lunedì 19 maggio 2014

Ognuno di voi trarrà le proprie conclusioni......



Tutte le bugie e le incoerenze di Matteo Renzi spiegate e smentite puntualmente... DA LUI STESSO! 



A 19 anni vinceva alla ruota di Mike sui canali fininvest... lo stesso anno cominciava a fare il politico... uhmmm?...
ORA ASCOLTA IN QUESTO VIDEO COME DIFENDE GLI INCENERITORI E OFFENDE QUESTA SIGNORA CHE TRA L'ALTRO E' UN'ONCOLOGA! E LUI ARRIVA A CHIAMARLA ASPIRANTE ALCHIMISTA!..
Non è certo la prima volta che succede che ascoltiamo, rapiti, le promesse che ci vengono fatte dall'alto, abbandonandoci come in questo caso all'adorazione del bugiardo di turno, concentrandoci sempre e soltanto sull'ultimo slogan e dimenticandoci beatamente di verificare l'attuazione di tutti quelli precedenti.
Anzi, a dir la verità, molto spesso ci dimentichiamo addirittura dell'esistenza delle vecchie promesse che tanto ci avevano entusiasmato.
Partiamo da qualche dettaglio su colui che ha fondato molti dei suoi slogan sulla necessità di ridurre drasticamente gli sprechi della politica e della macchina statale.
Bene, se ancora lo ignorate, anche e soprattutto a causa del completo silenzio di televisioni e giornali, dovete sapere che Renzi nel 2011 è stato condannato in primo grado per danno erariale quando era Presidente di provincia.
In particolare, tra le altre cose, Renzi è stato giudicato colpevole per aver effettuato assunzioni clientelari (per un danno di 2.155.000 euro) e per aver speso circa 600 mila euro di soldi pubblici in cinque anni tra viaggi, ristoranti, regali e ospitalità.
Tanto per dirne una: la visita di Renzi negli Stati Uniti nei giorni in cui Obama fu eletto presidente è costata ben 70mila euro.
Ma questo era solo il suo biglietto da visita! Vogliamo ora concentrarci su alcune delle promesse (probabilmente ne mancherà qualcuna, visto che è davvero difficile star dietro a tutti i suoi annunci) fatte dal nostro Presidente del Consiglio 
Un esempio a caso? Semplice! Vi ricordate per cosa è diventato famoso Matteo Renzi e su cosa ha fondato tutta la sua campagna per le primarie?
E' passato meno di un anno e mezzo dalle prime primarie, perse, ma molti di noi probabilmente hanno dimenticato che il suo cavallo di battaglia in quell'occasione era la rottamazione, per svecchiare i cosiddetti "dinosauri" e ridare vigore e freschezza alla politica, in primis all'interno dello stesso partito democratico.
Bene, come potete facilmente verificare, non è andata esattamente così.
Nessuna vecchia cariatide ha perso la poltrona, men che meno D'Alema, contro cui sembrava fondarsi in modo particolare la fantomatica rottamazione.
In questi giorni si discute addirittura di candidarlo come commissario europeo, per "cambiare insieme l'Europa".
Ben altra cosa dal mandarlo a casa, che dite?
Ecco qui una simpatica foto che ritrae i due alla presentazione del nuovo libro di Massimo D'Alema.



Volete altri esempi dell'incoerenza di Renzi? Tranquilli, siamo solo all'inizio! Come dimenticare del suo rapporto bipolare con Silvio Berlusconi? Il 10 dicembre 2012 Renzi twittava spavaldo:



Ma non ci è sembrato poi così freddoloso quando, una volta segretario, ha annunciato in diretta:“Vedrò Berlusconi, nella sede del Pd, sotto il quadro di Che Guevara”, alla vigilia dell'incontro in cui di fatto Renzi, ricevendo il pregiudicato, lo ha riesumato come leader politico, per decidere con lui a porte chiuse la nuova legge elettorale,"in profonda sintonia" (ma Berlusconi non era "Game over"?).
Dei vizi di incostituzionalità dell'Italicumsi è già ampiamente discusso, ora vogliamo concentrarci in particolare sul tema delle preferenze.
Sì, perchè prima di diventare segretario Renzi si era autoproclamato paladino delle preferenze, ragion per cui alcuni hanno storto il naso al notare che l'Italicum non prevede le preferenze, ma le solite liste bloccate.
Ma poi è caduta nel dimenticatoio anche questa, e tutti a seguire incantati il pifferaio magico verso una nuova avventura! E' quindi toccato a Enrico Letta fare le spese dell'incoerenza di Renzi, che il 16 gennaio 2014 sosteneva: "Non voglio fare le scarpe a Letta. Anzi, le critiche al governo sono un segnale di affetto." Per non parlare dell'ormai celeberrimo: "#Enrico stai sereno!" del giorno dopo, 17 gennaio.
Bè, sappiamo tutti com'è andata a finire.
Renzi non ha aspettato nemmeno un mese per fare le scarpe a Letta, il 13 febbraio 2014, proponendo una mozione di sfiducia ai suoi danni nell'assemblea interna della direzione PD, votata a maggioranza con 136 voti su 160.
Ma non è da "turboRenzi" rallentare, ed eccoci quindi approdati ad una nuova incoerenza, forse una delle più discusse. Renzi, come ricorderete, è sempre stato un fervido sostenitore delle elezioni e della necessità di un'investitura popolare per essere legittimato a governare.
Ma questo solo fino al suo sgambetto a Letta e alla sua nomina a Presidente del Consiglio, senza alcuna legittimazione popolare, sostenendo per di più, fin dall'inizio del suo nuovo incarico, che il suo mandato durerà fino al 2018.
Non possiamo che chiederci: in virtù di cosa?
Deciso da chi?
Sicuramente non bastano meno di 2 milioni di voti a suo favore alle primarie del PD, tra l'altro per eleggerlo come segretario di partito e non come Presidente del Consiglio, su un totale di più di 50 milioni di aventi diritto al voto.
Ma oltre alla dichiarazione: "Mai più un governo di nominati!", totalmente disattesa dato che lui stesso è stato nominato, e non eletto, come Presidente del Consiglio, non dimentichiamoci anche della famosa:
"Mai più larghe intese!". Anche questa categorica affermazione non ha tardato a lungo ad essere smentita dai fatti, dato che Renzi ha immolato Letta per governare in un governo di larghe intese con la sua stessa maggioranza, e molti dei suoi stessi ministri, compreso l'alleato Alfano, anche lui non eletto, che sta reggendo i giochi politici solo in virtù di una scissione interna.
Ma è arrivato il momento di entrare nel merito delle nuove promesse di Renzi come Presidente del Consiglio.
Basta richiamare alla memoria la tabella di marcia che si era riproposto per capire che già ha tradito le aspettative.
Entro febbraio si sarebbe dovuto risolvere il problema della legge elettorale, che invece ad oggi è stata approvata solo alla Camera ed è incostituzionale almeno quanto il Porcellum, per i medesimi motivi (assenza di preferenze e premio di maggioranza spropositato).
Marzo sarebbe dovuto essere dedicato al lavoro.
A questo punto però, avendo approfondito cosa comporterà il Jobs Act per i lavoratori italiani (leggi assolutamente questo articolo! lo trovi in rete ), speriamo che i tempi si protraggano ulteriormente. Entro aprile poi il governo Renzi avrebbe dovuto rimborsare totalmente i debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese, ma non se ne è più parlato dai primi famosi annunci, e visti gli arretrati già accumulati abbiamo seri dubbi che se ne torni a discutere in tempi brevi.
Non parliamo poi della falsa abolizione delle Province, uno slogan particolarmente utilizzato nelle scorse settimane, salvo poi dover scoprire che questi enti saranno solo "svuotati", e come se non bastasse si aggiungeranno città metropolitane e unioni di comuni. La stessa Corte dei Conti afferma che la riforma in questione comporterà un aumento dei costi invece che una riduzione, anche considerando i 25000 consiglieri comunali in più che ne deriveranno.
Per quanto riguarda l'altrettanto falsa, ma ancora più pericolosa, abolizione del Senato,  i costi non si ridurranno di 1 miliardo, come sosteneva Renzi, ma di 80 milioni al massimo, e la nostra democrazia ne uscirà fortemente compromessa.
Ma ancora non siete sazi di incoeRenzi?
Bene, allora parliamo del suoambiguo rapporto con l'Europa.
Il 2 gennaio 2014 Renzi dichiarava: "Il tetto del rapporto deficit/Pil al 3% è evidente che si può sforare: si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa”.
Ma il 17 marzo, all'incontro con la Merkel, sosteneva:
"Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire dai limiti del Trattato di Maastricht.
Quindi l'Italia NON chiede di sforare i limiti di Maastricht.
L'Italia NON vuole cambiare le regole, dando il messaggio che le regole sono regole cattive, che vengono da qualcuno fuori da noi. Le regole ce le siamo date noi, insieme, e le regole sono importanti."
Tutt'altra cosa, non trovate? Come se non bastasse il 19 marzo Renzi sosteneva: "La discussione di queste ore non è sul 3%, per il quale non ci sarà alcuno sforamento: il tema è prendersi lo spazio che noi abbiamo", quindi riservandosi senza dubbio "la possibilità di un innalzamento dal 2,6% ad una soglia più alta", in discontinuità con il governo Letta troppo rigoroso, che non era riuscito a dare aria all'economia.
E invece indovinate un po'? Con il DEF che è stato approvato in data 10 aprile 2014 Renzi si è smentito di nuovo, tanto per cambiare, confermando il tetto del deficit solamente al 2,6% per quest'anno, per poi addirittura ridurlo ulteriormente e progressivamente fino al 2018, tendendo fortemente verso il pareggio di bilancio.
Altro che sbattere i pugni sul tavolo, qui si tratta solo di continuare lungo quella strada fatta di tagli, svendite e privatizzazioni selvagge che sta tanto a cuore alla Troika.
Non ci sono dubbi che l'unica cosa coerente di Matteo Renzi sia la sua incoerenza. Sapendo che quando dice una cosa, poi ci si deve aspettare il contrario, per decidere se sostenerlo o meno bisognerebbe allora valutare sempre il contrario di ciò che dice o promette, altrimenti continueremo a farci prendere beatamente in giro, incantati dagli slogan e fermandoci ai titoli di decreti e riforme. Verifichiamo, prima di esultare per l'abolizione delle Province, se il titolo corrisponda a verità o se si tratti di una menzogna bella e buona, come in mille altri casi.
Non permettiamo alla solita vecchia casta, che con Renzi ha fatto il lifting, ma è rimasta sempre la stessa, di trattarci come un gregge di pecore disinformate da direzionare a piacimento tramite false promesse mai mantenute.
A nostro parere, i valori più importanti da ricercare in politica (e non solo) oggi sono la credibilità e l'onestà.
Non possiamo più permetterci di riporre la nostra fiducia in pifferai magici come Matteo Renzi, non possiamo più farci abbindolare, è ora di svegliarci e riaccendere il cervello!

Fonte: visioneinsieme.blogspot.it

Il bisso marino : fili d'oro dal fondo del mare


Il bisso è una sorta di seta naturale marina ottenuta da un filamento che secernono alcuni molluschi (Pinna nobilis) la cui lavorazione era sviluppata nell'area mediterranea.
 I mitilidi, tra cui Pinna nobilis, costruiscono il bisso, un bio-materiale che consente a questi molluschi di aderire e di ancorarsi sott’acqua a svariati substrati.
 Le particolarità del bisso risiedono nell’elevata resistenza ad ogni sorta di sollecitazione chimica, fisica e meccanica, oltre alla abilità nell’allungarsi sotto trazione e nell’autoripararsi in caso di ripetute deformazioni.
 Questo tessuto di natura connettiva, come detto tipico dei mitilidi, è estremamente estensibile ma allo stesso tempo rigido e forte; la sua resistenza alla trazione risulta di due ordini di grandezza più alta rispetto all’acciaio catalogato come “altamente resistente”. 
La forza necessaria a rompere un filamento di bisso è pari a circa due tonnellate per cm2. In definitiva dunque, il bisso è caratterizzato da una forza sorprendente in contrasto con la sua estrema leggerezza. 
Gli studi finalizzati alla realizzazione di una scheda di riconoscimento del tessuto suffragati da metodologie di indagine morfologica e strutturale, sottolineano che le prime indicazioni utili per riconoscere un manufatto in bisso marino sono individuabili dal suo colore, dal tatto e dalla tecnica di lavorazione variabile a seconda della materia prima utilizzata o del prodotto finito che si voleva ottenere.
 In alcuni manufatti il bisso marino assume una colorazione bruno dorato, alla quale la luce solare conferisce uno splendore quasi serico donando al tessuto dei riflessi dai toni differenti che variano da tonalità color rame a un biondo aureo
 Le fonti bibliografiche attestano come talvolta il bisso marino venisse filato insieme ad altri materiali quali cotone, lino o seta. Tale consuetudine era dettata non solo da ragioni economiche ma anche da ragioni di ordine pratico, al fine dunque di conferire maggiore corposità e resistenza al manufatto, che però veniva decurtato della lucentezza, caratteristica intrinseca dei capi in bisso marino. Definito dai più, quasi di una leggerezza impalpabile, il bisso marino, accuratamente pulito e lavorato assume una consistenza serica.






Tra gli antichissimi popoli del Mediterraneo, la cui vita era legata al mare, e che grazie ad esso riuscirono a fondare delle importantissime civiltà, sviluppando poi forti influenze verso altre popolazioni anche lontane, si produceva il bisso.
 Gli industriosi Cretesi, i Fenici, provetti commercianti, i più lontani ma raffinatissimi tessitori e tintori Caldei, e gli Egizi furono i maggiori protagonisti della millenaria storia del bisso.
 Queste popolazioni avevano sfruttato la scoperta che la Pinna Nobilis, un grande mollusco bivalve produceva dei filamenti che, da ciuffi aggrovigliati, dopo paziente ed accurato trattamento di cardatura, lavaggio e filatura, potevano diventare un prezioso tessuto serico, finissimo (il cui filamento si assottigliava a 2/100 di millimetro senza perdere la sua resistenza allo strappo) dalla aurea rilucenza e dalle proprietà ignifughe.
 Da abbondanti raccolte del mollusco ricavavano sufficiente filo per realizzare tessuti o ricami ad impreziosire vesti di personaggi di alto rango in campo religioso come in campo politico e persino nello spettacolo come danzatrici e celebri etère, insomma chi doveva apparire e rifulgere di luce doveva indossare vesti in bisso.
 E vi era una vera e propria industria del bisso come quella della porpora supportata da manodopera abbondante e a buon mercato,  basta pensare alle sempre nutrite schiere di schiavi. 
Il declino di una produzione così fiorente ed importante incominciò dal secolo dell'imperatore Giustiniano ( 500 d.c.) da quando cioè furono portate a Costantinopoli, dalle frontiere della Cina, da due monaci Persiani, delle pianticelle di gelso e molte uova di baco da seta.
 In breve tempo la seta si sviluppò nell'isola di Scio e si diffuse poco dopo in Sicilia e da lì in tutta la penisola. 
La raccolta dei bioccoli di pinna Nobilis non poteva certo competere con la continua e illimitata produzione dei bachi in allevamento e così il bisso, già condizionato da una laboriosa tecnica, vide persi definitivamente molti mercati di sbocco.
 Andò così sempre più a chiudersi come specializzazione che poche famiglie si tramandavano per una manifattura artistica di pregio, fatta di pezzi unici riservati per lo più ad onorare personaggi ed eventi importanti.

Le sculture degli Aborigeni del Santuario di William Ricketts


Nascoste nella lussureggiante foresta pluviale australiana, giacciono delle misteriose figure che si confondono tra foglie e tronchi d’albero.
 Esse sembrano a volte scrutare, altre volte a sorvegliare, altre volte  invece sembrano invitare a entrare. 
Sono le fantastiche sculture in ceramica del William Ricketts Sanctuary, conservate nella foresta di Mount Dandenong, città e montagna nello stato di Victoria, Australia.






William Ricketts fu un ceramista e scultore nato a Richmond, nel 1898. 
Non ricevette mai nessuna formazione nelle arti che apprese, ma la sua abilità e la sua visione gli conquistarono ben presto i favori del pubblico.
 Il suo soggetto preferito erano gli Aborigeni: il rispetto per quel popolo e per la loro connessione con la madre terra australiana è rispecchiato in queste opere che ne personificano la grandezza.
Ricketts auspicava un’Australia moderna che abbracciasse la spiritualità e il rispetto per il mondo naturale degli aborigeni.
 Dal 1934 si stabilì permanentemente a Mount Dandenong; ma dal 1949 al 1960 effettuò numerosi viaggi nell’Australia centrale per vivere con le tribù aborigene dei Pitjantjatjara a degli Arrernte. Ricketts fu notevolmente influenzato dalla loro cultura spirituale, e l’influsso ricevuto fu trasfuso nelle sue opere, che si mostrarono in forma di sculture che si integravano perfettamente nel paesaggio circostante come parte integrante di esso. 
Ricketts stesso si sentiva come adottato dai Pitjantjatjara.


Lo scultore ha lasciato molte opere realizzate a questo modo: tra queste, quelle costruite nel santuario degli uccelli di Pitchi Ritchi, presso Alice Springs, Australia centrale. Ma il suo capolavoro è proprio quello in cui sono custodite le sculture che osservate in queste foto: il Potter’s Sanctuary, successivamente riconosciuto come Williams Ricketts Sanctuary. 
Un lavoro di cinquanta anni culminato nella realizzazione di 92 sculture di ceramica che si fondono con tronchi, rocce e piante.
La foresta di eucalipto che lui scelse per trasformarla in questo luogo unico è oggi l’espressione del sogno di un individuo che desiderava un rapporto spirituale con la sua terra. 
Vecchi saggi, così come figure di bambini, sono i custodi di questo posto: nei loro occhi, l’essenza della cultura aborigena e la conoscenza di chi vive con la natura. 
Gli indigeni stessi con cui passò tanti anni fecero da modelli per queste statue. 
Ricketts visse qui fino alla sua morte, nel 1993.
Il governo di Victoria comprò il santuario nel 1960 e ne fece un parco pubblico. 



La gola di Vintgar


La Gola di Vintgar è una gola situata nel Parco Nazionale del Tricorno (Slovenia). 
Si sviluppa per 1.600 metri, snodandosi lungo un percorso scavato nei millenni dal torrente Radovna, e racchiude la cascata del Šum, alta circa 16 metri.
 Scoperta nel 1891 da J.Žumer e dal cartografo B.Lergetporer, fu aperta al pubblico il 26 agosto 1893, dopo esser stata opportunamente attrezzata con sentieri, ponti e passerelle. 
Oltre ad essere meravigliosamente suggestiva, questa gola è famosa anche per la sua forma particolare: secondo alcuni infatti il nome Vintgar deriverebbe proprio dalla somiglianza della valle con un bicchiere da vino!

Commemorazione di un grande giornalista dimenticato in Italia



La Thailandia è quel “Paese dei sorrisi” meta turistica di molti italiani, ma le divisioni politiche che l’attanagliano sono troppo distanti dall’Italia per lasciare un segno.
Fabio Polenghi vi ha perso la vita durante una caotica situazione di guerriglia urbana, trovandosi nel mezzo della battaglia senza un giubbotto antiproiettile.
E da freelance nomade, non aveva alle spalle un’organizzazione mediatica che ne alimentasse la memoria.
Si ricorda spesso Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli ma non lui, era un giornalista libero.
Ma a Bangkok quella maledetta mattina del 19 maggio 2010 l'esercito thailandese ha sparato su tre giornalisti stranieri uno è morto.
Si chiamava Fabio Polenghi ,Era un uomo appassionato del proprio lavoro.
Timido, delicato, soprattutto mite.
Generoso, sia umanamente che professionalmente.
Era un reporter free-lance Economicamente non ne valeva la pena. Né in rapporto ai soldi né al tempo investito, né ai rischi che si corrono.
Ma gli bastava il piacere della ricerca culturale, dello studio, della soddisfazione che si prova nel comunicare ad altri piccole e grandi storie, offrire un punto di vista diverso, personale, per trattare quei temi che le grandi strutture giornalistiche non possono o non vogliono approfondire".

Io oggi ti voglio ricordare così sorridente con la tua compagna di vita, la macchina fotografica
Ciao caro Fabio quando ci rincontreremo proseguiremo quel meraviglioso rapporto fatto di parole, silenzi e grandi risate.
Un saluto e un ricordo per la grande Isa che nonostante la sua strenua lotta non è riuscita a trovare in vita il tuo assassino.

Guardare nel passato apre una finestra nel presente e mostra il baratro del futuro



I responsabili del potere economico provengono quasi tutti dallo stesso mondo, lo stesso giro sociale.
Condividono la stessa visione di ciò che dovrebbe essere il futuro mondo ideale.
E’ quindi naturale che si mettano d’accordo e sincronizzino le loro azioni verso degli obbiettivi comuni, inducendo a delle situazioni economiche favorevoli alla realizzazione dei loro obbiettivi, come ad esempio: indebolimento degli Stati e del potere politico, deregolamentazione, privatizzazione dei servizi pubblici, disimpegno totale degli Stati dall’economia, compresi i settori dell’educazione, della ricerca e, tra breve, dell’esercito e della polizia, destinati a diventare dei settori sfruttabili da ditte private.
I responsabili delle organizzazioni che esercitano il potere non sono eletti, e il pubblico non viene informato sulle loro decisioni.
Il margine d’azione viene sempre più ridotto da accordi economici internazionali per i quali i cittadini non sono stati né consultati, né informati.
Tutti questi trattati elaborati negli ultimi 10 anni (Gatt, Omc, Ami, Ntm, Nafta) hanno un unico scopo: trasferire il potere degli Stati verso organizzazioni non elette, tramite un processo chiamato “mondializzazione”.
Quando una montagna di debiti viene accumulata, i governi sono costretti alla privatizzazione e allo smantellamento dei servizi pubblici.
Più un governo è sotto il controllo dei “Padroni del Mondo”, più fa aumentare i debiti del suo paese.
I cittadini continuano a votare, ma il loro voto è privo di senso. Votano per dei responsabili che non hanno più un potere reale.
Ed è senz’altro perché non c’è più nulla da decidere.
(Libre)