mercoledì 19 giugno 2013

I Kamikaze

I Kamikaze (神風, in giapponese vento divino),
Furono due tempeste di vento o tifoni che, secondo la percezione dell'epoca, avrebbero salvato il Giappone da due flotte mongole che tentarono di invadere il Giappone sotto il regno di Kublai Khan.
La prima spedizione mongola contro il Giappone ebbe luogo nel 1274. Una flotta di 900 navi con circa 40.000 uomini partì dalle basi coreane, occupò Tsushima e di qui attaccò l’isola meridionale di Kyushu.
La disperata resistenza giapponese sarebbe stata facilmente sopraffatta se un ciclone non avesse disperso le navi mongole e costretto gli invasori ad una precipitosa ritirata
Una seconda spedizione di maggiore portata venne organizzata nel 1281.
Questa volta gli eserciti invasori erano due, uno (di 40.000 uomini e 900 navi anch’esso) proveniente dalla Corea, l’altro (100.000 uomini e 3500 navi) da Quanzhou nel Fujian.
La presenza di questa seconda flotta dimostra appunto che i mongoli si avvalevano appieno della collaborazione della nautica e militare dei cinesi di quelle regioni meridionali che avevano appena conquistato.
Cinesi erano, infatti, i comandanti delle due flotte.
La difesa giapponese contro le invasioni fu accanita.
Ma anche questa volta il ruolo decisivo lo ebbe un ciclone che disperse l’esercito mongolo dopo 50 giorni di lotta.
Il tentativo di invasione non venne più ripetuto. A causa della diffusione del Buddismo Zen tra i Samurai del tempo i tifoni che causarono la distruzione delle navi mongole furono descritti come venti divini, sia per la loro potenza che per il momento favorevole nel quale si erano generati. 


La flotta mongola distrutta da un tifone; china su carta, Kikuchi Yōsai, 1847

L’opinione pubblica giapponese interpretò questi fatti come interventi dei Kami: le divinità di tutto il Giappone sarebbero, secondo la leggenda che si diffuse immediatamente, scese in campo a difendere il Paese degli dei dalla minaccia esterna, suscitando un “Vento degli dei” o Kamikaze che avrebbe disperso le truppe mongole.
La seconda delle due flotte mongole, è considerata il maggiore tentativo di invasione navale della storia e la sua consistenza fu superata solo in tempi recenti dall'operazione Overlord, l'invasione (riuscita) della Normandia messa in atto dalle forze alleate nel 1944. Il termine “Kamikaze” tornò in uso verso la fine della seconda guerra mondiale.
Esso era rimasto nella memoria storica del popolo, nella leggenda, nella tradizione e così venne riutilizzato nella propaganda governativa quando, nel 1944, il Giappone si trovò ad essere minacciato ancora, per una seconda volta, da un’invasione straniera.
Al posto delle navi mongole c’erano quelle americane: la propaganda trovò opportuno (ed ebbe successo) ricorrere a questa antica tradizione per la quale il Giappone era un Paese imprendibile, inconquistabile e protetto dagli dei.

La prima unità kamikaze

Il pilota kamikaze medio aveva circa 20 anni e studiava scienze all'università.
Le motivazioni nell'offrirsi volontario andavano dal patriottismo, al desiderio di portare onore alle proprie famiglie, al mettersi alla prova in maniera estrema.
I piloti delle missioni suicide vedevano la montagna più a sud del Giappone mentre erano in aria, dicendo addio al proprio paese e salutavano la montagna lanciando fiori dall'aria mentre partivano per la loro missione suicida.

Dunque, il 20 ottobre 1944 è la data di nascita del reparto kamikaze, formato da 24 piloti del 21º Stormo:
Alla fine della seconda guerra mondiale il servizio aeronautico della marina giapponese aveva sacrificato 2.526 piloti kamikaze, mentre quello dell'esercito ne aveva sacrificati 1.387. Secondo un dato ufficiale, di fonte giapponese, le missioni affondarono 81 navi e ne danneggiarono 195, secondo gli americani « Approssimativamente 2.800 attaccanti kamikaze affondarono 34 navi della marina, ne danneggiarono altre 368, uccisero 4.900 marinai e ne ferirono oltre 4.800. Nonostante l'allarme dei radar, l'intercettazione in volo ed un massiccio fuoco antiaereo il 14% degli attacchi Kamikaze giungeva fino all'impatto contro una nave; circa l'8,5% delle navi colpite dagli attacchi kamikaze affondò »

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