gambe.
 Ai tempi nostri, e soprattutto nel Kalimantan, dove il governo segue una politica di modernizzazione, l'arte del tatuaggio si sta purtroppo estinguendo e con essa scompariranno forse molti dei disegni più belli rimasti. 
Tuttavia non è raro imbattersi ancora in molti esponenti dei gruppi più antichi delle regioni interne, che mostrano con orgoglio i loro corpi tatuati.

Tempio di Ain Dara



Il Tempio di Ain Dara è un tempio siro-ittita dell'età del ferro, costruito attorno al 1300 a.C. e utilizzato sino al 740 a.C., ed eretto sessanta kilometri a nord-ovest di Aleppo, in Siria.
Il tempio, dedicato alla dea Ishtar, si trova su di un'altura che domina sulla sottostante città di Ain Dara.
Il tempio è famoso per le numerose somiglianze con il Tempio di Salomone descritto nella bibbia.


Le sculture conservatesi raffigurano leoni e sfingi, comparabili ai cherubini del primo tempio ebraico; le grandi impronte dei piedi del dio sono scolpite nel pavimento
Nel 1955 fu casualmente ritrovato un leone monumentale in basalto, ma gli scavi avvennero tra il 1980 e il 1985.
Si tratta di un tempio a pianta rettangolare orientato verso sud-est. La prima fase (1300-1000 a.C.) vide una struttura larga 20 metri e lunga 30 metri, composta da portico, anticamera (pronaos) e camera (naos).
Nella seconda fase (1000-900 a.C.) furono aggiunte lastre in basalto a foderare il portico e i passaggi tra portico e anticamera e tra questa e la camera.
Nella terza fase (900-740 a.C.) fu aggiunto un ambulatorio tutto intorno al tempio, ottenuto estendendo la piattaforma su cui era stato edificato inizialmente il tempio.
Il tempio conserva le fondamenta in calcare e alcune lastre di basalto; è andata persa la sovrastruttura in mattoni di fango, probabilmente coperta da pannelli in legno.
La facciata e le mura interne sono decorate da altorilievi raffiguranti creature mitiche

Un talismano di Bes

Un curioso manufatto, recentemente identificato, potrebbe essere stato un antico talismano egizio per la protezione magica di bambini e donne incinte contro le forze malefiche. 
 Realizzato in faience egizia, il talismano risale all’incirca al primo millennio a.C. Mostra il dio nano Bes con la lingua di fuori, gli occhi spalancati e una corona di piume.

(Swansea University)

 (Swansea University)


 Carolyn Graves-Brown, curatore presso l’Egypt Centre dell’Università di Swansea, l’ha scoperto nella collezione del Woking College, una sorta di scuola superiore che conserva più di 50 manufatti egizi poco studiati, e che sono stati recentemente prestati al Egypt Centre. 
 Graves-Brown in un primo momento non sapeva cosa fosse l’oggetto. Solo dopo averne visto uno simile al British Museum ha capito che si trattava di un raro campanellino di faience di Bes. L’oggetto è magico: “La faience è utilizzata molto spesso per gli oggetti con un significato magico o religioso nell’antico Egitto”, ha detto Graves-Brown. A rendere il ritrovamento più interessante è il carattere bizzarro dello stesso Bes. 
Un dio nano e protettore di mamme incinte e bambini, Bes può sembrare stupido con la sua lingua di fuori ma, tuttavia, il suo aspetto aveva uno scopo. Egli avrebbe mostrato i denti affilati e “si presume, ma non si sa, che il suo aspetto dovesse spaventare gli spiriti maligni e le entità malvagie”. 
Questo potrebbe essere stato l’intento del talismano.
 L’archeologo Flinders Petrie scrisse nel suo libro “Amulets” (Constable and Company, 1914) che dei campanelli simili a questo erano probabilmente “indossati dai bambini contro il malocchio”. 

 Live Science

La più antica pittura rupestre

Un disco rossiccio nel nord della Spagna è stato annunciato essere la prima pittura rupestre del mondo. Datata a più di 40.800 anni fa, venne dipinta da alcuni dei primi uomini moderni a raggiungere la penisola iberica oppure da uomini di Neandertal, vissuti in quella regione per oltre 200.000 anni.

 (Pedro Saura)

(Pedro Saura) 

 “C’è una probabilità molto buona che si tratti di Neandertal”, dice Alistair Pike, archeologa dell’Università di Bristol, il cui team ha datato decine di pitture in 11 grotte nel nord della Spagna. Ma Lawrence Guy Straus, esperto dell’Università del New Mexico ad Albuquerque, la chiama “una speculazione molto azzardata”, perché si basa su una singola datazione che potrebbe sovrapporsi con l’occupazione umana. 
 Finora, la grotta di Chauvet detiene il titolo delle pitture rupestri più antiche, datate a circa 39.000 anni, ma la cosa è controversa in quanto la valutazione si basa sulla datazione al radiocarbonio di pigmenti di carbone, che sono sensibili alla contaminazione di altre fonti di carbonio. 
 L’arte rupestre è notoriamente di difficile datazione perché, a differenza di ossa e strumenti che si possono datare direttamente o grazie a ossa vicine, “non è associata ad altro che se stessa”, dice Pike. 
 Per risolvere questo problema, la squadra di Pike ha datato le patine di calcite che lentamente si sono formate sulle pitture usando il rapporto tra uranio e torio. Su 50 patine provenienti da 11 grotte, la più antica è quella del disco nella grotta di El Castillo, risalente ad almeno 40.800 anni. 
Quell’immagine, così come altri dischi leggermente più recenti di Castillo e un’immagine dalla grotta di Altamira, sarebbe stata dipinta all’incirca quando i primi uomini moderni, della cultura Aurignaziana, raggiunsero la penisola iberica.

Questi dischi rossi a Corredor de los Puntos, El Castillo, risalgono tra i 34.000 e i 36.000 anni fa (Pedro Saura)

 La squadra di Pike vede tendenze artistiche evolversi nei diversi periodi. I primi europei dipinsero semplici forme geometriche, mentre i loro successori facevano dei disegni più complessi come mani e figure – senza che questo esprima comunque un giudizio sull’arte o sulle capacità cognitive di Neandertal o esseri umani, avverte Pike.

Altamira, 35.000 anni fa (Pedro Saura)

Altamira, 20.000 anni dopo (Pedro Saura)

 I segni rossi dietro i cavalli nella grotta di Tito Bustillo hanno più di 29.000 anni (Rodrigo De Balbín Behrmann)

 Intanto, l’archeologo Bryce Barker dice di aver trovato la più antica forma di arte rupestre in Australia e una delle più antiche al mondo: un’opera aborigena creata 28.000 anni fa nella grotta di Nawarla Gabarnmang. Barker ha datato al radiocarbonio pigmenti di carbone. L’archeologo avrebbe inoltre trovato prove che la grotta sarebbe stata occupata a partire da 45.000 anni fa.
 La sua ricerca è stata pubblicata sul Journal of Archaeological Science.

(AP Photo/Bryce Barker)

giovedì 30 maggio 2013

Pochi giorni per fermare il massacro delle balene



Le balenottere sono degli incredibili giganti del mare.
Ma tra pochi giorni oltre 180 di questi animali in pericolo di estinzione sono destinati a essere trucidati da un ricco industriale e dai suoi amichetti il cui hobby estivo è arpionarle, farle a pezzi, e spedirne la carne attraverso l’Olanda fino al Giappone per poi farne cibo per cani!
C’è un modo per fermare la caccia prima che inizi: non è possibile ormeggiare una nave piena di carcasse illegali di balene ovunque. Le autorità tedesche e finlandesi si sono rifiutate di essere coinvolte in questa tratta infame.
Ora gli olandesi sono la chiave di volta.
Tengono moltissimo alla loro reputazione di difensori dell’ambiente, e sperano che su questa tratta insanguinata non si accendano i riflettori di tutto il mondo.M
a se la renderemo nota a tutti ora chiedendo alle autorità olandesi di rifiutarsi di far passare la carne di balena dal loro porto, potremo fermare il massacro di balene!
Dobbiamo agire velocemente: le baleniere salperanno per iniziare la caccia tra pochi giorni.
Firma ora e invita tutti a unirsi: facciamo arrivare subito a un milione di firme una petizione rivolta al Primo Ministro Mark Rutte avvertendolo che solleveremo un polverne sui media con balene giganti fuori dalla sua porta se non fermerà il trasferimento nei porti olandesi.
Spargi la voce 

http://www.avaaz.org/it/days_to_stop_the_whale_slaughter_global/?ciuDmdb
Indirizzo per firmare la petizione clicca qui sopra

Appello agli italiani....... INTEGRIAMOCI!!!!!!!



Un piccolo promemoria per le signore ...bocchino e kyenge, del Partito Democratico
Domandina:
CHI DEVE INTEGRARSI NOI O LORO?
Queste sono solo tre notizie di decine in tutta Italia (di cui i tg e media a grande tiratura LODEVOLMENTE NON FANNO MENZIONE)(PAGATI DALLO STATO CIOE' NOI PER INFORMARE)
Chi volesse trovarne altre può andare ai siti citati
SUZZARA magg 2013 –
Scene di panico a Suzzara. Intorno alle 19 di ieri, in piazza Garibaldi, in pieno centro storico.
Due marocchini armati, uno di coltello e l’altro di machete, hanno inseguito due connazionali minacciandoli di volerli uccidere.
Al concitato episodio hanno assistito mamme con bambini che, alla vista dei due uomini che correvano armati, sono scappati per la paura.
Alcuni commercianti che avevano ancora i negozi aperti hanno abbassato le serrande prima dell’orario di chiusura. Apparentemente la lite sembra causata da futili motivi, ma dietro a questo cruento diverbio potrebbe celarsi un regolamento di conti per questioni di soldi.
I due inseguiti sarebbero giovani senza fissa dimora che solitamente bivaccano e dormono ai giardini vecchi di via Cadorna.
Uno di loro sarebbe stato ferito in modo lieve. Sul posto è intervenuta una pattuglia dei carabinieri di Suzzara allertata da alcune persone presenti in piazza Garibaldi.
Gli inseguitori sono stati braccati dai militari dell’Arma, fermati e portati in caserma per essere identificati.
«È inammissibile vedere gente armata di coltello e ascia in pieno centro – ha detto un commerciante – per poco non ci scappava il morto». http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2013/05/28/news/inseguiti-con-un-machete-paura-in-centro-1.7155015
Milano, 29 mag. –
E’ di una donna ferita al volto il bilancio di una lite, avvenuta ieri mattina in un appartamento a Valmadrera, che ha richiesto l’intervento dei carabinieri di Lecco.
Per futili motivi una coppia di senegalesi, 49 anni lui e 34 lei, hanno litigato con la loro coinquilina di 32 anni.
La coppia si e’ armata di coltello e lametta e, dopo avere immobilizzato la connazionale, le hanno sfregiato il viso.
Per i due e’ scattata la denuncia per lesioni personali aggravate, mentre per la vittima la prognosi e’ di 8 giorni per “ferite da taglio al volto con policontusione”. http://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/1251757/Lecco–accoltellano-al-volto-coinquilina–coppia-denunciata.html
Gli immigrati marciano anche su Piacenza.
Arrivano  sotto il municipio la protesta dei sedicenti profughi mantenuti da oltre un anno dalla collettività.
La manifestazione svoltasi in mattinata è illegale in quanto non autorizzata dalla questura.
Gli immigrati hanno urlato sotto le finestre del comune per chiedere un incontro con il sindaco Dosi.
Il 31 dicembre 2012 infatti è terminato lo stato di emergenza, e il 28 febbraio 2013 finiranno gli aiuti che hanno permesso loro di rimanere sul nostro territorio.
Gli stranieri chiedono soldi per andarsene o di lavorare.
La prefettura ha proposto 500 euro a testa ma loro ne vogliono almeno 2000.
A garantire l’ordine e la sicurezza del palazzo comunale un codone di carabinieri, Digos e polizia municipale.
Una delegazione di 4 profughi è stata ricevuta in comune.
Alcuni dei manifestanti erano armati di ferri e catene che sono stati sequestrati dalla Digos.
Il sindaco Dosi ai profughi che ha incontrato: «Non possiamo far altro che dare 500 euro, purtroppo la situazione è questa e non c’è margine».
I profughi dal canto loro si sono dichiarati insoddisfatti e hanno minacciato di occupare con la forza il Ferrhotel se non verranno esaudite tutte le loro richieste. http://voxnews.info/2013/02/27/immigrati-marciano-su-piacenza-vogliono-2-000-euro-per-tornare-a-casa/

GUSTAVO ROL ,UN UOMO FUORI DAL COMUNE



È difficile, per chi non hai mai sentito parlare di lui o per chi solo “ha sentito dire”, poterlo definire o descrivere; era un sensitivo, uno spiritista, un indovino, uno dei più dotati medium, se non il più dotato, mai esisti; senza alcun dubbio fu una delle personalità più enigmatiche del XX secolo: Gustavo Adolfo Rol.
Per quale motivo gli uomini più potenti della terra di quell’epoca lo frequentavano abitualmente? Mi riferisco non solo ai vip di casa nostra, sempre sotto i riflettori e nel mirino dei paraparazzi della dolce vita romana come Vittorio De Sica, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Marcello Mastroianni, Giorgio Strehler, Vittorio Gassman e tanti altri ancora; tra le fila delle sue amicizie si possono annoverare, Albert Einstein, Enrico Fermi, Benedetto Croce, Charles De Gaulle, Gabriele D’Annunzio, Benito Mussolini, Pio XII, Einaudi, Picasso, Dalì, principi provenienti dalle più importanti corti Europee, la Regina Elisabetta II, il presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy, Ronald Reagan, che lo ringraziò personalmente con un telegramma, per aver contribuito con un aiuto “metafisico” alla liberazione del generale Dozier, il 26 gennaio del 1982. Adolf Hitler, durante il secondo conflitto mondiale, fece di tutto per averlo tra i suoi consiglieri, a tal punto che diede ordine alle SS di condurlo a Berlino: per ben tre volte gli uomini del Duce riuscirono a nasconderlo.
Sempre durante la seconda guerra mondiale, a San Secondo di Pinerolo, Rol riuscì a salvare dalla fucilazione parecchie persone considerate partigiane, “barattandole” con i suoi esperimenti.
Per ogni divinazione riuscita, sarebbe stata risparmiata una vita.
Disse in dettaglio al comandante tedesco incaricato dell’esecuzione, che i presunti partigiani da fucilare erano persone innocenti. Il graduato gli chiese come faceva ad esserne così sicuro. Rol replicò che era tanto sicuro tanto quanto lo era di conoscere cosa contenevano i cassetti della scrivania privata del comandante nella sua casa di Amburgo. Quindi cominciò a descrivere minuziosamente gli oggetti e il contenuto di alcune lettere e documenti di guerra privatissimi, che naturalmente solo il militare poteva conoscere: tutti i prigionieri vennero liberati. Riporto di seguito il ringraziamento del sindaco del piccolo paese, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale:
Signor Rol Avv. Gustavo,
Oggetto: ringraziamento
Adempio al dovere di ringraziarLa vivamente anche a nome del Comitato di Liberazione Nazionale, per tutto quanto Ella ha fatto durante l'attuale guerra per il bene di San Secondo ed in ispecie per la popolazione di San Secondo. Il coraggio da Lei dimostrato in circostanze difficilissime per risolvere situazioni che interessavano la vita o l'interesse altrui o delle generalità degli abitanti, la saggezza, serietà e l'autorità dimostrate a suo tempo, verso chi di ragione, valsero a salvare la vita e i beni di singoli e di molti Sansecondesi. Quest'amministrazione e la popolazione tutta, che hanno apprezzato i suoi generosi atti, Le saranno molto riconoscenti e confidano che Ella vorrà continuare a coadiuvarLe nell'opera di ricostruzione e nella ripacificazione degli animi.
Il Sindaco,
G. Vicino
Chiunque si avvicinava a lui, non poteva più distaccarsi; ciò non solo per la sua forte personalità magnetica, ma soprattutto per le imprese di cui era capace. Non era assolutamente possibile dare spiegazioni razionali a ciò che riusciva a compiere e le sue doti rendevano estremamente difficile la sua identificazione: mago, illusionista (come molti tentarono di etichettarlo!) esoterista, o veggente? Forse sarebbe il caso di creare una categoria nuova appositamente per lui, oppure, in maniera più semplicista ma efficace per rendere l’idea, era semplicemente Gustavo Rol.
Riusciva a leggere libri chiusi, compiva viaggi nel tempo, osservava l’aura energetica, riusciva a spostare oggetti di qualsiasi genere senza toccarli, materializzandoli e smaterializzandoli; e ancora quadri in sua presenza si dipingevano da soli ed alcuni di essi sembravano dipinti da illustri artisti del passato (abbiamo una prova concreta di tutto ciò di una tela dipinta con lo stesso stile di Chagall, che, secondo esperti d’arte, sembrava originale!).
Leggeva nel pensiero e riusciva a trovarsi in due posti contemporaneamente: mentre era nella sua casa di Torino veniva fotografato a Boston.
Riporto alcune dichiarazioni rilasciate dai suoi ospiti dopo gli “esperimenti”, (come lui stesso li chiamava), effettuati fra le mura della sua dimora torinese:
“Quell'uomo legge nel pensiero e non possiamo rischiare che i segreti dello Stato francese vengano a conoscenza di estranei” Charles De Gaulle;
“...è l'uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene” Federico Fellini;
“... una personalità fra le più sorprendenti del secolo” Alberto Bevilacqua;
“Rol sfugge alla nostra possibilità di comprensione. È un mistero” Cesare Romiti;
“... è il più indecifrabile e fascinoso enigma in cui mai mi sia imbattuto” Roberto Gervaso.
Rol naque a Torino il 20 giugno del 1903, da una famiglia estremamente agiata; il padre Vittorio, noto avvocato, era direttore della sede torinese della Banca Commerciale Italiana. La madre Matha Peruglia, era figlia anch’essa di un noto avvocato presidente del tribunale di Saluzzo.
Gustavo fino a 2 anni non fu un bimbo molto loquace; era solito passare le sue giornate davanti ad un immagine di Napoleone, personaggio al quale sarà estremamente legato per tutta la sua vita. In terza elementare infatti sapeva già tutto dell’Imperatore, e durante il liceo era in grado di descrivere con precisione e minuzia tutte le singole battaglie di ogni campagna militare, dando la netta impressione di avervi partecipato di persona.
Ma i fatti particolari legati alla figura dell’Imperatore sono numerosi. Negli anni trenta durante un soggiorno a Parigi, Rol, durante una passeggiata, fu spinto istintivamente in un vecchio palazzo. All’interno chiese al portinaio di condurlo nelle cantine e dopo essersi fatto consegnare un piccone, si mise a scavare riuscendo a dissotterrare uno splendido busto in marmo dell’Imperatore francese, che entrò a far parte della sulla collezione personale.
Si appassionò alla musica sin da piccolo, imparando a suonare il pianoforte e il violino senza mai prendere lezione. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dalla quale ottenne il titolo accademico.
Dal 1925 al 1930 girò l’Europa; a Parigi conobbe Elna Resch Knudsen, norvegese, figlia di un capitano di marina e nipote di un ministro di Stato, sua futura moglie.
Il periodo parigino fu fondamentale per il suo futuro di sensitivo, a tal punto che in seguito rivelazioni, nel 1927 scrive alla madre “…ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore…ho perduto la gioia di vivere…la potenza mi fa paura..non scriverò più nulla”.
Da qui inizia una profonda crisi interiore che lo porta a chiudersi in un convento in assoluto isolamento. Dopo tre mesi d’isolamento la madre lo convince a ritornare spiegandogli che le doti di cui è in possesso devono essere usate per fare del bene al prossimo.
Così parte il cammino che lo renderà una delle figure più enigmatiche del XX secolo.
Nel 1934, dopo la morte del padre, lascia l’impiego in banca per intraprendere il commercio di oggetti antichi e di opere d’arte, una delle sue grandi passioni.
Durante la guerra apre un negozio di antiquariato che tiene fino agli anni 60, fino a quando decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura e all’approfondimento dei suoi “studi”.
Già dal 1950 la sua casa torinese di via Silvio Pellico sarà meta privilegiata di tutti i personaggi menzionati poche righe sopra.
Storico l’incontro con l’Imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè ad Antibes nel 1964, al quale predice la morte ad opera del suo popolo: il tutto avverrà nel 1975.
John Fitzgerald Kennedy, nel suo unico viaggio in Italia in veste di presidente, si recò appositamente a Torino per incontrarlo.
Telecinesi, telepatia, chiaroveggenza, bilocazione, pranoterapia, materializzazioni ecc.
I potenti del mondo non si rivolgevano a lui solo a causa di queste sconvolgenti manifestazioni dei suoi poteri, ma anche grazie alla sua capacità di infondere alle persona energia benefica e positività; lo potremmo definire un “illuminato”.
Egli aveva raggiunto uno stato superiore di coscienza che gli aveva aperto le porte, accessibili a pochi eletti, dei più intimi segreti della vita e del pensiero.
Morì il 22 settembre del 1994.

Dott. Diego Barzaghi

Libano, la spettacolare Grotta dei Tre Ponti



 La cascata della caverna Balaa Baatara si trova nella Tannourine, vicino al piccolo villaggio di Balaa, in Libano, a breve distanza dal Tannourine Cedar Reserve e nei pressi del Monte Libano. 
 Per raggiungerla, da Laqlouq in direzione di Tannourine si arriva al piccolo villaggio di Balaa, poi si prende un sentiero tra terrazze di meli a destra e una catena montuosa a sinistra, si continua a scendere per qualche minuto poi ci si ferma improvvisamente di fronte ad un fantastico panorama: 
tre ponti naturali, sovrapposti, di 100 metri di altezza, con una vista impressionante sulla bocca di una voragine che si tuffa nelle viscere del Monte Libano.

Per migliaia di anni, la cascata ha scavato un enorme buco nella roccia, una caverna aperta e profonda 250 metri conosciuta con il nome di Grotta dei Tre Ponti a causa della posizione dei ponti naturali in calcare che sovrastano la bocca dell' abisso.

 Ma lo spettacolo più incredibile si svolge durante il disgelo, quando la cascata, alta più di 100 metri, urla e ruggisce prima di essere inghiottita nel grembo della montagna.
 La buca, la cascata e le grotte sono state esplorate nel 1962 e interamente cartografate nel 1980 dal gruppo speleologico del Libano. Gli speleologi si sono fermati ad una profondità di 250 metri, al livello di un lago in una grande sala terminale.

Cornovaglia: I Giardini perduti di Heligan

I

Lost Gardens of Heligan ("Giardini perduti di Heligan") sono un complesso di giardini, approntanti originariamente tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX secolo nella tenuta di Heligan, antica residenza della famiglia Tremayne situata nel villaggio inglese di Pentewan (dintorni di Mevagissey), in Cornovaglia (Inghilterra sud-occidentale).

Considerati nel XIX secolo tra i più bei giardini della Gran Bretagna, caddero in rovina (da cui il nome) dopo la prima guerra mondiale , ma sono stati rivitalizzati e riportati agli antichi splendori nel corso degli anni novanta del XX secolo, grazie ai lavori guidati da Tim Smit, autore anche dell'Eden Project: si tratta del più grande progetto di restauro di giardini mai realizzato in Europa.

 I giardini si estendono in un'area di circa 80 acri. Nel complesso si trovano giardini all'inglese, giardini all'italiana, giardini a terrazze e anche una "giungla". Esso è diviso in varie sezioni, quali la Lost Valley ("Valle perduta"), la Jungle, il Productive Garden, i Pleasure Grounds, l'Italian Garden ... 
 I giardini presentano una grande varietà di piante, che vanno dall'ananas al bambù, alle felci giganti australiane.

La tenuta di Heligan fu realizzata nel 1603 da William Tremayne, la cui famiglia era proprietaria di circa 1.000 acri della zona. I giardini furono creati intorno al 1780-1790 ca. da Henry Hawkins Tremayne (1766-1829), curato a Lostwithiel, che ereditò la tenuta. In seguito, John Hearle Tremayne (1829-1851) realizzò la lunga passeggiata che collegava la tenuta al villaggio di Pentewan, in origine costruita forse per permettere ai cavalli il trasporto del carbone da St Austell. Fu inoltre inoltre probabilmente colui che introdusse delle piante subtropicali, creando l'area nota ora come "The Jungle".

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, però, i giardinieri che di occupavano della manutenzione della tenuta di Heligan furono chiamati alle armi e molti di loro morirono (dei 22 giardinieri, solo 6 tornarono a casa vivi). Nel 1916, inoltre, la tenuta fu requisita dal Dipartimento di Guerra. 
 Dopo la prima guerra mondiale, morì anche l'ultimo erede maschio della famiglia Tremaynee la tenuta fu così venduta. Per questi motivi, i giardini furono abbandonati a se stessi e ben presto furono coperti da una folta boscaglia, che di fatto li cancellò. 
Nel corso della seconda guerra mondiale, la tenuta fu utilizzata invece dall'esercito statunitense. 
 All'inizio degli anni novanta, discografico Tim Smit, il quale, incaricato da un erede della tenuta, John Willis, visitò Heligan per la prima volta il 16 febbraio 1990 e, nella primavera del 1991, iniziò un lavoro da parte di molti giardinieri volontari, grazie ai quali il sito ha potuto essere recuperato e rivitalizzato.
 L'anno seguente, i giardini furono aperti al pubblico.

Tra le sculture più famose e curiose all'interno dei Lost Gardens of Heligan, vi sono la Mud Maid ("La ragazza del fango") e The Giant's Head ("La testa del gigante"), realizzate da due persone del luogo Sue e Pete Hill. Queste figure sono ispirate a due libri per bambini scritti da Sandra Horn ed illustrati da Karen Popham.

Spray anti-zanzare ecologico fai da te


Non si direbbe, ma a breve dovrebbe arrivare l'estate e, con lei, arriveranno puntuali anche le zanzare. Per non farci pungere, ecco una lozione spray ecologica da preparare in pochi minuti.

Ecco gli ingredienti:


70 g di acqua distillata
20 g di alcool
10 g di glicerina vegetale (si trova in farmacia)
60 gocce di oli essenziali a scelta tra quelli indicati in seguito
Procedimento:
Pesate l'acqua e aggiungete la glicerina. A parte, pesate l'alcool Buongusto (quello che si usa per preparare i liquori) e unite venti gocce di olio essenziale di citronella. Per le rimanenti quaranta gocce, scegliete due tra questi oli essenziali: geranio, lavanda, menta, limone, melissa, tea tree, eucalipto.
Unite la miscela di alcool e oli essenziali con quella di acqua e glicerina, mescolate e travasate il tutto in un flacone munito di pompetta spray.

Perché questi ingredienti
l'alcool serve a solubilizzare gli oli essenziali e conservare la lozione; la glicerina è idratante e tampona l'effetto disidratante dell'alcool; gli oli essenziali indicati servono a tenere lontane le zanzare.

Come si usa
spruzzate e massaggiate lo spray sulle parti del corpo esposte.
Se nonostante lo spray venite punti ugualmente, applicate una goccia di olio essenziale di lavanda direttamente sulla puntura e in pochi minuti spariranno rossore e prurito.

Per tenere lontane le zanzare in casa invece basta inserire nel diffusore qualche goccia di olio essenziale di citronella; per mosche e moscerini usate invece l'olio essenziale di eucalipto.

Rua Gonçalo de Carvalho: la strada piu' bella del mondo



Si trova a Porto Alegre, capitale dello stato brasiliano del Rio Grande do Sul, sulla Lagoa dos Patos, la strada più bella del mondo. 
È Rua Gonçalo de Carvalho, una via di 500 metri affiancata da alberi su entrambi i lati, che con le loro 100 chiome formano un tunnel affascinante e un'oasi verde in mezzo alla città.
 La foresta "urbana", che arriva fino al settimo piano degli edifici in alcuni casi, sarebbe stata piantata nel 1930 da alcuni lavoratori di origine tedesca di una birreria, mentre il nome onora il missionario portoghese Gonçalo de Carvalho.

Un anno fondamentale per Rua Gonçalo de Carvalho fu il 2005, quando la costruzione di un centro commerciale nelle vicinanze avrebbe apportato delle modifiche significative per questa bella strada. I residenti si mobilitarono e riuscirono a ottenere dall'allora sindaco, José Fogaça, un ordinanza in cui veniva riconosciuta come patrimonio storico, culturale e ambientale della città. Era il 5 giugno 2006. 
 Da allora le fotografie della strada iniziarono a circolare in tutto il mondo, e non solo tra gli ambientalisti. Il "tunnel di alberi" divenne sempre più popolare, fin quando, nel 2008, un biologo portoghese scrisse un post su Rua Gonçalo de Carvalho nel suo blog, definendola (e consacrandola definitivamente) come "la strada più bella del mondo".

È così, grazie a quest'opera continua di difesa del polmone della città, che ancora oggi è possibile passeggiare, seppur nel bel mezzo di alti e anonimi palazzoni di cemento, in mezzo a un tunnel di alberi, dove la temperatura è mite e l'aria più pulita.

mercoledì 29 maggio 2013

Re Artù e la leggendaria foresta di Broceliande



La Foresta di Paimpont (Broceliande per i poeti), è rimasto un luogo affascinante e pieno di misteri, nonostante il turismo, dove si riesce ancora a percepire il canto di Mago Merlino e le danze delle fate nelle radure annebbiate. E' un vero piacere perdersi nei boschetti e percorrere i sentieri, non ancora segnati, nelle ore più propizie, quando gli elfi e le fate abitano il sito e gli spiriti mormorano alle orecchie di chi sa ascoltare l’epopea della Tavola Rotonda, le gesta di Re Artù e dei suoi cavalieri, gli amori di Viviana e di Lancillotto del Lago. La foresta di Paimpont, è situata nel dipartimento dell'Ile et Vilaine, in Bretagna, a 30 chilometri ad ovest di Rennes. Appartiene principalmente a dei privati che la sfruttano per la legna e la caccia, soltanto una piccola parte, al nord est (10%), è demaniale ed è gestita dall'Office National des Forets (ONF).

La leggenda dice che nella foresta di Broceliande, vi è la tomba di Merlino; si tratta di un cumulo di pietre in un punto difficile da trovare anche con delle buone carte topografiche. Secondo la leggenda, dopo aver sedotto Merlino, Viviana lo circondò di una nube poi lo seppellì vivo in un sepolcro costruito con due enormi pietre appoggiate una sull’altra.

Oggi rimane ben poco del maestoso monumento originale.. il proprietario del luogo, per cercare un ipotetico tesoro lo fece saltare con la dinamite nel 1892. 
Accanto alla tomba, molti superstiziosi lasciano bigliettini e anche assegni sui quali scrivono i loro desideri.

Scoperto il più antico rotolo esistente della Torah, era in una biblioteca di Bologna



La Biblioteca Universitaria di Bologna conservava da epoca immemorabile, senza saperlo, il rotolo del Pentateuco ebraico più antico del mondo.
 Il documento reca la segnatura "Rotolo 2", è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri), contiene il testo completo della Torah in ebraico (ovvero Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) ed era stato precedentemente catalogato come probabilmente risalente al XVII secolo. Il "Rotolo 2", invece, è stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII (1155-1225) e risulta essere, dunque, il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto: un esemplare d'immenso valore, la cui importanza per gli studiosi è evidente anche a un pubblico non specializzato.
 La scoperta è stata fatta dal professor Mauro Perani, ordinario di Ebraico presso il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna, sede di Ravenna, durante la redazione del nuovo catalogo dei manoscritti ebraici della Biblioteca Universitaria di Bologna.
 La datazione, già chiara ad un esame grafico-testuale e paleografico, è stata confermata da ben due analisi con il Carbonio 14, eseguite dal Centro di datazione e diagnostica del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Università del Salento e dal Radiocarbon Dating Laboratory (Illinois State Geological Survey) dell'Università dell'Illinois, Urbana-Champaign. L'antichità del "Rotolo 2" non era stata riconosciuta da Leonello Modona, un ebreo originario di Cento che lavorò per anni come bibliotecario alla Biblioteca Universitaria Bolognese, il quale, nel suo catalogo del 1889, lo riteneva risalente al secolo XVII, e ne descriveva la grafia come "un carattere italiano piuttosto goffo, in cui alcune lettere, oltre le solite coroncine e apici portano delle appendici non comuni e strane".

Il professor Perani, nell'esaminarlo per il nuovo catalogo, si è accorto che la grafia orientale era, in realtà, molto elegante e raffinata, mentre le caratteristiche grafiche e la struttura testuale risultavano atipiche e molto più antiche del Seicento. Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: "In essa alloggia il Signore") fu stampata nel 1482 la prima edizione in assoluto del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna si scopre il più antico rotolo della Torah che si conosca al mondo. 

 huffingtonpost.it]