mercoledì 13 marzo 2013
Bonampak
E' molto probabile che in tutti i siti maya, i muri interni degli edifici più prestigiosi fossero ricoperti di pitture che completavano la decorazione in pietra o in stucco all'esterno. A causa del clima tropicale umido, pochissimi di questi affreschi sono giunti fino a noi.
Bonampak che ha conservato l'insieme più completo di tutta la pittura monumentale maya, è un sito scoperto nel 1946. Si trova alcuni chilometri a sud dell'Usumacinta e di Yaxchilàn, ai margini della Selva Lacandona nella valle del fiume Lacanjà. Il centro comprende un'acropoli, ossia una collina terrazzata si cui si innalzano numerosi tempietti, che domina una piazza rettangolare con edifici su tre lati. La scultura in pietra delle stele e degli architravi è pregevole.
L'edificio con gli affreschi e le tre stele sono nel regno di Chaan Muan, asceso al trono del 776 e ancora al potere nel 790. I resti portati alla luce fanno pensare che si trattasse non solo di un complesso cerimoniale, ma di un centro residenziale destinato all'aristocrazia o ai sacerdoti maya. La struttura 1, sulla prima terrazza dell'acropoli, comprende tre stanze non comunicanti, in cui pareti e soffitti a volta hanno conservato gli affreschi originali.
Gli architravi delle tre porte raffigurano scene di cattura, i cui un re afferra per i capelli il nemico caduto a terra. Gli affreschi delle tre stanze illustrano tre momenti della medesima storia: prima, durante e dopo la battaglia.
Danza della fertilità
Un gruppo di sei danzatori mascherati e in costume si appresta a entrare in azione: gli fanno da cornice musicisti (con trombe, tamburi, gusci di tartaruga e campanelli) e portatori di ventagli. Uno dei danzatori imita un granchio che solleva le chele, un altro ha la maschera da coccodrillo. gli altri personaggi, tranne uno, portano maschere di creature fantastiche, abbastanza simili a rettili.
Tutti i danzatori rappresentano probabilmente spiriti delle acque e della vegetazione, che partecipano a un rito di fertilità.
I tre danzatori principali si preparano per la cerimonia. Il più grande e dei tre rappresenterebbe il re. E' cinto da una pelle di giaguaro e porta una collana adorna di perle. al centro della sua imponente acconciatura spicca una ninfea gialla addentata da un pesce, simbolo della fertilità. Il danzatore porta sulla schiena un'armatura di piume. Mentre un servo gli allaccia un bracciale, l'altro gli presenta dei gioielli.
Nella prima stanza alcuni dignitari s'intrattengono all'interno di un edificio (fondo rosso), ai piedi del trono reale. Il re è raffigurato sopra la porta, mentre viene vestito per eseguire una danza che si svolge al centro del registro inferiore, all'aria aperta (fondo azzurro). A sinistra dei danzatori si snoda una processione di musicisti e di personaggi mascherati; a destra, una schiera di dignitari assiste alla cerimonia. Davanti all'ingresso della seconda stanza, un altro affresco descrive una battaglia in cui i guerrieri di Bonampak, armati e vestiti di ricchi costumi, trionfano su avversari disarmati e quasi nudi. Sull'architrave della porta sono raffigurati il giudizio e il supplizio dei prigionieri. La scena principale della terza stanza è una danza accompagnata dalla musica, eseguita in cima e ai piedi di una piramide. Nelle stanze 1 e 3, le volte sono adorne di immagini del mostro cosmico celeste, sostituite nella stanza 2 da figure di prigionieri e simboli delle costellazioni.
Positività
“Ho un debole per le persone che hanno cicatrici nascoste dietro un sorriso, per chi apre le braccia al futuro pur avendo conti in sospeso con il passato… per chi avrebbe il diritto di urlare contro e invece sussurra serenità. Ho un debole per gli animi rotti ma portatori sani di positività.”
Il Batavia e il suo equipaggio
La vicenda del Batavia risulta particolarmente interessante grazie anche alla sua storia caratterizzata dall’ammutinamento della ciurma capeggiato dal capo mercante Jeronimus Cornelisz e dal timoniere Ariaen Jacobsz. L’ammutinamento influenzò notevolmente sia la storia precedente che quella successiva al naufragio, caratterizzando inoltre il sito dal punto di vista della ricostruzione storico – archeologica. La scoperta del Batavia, datata 1963, si deve ad alcuni subacquei sportivi che rinvennero i resti del relitto nelle acque antistanti la Beacon Island nel arcipelago denominato Houtman Abrolhos al largo delle coste del Western Australia. Come accennato nel precedente contributo, questa scoperta stimolò una notevole attenzione nell’opinione pubblica che portò all’avvio di un programma strutturato per la protezione dei relitti e per lo sviluppo della ricerca archeologico – subacquea in Australia
Il 29 Ottobre del 1628 salpa dalla città di Texel, in Olanda, il Batavia. Commissionata tempo prima dall'allora Compagnia Olandese delle Indie Orientali, il Batavia si accingeva ad intraprendere una lunga navigazione in direzione di Jakarta per imbarcare spezie, che in quel dato periodo storico, costituivano merce di primaria importanza per le potenze economiche europee.
Sarebbe sicuramente stato un normale viaggio commerciale, e il nome Batavia, probabilmente non sarebbe neanche arrivato a noi, se a bordo della nave non ci fossero stati tre personaggi, che avrebbero cambiato il destino di questa nave. François Pelsaert, era al comando del Batavia, nonché commerciante incaricato di acquistare il carico di spezie per conto della compagnia. Il comandante in seconda, Adriaen Jacobsz, aveva avuto già modo di navigare con Pelsaert, ed i due, non erano mai andati troppo d'accordo, anzi, nel tempo il loro rapporto era quasi mutato in odio. Il terzo personaggio legato al Batavia era un passeggero, Jeronimus Cornelisz, in fuga dall'Olanda a causa di una bancarotta, per la quale stava rischiando l'arresto.
Il capitano in seconda ed il bancarottiere, alle spalle di Pelsaert, concepirono un piano che avrebbe loro permesso di cambiare vita utilizzando l'oro e l'argento custodito nel ventre del Batavia, per l'acquisto delle merci.
Passato il Capo di Buona Speranza, Jacobsz portò il Batavia fuori rotta. Il piano architettato dai due, era quello di violentare una donna facente parte dei passeggeri del Batavia, in modo da far prendere a Pelsaert duri provvedimenti disciplinari nei confronti dell'equipaggio, il quale equipaggio, si sarebbe dovuto poi ammutinare per ripicca nei confronti del comandante, guidato da Jacobsz e Cornelisz. La violenza della donna però, non suscitò da parte di Pelsaert nessun duro provvedimento disciplinare nei confronti dell'equipaggio, mandando in fumo i progetti dei due, che per il momento si dovettero accontentare del fuori rotta della nave.
Il 4 Giugno del 1629, a largo delle coste Australiane il Batavia urtò violentemente la barriera corallina dell'isola di Beacon. Delle 341 persone a bordo del Batavia 40 morirono annegate, ed il resto con l'ausilio delle scialuppe, furono trasportate a terra sulle isolette vicine, comprese donne e bambini.
Quel tratto di costa, dopo alcune esplorazioni via terra e via mare, risultò privo di di acqua potabile e con ristrette difficoltà a procurarsi cibo. Pelsaert, a capo di un piccolo gruppo decise di raggiungere la città di Batavia (oggi Jakarta), utilizzando una delle imbarcazione della nave, a forza di remi.
Ci vollero 33 giorni di viaggio, senza interruzioni, ma alla fine Pelsaert raggiunse la colonia Olandese. Il Governatore, mise subito a disposizione di Pelsaert una nave per il salvataggio dei superstiti, e trascorso un' altro mese, finalmente Pelsaert si ritrovò difronte al relitto del Batavia.
Nel frattempo Cornelisz, consapevole delle conseguenze che lo aspettavano per aver portato il Batavia fuori rotta e convinto di poter fondare un nuovo regno nelle terre in cui si trovava, insieme ad un gruppo di marinai ammutinati a lui fedeli, trucidò 125 persone sopravvissute al naufragio, tra le quali vi erano donne e bambini. All'arrivo di Pelsaert, vi fu una breve battaglia che vide gli ammutinati capitolare subito, con l'arresto di Cornelisz. Pelsaert, a questo punto dovette considerare la prospettiva di tornare in Olanda con una nave piena di ammutinati, e decise che la soluzione migliore fosse processare i prigionieri sul posto.
Il processo fu molto breve e vide la condanna di tutti gli ammutinati. A Cornelisz, vennero tagliate le mani e successivamente impiccato assieme ai suoi compagni. Il Batavia era partito con 341 persone, ma di queste né il Batavia né 273 videro mai Jakarta.
La storia del Batavia, in un certo senso non ha mai avuto una fine. Nell'Aprile del 1840, i resti del Batavia sono stato oggetto di un'illustre avvistamento da parte del comandante Pringle Stokes, dell'H.M.S.Beagle, con a bordo lo scienziato Charles Darwin.
Nel 1970 ha avuto inizio un lavoro di recupero sul relitto del Batavia che ha riportato alla luce numerosi oggetti conservati ora al Maritime Museum di Freemantle.
Nel 1985 i Paesi Bassi, sotto la direzione dello storico navale Willem Vos, hanno dato inizio alla costruzione di una replica della nave, che rispettasse l'originale in tutto e per tutto. Infatti per la ricostruzione durata ben 10 anni, sono state adottate le tecniche e i materiali dell'epoca, tagliando ad esempio il legno di quercia con i rudimentali strumenti utilizzati XVII°secolo, ed intrecciando corde di canapa. Il risultato è senza dubbio straordinario ed oggi la nave fa bella mostra di se a Lelystad, in Olanda, in ricordo di questo straordinario quanto tragico pezzo di storia navale.
Quello che la vita mi ha insegnato
La vita mi ha insegnato molte cose,
tra le tante,
che essa e' in continuo cambiamento,
un continuo evolversi,
che ti modifica,
ti plasma,
rendendoti ogni giorno diverso dal precedente.
Puoi migliorare o peggiorare,
diventare più forte o più debole.
Fatto sta che non sarai mai uguale a ieri,
e ciò che sei ora,
non lo sarai domani.
Orchidea nera
Le orchidee con i fiori che tendono al colore nero sono sempre affascinanti
Pianta di piccole dimensioni, epifita a sviluppo simpodiale con pseudobulbi fusiformi e cilindrici dotati di 2 foglie apicali.
Le corte infiorescenze escono dalla base degli pseudobulbi maturi e producono fiori singoli di colore viola scuro tendente fortemente al nero.
In natura (Brasile) fiorisce in primavera estate, non è profumata.
Desidera temperature fresco-intermedie (minime 10-18) , buona luce, substrato sempre umido e ben drenato.
Questa specie può essere coltivata sia in vaso con substrato di corteccia o di fibra arborea, ed anche su zattera. L’argomento è di quelli che ti affascinano perché sta sempre a metà strada fra la realtà ed il mito.
Nero Wolfe coltivava la sua “orchidea nera” nella serra a New York.
Nota con il nome popolare di “orchidea nera” è anche la Coelogyne pandurata, Il nome scientifico è derivato dalla parola latina “maxilla” – mascella, dalla forma della colonna e della base del labello di alcune specie, che può evocare un mandibola sporgente.
Pianta di piccole dimensioni, epifita a sviluppo simpodiale con pseudobulbi fusiformi e cilindrici dotati di 2 foglie apicali.
Le corte infiorescenze escono dalla base degli pseudobulbi maturi e producono fiori singoli di colore viola scuro tendente fortemente al nero.
In natura (Brasile) fiorisce in primavera estate, non è profumata.
Desidera temperature fresco-intermedie (minime 10-18) , buona luce, substrato sempre umido e ben drenato.
Questa specie può essere coltivata sia in vaso con substrato di corteccia o di fibra arborea, ed anche su zattera. L’argomento è di quelli che ti affascinano perché sta sempre a metà strada fra la realtà ed il mito.
Nero Wolfe coltivava la sua “orchidea nera” nella serra a New York.
Nota con il nome popolare di “orchidea nera” è anche la Coelogyne pandurata, Il nome scientifico è derivato dalla parola latina “maxilla” – mascella, dalla forma della colonna e della base del labello di alcune specie, che può evocare un mandibola sporgente.
L' Alcázar di Segovia
L' Alcázar di Segovia è una fortezza (alcázar) risalente al periodo della dominazione araba (XI - inizio XII secolo, ma forse di origine romana), ampliata nel Quattrocento e quasi completamente ricostruita nel 1862, posta su un'altura situata ai margini della Sierra de Guadarrama nella città spagnola di Segovia (Castiglia e León, Spagna centrale), città di cui rappresenta - insieme all'Acquedotto romano - uno dei monumenti più famosi.
L'Alcázar fu residenza reale, accademia militare e prigione di Stato. È considerato monumento di interesse storico-artistico dal 1931
ed è stato fonte di ispirazione per i castelli disegnati da Walt Disney.
Il palazzo si erge per circa 80 metri su uno sperone roccioso
Nel palazzo si trovano numerosi passaggi segreti che portano al fiume.
Alcune stanze del palazzo sono decorate con le effigi di tutti i re di Spagna. La fortezza è menzionata per la prima volta in un documento del 1122.
Venne fatta costruire da Alfonso VI dopo la "Reconquista" e sostituì probabilmente da edifici preesistenti, dei Romani, Visigoti e Arabi
Nel 1352 - 1358 venne ricostruita da Enrico II di Castiglia.
Nella prima metà del XV secolo fu ampliata da Giovanni II di Castiglia e nel 1474, vi venne proclamata regina di Castiglia Isabella.
Nel 1862, dopo un incendio che lo aveva gravemente danneggiato, l'edificio venne in gran parte ricostruito, assumendo la forma attuale.
L'Alcázar fu residenza reale, accademia militare e prigione di Stato. È considerato monumento di interesse storico-artistico dal 1931
ed è stato fonte di ispirazione per i castelli disegnati da Walt Disney.
Il palazzo si erge per circa 80 metri su uno sperone roccioso
Particolare di un soffitto chiaramente arabeggiante |
Nel palazzo si trovano numerosi passaggi segreti che portano al fiume.
Alcune stanze del palazzo sono decorate con le effigi di tutti i re di Spagna. La fortezza è menzionata per la prima volta in un documento del 1122.
Venne fatta costruire da Alfonso VI dopo la "Reconquista" e sostituì probabilmente da edifici preesistenti, dei Romani, Visigoti e Arabi
Nel 1352 - 1358 venne ricostruita da Enrico II di Castiglia.
Nella prima metà del XV secolo fu ampliata da Giovanni II di Castiglia e nel 1474, vi venne proclamata regina di Castiglia Isabella.
Nel 1862, dopo un incendio che lo aveva gravemente danneggiato, l'edificio venne in gran parte ricostruito, assumendo la forma attuale.
I cuccioli
Certo sono adorabili tutti i cuccioli c'inteneriscono perchè non continuare ad amarli anche da adulti?
Lettera di un bambino mai nato
LETTERA DA UN BAMBINO MAI NATO
Ciao. Mi chiamo… Anzi non mi chiamo.
Sono troppo piccolo per avere un nome.
Ho appena qualche settimana di vita.
La mamma non si è ancora accorta di me.
Semplicemente, percepisce in lei qualcosa di diverso, ma non immagina cosa possa essere: improvvisi sbalzi d’umore, capogiri, eccessiva stanchezza.
Non sa che io sono dentro di lei.
Poi, realizza il fatto di avere un ritardo, e si spaventa.
La mamma è giovane.
Va ancora a scuola.
Percepisco la sua angoscia, e mi ferisce la sua speranza della mia inesistenza. Continua a ignorare la cosa, a voler credere che io non esista.
Oggi però ha finalmente trovato il coraggio di scoprire la verità: adesso sta entrando in farmacia per acquistare un test.
Si rivolge al farmacista timidamente, parlandogli a bassa voce.
Temo che si vergogni di me.
Torna a casa. Chiudendosi in bagno, affronta la realtà: prende il test fra le sue mani, e dopo qualche istante comprende che c’ero, che esistevo.
Mi ha profondamente colpito la sua disperazione: avvertivo il suo dolore, unito al mio che cresceva man mano per la sua infelicità.
Perché non mi vuoi, mamma? Non piangere, tranquilla.
Ci sono qui io che ti voglio bene.
Adesso prende il cellulare.
Sta facendo uno squillo a papà.
Non so cosa gli stia dicendo, ma la mamma si arrabbia molto con lui, grida, gli urla che io non sono un dente cariato da estirpare: sono un essere umano! Dice che non può tirarsi indietro, fingere che la cosa non esista, perché che lo voglia o no, lui è mio padre.
La mamma è così piccola ancora, fragile, ha bisogno del sostengo morale di papà, soprattutto per dare la notizia ai nonni.
Invece si trova costretta ad affrontare ogni cosa da sola, perché lui non vuole saperne di me.
Papà, quando la mamma ha saputo di me è scoppiata in lacrime, tu addirittura vuoi buttarmi via: perché non mi volete?
Cosa vi ho fatto di male? Sono solo un bimbo innocente.
Ora la mamma lo sta dicendo alla nonna.
Nonna, cosa fai? Perché le hai dato uno schiaffo?!?
Cosa c’è di tanto cattivo in me, che non deve nascere?
Mamma tranquilla, andrà tutto bene.
Non intristirti perché hai litigato con la nonna.
Vedrai, le passerà.
Andrà tutto bene.
Sono passati cinque giorni.
Ora ho cinque giorni di vita in più.
Che bello, non vedo proprio l’ora di nascere, di imparare a camminare, a parlare, a correre.
Voglio che mi insegni tutto quello che sai, mamma. E non importa se papà non mi vuole, magari con il tempo cambierà idea.
Per adesso mi basti tu.
E’ così bello addormentarsi con te, mammina, svegliarsi con te, accompagnarti in ogni gesto che fai.
E’ così bello vivere in te, crescere in te, nutrirsi lentamente in te, grazie a te. Mi trovo così bene,qui,nel tuo ventre:percepisco tutto il tuo amore che, superato il trauma iniziale, si alimenta di giorno in giorno.
All’inizio eri spaventata, è vero, ma ora sento che stai iniziando ad amarmi. Chissà, forse un giorno anche papà mi vorrà bene.
Sono coccolato qui,in te,protetto,ogni sostanza importante mi viene fornita attraverso la tua bocca.
Io non devo fare neanche lo sforzo di pensare cosa sia giusto per la mia crescita, e cosa no, perché pensi a tutto tu, mamma.
Mi trovo così bene qui, che quasi quasi mi dispiace venire al mondo, distruggere questa realtà così semplice, pura ed autentica che mi sono costruito.
Ben presto voi grandi inizierete con le vostre stupidaggini, mi riempirete la testa delle solite chiacchiere
Avrò appena imparato a camminare quando vorrete già che io sappia correre. Avrò appena imparato a leggere, quando già pretenderete che diventi avvocato.
Avrò appena imparato a baciare una ragazza, quando già vorrete consigliarmi la giusta moglie da prendere.
Ma quello che mi dispiace di più, è sapere che un giorno anche io diventerò come voi.
Acquisterò la vostra malizia, il vostro modo contorto e inutile di vedere la vita, mi serviranno i soldi, stupidi pezzi di carta che rovinano i sentimenti.
Ma in fondo non importa
Sono contento di nascere, di scoprire il mondo.
Vedrai, ci divertiremo insieme, mamma.
Ora stiamo entrando in uno studio medico
Non piangere, mamma.
Ci sono qui io che ti voglio bene.
Vedo il dottore, molte macchine e tanti infermieri.
Sei già curiosa di sapere se sarò un maschietto o una femminuccia?
Eppure tu continui imperterrita a singhiozzare.
Cos’è?
L’emozione di sapere il mio sesso?
Continui a ripetere, accarezzandoti il ventre “perdonami, bambino mio”. Perdonarti di cosa?!
Perché dovresti avere bisogno del mio perdono? Cosa stai facendo, per chiedermi scusa?
Sento un dolore, una specie di ago che invade il mio piccolo mondo perfetto. Ho capito tutto.
Le mie cellule strappate dalla tua carne.
Ora capisco che tu non mi insegnerai mai a camminare, a parlare.
Io non verrò mai al mondo
Non piangere mamma, io ti perdono.
Chissà se esiste un paradiso per i bimbi mai nati.
Addio mamma
Avremmo avuto tanto amore da darci.
Addio.
Con affetto Il tuo bambino senza nome.
di Oriana Fallaci