giovedì 6 febbraio 2014

Il transatlantico Rex


Sono passati ottanta anni da quando il Rex conquistò il celebre Nastro Azzurro per il record di velocità nella traversata atlantica. 

Ma qual'è la storia di questa nave leggendaria? 

L'Italia fino agli Anni 30 non manifestò un particolare interesse nella costruzione di navi transoceaniche in grado di competere per il Blue Riband. 
Sotto l'aspetto commerciale i grandi armatori inglesi Cunard e White Star e quelli tedeschi Norddeutscher Lloyd e Hamburg Amerika, soddisfacevano ampiamente la richiesta dei passeggeri in cerca di imbarco sulle ocean liner.
 A cambiare lo stato delle cose intervenne la situazione politica nazionale, caratterizzata in quegli anni dal regime di Benito Mussolini. Il dittatore, aldilà delle convenienze economiche, aveva tra gli obiettivi quello di dimostrare all'Europa la grandezza dell'Italia e della sua Marina.
 Una delle prime azioni fu quella di fondere le tre compagnie nazionali in una, con sede a Genova, nominata Italia Flotte Runite, poi Italia Società di Navigazione, nota all'estero come Italian Line, per dare via a progetti navali con l'imperativo di sorprendere il mondo della navigazione per velocità e dimensioni. 
Vennero commissionati due transatlantici, il Rex e il Conte di Savoia, ma, tra le due, era il Rex, quello costruito nei cantieri Ansaldo, preparato per la conquista del nastro a New York.
 Il 27 settembre del 1932 tutto era pronto per il viaggio inaugurale che, pur non registrando il tutto esaurito, aveva raccolto un buon successo commerciale con 1872 passeggeri prenotati su 2358 disponibili.
 Le prime ore di navigazione furono incoraggianti, la media era elevata e la nave rispondeva alle aspettative. Poi, l'imprevisto. Un guasto tecnico costrinse il Rex ad ormeggiare a Gibilterra, dove rimase per tre giorni mentre decine e decine di passeggeri decisero di disdire la prenotazione per prendere il treno per la Germania, dove si sarebbero reimbarcati per l'America a bordo della nave tedesca Europa.


La scelta non si rivelò molto indovinata poiché, con loro grande sorpresa, arrivati a New York videro il Rex già ormeggiato.
 La nave italiana, nonostante una partenza non proprio entusiasmante, aveva comunque dimostrato di avere le carte in regola. 

Con scaramanzia tutta italiana, ai 1.138 passeggeri ospiti a bordo non era stato annunciato che si navigava per il record. La presenza di nebbia, inoltre, aumentò la tensione nel comando di bordo. Gli ufficiali avevano il compito di aggiornare due volte al giorno via radiotelefono il ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano che, a sua volta, riferiva personalmente al duce. 
Finalmente, nonostante la nebbia e le condizioni meteo non ottimali, alle 4.40 di mattina del 16 agosto 1933 il faro di Sandy Hook era stato doppiato. La gioia esplose a bordo e la sfortuna (e la brutta figura) del primo viaggio era già dimenticata.
Il molo all'altezza della 46esima strada era pieno di emigrati italiani in festa a salutare e il Rex che si fregiò di un nastro azzurro lungo ventinove metri, con un nodo per ogni metro a ricordare la velocità mantenuta nell'impresa, regalo del cap. Giorgio Parodi dell'aeroclub di Genova. 



Il Rex conservò il primato per un paio d'anni fino a quando le 81.000 tonnellate della S.S. Normandie spinte dalle turbine elettriche non sfiorarono i trenta nodi di media nel 1935.
 Il transatlantico italiano non ebbe mai un grande successo commerciale e, come nel giorno del record, le prenotazioni di media coprivano all'incirca la metà della disponibilità. La perdita del primato peggiorò la situazione.
 Il Rex e la sorella Conte di Savoia continuarono il loro servizio senza particolare clamore sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. 
Per proteggere le due ammiraglie durante il conflitto, fu decisa la loro sosta nei porti nazionali. ll Rex ormeggiò a Trieste, dove rimase sino al 5 settembre del 1944 quando, durante uno spostamento verso la costa slovena fu attaccata dai bombardieri inglesi della Raf. Sulle motivazioni dello spostamento e di quell'attacco è stato detto e scritto molto (doveva autoaffondarsi in rada su ordine dei tedeschi per bloccare l'ingresso al porto di Trieste? Stava cercando rifugio sul litorale sloveno per nascondersi agli alleati? Fu una sorta di "vendetta" trasversale di tedeschi e inglesi contro il vascello italiano, reo di aver strappato a entrambi il nastro azzurro?).
 Interrogativi, più o meno fantasiosi, che ancora oggi generano dubbi. 
Resta il fatto che, dopo quattro giorni di fiamme, l'avventura del Rex era finita.

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