lunedì 27 aprile 2015

Il glicine, il fiore dell'amore


Una pianta di origini orientali che approdò in Inghilterra nel 1816 grazie al capitano Robert Welbank, che la portò attraverso il mondo su di un carico mercantile della flotta della compagnia delle indie orientali. 
Arrivò negli Stati Uniti dopo il 1830, dove era già stata catalogata dal Dott. Caspar Wistar (1761-1818), professore di anatomia all’Università di Pennsylvania [da qui il nome Wisteria].


Uno dei primi esemplari importati da Welbank è ancora vivo , si trova al Kew Gardens di Londra ed è anche uno dei glicini più grandi e spettacolari del mondo.
 Anche se il glicine che detiene il record mondiale per la sua straordinaria fioritura cresce a Sierra Madre, in California: al culmine della fioritura raggiunge il milione e mezzo di fiori con un peso totale di 250 tonnellate.
 Questa pianta straordinaria è una delle sette meraviglie vegetali e ogni anno, dal 1918, migliaia di persone si riuniscono per festeggiarla con il Festival del Glicine. 
Ha fiori profumatissimi che vanno dal violetto al viola acceso raggruppati in grappoli, la sua crescita è caratterizzata da un costante movimento a spirale in senso orario o antiorario, e questa sua caratteristica viene associata alla coscienza umana che da un fulcro vitale interiore si espande verso l’esterno per influenzare il mondo intorno a lui.


Ai grappoli fioriti che pendono verso il basso viene spesso attribuito il significato di umiltà, sincero rispetto, supplica garbata e riflessione religiosa ed esiste una leggenda italiana che ne narra l’origine.

 La tradizione piemontese vuole che Glicine, una fanciulla che si disperava per il suo aspetto, non bello come quello delle altre giovani del suo paesino, un giorno iniziò a piangere, da sola in mezzo ad un prato, quando ad un certo punto le sue lacrime diedero vita ad una meravigliosa pianta dalla fioritura stupenda e dall’inebriante profumo, il glicine.
 Il dolce profumo che la circondava fece sentire la ragazza orgogliosa e fiera di se stessa, per esser riuscita a creare quella pianta meravigliosa. 

Nella letteratura giapponese esiste una storia narrata per la prima volta nel 1826 attraverso un balletto classico intitolato ‘Fuji Musume’ (‘La Nubile Glicine’) del teatro Kabuki.


Nella città di Otsu, affacciata sul Lago Biwa, vicino a Kyoto, un passante si sofferma a osservare uno degli innumerevoli dipinti esposti chiamati ‘Otsu-e’ e venduti come souvenir.
 Su questo quadro è dipinta una ragazza, che rappresenta l’essenza del Glicine: è abbigliata alla moda, con uno stravagante kimono (‘Nagasode’) con le maniche lunghe e con la fascia (‘Obi’) che riprende l’immagine del fiore, secondo la tradizione diffusa da secoli in Giappone.
 La ragazza raffigurata diventa infatuata a tal punto dell’uomo che la guarda attentamente da prendere vita ed uscire fuori dalla tela. Scrive lettere d’amore, ma non ottiene risposta e, danzando sotto un glicine frondoso, con un ramo in mano, esprime i sentimenti profondi che prova per l’amore non corrisposto, accompagnata dalla musica ‘Nagauta’ (‘canto a lungo’). 
Triste e disperata, rientra affranta dentro al dipinto, sotto al glicine, alla fine del balletto. 
Il pianto della ragazza esprime il dolore che prova, così il glicine diventa il fiore dell’amore perduto, ma rappresenta anche la straordinaria resistenza come vitigno, in grado di vivere e di prosperare anche in condizioni difficili, così come il cuore ha la capacità di resistere nonostante sia spezzato da un sentimento a senso unico.


Ma non si può parlare di glicine ed arte senza menzionare i sette pannelli di vetro dipinto a mano realizzati su telaio di piombo dall’artista e designer statunitense Louis Comfort Tiffany (1848-1933). 
I pannelli erano appesi per schermare, con un fregio continuo, le finestre della sala da pranzo nella sua straordinaria tenuta di campagna a Laurleton Hall, nel villaggio di Laurel Hollow, vicino a Long Island, sulla Oyster Bay, a New York, nella quale decorò superbamente le 84 stanze, e che completò nel 1905. 

Fonte: eticamente.net

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