venerdì 4 gennaio 2013
Silenzio
E se con un semplice “click” riuscissi a spegnere tutti i rumori del mondo? Intendiamoci, non parlo dei suoni, no, parlo dei rumori, quelli umani. Bé se esistesse davvero un interruttore del genere io lo userei, lo userei e come.
Prendi una giornata qualunque, inizia con il rumore allarmante di una sveglia, poi traffico, segnali acustici, clacson, telefoni, musica di ogni genere, mezzi di trasporto. E questi sono solo alcuni dei più comuni rumori che ci assillano la mente. E poi le parole, ragazzi, le parole! Non fuoriescono solo dolci parole dalle nostre bocche e non sono neanche poche. Ci sono parole urlate e sgradevoli, inutili e sputate, si parla anche senza neanche dare un peso a quelle parole. Parlare sempre e di continuo sembra quasi diventato un obbligo.
Ritorniamo all’interruttore, io lo immagino in un bel punto panoramico cittadino, mi trovo là e con un bel ghigno da birbante, “click”, spengo il rumore.
Scopro subito che il vento ha uno dei miei suoni preferiti. Il vento fischietta e finalmente il fatto che mi scompigli i capelli ha un senso.
Posso sentire cantare gli uccellini, che vita che c’è in città, la credevo solo un covo di zombie.
Poi improvvisamente, tra i vari suoni del “silenzio”, sento quello della mia anima, non lo sentivo da tempo. Capisco così tanto da quello che riesco a sentire che è quasi impossibile credere che io non l’abbia ascoltato sempre. Forse è per questo che non conosciamo noi stessi fino in fondo, non ascoltiamo la nostra anima o forse c’è troppo rumore per sentirla. Ed è un vero peccato perché ha proprio tanto da dirci. Non ci credi? Prova a spegnere il rumore.
E' una VERGOGNA !!!
"Mi hanno chiesto 700 euro per lavare il sangue di mio figlio dall'asfalto".
La denuncia di una madre: il conto arrivato dopo la morte del ragazzo. Il 30 agosto 2009 Valerio Leprini, 15 anni, morì in un incidente stradale, dopo essere caduto dal suo scooter in via del Fontanile Anagnino, colpendo con la testa un palo dell'illuminazione pubblica che non doveva esserci.
Fonte:
La denuncia di una madre: il conto arrivato dopo la morte del ragazzo. Il 30 agosto 2009 Valerio Leprini, 15 anni, morì in un incidente stradale, dopo essere caduto dal suo scooter in via del Fontanile Anagnino, colpendo con la testa un palo dell'illuminazione pubblica che non doveva esserci.
Fonte:
Polizia Postale Web Site Fans
Origini dell'Epifania
La Befana, è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi.
L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva.
Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine?
Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali.
Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana.
C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla.
Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare.
Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo.
Così è anche per la Befana.
Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa.
Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo.
In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità.
Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini.
I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato.
Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati.
In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.
L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva.
Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine?
Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali.
Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana.
C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla.
Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare.
Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo.
Così è anche per la Befana.
Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa.
Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo.
In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità.
Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini.
I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato.
Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati.
In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.
l'Opéra national de Paris.
L'Opéra Garnier, o Palais Garnier, è un teatro situato nel IX arrondissement di Parigi, facente parte de l'Opéra national de Paris.
Dal 16 ottobre 1923 è monumento storico di Francia.
Statua della Poesia
Esterno
E 'decorato con molti elaborati fregi in marmo multicolore, colonne e statue riccche, molte delle quali ritraggono divinità della mitologia greca.
Busti in bronzo dorato di molti dei grandi compositori si trovano tra le colonne della facciata anteriore del teatro e raffigurano da sinistra a destra:
Rossini, Auber, Beethoven, Mozart, Spontini, Meyerbeer e Halévy.
Interni
L'interno è costituito da intrecci di corridoi, vani, scale, nicchie e pianerottoli che permettono il movimento di un gran numero di persone e lo spazio per socializzare durante l'intervallo.
Il foyer Ricco di velluto, foglia d'oro, e cherubini e ninfe.
L'interno è caratteristico da una sontuosità barocca. Il ridotto, o foyer, è l'emblema della ricchezza dell'edificio, insieme allo scalone interno, costruito apposta affinché gli spettatori dei palchi potessero mettersi in mostra nella società.
Dal 16 ottobre 1923 è monumento storico di Francia.
Statua della Poesia
Esterno
E 'decorato con molti elaborati fregi in marmo multicolore, colonne e statue riccche, molte delle quali ritraggono divinità della mitologia greca.
Busti in bronzo dorato di molti dei grandi compositori si trovano tra le colonne della facciata anteriore del teatro e raffigurano da sinistra a destra:
Rossini, Auber, Beethoven, Mozart, Spontini, Meyerbeer e Halévy.
Interni
L'interno è costituito da intrecci di corridoi, vani, scale, nicchie e pianerottoli che permettono il movimento di un gran numero di persone e lo spazio per socializzare durante l'intervallo.
Il foyer Ricco di velluto, foglia d'oro, e cherubini e ninfe.
L'interno è caratteristico da una sontuosità barocca. Il ridotto, o foyer, è l'emblema della ricchezza dell'edificio, insieme allo scalone interno, costruito apposta affinché gli spettatori dei palchi potessero mettersi in mostra nella società.
Il mito di Chimera
La Chimera nella mitologia greca era figlia di Echidna e Tifone. Un’altra versione del mito ci parla della Chimera come frutto di un rapporto incestuoso tra la stessa Echidna e suo figlio Ortro. Questa creatura, che simboleggiava le terribili tempeste marine era rappresentata con la testa di leone, la coda di drago o a forma di serpente e il corpo di capra. In altre versioni la troviamo con una testa di capra sopra il corpo di leone e con le fiamme che le fuoriescono dalla bocca. Sempre nella mitologia greca questa creatura fu uccisa da Bellerofonte aiutato dal suo cavallo alato Pegaso. Tra gli autori che citano la Chimera troviamo Spencer che nella Regina delle Fate la indica, insieme a Cerbero, come la generatrice della Bestia Latrante. La Chimera è citata anche nell’Iliade di Omero, nell’Eneide di Virgilio, nella Metamorfosi di Ovidio e nel Paradiso Perduto di Milton.
E dopo il Sangue????
Italia: Mario Monti
Un fallimento senza precedenti
"Con il governo del Professore c'è stato più debito (+0,2%, un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni).
Più disoccupazione (+1,5%).
Più inflazione (0,5%).
Meno crescita (PIL -2,1%).
L'85% delle manovre di quest'anno è consistito in maggiori tasse e la riduzione della spesa è apparsa solo in campagna elettorale".
Sul debito pubblico. «Sono 2 trilioni, una cifra folle, paperonica».
Secondo Tremonti, il debito «è salito perché l'Italia è usata dalla Germania e dalla Francia, dal Belgio e dall'Olanda, dai Paesi del Nord insomma, come bancomat per colmare i buchi di bilancio delle loro banche.
Vuol dire che noi paghiamo l'Imu, pagheremo la sanità, continueremo a pagare un sacco di tasse e ad avere un sacco di tagli, solo per finanziare i bilanci mezzo fallimentari degli Stati e delle banche del Nord».
Da dove nasca la credibilità all'estero che tanto inorgoglisce il signor monti
ora ci è chiaro!
Un fallimento senza precedenti
"Con il governo del Professore c'è stato più debito (+0,2%, un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni).
Più disoccupazione (+1,5%).
Più inflazione (0,5%).
Meno crescita (PIL -2,1%).
L'85% delle manovre di quest'anno è consistito in maggiori tasse e la riduzione della spesa è apparsa solo in campagna elettorale".
Sul debito pubblico. «Sono 2 trilioni, una cifra folle, paperonica».
Secondo Tremonti, il debito «è salito perché l'Italia è usata dalla Germania e dalla Francia, dal Belgio e dall'Olanda, dai Paesi del Nord insomma, come bancomat per colmare i buchi di bilancio delle loro banche.
Vuol dire che noi paghiamo l'Imu, pagheremo la sanità, continueremo a pagare un sacco di tasse e ad avere un sacco di tagli, solo per finanziare i bilanci mezzo fallimentari degli Stati e delle banche del Nord».
Da dove nasca la credibilità all'estero che tanto inorgoglisce il signor monti
ora ci è chiaro!
Cuccioli venduti On-Line: occhio alle truffe…
Oggi vi parliamo di una truffa molto comune in rete, cioè quella riguardante gli animali venduti online.
Lo faremo illustrandovi uno dei casi più comuni, in cui si sono imbattuti tantissimi utenti, spiegando tutti i vari passaggi in modo da potervi chiarire tutta la dinamica della truffa.
Un giorno, un utente “X” decide di acquistare un animale domestico, un cane, un gatto o qualsiasi altro animale che la legge italiana consente di poter acquistare e tenere a casa.
Questo utente decide di utilizzare la rete internet, consultando tutti vari siti di annunci, in cerca dell’animale più adatto a lui. Tra i vari annunci trova quello di una persona che regala cuccioli di cane (in questo caso abbiamo scritto cuccioli di cane, ma possono essere anche gatti o altri animali), cani di razza e forniti di tutto, cioè libretto sanitario, eventuale microchip ecc…..
Bhè a questo punto l’utente “X” decide di approfittare dell’occasione e di prendere un cucciolo, l’unica spesa da affrontare è quella della spedizione che mediamente si aggira intorno ai150,00€, quindi l’utente paga la spedizione direttamente alla persona che ha pubblicato l’annuncio ed attende tranquillo che l’animale gli venga recapitato a casa.
Dopo 15 – 20 giorni questo fantomatico animale non è ancora arrivato, e così l’utente “X” contatta l’inserzionista e gli fa presente che non è arrivato nulla. L’inserzionista risponde dicendo che l’animale è bloccato in dogana o al magazzino e che è necessario pagare una sovrattassa per sbloccare la spedizione dell’animale.
Così l’utente preoccupato che l’animale è fermo da giorni prende e paga questa tassa, ma il cucciolo non arriverà mai, e dopo un po l’inserzionista sparisce nel nulla.
Naturalmente l’inserzione è completamente falsa, cioè non esiste nessun cucciolo, tanto meno la spedizione, infatti le foto pubblicate nell’annuncio sono prese semplicemente da internet ed soldi inviati sono stati intascati dal truffatore.
Personalmente penso che farsi spedire un animale a casa, qualsiasi esso sia, è un gestoassolutamente disumano, se proprio ci teniamo ad adottare un animale possiamo rivolgerci alle tantissime associazioni presenti in italia, e se vogliamo consultare internet per trovare l’animale che più ci piace, almeno assicuriamoci che sia possibile andarlo a prendere di persona, e non farcelo spedire a casa.
Infatti chi vende animali su internet, e lo fa seriamente, da la possibilità di andarlo a prendere personalmente, chi invece vi dice che può solo spedirlo allora state sicuri che si tratta di una truffa.
Di:consigliando.it
Baalbek
Baalbek in Libano è uno dei siti archeologici più importanti del Vicino Oriente, dichiarato nel 1984 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Si trova a circa sessantacinque chilometri ad est di Beirut e appartiene ad un area abitata nell’età del bronzo da pastori sabei come i biblici Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Come le altre genti Assire, Sirie e Arabiche, essi ritenevano che la loro civiltà derivasse da “Ur”, o dalle “Urbs” pelasgiche. Anche la denominazione del principale insediamento fenicio, “Tiro”, offre una lontana traccia dei Tirreni; inoltre non si può non ricordare la menzione fatta da Omero di una Tiro, nuora di Eolo e figlia del pelasgo Salmonco.
Oggi Baalbek è una cittadina nella valle della Beqa, capoluogo di un omonimo distretto libanese. Situata ad est delle sorgenti del fiume Litani, ad un’altitudine di 1170 m.s.l. m, essa è famosa per le monumentali rovine di alcuni templi romani risalenti al II e III secolo d.C., quando Baalbek, con il nome di Heliopolis ospitava un importante santuario dedicato a Giove Eliopolitano nella provincia romana di Siria
Il primo oracolo e santuario risalgono all’età del bronzo e sono dedicati a Baal e ad Anat. La città, pur collocata in una posizione favorevole ovvero in prossimità delle sorgenti dei fiumi Litani e Oronte, non ebbe inizialmente un importante valore commerciale e strategico.
Il cortile del santuario fu modificato in epoca tolemaica e sulla sua estremità occidentale si iniziò la costruzione di un tempio di forme greche per il quale si sfruttò una preesistente gigantesca piattaforma (88 x 48 metri). Nella parete di sud-est della terrazza si trova una fila di nove massi, ciascuno dei quali misura pressappoco 10 x 4,2 x 3 metri, con un peso di più di trecento tonnellate ciascuno. Sullo stesso livello ma nell’adiacente parete di sud-ovest, vediamo altri sei massi di trecento tonnellate sopra i quali sono situati tre enormi blocchi megalitici noti come il “trilite” o “la meraviglia delle tre pietre”.
Questi blocchi di granito che misurano sorprendentemente 19,5 x 4,5 x 3,6 metri, con un peso di ottocento tonnellate ciascuno, costituiscono il sesto strato visibile del muro. Michel Alouf, l’ex sovrintendente alle rovine, osserva che: nonostante le loro dimensioni enormi [le pietre del trilite] sono posizionate con accuratezza e combaciano perfettamente, al punto che non è possibile inserire tra l’una e l’altra neppure un ago.
Non esiste descrizione che possa dare un’idea precisa del sorprendente e stupefacente effetto che questi straordinari blocchi di pietra hanno su chi le osserva.
L’immensa dimensione del trilite può essere valutata meglio grazie ad un blocco leggermente più grande, la “Pietra della gestante”, che giace in una cava poco distante. Essa misura 21 x 4,8 x 4 metri e pesa milleduecento tonnellate. Quando confrontiamo la piattaforma di Baalbek con costruzioni come l’Osirion di Abydos, il Kalasasaya o l’Ollantaytambo, la mano dei Pelasgi risulta evidente. Ciò ci permette di ricollegare la costruzione di Baalbek alla campagna di conquista dell’Oriente posta in atto da Manes-Osiride.
Dopo la conquista romana nel 64 a.C. ad opera di Pompeo, la città di Baalbek-Heliopolis fu compresa nei domini dei tetrarchi della Palestina.
Gli imperatori romani intraprendevano lunghi viaggi per raggiungere questo luogo per portare offerte ai loro dei e per ricevere gli oracoli sui destini dell’impero.
La divinità del santuario fu identificata con Giove, che conservò alcuni caratteri dell’antica divinità indigena e assunse la forma e il nome di Giove Eliopolitano. Il dio veniva raffigurato con un copricapo svasato, con fulmini nelle mani e inquadrato da due tori (animale che accompagnava il dio Baal). Gli altri dei associati vennero identificati con Venere e con Bacco.
Il culto della triade eliopolitana assunse un carattere mistico e forse misterico e si diffuse anche in altre regioni dell’impero come le province balcaniche, la Gallia, le province ispaniche e la Britannia. Nel 15 a.C. il santuario entrò a far parte del territorio della Colonia Iulia Augusta Felix Beritus, l’odierna Beirut.
L’edificazione del tempio fu nuovamente intrapresa sulla piattaforma e si concluse in diverse tappe: il tempio vero e proprio (tempio di Giove) fu terminato nel 60 d.C., sotto Nerone, e contemporaneamente venne edificato l’altare a torre che precede il tempio.
Solo sei pilastri di quel tempio sono sopravvissuti ai terremoti che hanno ridotto in rovine il luogo, ma questi pilastri costituiscono ancor oggi una visione imponente con i loro venti metri di altezza.
Sotto Traiano (98-117 d.C.) si iniziò la sistemazione del grande cortile. Sotto Antonino Pio (138-161 d.C.) venne eretto il tempio di Bacco.
I lavori, inclusi quelli riguardanti il tempio di Venere, furono completati durante la dinastia dei Severi, e in particolare sotto Caracalla (211-217 d.C.).
Sotto Filippo l’Arabo (244-249 d.C.), imperatore romano nato nella vicina Damasco, fu infine costruito il cortile esagonale del santuario. In quest’epoca Heliopolis, elevata da Settimio Severo (193-211 d.C.) al rango di colonia di diritto italico con il nome di Colonia Iulia Augusta Felix Heliopolis, divenne il centro principale della provincia della Syria-Phoenicia, istituita nel 194 d.C. con capitale Tiro.
Gli Arabi ritenevano che Baalbek appartenesse al leggendario Nimrod, che dominò questa zona del Libano.
Secondo un manoscritto arabo, Nimrod inviò dei giganti per ricostruirla dopo il Diluvio; un’altra leggenda racconta che Nimrod si ribellò contro il suo dio e costruì a Baalbek la torre di Babele. Altre leggende associano Baalbek al personaggio biblico di Caino, figlio di Adamo, e sostengono che fu lui a costruirla come rifugio dopo che il suo dio Yahwe lo aveva maledetto.
Oggi Baalbek è una cittadina nella valle della Beqa, capoluogo di un omonimo distretto libanese. Situata ad est delle sorgenti del fiume Litani, ad un’altitudine di 1170 m.s.l. m, essa è famosa per le monumentali rovine di alcuni templi romani risalenti al II e III secolo d.C., quando Baalbek, con il nome di Heliopolis ospitava un importante santuario dedicato a Giove Eliopolitano nella provincia romana di Siria
Il primo oracolo e santuario risalgono all’età del bronzo e sono dedicati a Baal e ad Anat. La città, pur collocata in una posizione favorevole ovvero in prossimità delle sorgenti dei fiumi Litani e Oronte, non ebbe inizialmente un importante valore commerciale e strategico.
Il cortile del santuario fu modificato in epoca tolemaica e sulla sua estremità occidentale si iniziò la costruzione di un tempio di forme greche per il quale si sfruttò una preesistente gigantesca piattaforma (88 x 48 metri). Nella parete di sud-est della terrazza si trova una fila di nove massi, ciascuno dei quali misura pressappoco 10 x 4,2 x 3 metri, con un peso di più di trecento tonnellate ciascuno. Sullo stesso livello ma nell’adiacente parete di sud-ovest, vediamo altri sei massi di trecento tonnellate sopra i quali sono situati tre enormi blocchi megalitici noti come il “trilite” o “la meraviglia delle tre pietre”.
Questi blocchi di granito che misurano sorprendentemente 19,5 x 4,5 x 3,6 metri, con un peso di ottocento tonnellate ciascuno, costituiscono il sesto strato visibile del muro. Michel Alouf, l’ex sovrintendente alle rovine, osserva che: nonostante le loro dimensioni enormi [le pietre del trilite] sono posizionate con accuratezza e combaciano perfettamente, al punto che non è possibile inserire tra l’una e l’altra neppure un ago.
Non esiste descrizione che possa dare un’idea precisa del sorprendente e stupefacente effetto che questi straordinari blocchi di pietra hanno su chi le osserva.
L’immensa dimensione del trilite può essere valutata meglio grazie ad un blocco leggermente più grande, la “Pietra della gestante”, che giace in una cava poco distante. Essa misura 21 x 4,8 x 4 metri e pesa milleduecento tonnellate. Quando confrontiamo la piattaforma di Baalbek con costruzioni come l’Osirion di Abydos, il Kalasasaya o l’Ollantaytambo, la mano dei Pelasgi risulta evidente. Ciò ci permette di ricollegare la costruzione di Baalbek alla campagna di conquista dell’Oriente posta in atto da Manes-Osiride.
Dopo la conquista romana nel 64 a.C. ad opera di Pompeo, la città di Baalbek-Heliopolis fu compresa nei domini dei tetrarchi della Palestina.
Gli imperatori romani intraprendevano lunghi viaggi per raggiungere questo luogo per portare offerte ai loro dei e per ricevere gli oracoli sui destini dell’impero.
La divinità del santuario fu identificata con Giove, che conservò alcuni caratteri dell’antica divinità indigena e assunse la forma e il nome di Giove Eliopolitano. Il dio veniva raffigurato con un copricapo svasato, con fulmini nelle mani e inquadrato da due tori (animale che accompagnava il dio Baal). Gli altri dei associati vennero identificati con Venere e con Bacco.
Il culto della triade eliopolitana assunse un carattere mistico e forse misterico e si diffuse anche in altre regioni dell’impero come le province balcaniche, la Gallia, le province ispaniche e la Britannia. Nel 15 a.C. il santuario entrò a far parte del territorio della Colonia Iulia Augusta Felix Beritus, l’odierna Beirut.
L’edificazione del tempio fu nuovamente intrapresa sulla piattaforma e si concluse in diverse tappe: il tempio vero e proprio (tempio di Giove) fu terminato nel 60 d.C., sotto Nerone, e contemporaneamente venne edificato l’altare a torre che precede il tempio.
Solo sei pilastri di quel tempio sono sopravvissuti ai terremoti che hanno ridotto in rovine il luogo, ma questi pilastri costituiscono ancor oggi una visione imponente con i loro venti metri di altezza.
Sotto Traiano (98-117 d.C.) si iniziò la sistemazione del grande cortile. Sotto Antonino Pio (138-161 d.C.) venne eretto il tempio di Bacco.
I lavori, inclusi quelli riguardanti il tempio di Venere, furono completati durante la dinastia dei Severi, e in particolare sotto Caracalla (211-217 d.C.).
Sotto Filippo l’Arabo (244-249 d.C.), imperatore romano nato nella vicina Damasco, fu infine costruito il cortile esagonale del santuario. In quest’epoca Heliopolis, elevata da Settimio Severo (193-211 d.C.) al rango di colonia di diritto italico con il nome di Colonia Iulia Augusta Felix Heliopolis, divenne il centro principale della provincia della Syria-Phoenicia, istituita nel 194 d.C. con capitale Tiro.
Gli Arabi ritenevano che Baalbek appartenesse al leggendario Nimrod, che dominò questa zona del Libano.
Secondo un manoscritto arabo, Nimrod inviò dei giganti per ricostruirla dopo il Diluvio; un’altra leggenda racconta che Nimrod si ribellò contro il suo dio e costruì a Baalbek la torre di Babele. Altre leggende associano Baalbek al personaggio biblico di Caino, figlio di Adamo, e sostengono che fu lui a costruirla come rifugio dopo che il suo dio Yahwe lo aveva maledetto.
Prima di tutto le opere di pubblica utilità per i cittadini!!!
So che in altre città saranno invidiosi !
Non è da tutti avere nella propria città una sorta di parco attrazioni tematico, genere “Fantasy”, giusto per usare un termine inglese che fa molto più internazionali; del resto è un attrazione anche per turisti stranieri che fino ad ora non hanno potuto godere, poveretti, di cotanta magnificenza nella propria terra. Invidiosi !
Noi abbiamo delle istituzioni eccellenti che non vi sognate !
Noi Italiani e soprattutto noi romani.
Alemanno, all’insegna della massima coerenza, in linea con il suo “stile di vita”, regalerà ai concittadini non migliorie alla viabilità, troppo facile, basterebbe cacciare via i corrotti tangentari che lucrano in ogni municipio sui lavori pubblici, non abitazioni o infrastrutture, ne aree per i giovani.
Nulla di tutte queste sciocchezzuole a cui voi miseri umani ambite, e la cui importanza rispetto a quanto richiesto per intercessione divina e pressoché nulla. Cosa importa se motociclisti cadono dentro una delle tante buche, se i giovani trovano più piacevole drogarsi che svolgere attività sane, se il cittadino soffre nel vivere quotidiano una città che di eterno ha ormai solo il caos. Quale importanza ha tutto questo di fronte alla magnificenza di uno stupendo MUSEO… DELLA SHOAH ?
L’utilità pubblica è indubbia; “istruire” secondo i dogmi del proprio padrone (proprio di Alemanno…) che a Roma corrisponde al nome di Pacifici, le future generazioni di giovani che dovranno prostrarsi ed espiare le “colpe” dei propri avi.
Serve ad alimentare l’industria dell'olocausto quindi, industria materiale per via dell’indotto economico che genera, e “spirituale” per il senso di colpa nei confronti di un popolo senza terra (senza fino a quando non sono iniziati gli espropri ed i massacri palestinesi) che tutta l’umanità deve provare.
Passiamo alla questione economica. Il padrone ordina ed il servo predispone 21,7 milioni di euro… VENTUNO MILIONI DI EURO !
Che aumenteranno in corso d’opera conoscendo la rapacità dei tangentari del Comune di Roma.
Per NULLA !
Che siate maledetti ! In una profonda crisi economica, con recessione, disoccupazione e quant’altro, il Comune di Roma butta al vento questo denaro invece di investire per la cittadinanza con cose concrete, REALI.
Allora mi chiedo perchè la cittadinanza non insorge, non si presenta al campidoglio in massa e chiede che questo sperpero di denaro pubblico non avvenga ?
O per pari opportunità chieda che vengano costruiti tanti musei per ogni popolo distrutto, affamato, per etnie sterminate.
Non basterebbe la superficie dell’intera capitale ad ospitarli.
Tratto da U.S.N. LAZIO Fuori dagli schemi !
Non è da tutti avere nella propria città una sorta di parco attrazioni tematico, genere “Fantasy”, giusto per usare un termine inglese che fa molto più internazionali; del resto è un attrazione anche per turisti stranieri che fino ad ora non hanno potuto godere, poveretti, di cotanta magnificenza nella propria terra. Invidiosi !
Noi abbiamo delle istituzioni eccellenti che non vi sognate !
Noi Italiani e soprattutto noi romani.
Alemanno, all’insegna della massima coerenza, in linea con il suo “stile di vita”, regalerà ai concittadini non migliorie alla viabilità, troppo facile, basterebbe cacciare via i corrotti tangentari che lucrano in ogni municipio sui lavori pubblici, non abitazioni o infrastrutture, ne aree per i giovani.
Nulla di tutte queste sciocchezzuole a cui voi miseri umani ambite, e la cui importanza rispetto a quanto richiesto per intercessione divina e pressoché nulla. Cosa importa se motociclisti cadono dentro una delle tante buche, se i giovani trovano più piacevole drogarsi che svolgere attività sane, se il cittadino soffre nel vivere quotidiano una città che di eterno ha ormai solo il caos. Quale importanza ha tutto questo di fronte alla magnificenza di uno stupendo MUSEO… DELLA SHOAH ?
L’utilità pubblica è indubbia; “istruire” secondo i dogmi del proprio padrone (proprio di Alemanno…) che a Roma corrisponde al nome di Pacifici, le future generazioni di giovani che dovranno prostrarsi ed espiare le “colpe” dei propri avi.
Serve ad alimentare l’industria dell'olocausto quindi, industria materiale per via dell’indotto economico che genera, e “spirituale” per il senso di colpa nei confronti di un popolo senza terra (senza fino a quando non sono iniziati gli espropri ed i massacri palestinesi) che tutta l’umanità deve provare.
Passiamo alla questione economica. Il padrone ordina ed il servo predispone 21,7 milioni di euro… VENTUNO MILIONI DI EURO !
Che aumenteranno in corso d’opera conoscendo la rapacità dei tangentari del Comune di Roma.
Per NULLA !
Che siate maledetti ! In una profonda crisi economica, con recessione, disoccupazione e quant’altro, il Comune di Roma butta al vento questo denaro invece di investire per la cittadinanza con cose concrete, REALI.
Allora mi chiedo perchè la cittadinanza non insorge, non si presenta al campidoglio in massa e chiede che questo sperpero di denaro pubblico non avvenga ?
O per pari opportunità chieda che vengano costruiti tanti musei per ogni popolo distrutto, affamato, per etnie sterminate.
Non basterebbe la superficie dell’intera capitale ad ospitarli.
Tratto da U.S.N. LAZIO Fuori dagli schemi !