giovedì 21 febbraio 2013

Chenonceaux – Il castello delle dame

Elegante e fastoso, Chenonceaux è legato alle grandi dame della corte francese. ‘Le chàteau des Dames’, il castello delle dame, venne eretto nel 1513-21 per una nobildonna dell’epoca, Catherine Briçonnet. Dal 1547 al 1559 fu una delle residenze preferite dell’amante di Enrico II, Diana di Poiters: che, secondo le dicerie popolari, era solita, la mattina, fare il bagno nuda nel fiume. Dopo la morte di Enrico, Diana fu costretta a lasciare la tenuta a Caterina de’ Medici, vedova del re, che organizzò nel castello e nel parco ricevimenti spettacolari e travolgenti, allietati da fuochi d’artificio. La sola festa allestita per Francesco II e sua moglie, la regina scozzese Maria Stuarda, sarebbe costata una somma da capogiro. Gran parte del fascino dei castelli rinascimentali francesi deriva dall’abile uso dell’acqua come elemento architettonico: quasi sempre si tratta di costruzioni circondate, o addirittura affioranti dalle acque, cosi da rispecchiarsi, con scenografici e romantici effetti. Da un punto di vista funzionale, l’acqua era uno strumento di difesa, o quanto meno di selezione. I castelli non avevano più apparati bellici e le torrette che li ornavano non avevano funzioni militari ma solo decorative: l’acqua costituiva una buona barriera contro ladri, banditi o visitatori indesiderati. Tuttavia, da un punto di vista più generale, era un elemento naturale che dava dolcezza e risalto all’architettura, conferendole un aspetto magico. Tra le tante novità giunte dall’Italia una di quelle destinate ai massimi fasti fu la ‘galleria’. Fino ad allora, le stanze dei castelli e dei palazzi non erano – per usare termini attuali –disimpegnate: al contrario, erano accostate tra di loro, e la porta di una stanza si apriva direttamente sulla stanza vicina. Con quanta intimità e con quale agio per gli abitanti è facile capire. Nel corso del Rinascimento si diffuse in Italia l’abitudine di allineare le stanze lungo un corridoio di disimpegno, in modo che per andare da una stanza a un’altra si potesse usare tale spazio, senza disturbare gli occupanti delle stanze intermedie. Questo corridoio portava il nome di ‘galleria’ e fu per lungo tempo, aperto sul lato esterno, finché nel corso del Seicento, con il progredire della tecnica vetraria, si prese l’abitudine di chiuderlo con ampi finestroni. Poiché questo nuovo locale era il primo che si incontrava nella casa, e godeva di abbondante luce, divenne consueto esporvi i pezzi pregiati della casa: statue, quadri, arazzi, mobili. Cosi il termine galleria acquisto il significato di raccolta d’arte che mantiene ancora. A Chenonceaux si ha uno dei primi esempi di galleria di questo tipo: un lungo ambiente senza più stanze da disimpegnare, che ha in sé la sua giustificazione, e poteva essere usato per esporre opere d’arte, passeggiare o ammirare il panorama del fiume. Le grandi dimore, soprattutto se prestigiose, non erano all’epoca solo esempi di architettura ma anche, grazie al loro valore aggiunto, manifestazioni di gusto e prestigio, teatri per la vita aristocratica, strumenti di potere assai ambiti, intorno a cui si consumavano spesso segrete quanto spietate lotte. Alla fine del Cinquecento Chenonceaux fu la posta in gioco di una lotta serrata e alquanto complicata. Alla sua morte, nel 1589, Caterina de’ Medici aveva lasciato in eredità alla nuora Luisa di Lorena, moglie di Enrico III, la proprietà del castello. Purtroppo, il sovrano fu assassinato lo stesso anno, e Luisa apprese proprio a Chenonceaux la funesta notizia che la privava dell’adorato marito. Decise quindi di ritirarsi in stetta vedovanza nel castello, scomparendo dalla corte. L’amante del nuovo re, Gabrielle d’Estrées, bramava di impossessarsi della splendida proprietà, ed esercitò tutto il suo potere per riuscirci. Fu organizzata allora una complicatissima serie di scambi, secondo quale Luisa cedeva il castello alla nipote, Francesca di Lorena, di sei anni. Questa, a sua volta, veniva promessa in sposa al figlio naturale di Enrico IV, César de Vendòme, di quattro anni. In tal modo Gabrielle d’Estrées poteva avere il castello, nominalmente del figlio. Luisa fu invece indennizzata con l’usufrutto a vita del feudo d’origine del re, il Borbonese, dove morì nel 1601. Chenonceaux passò cosi ai Vendòme, cui rimase fino al 1720.

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