giovedì 21 febbraio 2013

A rischio la nostra bella tazzina di caffè

I cambiamenti climatici potrebbero fare estinguere le specie selvatiche di Coffea arabica, la pianta da cui si ricava una delle bevande più diffuse del pianeta.
Preoccupante, economicamente che dal punto di vista  ambientale Il caffè è considerato un bene di prima necessità.Si stima che ogni anno un italiano ne consumi quasi sei kilogrammi e il suo commercio internazionale è secondo solo a quello del petrolio.
I paesi produttori sono pochissimi e generalmente in regioni poco industrializzate.
La varietà attualmente più coltivata appartiene alla specie Coffea arabica, originaria dell’Etiopia dove è ancora presente allo stato selvatico.
Secondo la rivista Plos One queste specie, già in rapida riduzione, potrebbero estinguersi nei prossimi decenni.
Infatti, in assenza di contromisure e a causa dei rapidi mutamenti climatici, nel 2080 la varietà selvatica di una delle piante economicamente più importanti del pianeta sarà totalmente perduta.
In alcune aree del Kenya, il bioclima consentirebbe sufficientemente la coltivazione della Coffea arabica.
Dal punto di vista bioclimatico, esistono nicchie adatte oltre a quelle attualmente effettivamente già occupate.
Nella più rosea delle aspettative nel 2080 il 65% delle località bioclimaticamente compatibili con la pianta sarà scomparsa, nel peggiore degli scenari saranno scomparse. 
Visto che si sta parlando di cespugli di caffè selvatico e non delle immense piantagioni che sostentano il nostro consumo, preso atto dell’enorme danno ambientale, ci si potrebbe però chiedere quale sia, dopotutto, il problema per quanto riguarda la produzione della bevanda.
Anche se è da ingenui ritenere che i cambiamenti climatici non causeranno danni economici all’industria del caffè (gli stessi autori degli studi stimano che l'Etiopia in particolare sarà molto colpita)
Ogni pianta coltivata è stata ottenuta per domesticazione, cioè tramite una selezione artificiale dei suoi caratteri geneticamente trasmissibili.
Il processo ci dà piante e animali con le caratteristiche che vogliamo, ma ne riduce enormemente la variabilità.
Per questo le varietà selvatiche, come quelle antiche, sono preziosissime per mantenere a nostra disposizione la ricchezza genetica necessaria a migliorare le colture a seconda dei nostri nuovi bisogni.
Perdere le specie di caffè selvatico, così diverse e adattabili, sarebbe catastrofico sul lungo periodo.
Le banche del germoplasma, secondo gli autori, non sono sufficienti, e bisogna attuare da subito opere di protezione

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