mercoledì 19 giugno 2013

Quelli che sognano


Quelli che sognano li riconosci, hanno negli occhi un velo di tristezza.

Hanno la malinconia addormentata agli angoli della bocca,
hanno l’ aria di chi cerca ma non trova.
Sognare è faticoso, sognare non è da tutti.
E’ per le persone coraggiose, sognare.
Come il mare e l’amore.

[Suzanne M.Casciani]

Monaco: Il Casinò di Montecarlo


La nascita del Casinò di Montecarlo è da attribuire all’architetto Charles Garnies che nel 1862 lo realizzo con la consulenza di Homburg Francois Blanc un esperto e direttore di giochi di casinò. La sua creazione fu decisa dal principe Carlo III, in seguito alla pessima condizione economica attraversata dal paese in quei tempi che videro la secessione della città di Mentone e Rochebrune.
 Carlo III pensò quindi di far fronte al problema affidando la gestione del Casinò di Monte-Carlo ad una società che si impegnava in cambio a garantire determinati servizi pubblici come il provvedere alla ordinaria manutenzione stradale, distribuire beni primari alla popolazione come acqua e gas e provvedere ai trasporti che prevedevano gli spostamenti per recarsi a Nizza e Mentone sia per quanto riguardava l’andata che per il ritorno.
 La soluzione adottata da Carlo III ebbe un enorme successo e portò al grande obiettivo che vide l’abolizione di tutte le tasse che fino a quel momento avevano pagato i monegaschi.

Il Casinò di Monte Carlo è situato all’interno di una piazza ricca di verde chiamata per l’appunto “Piazza del Casinò“. A pochi metri dal Casinò è possibile ammirare l’Hotel de Paris. Al centro della piazza si può notare un’aiuola ornata da palme, con una vistosa fontana centrale. A completare il tutto, un raffinato locale di ristoro rappresentato dal “Cafè Divan”, con le sue favolose sale da gioco che fino al 1960 hanno ospitato il bowling per poi sostituirlo, dopo aver rimodernato le sale da gioco con la Roulette Americana, il Royal Ascot, il black jack, il gioco del Craps e con le numerosissime slot machines alloggiate in un vasto parco.

Ritornando al nostro Casinò di Montecarlo, diciamo subito che si presenta come un edificio sontuoso con l’atrio rivestito in marmo e circondato da numerose colonne da cui si ha la possibilità di accedere alla “Salle Garnier” dove si svolgono annualmente importanti manifestazioni a carattere lirico, concerti ad alto livello e spettacoli in cui è possibile vedere l’esibizione di ballerini professionisti.
 Sempre all’interno troviamo attraenti sale da gioco, in francese “Salons de Jeux” che presentano accattivanti e gaie vetrate colorate, suddivise in: Saloni Europei, Saloni Privati e Club Inglese. 
Nei saloni europei è possibile trovare giochi come la roulette e il trente et quarante. Nei saloni privati troviamo una vastissima varietà di giochi come la rulette europea, la roulette inglese, il Craps, il trente et quarante, il blackjack, il banco a doppio tavolo e lo Chemin de Fer.
 Infine troviamo il Club Inglese dove è possibile divertirsi col black jack e con la roulette inglese. 
Il Casinò di Montecarlo dedica a tutti i giocatori numerose promozioni, numerose gare e tornei che servono ad aumentare la già grande emozione di trovarsi in un vero e proprio “Paese del Divertimento“.

I Kamikaze

I Kamikaze (神風, in giapponese vento divino),
Furono due tempeste di vento o tifoni che, secondo la percezione dell'epoca, avrebbero salvato il Giappone da due flotte mongole che tentarono di invadere il Giappone sotto il regno di Kublai Khan.
La prima spedizione mongola contro il Giappone ebbe luogo nel 1274. Una flotta di 900 navi con circa 40.000 uomini partì dalle basi coreane, occupò Tsushima e di qui attaccò l’isola meridionale di Kyushu.
La disperata resistenza giapponese sarebbe stata facilmente sopraffatta se un ciclone non avesse disperso le navi mongole e costretto gli invasori ad una precipitosa ritirata
Una seconda spedizione di maggiore portata venne organizzata nel 1281.
Questa volta gli eserciti invasori erano due, uno (di 40.000 uomini e 900 navi anch’esso) proveniente dalla Corea, l’altro (100.000 uomini e 3500 navi) da Quanzhou nel Fujian.
La presenza di questa seconda flotta dimostra appunto che i mongoli si avvalevano appieno della collaborazione della nautica e militare dei cinesi di quelle regioni meridionali che avevano appena conquistato.
Cinesi erano, infatti, i comandanti delle due flotte.
La difesa giapponese contro le invasioni fu accanita.
Ma anche questa volta il ruolo decisivo lo ebbe un ciclone che disperse l’esercito mongolo dopo 50 giorni di lotta.
Il tentativo di invasione non venne più ripetuto. A causa della diffusione del Buddismo Zen tra i Samurai del tempo i tifoni che causarono la distruzione delle navi mongole furono descritti come venti divini, sia per la loro potenza che per il momento favorevole nel quale si erano generati. 


La flotta mongola distrutta da un tifone; china su carta, Kikuchi Yōsai, 1847

L’opinione pubblica giapponese interpretò questi fatti come interventi dei Kami: le divinità di tutto il Giappone sarebbero, secondo la leggenda che si diffuse immediatamente, scese in campo a difendere il Paese degli dei dalla minaccia esterna, suscitando un “Vento degli dei” o Kamikaze che avrebbe disperso le truppe mongole.
La seconda delle due flotte mongole, è considerata il maggiore tentativo di invasione navale della storia e la sua consistenza fu superata solo in tempi recenti dall'operazione Overlord, l'invasione (riuscita) della Normandia messa in atto dalle forze alleate nel 1944. Il termine “Kamikaze” tornò in uso verso la fine della seconda guerra mondiale.
Esso era rimasto nella memoria storica del popolo, nella leggenda, nella tradizione e così venne riutilizzato nella propaganda governativa quando, nel 1944, il Giappone si trovò ad essere minacciato ancora, per una seconda volta, da un’invasione straniera.
Al posto delle navi mongole c’erano quelle americane: la propaganda trovò opportuno (ed ebbe successo) ricorrere a questa antica tradizione per la quale il Giappone era un Paese imprendibile, inconquistabile e protetto dagli dei.

La prima unità kamikaze

Il pilota kamikaze medio aveva circa 20 anni e studiava scienze all'università.
Le motivazioni nell'offrirsi volontario andavano dal patriottismo, al desiderio di portare onore alle proprie famiglie, al mettersi alla prova in maniera estrema.
I piloti delle missioni suicide vedevano la montagna più a sud del Giappone mentre erano in aria, dicendo addio al proprio paese e salutavano la montagna lanciando fiori dall'aria mentre partivano per la loro missione suicida.

Dunque, il 20 ottobre 1944 è la data di nascita del reparto kamikaze, formato da 24 piloti del 21º Stormo:
Alla fine della seconda guerra mondiale il servizio aeronautico della marina giapponese aveva sacrificato 2.526 piloti kamikaze, mentre quello dell'esercito ne aveva sacrificati 1.387. Secondo un dato ufficiale, di fonte giapponese, le missioni affondarono 81 navi e ne danneggiarono 195, secondo gli americani « Approssimativamente 2.800 attaccanti kamikaze affondarono 34 navi della marina, ne danneggiarono altre 368, uccisero 4.900 marinai e ne ferirono oltre 4.800. Nonostante l'allarme dei radar, l'intercettazione in volo ed un massiccio fuoco antiaereo il 14% degli attacchi Kamikaze giungeva fino all'impatto contro una nave; circa l'8,5% delle navi colpite dagli attacchi kamikaze affondò »

Tre statue di faraoni neri a Dangeil


La statua di Taharqa (Berber-Abidiya Archaeological Project) 

 Sono state rilasciate le immagini delle tre statue scoperte lo scorso mese a Dangeil, nel profondo Sudan; appartenevano a tre faraoni della 25′ dinastia – anche nota come quella dei faraoni neri-.
 Spicca in particolare quella enorme di Taharqa. 
Non è mai stata trovata una statua di un faraone così a sud. I faraoni di questa dinastia provenivano dalla Nubia (oggi una regione tra Sudan ed Egitto). 
Questi faraoni nubiani provarono ad incorporare la cultura egizia nella loro. Costruirono pure piramidi in Sudan (sebbene ciò non venisse più fatto in Egitto da quasi 800 anni). 
 Taharqa fu un faraone della 25′ dinastia e regnò all’incirca dal 690 al 664 a.C. un territorio che si estendeva dal Sudan fino a Levante. Alla fine del suo regno un conflitto con gli assiri lo costrinse però a ritirarsi a sud, fino dentro alla Nubia, dove morì nel 664 a.C. L’Egitto, divenuto provincia degli assiri, riguadagnò poi l’indipendenza durante la 26′ dinastia; i successori di Taharqa non furono più capaci di riprendere l’Egitto. 
 Oltre alla statua di Taharqa, sono state trovate anche quelle di due suoi successori che controllarono il Sudan (ma, appunto, non l’Egitto): Senkamanisken e Aspelta. Owen Jarus ha intervistato Julie Anderson, del British Museum, co-direttrice degli scavi a Dangeil.

Dangeil si trova vicino alla 5′ delle 6 cateratte del Nilo (i tratti poco profondi del fiume da Assuan a Khartum), circa 350 km a nord-est dalla capitale sudanese di Khartum. 
Secondo Anderson era una “importante città reale”. La maggior parte dei ritrovamenti finora è da datarsi al Regno di Meroe (III secolo a.C. – III secolo d.C.), ma l’insediamento esisteva anche prima, ai tempi di Taharqa. 
È possibile peraltro che l’impero di questi si estendesse più a sud di Dangeil.

La statua di Taharqa è fatta di granito e pesa più di una tonnellata. Si ergeva per 2.6 metri quando aveva la testa. 
 Questa e le altre due statue vennero successivamente rotte intenzionalmente e non si sa perché. Un’ipotesi è perché ci fu uno scontro dinastico: un gruppo conquistò il potere in Nubia e fu determinato a eliminare i ricordi del regno di Taharqa e dei suoi successori. Oppure perché nel 593 a.C. una forza militare egizia, condotta dal faraone Psamtek II, riuscì a raggiungere Dangeil e decise di danneggiare le statue. 
 In ogni caso, lo sforzo per portarle lì fu enorme: la cava di granito più vicina è alla terza cateratta, a centinaia di chilometri di distanza. Secondo Anderson le tre statue sarebbero state poste dentro a un tempio del dio Amon che forse si trova sotto o nelle vicinanze a dove oggi giace un tempio di Meroe del I secolo d.C.
 È inoltre sicura che ci siano altre statue reali: “altri re tra Taharqa e Aspelta” (Tanwetamani, Atlanersa e Anlamani).

La testa di Aspelta (Berber-Abidiya Archaeological Project)

 Sulla cintura di Taharqa sono iscritte queste parole: Il dio perfetto Taharqo figlio di Amon-Ra 
C’è poi un’altra iscrizione parziale: ‘Il dio perfetto, ‘Signore delle due terre, Signore dell’azione… Re dell’Alto e del Basso Egitto, Nefertum-Khu-Ra’, figlio di Ra’, Taharqo, [beneamato] di Ra’-Harakhty che risiede in Ms (qui l’iscrizione è andata) per sempre Ms potrebbe essere parte dell’antico nome di Dangeil. 
 La statua di Senkamanisken ha un’interessante iscrizione: ‘Il dio perfetto, Signore delle due terre, Signore dell’azione, Re dell’Alto e del Basso Egitto, Se-kheper-en-re, figlio di Ra’, Senkamani[sken …’ Quest'iscrizione è un perfetto esempio del perché non si dovrebbe credere a tutto ciò che si legge. Infatti dal regno di Senkamanisken i nubiani avevano perso il controllo dell'Egitto. Anderson dice: "I re kushiti usavano ancora titoli standard. In realtà sono re del Sudan".
Il busto di Senkamanisken (Berber-Abidiya Archaeological Project)

 La grandezza di Dangeil è enorme, e gli archeologi hanno a malapena grattato la superficie. “C’è lavoro per intere generazioni”, conclude Anderson.

 Da : ilfattostorico.com

Come proteggere gli animali dal caldo? Il vademecum ENPA


Il caldo si è fatto attendere, ma è arrivato prepotentemente in tutta Italia.  E con esso arrivano, puntuali come ogni anno, i consigli del Ministero della Salute per tutelarci dalle ondate di calore. Ma per proteggere invece dall'arsura i nostri amici a quattro zampe? Niente paura, ci pensa, altrettanto tempestivamente, l'ENPA, l'Ente nazionale protezione animali, che ha emanato una lista di dieci consigli per salvaguardare dal caldo i nostri amici pelosi.
Ecco allora il vademecum per non far soffrire con i 30 gradi che avanzano, cani, gatti, conigli e pesciolini:

1 - Non lasciate mai un animale incustodito dentro l'auto : in questo periodo la temperatura interna dell'abitacolo sale rapidamente, anche con i finestrini aperti, trasformando la vettura in un vero e proprio forno. In queste condizioni, bastano anche solo 10 minuti, il tempo di fare una spesa veloce, per condannare il vostro animale ad una morte orribile.
2 - Se vedete un animale rinchiuso da solo in un'auto al sole, prestare attenzione ai sintomi di un eventuale un colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). In tal caso, se non si interviene subito, rischia di correre un grave pericolo di vita: cercate di rintracciare il proprietario del veicolo e, se non reperibile, chiamate immediatamente le forze dell'ordine e nel frattempo cercate comunque di creare ombra mettendo ad esempio giornali sul parabrezza e, se possibile, di versare dell'acqua all'interno per bagnare l'animale o farlo bere attraverso un'eventuale fessura del finestrino.
3 - Assicuratevi che gli animali abbiano sempre accesso all'ombra e acqua fresca in abbondanza. In caso di ipertermia (i sintomi del colpo di calore sono ad esempio la pelle che scotta, barcollamento o difficoltà a respirare) è necessario abbassargli la temperatura mettendogli abbondante acqua fresca su tutto il corpo e contattare immediatamente il veterinario.
4 - Non costringere i cani a sforzi eccessivi evitando, ad esempio, le passeggiate nelle ore più calde della giornata dove aumenta il rischio di colpi di calore o quello di bruciarsi le zampe sul suolo caldo. E' consigliabile avere comunque sempre a disposizione una bottiglietta di acqua e una ciotola.
5 - Anche per loro vale il discorso di prevenire le scottature solari e per proteggerli applicate alle estremità bianche e sulle punte delle orecchie di cani e gatti, una crema solare (meglio sebiologica aggiungiamo noi) ad alta protezione alle estremità bianche, come le punte delle orecchie, prima di farli uscire.
6 - Ricordando che obbligare i pesciolini a vivere in un acquario infligge loro inutili sofferenze, l'Enpa consiglia di tenerlo fuori dal sole diretto e cambiare l'acqua regolarmente avendo cura di togliere le alghe che si formano. Anche il laghetto in giardino dev'essere riempito regolarmente per compensare l'acqua che evapora e sostituire l'ossigeno perso. Stessa cosa per il canarino o i criceti: non lasciate li sul balcone al sole diretto: cercate di posizionare la gabbia in un luogo fresco, arieggiato e ombreggiato.
8 - Con il caldo arrivano anche le pulci, le zecche e gli acari, quindi bisogna controllare regolarmente il pelo dei vostri amici per verificare l'eventuale presenza di "ospiti" indesiderati. Meglio applicare preventivamente un antiparassitario adatto in base alla sua specie e taglia perché, ad esempio, alcuni prodotti per cani possono essere letali per i gatti. In commercio sono disponibili preparati a base di olio di Neem, potente  disinfettante e antiparassitario, che non presenta alcuna controindicazione anche per i soggetti più sensibili.

Simona Falasca 

L'ennesimo caso di reato punibile ma non denunciato (una vergogna)imputabile all'omertà e alla mancanza di coraggio

NON SI PUO' CHIUDERE SEMPRE GLI OCCHI E FAR FINTA DI NIENTE E' DA VIGLIACCHI E SI DA MODO ALLE CANAGLIE DI REITERARE I MISFATTI DI QUALUNQUE NATURA SIANO .....IL SENSO CIVILE LO IMPONE

Se vi capitasse di passare per il paese di Aprica, provincia di Sondrio, Valtellina, non esitate a fermarvi al Bar Delicatesse, sulla via principale del paese, per congratularvi con il gestore per quanto sia ignorante e insensibile nel tenere, da quanto è nata, una lupa nelle condizioni che potete vedere nella foto: legata ad un albero, con minime possibilità di movimento, senza acqua disponibile, con cucce sporche e fatiscenti, durante tutte le stagioni e i climi.
Ora anche in mezzo al cantiere.
Ovviamente, nella totale mancanza di contatto con esseri umani o suoi simili, eccezion fatta per i passanti che si fermano a salutarla e con i quali è sempre dolce e assolutamente coccolona.
E' una pena vederla sempre in quelle condizioni.
Abbiamo provato a parlare con il padrone, ma non c'è stato niente da fare.
Abbiamo segnalato a diverse associazioni e speriamo loro possano fare qualcosa.
Nel frattempo BOICOTTATE IL BAR DELICATESSE DI APRICA E DIFFONDETE IL PIU' POSSIBILE!!!!!
Certa gente non può passarla liscia.
Grazie a tutti di: Freedom ALF

Commento mio I cani sono esseri senzienti hanno bisogno di attenzioni di compagnia di affetto (come noi) senza contare le essenziali condizioni per vivere una vita degna acqua fresca ,cibo adatto,habitat confortevole. Se questo individuo non conosce le più elementari regole per tenere un cane andrebbe informato da chi di dovere anche con modi molto persuasivi
MALTRATTARE GLI ANIMALI E' REATO PUNITO DALLA LEGGE
Se ha bisogno di una guardia per il suo locale non deve usare un essere vivente ma un bel allarme o si metta lui a fare il guardiano in quel porcile e siccome sono buona e ho una coscienza lo lascerei sciolto dalla catena e con una ciotola di acqua fresca.
Chi è della zona ha l'obbligo morale di denunciare questo abuso in caso contrario è connivente