lunedì 22 ottobre 2012
Henri de Toulouse-Lautrec
Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) è stato un pittore francese, tra le figure più significative dell'arte del tardo Ottocento. Divenne un importante artista post-impressionista, illustratore e litografo e registrò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohémien della Parigi di fine Ottocento.
Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa nacque nel 1864, primogenito del conte Alphonse-Charles-Marie de Toulouse-Lautrec-Montfa e della contessa Adèle-Zoë-Marie-Marquette-Tapié de Céleyran. I Toulouse-Lautrec si ritenevano discendenti da Raimondo V conte di Tolosa, padre di Baudouin, che nel 1196 avrebbe dato origine alla stirpe, contraendo matrimonio con Alix, viscontessa di Lautrec.La famiglia regnò per secoli sull'Albigese. La famiglia nel XIX secolo apparteneva alla tipica aristocrazia di provincia, proprietaria terriera, conduceva una vita agiata tra i vari castelli di proprietà nel Midi e nella Gironde grazie ai proventi dei loro vigneti e poderi. A Parigi erano proprietari di appartamenti nei quartieri residenziali e possedevano una tenuta di caccia nel Sologne. L'aristocratica famiglia dei Toulouse-Lautrec risentiva ancora dell'effetto dei matrimoni tra consanguinei contratti nelle precedenti generazioni, tra l'altro gli stessi conti erano cugini di primo grado , ed Henri soffrì per questo di diverse malattie genetiche. Un altro fratello, Richard, nacque nel 1867, ma morì l'anno seguente.
Fu definito "l'anima di Montmartre", il quartiere parigino dove abitava. A quanto sembra, contrasse la sifilide da Rosa la Rouge, che viveva in un bordello.
Uno dei problemi nella vita di Lautrec fu l'alcolismo. Egli raccontò che la prima sbronza fu nel 1881[14] ed il vizio dell'alcool lo perseguitò per tutta la vita. Il suo stato di salute dopo il 1897 andò peggiorando, inoltre i danni provocati dalla sifilide, malgrado i trattamenti con il mercurio, progredirono. Dopo il 1898 la sua produzione rallentò drasticamente, egli stesso dichiarò di trovarsi in uno stato di "rara letargia". Cominciò a soffrire di crisi paranoiche e fisiche accompagnate da allucinazioni.
Tornato a Parigi trascorse gli ultimi mesi molto debilitato ed allo stremo delle forze, venne riportato a Malromé nella tenuta familiare nei pressi di Saint-André-du-Bois, dove morì il 9 settembre 1901, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.
Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa nacque nel 1864, primogenito del conte Alphonse-Charles-Marie de Toulouse-Lautrec-Montfa e della contessa Adèle-Zoë-Marie-Marquette-Tapié de Céleyran. I Toulouse-Lautrec si ritenevano discendenti da Raimondo V conte di Tolosa, padre di Baudouin, che nel 1196 avrebbe dato origine alla stirpe, contraendo matrimonio con Alix, viscontessa di Lautrec.La famiglia regnò per secoli sull'Albigese. La famiglia nel XIX secolo apparteneva alla tipica aristocrazia di provincia, proprietaria terriera, conduceva una vita agiata tra i vari castelli di proprietà nel Midi e nella Gironde grazie ai proventi dei loro vigneti e poderi. A Parigi erano proprietari di appartamenti nei quartieri residenziali e possedevano una tenuta di caccia nel Sologne. L'aristocratica famiglia dei Toulouse-Lautrec risentiva ancora dell'effetto dei matrimoni tra consanguinei contratti nelle precedenti generazioni, tra l'altro gli stessi conti erano cugini di primo grado , ed Henri soffrì per questo di diverse malattie genetiche. Un altro fratello, Richard, nacque nel 1867, ma morì l'anno seguente.
Fu definito "l'anima di Montmartre", il quartiere parigino dove abitava. A quanto sembra, contrasse la sifilide da Rosa la Rouge, che viveva in un bordello.
Uno dei problemi nella vita di Lautrec fu l'alcolismo. Egli raccontò che la prima sbronza fu nel 1881[14] ed il vizio dell'alcool lo perseguitò per tutta la vita. Il suo stato di salute dopo il 1897 andò peggiorando, inoltre i danni provocati dalla sifilide, malgrado i trattamenti con il mercurio, progredirono. Dopo il 1898 la sua produzione rallentò drasticamente, egli stesso dichiarò di trovarsi in uno stato di "rara letargia". Cominciò a soffrire di crisi paranoiche e fisiche accompagnate da allucinazioni.
Tornato a Parigi trascorse gli ultimi mesi molto debilitato ed allo stremo delle forze, venne riportato a Malromé nella tenuta familiare nei pressi di Saint-André-du-Bois, dove morì il 9 settembre 1901, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.
Le sorelle...diabolike
Diabolik, si può definire uno dei primi fumetti controcorrente, con al centro l’antieroe per eccellenza: un criminale. Inventori di queste tavole disegnate sono due sorelle milanesi, Angela e Luciana Giussani, provenienti della Milano bene, che da oltre 45 anni hanno garantito la presenza dell’albo nelle edicole e nei negozi di fumetti, diventando un oggetto di culto per molti lettori al pari di Tex. Un successo che ha fatto della longevità uno specchio diabolico ( scusate il gioco di parole ) sui fatti di casa nostra, ma anche come rimando oggettivo di un ribaltamento di valori in campo, traslati in meschinità criminale che Diabolik rappresentava già a suo tempo, come anticipatore. Nel libro Le regine del terrore, la prima biografia sulle sorelle Giussani scritta dal giornalista Davide Barzi in collaborazione con Tito Faraci , indaga su queste due donne eccezionali, capaci di scelte inusuali all’epoca.
Nate da una famiglia benestante, cresciute nella casa paterna in Piazza Buonarrotti, in pieno centro milanese, le sorelle Giussani apparivano da subito diverse dalle loro coetanee per un’attitudine nuova nell’affrontare gli impegni della vita. La maggiore, Angela, già nel dopoguerra era tra le poche donne ad avere la patente e a guidare un automobile, inoltre iniziò la carriera di modella finendo sulle copertine di riviste di moda, dimostrando una emancipazione che veniva considerata all’epoca, come scandalosa se non impertinente. Sempre Angela Giussani nel suo andare controcorrente lavorò in un’agenzia pubblicitaria, fondata nel 1945 con Gino Sansoni, futuro marito, e successivamente aprì una casa editrice. Le edizioni Astorina all’inizio pubblicava giochi in busta, molto graditi in quegli anni, e poi il fumetto Big Ben Bolt. Ma è il 1 Novembre 1962, con l’uscita del primo fumetto tascabile Diabolik , che Angela Giussani, affiancata dalla sorella Luciana, danno inizio al loro grande successo editoriale. Le due intuizioni felici, erano: una, la pubblicazione di un fumetto in formato ridotto per i pendolari, con un tempo di lettura veloce per chi compie tratti brevi in treno e l’altra, proporre un personaggio dalle tinte nere, che risultasse vincente come ladro senza scrupoli, rappresentando una novità per il lettore. Le aule del tribunale ovviamente, si aprono per le sorelle Giussani che vengono più volte citate per incitamento alla corruzione. Assolte dalla legge, ma non dall’opinione pubblica che vedono in questi disegni un immagine negativa per i giovani, non placano il successo inarrestabile di Diabolik, che diventa il fumetto più venduto in Italia. Ancora oggi, si discute in sottotraccia, di come queste letture possano risvegliare gli istinti repressi di persone influenzabili, ma questo è moralismo spiccio, per chiudere gli occhi su una quotidianità ben rappresentata nel suo peggio. Le sorelle Giussani si sono sempre espresse in campagne sociali contro la droga e l’eccessiva velocità nelle strade, con l’intenzione di filtrare i temi più controversi dell’attualità attraverso le pagine del fumetto stesso. Dopo la scomparsa delle due fondatrici di Diabolik, i suoi 750 numeri ( la serie continua ) solo l’evoluzione storica dei costumi italiani dal dopoguerra al nuovo millennio, ancora oggi capace di parlarci dritto negli occhi.
1° novembre 1962
Nate da una famiglia benestante, cresciute nella casa paterna in Piazza Buonarrotti, in pieno centro milanese, le sorelle Giussani apparivano da subito diverse dalle loro coetanee per un’attitudine nuova nell’affrontare gli impegni della vita. La maggiore, Angela, già nel dopoguerra era tra le poche donne ad avere la patente e a guidare un automobile, inoltre iniziò la carriera di modella finendo sulle copertine di riviste di moda, dimostrando una emancipazione che veniva considerata all’epoca, come scandalosa se non impertinente. Sempre Angela Giussani nel suo andare controcorrente lavorò in un’agenzia pubblicitaria, fondata nel 1945 con Gino Sansoni, futuro marito, e successivamente aprì una casa editrice. Le edizioni Astorina all’inizio pubblicava giochi in busta, molto graditi in quegli anni, e poi il fumetto Big Ben Bolt. Ma è il 1 Novembre 1962, con l’uscita del primo fumetto tascabile Diabolik , che Angela Giussani, affiancata dalla sorella Luciana, danno inizio al loro grande successo editoriale. Le due intuizioni felici, erano: una, la pubblicazione di un fumetto in formato ridotto per i pendolari, con un tempo di lettura veloce per chi compie tratti brevi in treno e l’altra, proporre un personaggio dalle tinte nere, che risultasse vincente come ladro senza scrupoli, rappresentando una novità per il lettore. Le aule del tribunale ovviamente, si aprono per le sorelle Giussani che vengono più volte citate per incitamento alla corruzione. Assolte dalla legge, ma non dall’opinione pubblica che vedono in questi disegni un immagine negativa per i giovani, non placano il successo inarrestabile di Diabolik, che diventa il fumetto più venduto in Italia. Ancora oggi, si discute in sottotraccia, di come queste letture possano risvegliare gli istinti repressi di persone influenzabili, ma questo è moralismo spiccio, per chiudere gli occhi su una quotidianità ben rappresentata nel suo peggio. Le sorelle Giussani si sono sempre espresse in campagne sociali contro la droga e l’eccessiva velocità nelle strade, con l’intenzione di filtrare i temi più controversi dell’attualità attraverso le pagine del fumetto stesso. Dopo la scomparsa delle due fondatrici di Diabolik, i suoi 750 numeri ( la serie continua ) solo l’evoluzione storica dei costumi italiani dal dopoguerra al nuovo millennio, ancora oggi capace di parlarci dritto negli occhi.
1° novembre 1962
Bora Bora
Bora Bora è conosciuta come la "Perla del Pacifico . Sulle carte geografiche è segnalata tra le isole Leeward : essa infatti fa parte del gruppo delle isole delle Società denominato Isole Sottovento.
Bora Bora è un'isola facente parte dell'arcipelago delle Isole della Società, precisamente nel gruppo delle Isole Sottovento, nell'Oceano Pacifico. Amministrativamente è ricompresa nella collettività d'oltremare della Polinesia francese e comprende l'omonimo comune (capoluogo Vaitape), cui appartiene anche l'atollo di Tupai.
Emersa circa 3 milioni di anni fa, l'isola si trova a 1 ora di volo da Papeete ed è dislocata a circa 280 Km a nord est di Tahiti. L'isola nel suo complesso è costituita da 38 chilometri qudrati di terra emersa. Come tutte le isole di origine vulcanica anche Bora Bora è nata dal lento sommovimento delle placche tettoniche.
L'isola nel suo complesso è costituita da 38 chilometri qudrati di terra emersa. Come tutte le isole di origine vulcanica anche Bora Bora è nata dal lento sommovimento delle placche tettoniche.
Bora Bora è un'isola facente parte dell'arcipelago delle Isole della Società, precisamente nel gruppo delle Isole Sottovento, nell'Oceano Pacifico. Amministrativamente è ricompresa nella collettività d'oltremare della Polinesia francese e comprende l'omonimo comune (capoluogo Vaitape), cui appartiene anche l'atollo di Tupai.
Emersa circa 3 milioni di anni fa, l'isola si trova a 1 ora di volo da Papeete ed è dislocata a circa 280 Km a nord est di Tahiti. L'isola nel suo complesso è costituita da 38 chilometri qudrati di terra emersa. Come tutte le isole di origine vulcanica anche Bora Bora è nata dal lento sommovimento delle placche tettoniche.
L'isola nel suo complesso è costituita da 38 chilometri qudrati di terra emersa. Come tutte le isole di origine vulcanica anche Bora Bora è nata dal lento sommovimento delle placche tettoniche.
Ora che la civiltà li ha scoperti.......la loro morte è certa
Le immagini aeree di una delle poche popolazioni ancora non contattate di indios brasiliani al confine con il Perù mostrano l'ottimo stato di salute del gruppo.
Ma la deforestazione incalza
di Sabrina Valle fotografie per gentile concessione Gleison Miranda, FUNAI/Survival
Un esponente della tribù amazzonica circondato da banani e alberi di annatto (Bixa orellana), i cui semi forniscono il pigmento rosso utilizzato dagli indios per dipingersi il corpo. Le immagini rivelano anche che i nativi raccolgono cotone nella foresta pluviale e lo tessono in panni che avvolgono attorno alla vita.
I primi contatti delle tribù dell'Acre con il mondo esterno risalgono al 1895, quando i raccoglitori di gomma s'inoltrarono in questa parte della foresta pluviale amazzonica, racconta Meirelles. "Vi sono documenti in cui si descrivono indios che usano il machete già nel 1905”.
Ma la deforestazione incalza
di Sabrina Valle fotografie per gentile concessione Gleison Miranda, FUNAI/Survival
Un esponente della tribù amazzonica circondato da banani e alberi di annatto (Bixa orellana), i cui semi forniscono il pigmento rosso utilizzato dagli indios per dipingersi il corpo. Le immagini rivelano anche che i nativi raccolgono cotone nella foresta pluviale e lo tessono in panni che avvolgono attorno alla vita.
I primi contatti delle tribù dell'Acre con il mondo esterno risalgono al 1895, quando i raccoglitori di gomma s'inoltrarono in questa parte della foresta pluviale amazzonica, racconta Meirelles. "Vi sono documenti in cui si descrivono indios che usano il machete già nel 1905”.
Il riscaldamento Globale e la Groenlandia
I quattro giorni che sciolsero
la Groenlandia
Che ruolo ha il riscaldamento globale nel disgelo più rapido della storia recente?
di Ker Than
Il confronto tra le foto satellitari scattate l'8 e il 12 luglio: il rosa rappresenta le aree in cui è avvenuto il (rapidissimo) disgelo. Illustrazione per gentile concessione Nicolo E. DiGirolamo e Jesse Allen, NASA Un fenomeno naturale? "Per quanto ne sappiamo, un evento simile non si è mai verificato da quando esistono i satelliti", sostiene Thomas Mote, climatologo dell'Università della Georgia e anche lui membro dell'équipe. Ma potrebbe essere accaduto in passato, precisa un'altra scienziata che ha partecipato allo studio, la glaciologa Lora Koenig. "I carotaggi del ghiaccio di Summit Station mostrano che disgeli di questo tipo si verificano in media ogni 150 anni", dichiara la scienziata: l'ultimo risale al 1889.
Quando il ghiaccio si assottiglia i cuccioli di foca annegano
Il riscaldamento globale sta sciogliendo il ghiaccio marino, sterminando le foche neonate della Groenlandia: lo conferma una ricerca senza precedenti di Dave Mosher Per sopravvivere durante le loro prime settimane di vita, quando sono particolarmente vulnerabili. Hanno bisogno di uno strato di ghiaccio sufficientemente spesso, i cuccioli annegano o si feriscono con i pezzi di ghiaccio rotto. "Durante alcune annate, quando il ghiaccio nelle zone di riproduzione scarseggia, muoiono quasi tutti i cuccioli”, afferma il responsabile della ricerca David Johnston, biologo marino alla Duke University. Nel 2007, ad esempio, oltre il 75 per cento dei cuccioli in Canada è morto per questa ragione, e nel 2010 non è sopravvissuto praticamente nessuno.
Il confronto tra le foto satellitari scattate l'8 e il 12 luglio: il rosa rappresenta le aree in cui è avvenuto il (rapidissimo) disgelo. Illustrazione per gentile concessione Nicolo E. DiGirolamo e Jesse Allen, NASA Un fenomeno naturale? "Per quanto ne sappiamo, un evento simile non si è mai verificato da quando esistono i satelliti", sostiene Thomas Mote, climatologo dell'Università della Georgia e anche lui membro dell'équipe. Ma potrebbe essere accaduto in passato, precisa un'altra scienziata che ha partecipato allo studio, la glaciologa Lora Koenig. "I carotaggi del ghiaccio di Summit Station mostrano che disgeli di questo tipo si verificano in media ogni 150 anni", dichiara la scienziata: l'ultimo risale al 1889.
Quando il ghiaccio si assottiglia i cuccioli di foca annegano
Il riscaldamento globale sta sciogliendo il ghiaccio marino, sterminando le foche neonate della Groenlandia: lo conferma una ricerca senza precedenti di Dave Mosher Per sopravvivere durante le loro prime settimane di vita, quando sono particolarmente vulnerabili. Hanno bisogno di uno strato di ghiaccio sufficientemente spesso, i cuccioli annegano o si feriscono con i pezzi di ghiaccio rotto. "Durante alcune annate, quando il ghiaccio nelle zone di riproduzione scarseggia, muoiono quasi tutti i cuccioli”, afferma il responsabile della ricerca David Johnston, biologo marino alla Duke University. Nel 2007, ad esempio, oltre il 75 per cento dei cuccioli in Canada è morto per questa ragione, e nel 2010 non è sopravvissuto praticamente nessuno.
Per farsi notare
C'è chi deve scoprirsi le gambe per farsi notare, perché se si scoprisse il cervello non avrebbe niente da mostrare.
[A. Allblack]
Questo messaggio lo dedichiamo ai folli
Questo messaggio lo dedichiamo ai folli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Potete citarli. Essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli, ma l'unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché riescono a cambiare le cose. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.
Gandhi
Aforismi di Albert Einstein
La mente intuitiva è un
dono sacro
e la mente razionale è un fedele servo.
Noi abbiamo creato una società
che onora il servo e ha dimenticato il dono.
Albert Einstein
e la mente razionale è un fedele servo.
Noi abbiamo creato una società
che onora il servo e ha dimenticato il dono.
Albert Einstein
Le noci
La noce è un frutto di cui si hanno testimonianze antiche; pare che provenga dall'Asia e sia stata introdotta in Italia dai greci. La sua pianta è imponente e maestosa, e oltre che per i suoi pregiati frutti è una pianta molto apprezzata per la qualità del suo legno che è molto ricercato. Le sue foglie sono molto voluminose ed in primavera spuntano i fiori di color verde a cui faranno seguito i frutti delle noci, di forma ovale e ricoperte da una sorta di guscio verde compatto chiamato mallo. Quando le noci giungono a maturazione il mallo si secca e si apre lasciando cadere la noce al suolo; prima di essere consumate le noci hanno bisogno di un periodo in cui devono essere lasciate asciugare, causa la forte umidità accumulata all'interno del mallo.
La noce, oltre a contenere fosforo, calcio, ferro e potassio, è il frutto più ricco di zinco e rame, elementi che solitamente attingiamo dalla carne; motivo per cui le noci sono particolarmente indicate in una dieta vegetariana. Sono un frutto oleoso e di conseguenza ricco di sostanze nutrienti; il loro potere calorico è molto alto, si pensi che ogni 100 grammi di noci fornisce 580 kilocalorie circa. Tra le vitamine sono presenti la A, B1, B6, F, C e P; infine sono molto ricche di grassi polinsaturi che aiutano a combattere l'LDL, meglio conosciuto come colesterolo "cattivo".
Secondo una ricerca americana le noci, oltre ad essere ipercaloriche hanno proprietà antitumorali, in particolare il loro consumo regolare previene l'insorgere del tumore al seno, questo grazie alla abbondante presenza di acidi grassi omega3, oltre ad un alto contenuto di antiossidanti. Grazie alla presenza di acido alfa-linoleico, hanno anche proprietà digestive e diuretiche. La vitamina E, caratterizzata da spiccate proprietà antiossidanti, è in grado di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti. Rilevante anche la presenza di un aminoacido essenziale, chiamato arginina, molto importante per la salute delle nostre arterie; infatti l'arginina fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza in grado di combattere e prevenire l'arteriosclerosi. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che il regolare consumo di noci contribuirebbe ad abbassare notevolmente il rischio di sviluppare una coronaropatia. Infine, oltre ai benefici sopra descritti possiamo affermare che le noci hanno ulteriori proprietà: antianemiche, drenanti, energetiche, lassative, nutrienti, rimineralizzanti, vermifughe. L'elevato potere energetico delle noci, se da un lato rappresenta un fattore negativo per chi ha problemi di sovrappeso, dall'altro può rappresentare un elemento molto interessante per chi svolge attività sportiva. E' interessante sottolineare come l'arginina, prima citata, ha la capacità di dilatare i vasi sanguigni che portano il sangue ricco di sostanze energetiche ai muscoli, oltre naturalmente all'ossigeno, migliorando di conseguenza le prestazioni fisiche.
Ricetta per preparare il nocino
Gli ingredienti: 12 malli, 5 chiodi di garofano, 260 ml di alcool puro a 95°, 3 etti di zucchero una buccia di arancia ed un litro di vino. Procedimento: tagliare i malli di noce in 4 parti e riporli in un contenitore di vetro chiaro che lasci passare la luce insieme alla buccia d'arancia, i chiodi di garofano ed il vino. Chiudere bene il contenitore e lasciare macerare in ambiente luminoso (possibilmente al sole) per un mese e mezzo ricordandosi di agitare il tutto ogni tanto. Trascorso tale periodo si procede alla filtrazione dell'intero contenuto, se ne preleva una parte che si utilizzerà per farvi sciogliere lo zucchero scaldandola. Una volta sciolto lo zucchero si fa raffreddare e si unisce al resto aggiungendovi anche l'alcool. Infine si imbottiglia in contenitori in vetro scuro e si lascia riposare in ambiente buio per almeno un mese. Bere con moderazione.
La noce, oltre a contenere fosforo, calcio, ferro e potassio, è il frutto più ricco di zinco e rame, elementi che solitamente attingiamo dalla carne; motivo per cui le noci sono particolarmente indicate in una dieta vegetariana. Sono un frutto oleoso e di conseguenza ricco di sostanze nutrienti; il loro potere calorico è molto alto, si pensi che ogni 100 grammi di noci fornisce 580 kilocalorie circa. Tra le vitamine sono presenti la A, B1, B6, F, C e P; infine sono molto ricche di grassi polinsaturi che aiutano a combattere l'LDL, meglio conosciuto come colesterolo "cattivo".
Secondo una ricerca americana le noci, oltre ad essere ipercaloriche hanno proprietà antitumorali, in particolare il loro consumo regolare previene l'insorgere del tumore al seno, questo grazie alla abbondante presenza di acidi grassi omega3, oltre ad un alto contenuto di antiossidanti. Grazie alla presenza di acido alfa-linoleico, hanno anche proprietà digestive e diuretiche. La vitamina E, caratterizzata da spiccate proprietà antiossidanti, è in grado di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti. Rilevante anche la presenza di un aminoacido essenziale, chiamato arginina, molto importante per la salute delle nostre arterie; infatti l'arginina fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza in grado di combattere e prevenire l'arteriosclerosi. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che il regolare consumo di noci contribuirebbe ad abbassare notevolmente il rischio di sviluppare una coronaropatia. Infine, oltre ai benefici sopra descritti possiamo affermare che le noci hanno ulteriori proprietà: antianemiche, drenanti, energetiche, lassative, nutrienti, rimineralizzanti, vermifughe. L'elevato potere energetico delle noci, se da un lato rappresenta un fattore negativo per chi ha problemi di sovrappeso, dall'altro può rappresentare un elemento molto interessante per chi svolge attività sportiva. E' interessante sottolineare come l'arginina, prima citata, ha la capacità di dilatare i vasi sanguigni che portano il sangue ricco di sostanze energetiche ai muscoli, oltre naturalmente all'ossigeno, migliorando di conseguenza le prestazioni fisiche.
Ricetta per preparare il nocino
Gli ingredienti: 12 malli, 5 chiodi di garofano, 260 ml di alcool puro a 95°, 3 etti di zucchero una buccia di arancia ed un litro di vino. Procedimento: tagliare i malli di noce in 4 parti e riporli in un contenitore di vetro chiaro che lasci passare la luce insieme alla buccia d'arancia, i chiodi di garofano ed il vino. Chiudere bene il contenitore e lasciare macerare in ambiente luminoso (possibilmente al sole) per un mese e mezzo ricordandosi di agitare il tutto ogni tanto. Trascorso tale periodo si procede alla filtrazione dell'intero contenuto, se ne preleva una parte che si utilizzerà per farvi sciogliere lo zucchero scaldandola. Una volta sciolto lo zucchero si fa raffreddare e si unisce al resto aggiungendovi anche l'alcool. Infine si imbottiglia in contenitori in vetro scuro e si lascia riposare in ambiente buio per almeno un mese. Bere con moderazione.
Filosofia Ermetica
La Filosofia Ermetica, proveniente dall'antico Egitto e poi ripresa dai Greci, rappresenta una delle principali fonti di conoscenza esoterica nel nostro Occidente. Il Kybalion è uno dei testi fondamentali dell'Ermetismo ed enuncia sette princìpi che costituiscono le leggi di base su cui si fonda la vita dell'Universo e delle sue creature. I sette princìpi fondamentali sono i seguenti: 1) il mentalismo, 2) la corrispondenza, 3) la vibrazione, 4) la polarità, 5) il ritmo, 6) la causa-effetto, 7) il genere. Vediamo ora che cosa significa tutto questo e come si manifesta nella pratica.
Con ermetismo o filosofia ermetica ci si riferisce a vari autori probabilmente greci, la più parte sconosciuti, che in lingua greca elaborarono durante il periodo della cultura ellenistica greca e romana, a cominciare dal II secolo d.C., un complesso di dottrine mistico-religiose e filosofiche
Ermete Trismegisto (dal greco antico Ἑρμἢς ὀ Τρισμέγιστος, in latino Hermes Trismegistus) è un personaggio leggendario dell'età ellenistica, venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del Corpus hermeticum. A lui è attribuita la fondazione di questa corrente
l Corpus Hermeticum
E' una collezione di scritti dell'antichità che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.
All'epoca il Corpus era attribuito all'antichità egizia ed era ritenuto addirittura precedente a Mosè, come opera di Ermete Trismegisto ("tre volte grande") ed era interpretato come preannuncio del Cristianesimo[senza fonte], la cui rivelazione religiosa si riteneva vi fosse in qualche modo contenuta.
Marsilio Ficino indicava Orfeo, Pitagora e Platone come i più tardi rappresentanti della sapienza antica contenuta nel Corpus. Il testo come lo conosciamo oggi, si pensa che risalga al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto e collezionato da Michele Psello, eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa ortodossa.
Simbolo ermetico |
Ermete Trismegisto |
l Corpus Hermeticum
E' una collezione di scritti dell'antichità che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.
All'epoca il Corpus era attribuito all'antichità egizia ed era ritenuto addirittura precedente a Mosè, come opera di Ermete Trismegisto ("tre volte grande") ed era interpretato come preannuncio del Cristianesimo[senza fonte], la cui rivelazione religiosa si riteneva vi fosse in qualche modo contenuta.
Marsilio Ficino indicava Orfeo, Pitagora e Platone come i più tardi rappresentanti della sapienza antica contenuta nel Corpus. Il testo come lo conosciamo oggi, si pensa che risalga al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto e collezionato da Michele Psello, eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa ortodossa.
La città rupestre di Vardzia
Vardzia, fu scavata nel fianco del Monte Erusheli vicino alla città di Aspindza e al fiume Mtkvari nel sud della Georgia durante il tardo sec. XII.
Vardzia è stata l'ispirazione della regina Tamar che nel 1185 d.C. ascese al trono della Georgia. Fermamente cristiana, sostenitrice delle arti, la regina promosse una rinascita culturale nella Georgia medievale, ma dovette fronteggiare la minaccia costante dell’espansione dell'Impero mongolo a est. Per proteggere la tradizione monastica del paese e la sua gente dalle forze d’invasione, ordinò la costruzione di un imponente santuario monastico rupestre, scavato nella roccia, che potesse essere raggiunto solo attraverso un tunnel segreto, nei pressi del fiume Mtkvari e dell'odierna Aspindza. Fu un’impresa monumentale, che si tradusse in un colossale monastero scavato nella roccia con 13 livelli e 6.000 abitazioni per i monaci e coloro che fuggivano gli invasori. I monaci che abitavano la nuova città sotterranea crearono anche un sistema di terrazzamenti agricoli e per l'irrigazione per alimentare coloro che stavano dentro. In termini di cibo e acqua, è considerato forse il primo complesso autosufficiente ed eco sostenibile in Europa
Il monastero consiste in più di seimila stanze nascoste disposte su tredici piani, all’interno delle quali era possibile potersi proteggere dai Mongoli. La città includeva una chiesa, una sala reale e un complesso sistema di irrigazione che portava acqua alle terrazze coltivate. Unico accesso al complesso era offerto da alcuni tunnel ben nascosti le cui entrate erano situate nei pressi del fiume Mtkvari. La sua decorazione è stata attribuita al maestro pittore Giorgi e può essere datata, in base ai ritratti reali, a partire dal 1184-1186. Sulle volte e sulle pareti è raffigurato un ciclo delle Dodici Feste, sopra l’entrata meridionale della chiesa vi è un Mandylion. La volta del portico è decorata con il Giudizio Universale e con l’Ascensione e glorificazione della Croce, un tema iconografico molto diffuso in Georgia.
La cappella rupestre è parzialmente decorata con affreschi murali eseguiti nel primo quarto del XIII secolo. Nel 1283 il monastero di Vardzia fu danneggiato da un terremoto; venne saccheggiato dai persiani nel 1551 e poi ancora dai turchi ventisette anni più tardi.
Il terremoto che colpì Samstkhe nel 1283 distrusse approssimativamente due terzi della città, espose le stanze alla vista esterna e fece collassare il sistema di irrigazione.
Durante il regno di Beka Jakheli nel tredicesimo secolo la chiesa fu rinforzata e fu costruito un campanile ben visiblie dall'esterno.
I Persiani, sotto il comando dello Shah Tahmasp I, saccheggiarono il monastero nel 1551 privandolo di tutte le icone di valore e mettendo nei fatti fine alla vita nel monastero.
Oggi Vardzia è una delle principali attrazioni turistiche della regione georgiana di Samtskhe-Javakheti. Il sito è mantenuto da un ristretto gruppo di monaci ed è visitabile giornalmente a tariffe molto basse. Quello che ne rimane però è solo il riflesso in quanto sono a tutt’oggi visitabili circa tremila stanze e in alcuni corridoi le antiche condotte portano ancora acqua potabile.
Vardzia è stata l'ispirazione della regina Tamar che nel 1185 d.C. ascese al trono della Georgia. Fermamente cristiana, sostenitrice delle arti, la regina promosse una rinascita culturale nella Georgia medievale, ma dovette fronteggiare la minaccia costante dell’espansione dell'Impero mongolo a est. Per proteggere la tradizione monastica del paese e la sua gente dalle forze d’invasione, ordinò la costruzione di un imponente santuario monastico rupestre, scavato nella roccia, che potesse essere raggiunto solo attraverso un tunnel segreto, nei pressi del fiume Mtkvari e dell'odierna Aspindza. Fu un’impresa monumentale, che si tradusse in un colossale monastero scavato nella roccia con 13 livelli e 6.000 abitazioni per i monaci e coloro che fuggivano gli invasori. I monaci che abitavano la nuova città sotterranea crearono anche un sistema di terrazzamenti agricoli e per l'irrigazione per alimentare coloro che stavano dentro. In termini di cibo e acqua, è considerato forse il primo complesso autosufficiente ed eco sostenibile in Europa
Il monastero consiste in più di seimila stanze nascoste disposte su tredici piani, all’interno delle quali era possibile potersi proteggere dai Mongoli. La città includeva una chiesa, una sala reale e un complesso sistema di irrigazione che portava acqua alle terrazze coltivate. Unico accesso al complesso era offerto da alcuni tunnel ben nascosti le cui entrate erano situate nei pressi del fiume Mtkvari. La sua decorazione è stata attribuita al maestro pittore Giorgi e può essere datata, in base ai ritratti reali, a partire dal 1184-1186. Sulle volte e sulle pareti è raffigurato un ciclo delle Dodici Feste, sopra l’entrata meridionale della chiesa vi è un Mandylion. La volta del portico è decorata con il Giudizio Universale e con l’Ascensione e glorificazione della Croce, un tema iconografico molto diffuso in Georgia.
La cappella rupestre è parzialmente decorata con affreschi murali eseguiti nel primo quarto del XIII secolo. Nel 1283 il monastero di Vardzia fu danneggiato da un terremoto; venne saccheggiato dai persiani nel 1551 e poi ancora dai turchi ventisette anni più tardi.
Oggi Vardzia è una delle principali attrazioni turistiche della regione georgiana di Samtskhe-Javakheti. Il sito è mantenuto da un ristretto gruppo di monaci ed è visitabile giornalmente a tariffe molto basse. Quello che ne rimane però è solo il riflesso in quanto sono a tutt’oggi visitabili circa tremila stanze e in alcuni corridoi le antiche condotte portano ancora acqua potabile.
Bravissimo sindaco
Mauro Morri
OGGI HO FIRMATO L’ORDINANZA CHE VIETA A SANTARCANGELO I BOTTI PER HALLOWEEN, A TUTELA DELLA QUIETE PUBBLICA E DEGLI ANIMALI DOMESTICI
Questa mattina ho firmato l’Ordinanza che vieta l’utilizzo di petardi e botti di ogni genere nei centri abitati di Santarcangelo nella giornata di mercoledì 31 ottobre (Halloween): poiché le disposizioni che avevo emanato in occasione dello scorso Capodanno hanno trovato un ampio e positivo riscontro dal momento che hanno limitato in modo consistente l’esplosione di botti e petardi, ho valutato la necessità di tutelare la quiete pubblica anche in occasione della notte di Halloween.
Negli ultimi anni, infatti, anche per questa ricorrenza, si sono verificati numerosi episodi di disturbo alle persone e agli animali domestici, oltre che danni vari in conseguenza all’utilizzo di spari e botti vari.
Non voglio esprimere alcun giudizio in merito alla festa di Halloween, ma con l’Ordinanza intendo tutelare l’incolumità delle persone attraverso il rispetto delle norme che regolano la convivenza civile oltre che proteggere gli animali domestici (in particolare cane e gatti) che vivono sul nostro territorio.
Nello specifico l’Ordinanza prevede il divieto di utilizzo di petardi, botti e artifici esplodenti e/o rumorosi di ogni genere nei centri abitati nella giornata del 31 ottobre: l’inosservanza di tale divieto comporterà l’applicazione di una multa da 25 a 500 euro con il sequestro e la confisca dei materiali in oggetto. Inoltre, la vendita di artifici esplodenti negli esercizi commerciali è consentita esclusivamente nel rispetto dei limiti e delle modalità stabilite dalla legge, con particolare riguardo al quantitativo massimo che può essere detenuto presso ciascun punto vendita, all’etichettatura ed alle norme poste a tutela dei minori.
E’ inoltre vietato il commercio in forma itinerante di artifici esplodenti e/o pirotecnici.
Mauro Morri – Sindaco di Santarcangelo
OGGI HO FIRMATO L’ORDINANZA CHE VIETA A SANTARCANGELO I BOTTI PER HALLOWEEN, A TUTELA DELLA QUIETE PUBBLICA E DEGLI ANIMALI DOMESTICI
Questa mattina ho firmato l’Ordinanza che vieta l’utilizzo di petardi e botti di ogni genere nei centri abitati di Santarcangelo nella giornata di mercoledì 31 ottobre (Halloween): poiché le disposizioni che avevo emanato in occasione dello scorso Capodanno hanno trovato un ampio e positivo riscontro dal momento che hanno limitato in modo consistente l’esplosione di botti e petardi, ho valutato la necessità di tutelare la quiete pubblica anche in occasione della notte di Halloween.
Negli ultimi anni, infatti, anche per questa ricorrenza, si sono verificati numerosi episodi di disturbo alle persone e agli animali domestici, oltre che danni vari in conseguenza all’utilizzo di spari e botti vari.
Non voglio esprimere alcun giudizio in merito alla festa di Halloween, ma con l’Ordinanza intendo tutelare l’incolumità delle persone attraverso il rispetto delle norme che regolano la convivenza civile oltre che proteggere gli animali domestici (in particolare cane e gatti) che vivono sul nostro territorio.
Nello specifico l’Ordinanza prevede il divieto di utilizzo di petardi, botti e artifici esplodenti e/o rumorosi di ogni genere nei centri abitati nella giornata del 31 ottobre: l’inosservanza di tale divieto comporterà l’applicazione di una multa da 25 a 500 euro con il sequestro e la confisca dei materiali in oggetto. Inoltre, la vendita di artifici esplodenti negli esercizi commerciali è consentita esclusivamente nel rispetto dei limiti e delle modalità stabilite dalla legge, con particolare riguardo al quantitativo massimo che può essere detenuto presso ciascun punto vendita, all’etichettatura ed alle norme poste a tutela dei minori.
E’ inoltre vietato il commercio in forma itinerante di artifici esplodenti e/o pirotecnici.
Mauro Morri – Sindaco di Santarcangelo
Michael Jackson il Re del Pop
Nella Storia della musica pochi artisti hanno lasciato un solco così profondo
Il mondo ha perso un grande musicista e io dico UN GRANDE UOMO
Considerato il RE del POP.
Oltre che uno dei più importanti musicisti e intrattenitori nella storia dello spettacolo.
In più di quarant'anni di carriera Michael Jackson ha ricevuto numerosi premi, tra cui quelli di miglior artista pop maschile del millennio ai World Music Awards del 2000 e di artista del secolo agli American Music Awards del 2002. È stato anche incluso due volte nella Rock and Roll Hall of Fame, nel 1997 come vocalist dei Jackson Five e nel 2001 per la sua carriera solista. Nel 2002 è anche entrato nella Songwriters Hall of Fame.
Nel corso della sua carriera ha vinto 13 Grammy Awards.
Oltre che uno dei più importanti musicisti e intrattenitori nella storia dello spettacolo.
In più di quarant'anni di carriera Michael Jackson ha ricevuto numerosi premi, tra cui quelli di miglior artista pop maschile del millennio ai World Music Awards del 2000 e di artista del secolo agli American Music Awards del 2002. È stato anche incluso due volte nella Rock and Roll Hall of Fame, nel 1997 come vocalist dei Jackson Five e nel 2001 per la sua carriera solista. Nel 2002 è anche entrato nella Songwriters Hall of Fame.
Nel corso della sua carriera ha vinto 13 Grammy Awards.
Le Catacombe di Kom el-Shuqafa- Alessandria
Il sottosuolo di Alessandria è crivellato da un vasto complesso di catacombe e cisterne, scoperte in modo fortunato nei primi anni del XX secolo, per via della scomparsa di un asino in una fossa improvvisamente apertasi nel terreno.
Situata a sud della colonna di Pompeo, il complesso di catacombe di Kom el-Shoqafa è la necropoli greco-romana più grande dell'Egitto. Arriva ad una profondità di oltre 30 m e si articola in tre livelli.
Per visitare le catacombe si scende su una scala avvolta intorno a un pozzo centrale nel quale venivano calati i corpi dei defunti. Questa immette alle tombe disposte sui tre livelli scavati nella roccia.
Sul primo livello si trova una sala rotonda centrale e una grande sala dei banchetti, il Triclinium, dove parenti e amici rendevano l’ultimo omaggio al defunto. Dalla notevole quantità di frammenti di vasellame ritrovata nel luogo deriva il nome arabo delle catacombe che significa "Collina dei cocci". A est della rotonda c'è la Sala di Caracalla, un complesso funerario ancora più antico, dedicato a Nemesi, la dea dello sport. E’ diventato accessibile dalla camera principale quando alcuni ladri di tombe irruppero buttando giù il muro. Un'altra scala scende al sepolcro centrale, situato nel secondo livello. Questo è il fulcro del complesso, la cui singolare decorazione è frutto della fusione di varie credenze e iconografie funerarie.
Su ambo i lati dell'ingresso, sotto teste di Medusa, due serpenti giganti - che secondo la mitologia greca avevano lo scopo di trasformare in pietra gli eventuali saccheggia tori - reggono la doppia corona dell'Egitto. La decorazione dei sarcofaghi e i rilievi incisi nei pareti mostrano un misto di stile egizio, romano e greco: accanto all'ingresso è raffigurato Anubi, dio dei morti, il cui corpo massiccio è qui stretto in una corazza da legionario romano. Nel mezzo del sepolcro centrale una seconda rotonda scende al piano più basso, reso inaccessibile dalle inondazioni. Dalla camera funeraria si ramificano in tutte le direzioni passaggi che conducono a camere contenenti oltre trecento loculi.
Sul primo livello si trova una sala rotonda centrale e una grande sala dei banchetti, il Triclinium, dove parenti e amici rendevano l’ultimo omaggio al defunto. Dalla notevole quantità di frammenti di vasellame ritrovata nel luogo deriva il nome arabo delle catacombe che significa "Collina dei cocci". A est della rotonda c'è la Sala di Caracalla, un complesso funerario ancora più antico, dedicato a Nemesi, la dea dello sport. E’ diventato accessibile dalla camera principale quando alcuni ladri di tombe irruppero buttando giù il muro. Un'altra scala scende al sepolcro centrale, situato nel secondo livello. Questo è il fulcro del complesso, la cui singolare decorazione è frutto della fusione di varie credenze e iconografie funerarie.
Su ambo i lati dell'ingresso, sotto teste di Medusa, due serpenti giganti - che secondo la mitologia greca avevano lo scopo di trasformare in pietra gli eventuali saccheggia tori - reggono la doppia corona dell'Egitto. La decorazione dei sarcofaghi e i rilievi incisi nei pareti mostrano un misto di stile egizio, romano e greco: accanto all'ingresso è raffigurato Anubi, dio dei morti, il cui corpo massiccio è qui stretto in una corazza da legionario romano. Nel mezzo del sepolcro centrale una seconda rotonda scende al piano più basso, reso inaccessibile dalle inondazioni. Dalla camera funeraria si ramificano in tutte le direzioni passaggi che conducono a camere contenenti oltre trecento loculi.
Gioielli antichi
I gioielli antichi parlano della storia dell’uomo. Fin dalla preistoria l’uomo ha sempre realizzato monili nei materiali più pregiati, come simbolo del potere o dal forte significato religioso. Con l’avvento della civiltà nuove tecniche di lavorazioni hanno permesso la creazioni di veri capolavori. Basta ricordare il corredo funebre di Tutankhamon, collezione di gioielli antichi che farebbe impallidire i reali di tutto il mondo. Ogni civiltà ha visto nei gioielli il simbolo del potere e della regalità, ma anche protezione dal male, come dei veri talismani. Misteri, leggende e lusso: tutto questo sono i gioielli antichi. Vediamo qualche esempio.
Talismano di Carlo Magno
Considerato uno dei gioielli antichi, nonché reliquia, più importante d’Europa, Il Talismano di Carlo Magno appartenne all’imperatore che lo indossava sempre come protezione e per il suo forte significato religioso. In oro con al centro due zaffiri chiari tagliati a cabochon, circondato da smeraldi, perle e granati, secondo la leggenda contiene pezzi della vera croce di Cristo. Il sovrano ne era così affezionato da farsi seppellire con esso, fino al 1166 quando fu rinvenuto all’apertura della sua tomba. Sempre secondo la leggenda il prezioso talismano, che oggi fa parte dei tesori della Cattedrale di Reims, in Francia, dopo essere rimasto in possesso della famiglia Bonaparte fino al 1920, fu donato a Carlo Magno dal sultano Harun Al-Rashid.
Diamante blu Hope
Dalla fortuna alla sorte più nera. È il destino del diamante blu Hope che, a dispetto del nome, è circondato da un alone di mistero, morte e omicidi. Di un insolito e profondo colore blu, il diamante da 112 carati proviene dall’India e fu acquistato nel 1688 da un mercante francese, Jean-Baptiste Tavernier, anche se leggenda vuole che fu lui stesso a toglierlo dalla statua del dio indiano Rama-Sitra. Per la sua bellezza e rarità passò nelle mani di re e regine, ma tutti i suoi proprietari subirono sorti tremende. In tempi più recenti Cartier lo acquistò e lo donò all’allora proprietario del Washington Post Edward Beale. Dopo l’ennesima tragedia, il diamante venne acquistato dal gioielliere Henry Winston che lo donò allo Smithsonian Institute di Washington dove è custodito oggi.
Le uova Fabergé
Tra i gioielli antichi le uova Fabergé sono un esempio dell’evoluzione delle maestranze nel corso dei tempi. La maison, fondata nel 1842 a San Pietroburgo, deve il suo successo alla creazione delle famose uova, tra i regali preferiti dagli zar. Il primo fu commissionato dallo zar Alessandro III per la moglie e fu realizzato da Peter Carl Fabergé, figlio del fondatore. Usando la tecnica delle matrioske, l’uovo in smalto bianco conteneva un tuorlo d’oro che a sua volta aveva al suo interno una piccola gallina d’oro e rubini al posto degli occhi dentro cui c’era una copia della corona imperiale contenente un rubino a forma d’uovo. Con l’avvento della Rivoluzione Russa le uova si dispersero per l’Europa (i reale inglesi ne sono affezionati collezionisti), ma il primo uovo è tornato in Russia, acquistato dal miliardario Viktor Vekselberg
La corona della regina Maria e il diamante Koh-i-Noor
I reali britannici vantano una collezione di gioielli, antichi e moderni, unica al mondo. Oltre a possedere i diamanti Cullian I e il Cullian II, tra i più grandi del mondo, la collezione vanta anche il Koh-i-Noor. Lo splendido diamante a forma ovale da 108 carati proviene dall’India. Quando la regina Vittoria venne proclamata imperatrice d’India il diamante entrò a far parte della collezione reale. Anche questa pietra ha fama oscura, ma solo per gli uomini: la leggenda vuole che porti felicità e benessere a tutte le donne che la indossano. Per questo venne montata sulla corona della regina Maria, consorte di Giorgio V, realizzata dai gioiellieri Garrard & Co. La regina fu l’ultima a indossarla e ora la pietra fa parte della collezione reale.
Una cartolina dal fronte
I° guerra mondiale, Italia, Piemonte
Questa cartolina fu scritta dal fronte il 9 settembre 1918, ovvero tre settimane prima della fine della guerra. Il mittente è Ernesto Montenovo, sottotenente della 211° compagnia mitraglieri; egli spedì la cartolina ad Alfredo Rosati, sottotenente della 11° compagnia del 3° battaglione, di stanza ad Alpignano (Torino)
.
Questo è il testo della cartolina:
Fronte, 9.9.918
Carissimo Alfredo, ho ricevuto tutte le tue cartoline, te ne ringrazio.
Come già ti scrissi per ora la licenza bisogna metterla da parte, ci devono andare prima gli altri.
Sei stato ufficiale di picchetto, beato te !
Qui sempre la stessa vita, un poco più esposta e più pericolosa, stante il punto ove ci troviamo.
Scrivimi a lungo.
Saluti e baci
Ernesto.
Questa cartolina fu scritta dal fronte il 9 settembre 1918, ovvero tre settimane prima della fine della guerra. Il mittente è Ernesto Montenovo, sottotenente della 211° compagnia mitraglieri; egli spedì la cartolina ad Alfredo Rosati, sottotenente della 11° compagnia del 3° battaglione, di stanza ad Alpignano (Torino)
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Questo è il testo della cartolina:
Fronte, 9.9.918
Carissimo Alfredo, ho ricevuto tutte le tue cartoline, te ne ringrazio.
Come già ti scrissi per ora la licenza bisogna metterla da parte, ci devono andare prima gli altri.
Sei stato ufficiale di picchetto, beato te !
Qui sempre la stessa vita, un poco più esposta e più pericolosa, stante il punto ove ci troviamo.
Scrivimi a lungo.
Saluti e baci
Ernesto.
Non ci sono più tuffetti del Delacour
Il Tachybaptus rufolavatus viveva sul lago Alaotra e si è estinto a causa dell'attività dell'uomo
L'ultimo avvistamento certo del pennuto risale al 1985, da allora non si è fatto più vedere
Si chiamava Tachybaptus rufolavatus, per gli amici Tuffetto del Delacour: non se ne sentiva parlare spesso e non se ne sentirà parlare molto in futuro, a meno che nell’immaginario collettivo non prenda il posto del Dodo. L’uccello acquatico bazzicava la zona del lago Alaotra in Madagascar ed è stato ora dichiarato estinto, dopo 25 anni di mancati avvistamenti di un solo esemplare. L’estinzione è stata principalmente causata dal bracconaggio e dall’intensa attività di alcuni pesci predatori che frequentano il lago. Il Tuffetto aveva ali poco sviluppate e secondo i ricercatori non poteva quindi coprire grandi distanze in volo. Questa condizione lo obbligava a condurre una vita tranquilla nelle acque e sulle rive, senza allontanarsi troppo dal lago Alaotra. Nonostante questo, avvistare qualche esemplare di questi animali non era semplice. Nel dicembre del 1982 una spedizione riuscì a scovarne una dozzina, mentre nel settembre del 1985 fu segnalata la presenza di due soli esemplari sempre nei pressi del lago del Madagascar. Da allora del Tuffetto non si è più saputo nulla. I responsabili della Lista Rossa IUCN, l’elenco della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura che censisce le specie viventi sul nostro pianeta, hanno dichiarato estinto il Tuffetto nel loro ultimo aggiornamento. «Non rimane alcuna speranza per questa specie. È un altro esempio di come le azioni umane possano avere conseguenze del tutto impreviste» ha dichiarato Leon Bennum (Birdlife International) alla BBC.
Si chiamava Tachybaptus rufolavatus, per gli amici Tuffetto del Delacour: non se ne sentiva parlare spesso e non se ne sentirà parlare molto in futuro, a meno che nell’immaginario collettivo non prenda il posto del Dodo. L’uccello acquatico bazzicava la zona del lago Alaotra in Madagascar ed è stato ora dichiarato estinto, dopo 25 anni di mancati avvistamenti di un solo esemplare. L’estinzione è stata principalmente causata dal bracconaggio e dall’intensa attività di alcuni pesci predatori che frequentano il lago. Il Tuffetto aveva ali poco sviluppate e secondo i ricercatori non poteva quindi coprire grandi distanze in volo. Questa condizione lo obbligava a condurre una vita tranquilla nelle acque e sulle rive, senza allontanarsi troppo dal lago Alaotra. Nonostante questo, avvistare qualche esemplare di questi animali non era semplice. Nel dicembre del 1982 una spedizione riuscì a scovarne una dozzina, mentre nel settembre del 1985 fu segnalata la presenza di due soli esemplari sempre nei pressi del lago del Madagascar. Da allora del Tuffetto non si è più saputo nulla. I responsabili della Lista Rossa IUCN, l’elenco della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura che censisce le specie viventi sul nostro pianeta, hanno dichiarato estinto il Tuffetto nel loro ultimo aggiornamento. «Non rimane alcuna speranza per questa specie. È un altro esempio di come le azioni umane possano avere conseguenze del tutto impreviste» ha dichiarato Leon Bennum (Birdlife International) alla BBC.