giovedì 12 dicembre 2013

Malato di Sla contro governo, i soldi per i disabili passati ai clandestini: “Mi lascerò morire, soldi a tutti, tranne a noi”



“Abbiamo politici che trovano i soldi per tutto,
Non per i disabili gravissimi”.
È l’accusa di Salvatore Usala, segretario del Comitato 16 novembre Onlus, che riunisce i malati di Sla.
L’uomo da questa mattina, insieme ad altri che soffrono lo stesso male, sta protestando davanti al ministero dell’Economia ed è pronto, come ultimo grido di protesta, a lasciarsi morire contro l’emendamento vergogna che stanzia “per la non autosufficienza, 200 milioni”, una cifra definita “un’elemosina”.
Ai clandestini intanto sono stati ‘riservati’ 300milioni, per i soli prossimi quattro mesi.


Ecco, mentre ai clandestini si regalano soldi – 45€ al giorno – gli italiani malati di Sla e i disabili più in generale devono pregare in ginocchio i farabutti al governo per qualcosa che spetterebbe loro di diritto.
E poi muoiono di sfinimento. A questo siamo arrivati.Invece di destinare quasi 300 milioni di euro all’accoglienza dei clandestini – che poi protestano e mettono a ferro e fuoco i centri che li mantengono perché non abbastanza lussuosi – perché questi non vengono destinati ai disabili italiani?
Perché non lasciamo la scelta ai contribuenti: clandestini o disabili? Questa è democrazia.
Sarebbe democrazia.
Intorno alle due Usala ha staccato le batterie del respiratore che lo tiene in vita, perché, incredibilmente, nessuno dopo tre ore di attesa l’ha ancora ricevuto.
All’uomo “restano poco meno di quattro ore di autonomia respiratoria”.
Una decina di persone stanno manifestando davanti al ministero. Minacciano di seguire tutti l’esempio di Usala se non saranno ricevuti da un rappresentanti del ministero o dell’esecutivo.
“Non andremo a casa fino a quando non otterremo quello che vogliamo”, 
Hanno assicurato i malati.
Ricordiamo la morte di Raffaele Pennacchio,  medico 55enne malato di Sla e membro del direttivo del Comitato 16 novembre onlus, morto alcune un mese fa, in albergo, a Roma, dopo l’incontro con il governo e il presidio sotto il ministero dell’Economia.
“Era stanco e provato per i due giorni di partecipazione alla nostra protesta per il diritto all’assistenza domiciliare ai disabili gravi”, racconta Mariangela Lamanna, vicepresidente della onlus.
“Raffaele si è battuto per accendere i riflettori sull’assistenza domiciliare ai disabili gravi e gravissimi che hanno diritto a restare a casa con dignità e a cure amorevoli.
Chi meglio di un familiare può assistere un congiunto malato grave?”
Uno l’hanno già ammazzato.
Ora, il governo vuole un altro morto.

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