giovedì 1 novembre 2012
L'araba fenice
La Fenice, spesso nota come di Araba Fenice.
Era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.
Gli Egizi furono i primi a parlare del Bennu che poi nelle leggende greche divenne la Fenice.
Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume — una rosa e una azzurra — che le scivolano morbidamente oppure erette sulla sommità del capo.
Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.
Qui accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido.
Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza.
Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo.
Dal cumulo di cenere emergeva poi un piccolo uovo, che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice, dopodiché la giovane e potente Fenice, sarebbe volata ad Heliopolis1 (città del Basso Egitto) per posarsi sopra l'albero sacro, «cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra». Quattro piramidi in Egitto furono dedicate alla Fenice: quella di Cheope, presso Giza, detta "dove il sole sorge e tramonta"; ad Abusir, Sahure, "splendente come lo spirito Fenice"; Neferikare, "dello spirito Fenice" Reneferef, "divina come gli spiriti Fenice".
Costellazione dell'Emisfero Sud, Uccello di Fuoco (dai cinesi).
Una interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice, è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i parassiti col fumo.
La Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a liberare il mondo dal male — i parassiti, appunto — bruciandolo col Fuoco Spirituale.
Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham)
Chichén Itzá
Albeggia su Chichén Itzá e il sole si affaccia sempre più deciso sull’orizzonte, fino a lambire la scalinata del tempio di Kukulcan, come una grande meridiana. Avvolto da un gioco di luci e ombre, il serpente piumato Quetzalcóatl, posto a lato, sembra discendere la piramide e quando il raggio ne illumina la testa in pietra con le fauci aperte si compie l’equinozio di primavera, momento importante per la comunità Maya che abitò questo sito e per le migliaia di turisti che accorrono da ogni dove per assistere al fenomeno.
Lo stesso spettacolo avviene ovviamente al tramonto, quando il serpente pare ritirarsi, e durante l’equinozio d’autunno. I Maya, fini astronomi, crearono questa illusione ottica per degli scopi pratici, ovvero sapere quando piantare il raccolto, incoronare un nuovo sovrano, o intraprendere battaglie dall’esito potenzialmente vittorioso. In un misto tra religione e astronomia, la vita pubblica era infatti permeata da studi complessi e credenze che si servivano di rituali e sacrifici umani, come gettare le vittime in un cenote per propiziare la pioggia. Il sito archeologico dello Yucatan fu anche un complesso religioso e mantiene tutt’ora le notevoli dimensioni. Visitarlo oggi significa fare un salto indietro nel tempo e in una cultura diversa dalla nostra per il periodo, ma che – straordinariamente – mostra similitudini con altre molto più antiche dell’area mediorientale. Racchiusi tra alte e moderne mura protettive, tutelati da un sistema di controllo per prevenire deturpamenti e ruberie, nell’area trovarono posto numerosi templi a forma piramidale oltre al celebre El Castillo (o tempio di Kukulcan), tombe di sacerdoti, bagni purificatori, campi per il gioco de la pelota, cenotes sacri e il particolare El Caracol, così chiamato dagli spagnoli colonizzatori per la scala a chiocciola in pietra situata all'interno
Questo edificio circolare – unico in tutto il complesso – era l’osservatorio astronomico ed è uno dei pochi in cui si può ancora accedere, ripercorrendo i passi antichi dei sacerdoti che dalla cupola stabilivano i momenti propizi per le attività collettive. Ciò che è rimasto, dopo secoli di abbandono e un egregio recupero che ha portato l’intero luogo a essere una delle meraviglie del mondo moderno, rende comunque l’idea della struttura passata: i quattro accessi sono rivolti ai punti cardinali (e allineati con la posizione del sole durante gli equinozi) e si presume fossero colorati dalle tinte deputate: rosso per l’est, bianco per il nord, nero per l’ovest, giallo per il sud, mentre il verde simboleggia il centro.
Grandi coppe in pietra e maschere del dio della pioggia Chac-Mool decorano i varchi, per ribadire quanto fosse importante l’acqua per la sopravvivenza della popolazione, mentre le massime pendenze a nord e sud rilevano le posizioni della luna e le finestre della cupola sono allineate sulla posizione di alcune stelle, visibili solo in certi momenti dell’anno e che stabilivano i punti fermi del loro calendario. Con un eccezionale studio sulle zone d’ombra all’interno dell’edificio erano poi in grado di determinare con precisione il momento dei solstizi, controllando così il passaggio di tutte le stagioni. Durante lo spettacolo di luci, che ogni sera dell’anno riproduce con suoni e grandi suggestioni il fenomeno naturale degli equinozi, si possono alzare gli occhi al cielo e cercare di scorgere quanto vedesse quel popolo, o per lo meno immaginare i tredici livelli celesti che facevano da contrappasso ai nove gironi degli inferi, dove discendevano i morti. Se la terra era considerata il dorso di un immenso rettile che galleggia in uno stagno, la fantasia aiuta a immaginarsela tale quando – guardandosi attorno, oltre l’ingresso e l’esteso parcheggio del sito – si viaggia in quella parte di pianura non ancora violata da costruzioni e turismo, cercando magari di capire cosa determinò la misteriosa scomparsa di quella civiltà.
Fonte : reporterpercaso.com
Dei o estraterrestri?
Da un'insieme di testi e comparazioni riusciamo a capire da dove potrebbero essere giunti quelli che in Sumer venivano chiamati Anunnaki. Essi sono i Dingir, i Superiori per conoscenza ed aspetto fisico. Così venivano considerati dai Sumeri.
Le tradizioni di antiche popolazioni in tutto il mondo parlano di uomini bianchi con lunghi capelli biondi
Le tradizioni di antiche popolazioni in tutto il mondo parlano di uomini bianchi con lunghi capelli biondi
"Non esiste genio senza una vena di follia".
Quei pazzi di Van Gogh e Salvador Dalì
La scienza spiega la follia dei geni Un gigantesco studio del Karolinska Institutet di Stoccolma ha coinvolto 1,2 milioni di pazienti.
Il legame fra creatività e disturbi mentali è stato svelato con nitidezza, specie in scrittori e pittori.
di ELENA DUSI
"Non esiste genio senza una vena di follia".
Se ne era accorto Seneca.
Per Aristotele "gli uomini eccezionali in filosofia, politica, poesia o arte" hanno un eccesso di bile nera che li rende malinconici.
Un legame fra squilibrio mentale e talento era addirittura inconcepibile secondo Lombroso.
Salvador Dalì però non era d'accordo. "L'unica differenza - diceva con gli occhi allucinati e i baffi come due aghi verso il cielo - fra me e un matto è che io non sono matto".
Il fascino del rapporto fra genio e follia nel frattempo ha contagiato anche le neuroscienze. Per dare risposta a un quesito con più di duemila anni sulle spalle, il Karolinska Institutet di Stoccolma ha messo in piedi uno studio gigantesco, coinvolgendo quasi 1,2 milioni di pazienti psichiatrici visitati o ricoverati in Svezia negli ultimi 40 anni insieme ai loro parenti, arrivando ai cugini di secondo grado.
Nello studio più esteso mai condotto sull'argomento, il legame fra creatività e malattia mentale è apparso in tutta la sua nitidezza.
I più colpiti dal "mal di genio" sono gli scrittori.
La loro mente, come Lord Byron, David Foster Wallace e infiniti altri possono testimoniare, sembra un campo minato. Oltre ad avere il 50% di probabilità in più di suicidarsi, gli autori professionisti soffrono più della media di schizofrenia, ansia, depressione, abusi di alcool e droghe.
Le altre categorie prese in considerazione dallo studio (scienziati, danzatori, fotografi, artisti) non sono di per sé rappresentate negli studi degli psichiatri più della media.
Ma fanno parte di famiglie che soffrono in maniera spiccata di schizofrenia e disturbo bipolare.
Un dato in sintonia con il fatto che per molte malattie psichiatriche è stata scoperta una base genetica ed ereditaria. Creatività e capacità di pensare fuori dagli schemi vengono però in alcuni casi pagate caro, perché l'incapacità di filtrare gli stimoli è considerata una fra le possibili cause delle psicosi ed è stata osservata nelle fasi iniziali della schizofrenia, in cui a volte si affacciano pensieri mistici ed esperienze religiose.
In termini di evoluzione, la malattia mentale può essere considerata come un prezzo da pagare in cambio di una grande originalità di pensiero. In realtà resta ancora un mistero se sia nato prima l'uovo o la gallina.
Se cioè sia la malattia mentale a scardinare il flusso ordinato dei nostri pensieri donandogli originalità o siano piuttosto creatività e profondità di pensiero a condurre il cervello sull'orlo dell'abisso della malattia mentale.
La scienza spiega la follia dei geni Un gigantesco studio del Karolinska Institutet di Stoccolma ha coinvolto 1,2 milioni di pazienti.
Il legame fra creatività e disturbi mentali è stato svelato con nitidezza, specie in scrittori e pittori.
di ELENA DUSI
"Non esiste genio senza una vena di follia".
Se ne era accorto Seneca.
Per Aristotele "gli uomini eccezionali in filosofia, politica, poesia o arte" hanno un eccesso di bile nera che li rende malinconici.
Un legame fra squilibrio mentale e talento era addirittura inconcepibile secondo Lombroso.
Salvador Dalì però non era d'accordo. "L'unica differenza - diceva con gli occhi allucinati e i baffi come due aghi verso il cielo - fra me e un matto è che io non sono matto".
Il fascino del rapporto fra genio e follia nel frattempo ha contagiato anche le neuroscienze. Per dare risposta a un quesito con più di duemila anni sulle spalle, il Karolinska Institutet di Stoccolma ha messo in piedi uno studio gigantesco, coinvolgendo quasi 1,2 milioni di pazienti psichiatrici visitati o ricoverati in Svezia negli ultimi 40 anni insieme ai loro parenti, arrivando ai cugini di secondo grado.
Nello studio più esteso mai condotto sull'argomento, il legame fra creatività e malattia mentale è apparso in tutta la sua nitidezza.
I più colpiti dal "mal di genio" sono gli scrittori.
La loro mente, come Lord Byron, David Foster Wallace e infiniti altri possono testimoniare, sembra un campo minato. Oltre ad avere il 50% di probabilità in più di suicidarsi, gli autori professionisti soffrono più della media di schizofrenia, ansia, depressione, abusi di alcool e droghe.
Le altre categorie prese in considerazione dallo studio (scienziati, danzatori, fotografi, artisti) non sono di per sé rappresentate negli studi degli psichiatri più della media.
Ma fanno parte di famiglie che soffrono in maniera spiccata di schizofrenia e disturbo bipolare.
Un dato in sintonia con il fatto che per molte malattie psichiatriche è stata scoperta una base genetica ed ereditaria. Creatività e capacità di pensare fuori dagli schemi vengono però in alcuni casi pagate caro, perché l'incapacità di filtrare gli stimoli è considerata una fra le possibili cause delle psicosi ed è stata osservata nelle fasi iniziali della schizofrenia, in cui a volte si affacciano pensieri mistici ed esperienze religiose.
In termini di evoluzione, la malattia mentale può essere considerata come un prezzo da pagare in cambio di una grande originalità di pensiero. In realtà resta ancora un mistero se sia nato prima l'uovo o la gallina.
Se cioè sia la malattia mentale a scardinare il flusso ordinato dei nostri pensieri donandogli originalità o siano piuttosto creatività e profondità di pensiero a condurre il cervello sull'orlo dell'abisso della malattia mentale.
In the Court of the Crimson King by King Crimson HD HQ Audio
In the Court of the Crimson King – An Observation by King Crimson è il primo album del gruppo britannico King Crimson. Fu pubblicato il 10 ottobre 1969. In Inghilterra ha scalato le classifiche fino ad arrivare al quinto posto della UK Albums Chart, mentre negli Stati Uniti ha raggiunto il ventisettesimo posto nella Billboard 200 e in Giappone la prima posizione.
È generalmente considerato uno dei più grandi album del rock progressivo: la musica in esso contenuta travalica, secondo i critici, i confini del rock e attinge dal jazz e dalla musica classica, costituendo comunque un ponte tra generi diversi. Nel suo libro Rocking the Classic, il critico Edward Macan afferma che l'album «potrebbe essere l'album di rock progressivo più influente mai pubblicato», mentre Pete Townshend, il leader degli Who, lo definì «un capolavoro sbalorditivo».
Groenlandia.....tornerà verde?
L'Artico si ritrae, l'Antartico si espande.
Ai due Poli della Terra, Nord e Sud, nel 2012 si è verificato un fenomeno apparentemente contradditorio, confermato da uno studio di Nasa che prende in esame i dati da satellite e da Terra degli ultimi 20 anni.
L'Artico è arrivato a un minimo di superficie, in altre parole i ghiacci che ricoprono il mar Glaciale artico hanno segnato un minimo di estensione, fenomeno che continua da oltre 30 anni ed è ora arrivato a un punto preoccupante per l'equilibrio di quella parte del mondo. All'altro capo del pianeta, nell'Antartico, il continente più a sud e più freddo, i ghiacci al contrario sono invece avanzati.
Dagli alberi più vecchi della Groenlandia, che sembravano caduti in un sonno profondo, sono cresciuti ciuffi verdi. E per la prima volta c'è chi ha messo in vendita cavolfiori e broccoli nostrani.
La causa? Il clima. Le temperature sono aumentate e succede di tutto. La stagione agricola si è allungata. Va dalla metà di maggio alla metà di settembre: circa tre settimane più lunga rispetto a dieci anni fa. La primavera arriva prima e i periodi di pascolo sono più lunghi. Spuntano fiori mai visti e si prospetta un futuro nuovo per l'agricoltura.
Con il clima più caldo, però, i ghiacci si sciolgono. Infatti, la vasta superficie ghiacciata a nord della Groenlandia si sta sciogliendo con gravi conseguenze per la Terra.
Ai due Poli della Terra, Nord e Sud, nel 2012 si è verificato un fenomeno apparentemente contradditorio, confermato da uno studio di Nasa che prende in esame i dati da satellite e da Terra degli ultimi 20 anni.
Comparazione |
La musica è...emozione
A volte capita di avere gli occhi lucidi, accenni di lacrime, nell'ascoltare una canzone che sembra parlare al nostro cuore. Passano velocemente nella mente, pensieri e ricordi che attraversano la nostra vita come fotogrammi. Se si ha la fortuna di amare, saranno lacrime di felicità, altrimenti rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato. In entrambi i casi "semplici" emozioni, degne di essere provate.
Un pizzico di follia è nel genio
Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Erasmo da Rotterdam
Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Erasmo da Rotterdam
Qualsiasi bambino
Qualsiasi bambino in questo mondo non merita discriminazioni, divieti, sofferenza. Il mondo dovrebbe mettersi alla loro altezza e non loro all’altezza del mondo. Ogni singolo bambino merita gioia, amore, spensieratezza, rispetto, dignità, libertà, cibo e pace e una vita di colori. I bambini rispecchiano innocenza, sogni, e speranza e molti adulti vergognosamente glieli tolgono. Molte volte, gli adulti dovrebbero ricordarsi di essere stati bambini anche loro, così da capire le loro necessità e anche le loro delusioni.
Il carciofo: proprietà e benefici
Il carciofo è una pianta di origine mediterranea, con un fusto robusto e ramificato; la sua altezza può raggiungere un metro e venti centimetri. Il carciofo è un ortaggio ben conosciuto e consumato fin dai tempi antichi. Era utilizzato come alimento fin dal popolo egiziano ed in seguito dai greci e dai romani. Il carciofo viene raccolto da ottobre a giugno e molte specie fioriscono più volte durante l'anno. In Italia è molto diffuso, soprattutto nell'area mediterranea, le coltivazioni più estese si trovano in Liguria, Toscana, Sardegna, Lazio e Puglia ed il nostro paese, attualmente, è il maggior produttore a livello mondiale di carciofi. Sul mercato esistono diverse qualità di carciofo, tondeggianti o allungati, con spine o senza, in diverse tonalità di verde e con sfumature violacee. Le varietà di carciofo coltivate nel mondo sono circa 90.
Il segreto delle sue virtù risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che gli conferisce il caratteristico sapore amaro e molte delle sue proprietà benefiche e terapeutiche. Il carciofo è ricco di potassio e sali di ferro, mentre ha una scarso contenuto a livello di vitamine. Troviamo poi alcuni zuccheri consentiti ai diabetici, come mannite e inulina e altri minerali come rame, zinco, sodio, fosforo e manganese.
L'organo che trae maggior beneficio dalle proprietà del carciofo è il fegato; la cinarina, i cui benefici vengono disattivati dalla cottura (per questo motivo è meglio consumare il carciofo crudo), favorisce la diuresi e la secrezione biliare. Secondo recenti ricerche scientifiche è stato dimostrato che mangiare carciofi contribuisce al benessere del nostro organismo e soprattutto a prevenire diverse malattie. Il carciofo ha proprietà digestive e diuretiche e, grazie alla presenza di inulina permette di abbassare i livelli di colesterolo; inoltre, nel cuore del carciofo è presente un acido clorogenico, antiossidante, che è in grado di prevenire malattie arteriosclerotiche e cardiovascolari. Le sostanze con proprietà antiossidanti contenute nel carciofo hanno una potenziale attività antitumorale che è tutt' ora oggetto di ricerche onde poterne confermare la veridicità.
Una raccomandazione alle mamme che allattano o che sono in procinto di farlo: meglio astenersi dal consumare carciofi in tale periodo, in quanto riducono la produzione di latte.
Il segreto delle sue virtù risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che gli conferisce il caratteristico sapore amaro e molte delle sue proprietà benefiche e terapeutiche. Il carciofo è ricco di potassio e sali di ferro, mentre ha una scarso contenuto a livello di vitamine. Troviamo poi alcuni zuccheri consentiti ai diabetici, come mannite e inulina e altri minerali come rame, zinco, sodio, fosforo e manganese.
L'organo che trae maggior beneficio dalle proprietà del carciofo è il fegato; la cinarina, i cui benefici vengono disattivati dalla cottura (per questo motivo è meglio consumare il carciofo crudo), favorisce la diuresi e la secrezione biliare. Secondo recenti ricerche scientifiche è stato dimostrato che mangiare carciofi contribuisce al benessere del nostro organismo e soprattutto a prevenire diverse malattie. Il carciofo ha proprietà digestive e diuretiche e, grazie alla presenza di inulina permette di abbassare i livelli di colesterolo; inoltre, nel cuore del carciofo è presente un acido clorogenico, antiossidante, che è in grado di prevenire malattie arteriosclerotiche e cardiovascolari. Le sostanze con proprietà antiossidanti contenute nel carciofo hanno una potenziale attività antitumorale che è tutt' ora oggetto di ricerche onde poterne confermare la veridicità.
Una raccomandazione alle mamme che allattano o che sono in procinto di farlo: meglio astenersi dal consumare carciofi in tale periodo, in quanto riducono la produzione di latte.
William Shakespeare era italiano ?
William Shakespeare, da sempre considerato uno dei padri della letteratura inglese, potrebbe essere stato un italiano. Questa è la strabiliante scoperta del professore siciliano Martino Iuvara, descritta nel suo libro Shakespeare era italiano. L'autore di Romeo e Giulietta e di Amleto infatti sarebbe nato il 23 aprile 1564 a Messina, e non a Stratford, come si è sempre creduto. Innumerevoli le prove a sostegno di questa tesi. Michelangelo Agnolo Florio. Sarebbe questo il vero autore delle opere che resero famoso il nome di William Shakespeare. Come si spiega ciò? Innanzitutto, consideriamo il periodo in cui visse: il Cinquecento, il secolo d'oro, un periodo difficile, in cui era molto attiva la Controriforma, quel movimento ecclesiastico sorto in seguito alla Riforma di Lutero, iniziata nei primi decenni del secolo. Il 1564 è anche l'anno in cui si conclude il sofferto Concilio di Trento, iniziato nel 1545 proprio con lo scopo di risolvere la questione del contrasto tra Cattolici e Protestanti. Tuttavia, tale concilio non fece altro che aggravare ancor di più la situazione. Tant'è che molti protestanti saranno costretti a fuggire dall'italia per recarsi in altre nazioni. Questo fu il destino di Michelangelo Florio, un autore siciliano di opere teatrali, allora poco conosciuto. Egli ad esempio scrisse Troppu trafficu pì nnenti. Alcuni anni dopo, guarda caso, comparve in Inghilterra Much ado about nothing (Molto rumore per nulla), una commedia ambientata a Messina e attribuita a William Shakespeare. Prima coincidenza, se così possiamo chiamarla. Michelangelo Florio, di religione calvinista, fu costretto a fuggire dalla sua Messina per scampare alla persecuzione religiosa messa in atto dalla Chiesa. Così, partì e visse ad Atene, Francia, Spagna, passò dalle isole Eolie, da Venezia, "ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccidesse per gelosia la propria moglie"; da Verona, dove apprese della sfortunata storia d'amore impossibile tra due innamorati; passò anche dalla Danimarca e giunse così in Inghilterra, che da pochi anni aveva abbracciato la fede protestante, l'anglicanesimo, di ispirazione calvinista. Da lì a poco, vennero alla luce alcune commedie e tragedie teatrali attribuite sempre a un misterioso autore di nome Shakespeare. In particolare, l'Otello, storia di un moro che per gelosia uccide sua moglie, Romeo e Giulietta, nel quale si narra l'amore impossibile di due innamorati, e l'Amleto, ambientata in Danimarca. Si tratta ancora di coincidenze? La madre di Michelangelo Florio si chiamava Guglielma Crollalanza, un particolare apparentemente irrilevante, ma essenziale, come vedremo tra poco. Florio, uomo di grande cultura, fuggì in Inghilterra. Lì venne ospitato da un parente della madre, un certo John, il quale anni prima aveva cambiato il proprio cognome, inglesizzandolo. Analizziamo il suo cognome: Crollalanza. Il significato dello stesso è "scrolla" "lancia", ovvero, "shake" "speare". John Shakespeare, oste in una locanda, aveva da poco perso il suo terzo figlio William. Michelangelo glielo ricordava tanto. Per questo, John iniziò a prenderlo in simpatia e a chiamarlo William. Così, nacque la leggenda di William Shakespeare. Si tratta di ulteriori coincidenze? Non può essere, a questo punto.
Il calvinista Michelangelo Florio non esisteva più. Al suo posto era nato lo Shakespeare autore teatrale che noi tutti oggi conosciamo. Ciò spiegherebbe molte cose. Infatti, gli storici di letteratura inglese si sono sempre chiesti come facesse Shakespeare a conoscere così bene l'Italia e la lingua di questa nazione, nonché molti altri elementi culturali apparentemente inspiegabili. "Shakesperare aveva un vocabolario ricchissimo. Oggi un cittadino inglese istruito raramente utilizza nella conversazione più di 4000 vocaboli. John Milton, poeta inglese del XVII secolo, ne usò circa 8000 nelle sue opere, ma una fonte autorevole ne attribuisce a Shakespeare ben 21.000, cosa giustificabile se fosse stato un italiano immigrato". Inoltre, Florio, per la realizzazione delle sue opere ,sarebbe stato aiutato anche dallo scrittore e filosofo inglese Francis Bacon, nonché da altri autori di quello stesso periodo. Tant'è che alcuni studiosi ancora oggi sostengono che dietro al nome di Shakespeare possa celarsi non una sola persona ma un gruppo di scrittori di quel periodo. Comunque sia, tutti gli storici di letteratura inglese sono concordi nel ritenere alquanto nebulosa la biografia di William Shakespeare. Non esistono manoscritti autografi di Shakespeare, perché forse tutti gli originali erano nelle mani della famiglia Florio, la quale non avrebbe potuto giustificarne il possesso, per non finire nelle mani dell'inquisizione. Una prova di questa tesi la si potrebbe trovare nella biblioteca reale inglese. Martino Iuvara, autore del libro Shakespeare era italiano, scrisse alla regina Elisabetta II e al primo ministro britannico Tony Blair chiedendo loro il permesso di visionare tale archivio e venire a capo di questo mistero una volta per tutte, per amore della storia e della cultura letteraria, ma non ricevette mai alcuna risposta. Evidentemente, gli inglesi hanno il timore che uno dei più grandi autori inglesi, se non il maggiore, possa scoprirsi italiano. Sarebbe davvero imbarazzante per loro, ma sarebbe giusto e doveroso portare a termine questa ricerca, a prescindere da potenziali ideali nazionalisti, per amore della verità.
Dott.Giorgio Pastore
Fonti Martino Iuvara, Shakespeare era italiano, Kromatografia, Ispica (RG). http://www.editorialeagora.it/rw/allegati/1.pdf http://www.shakespeare.it/lettura/tiporicerca.asp?pid=1076&catid=259
La mia razza è umana .....La mia coscienza animale
A parte la caccia che io aborrisco
Non considerandola di certo uno sport bensì di fatto un besticidio premeditato
Ma è possibile che questo signore possegga ancora il porto d'armi e la patente???
Martedì, 30 Ottobre 2012
San Miniato, sotto choc, contro il cacciatore 70enne
PISA, TRASCINA IL SUO CANE LEGATO ALL'AUTO PER TRE KM:
BLOCCATO
Ha trascinato il cane per chilometri, legato al gancio posteriore della sua vecchia Panda fin dentro il paese.
La povera bestiola lasciava per strada una scia di sangue e ora è in gravissime condizioni.
Ecco la scena orribile vista da diversi testimoni, ieri mattina, a San Miniato, in provincia di Pisa, fino in via Dalmazia, dove abita l'anziano cacciatore, impiegato in pensione, proprietario di quel cane e di altri della stessa razza che usa per la caccia al cinghiale.
Gli agenti della polizia municipale, avvertiti dai cittadini sotto choc, lo hanno rintracciato seguendo a ritroso quella scia di sangue.
Leonardo Rimicci, titolare di una concessionaria, ha raccontato a La Nazione: "Una scena tremenda.
Nemmeno nei film dell'orrore ho mai visto una cosa del genere.
Stavo parlando con un cliente quando è passata quest'auto, con la bauliera aperta e il cane legato per il collo, trascinato dietro.
Ho gridato al conducente di fermarsi ma quello sembrava non accorgersi di niente, così sono salito in auto e l'ho seguito fin sotto casa.
È un settantenne che porta l'apparecchio acustico.
Ha detto che si era dimenticato del cane legato dietro e si è reso conto di quel che aveva fatto soltanto quando si è fermato davanti a casa.
Ha chiamato il veterinario, il povero cane era ancora vivo, ma chissà se riuscirà a cavarsela dopo quel che ha dovuto patire".
I vigili di San Miniato si stanno occupando della vicenda.
L'anziano cacciatore rischia il carcere da tre mesi a un anno o la multa da tremila a 15mila euro. E, dopo quest'episodio, ora in paese la gente chiede di controllare come l'uomo tiene anche gli altri cani e se sia ancora idoneo a tenere il porto d'armi.
Non considerandola di certo uno sport bensì di fatto un besticidio premeditato
Ma è possibile che questo signore possegga ancora il porto d'armi e la patente???
Martedì, 30 Ottobre 2012
San Miniato, sotto choc, contro il cacciatore 70enne
PISA, TRASCINA IL SUO CANE LEGATO ALL'AUTO PER TRE KM:
BLOCCATO
Ha trascinato il cane per chilometri, legato al gancio posteriore della sua vecchia Panda fin dentro il paese.
La povera bestiola lasciava per strada una scia di sangue e ora è in gravissime condizioni.
Ecco la scena orribile vista da diversi testimoni, ieri mattina, a San Miniato, in provincia di Pisa, fino in via Dalmazia, dove abita l'anziano cacciatore, impiegato in pensione, proprietario di quel cane e di altri della stessa razza che usa per la caccia al cinghiale.
Gli agenti della polizia municipale, avvertiti dai cittadini sotto choc, lo hanno rintracciato seguendo a ritroso quella scia di sangue.
Leonardo Rimicci, titolare di una concessionaria, ha raccontato a La Nazione: "Una scena tremenda.
Nemmeno nei film dell'orrore ho mai visto una cosa del genere.
Stavo parlando con un cliente quando è passata quest'auto, con la bauliera aperta e il cane legato per il collo, trascinato dietro.
Ho gridato al conducente di fermarsi ma quello sembrava non accorgersi di niente, così sono salito in auto e l'ho seguito fin sotto casa.
È un settantenne che porta l'apparecchio acustico.
Ha detto che si era dimenticato del cane legato dietro e si è reso conto di quel che aveva fatto soltanto quando si è fermato davanti a casa.
Ha chiamato il veterinario, il povero cane era ancora vivo, ma chissà se riuscirà a cavarsela dopo quel che ha dovuto patire".
I vigili di San Miniato si stanno occupando della vicenda.
L'anziano cacciatore rischia il carcere da tre mesi a un anno o la multa da tremila a 15mila euro. E, dopo quest'episodio, ora in paese la gente chiede di controllare come l'uomo tiene anche gli altri cani e se sia ancora idoneo a tenere il porto d'armi.
La repubblica delle banane .....e ci chiedono sacrifici e sangue???
Costo delle scorte 250 milioni di euro l’anno.
Le auto blu sono 629.120 e ci costano 21 miliardi l'anno
Privilegi (anche per famigliari e congiunti)
1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO!!
400 MILIARDI di euro l'anno, ovvero quanto ci costa la corruzione in italia.
Sono troppe le scorte assegnate in Italia, a denunciarlo ci pensa persino il sindacato della polizia che critica il sistema dell’assegnazione delle scorte in Italia: “Sono troppi i 2 mila agenti impegnati nel servizio di scorte” a politici, magistrati e giornalisti. Un argomento venuto alla ribalta dal giorno in cui Libero ha innescato la polemica con Gianfranco Fini sulla scorta portata in vacanza. Ma qual è il criterio di assegnazione delle scorte nel nostro Paese?
Il Ministro Cancellieri aveva già affermato nei giorni scorsi un taglio netto e radicale alle scorte concesse con troppa leggerezza, e in questo quadro è rientrato ad esempio lo stop di qualche giorno fa a metà scorta personale di Calderoli, che invece di 16 uomini costati 900 mila euro dal 2006, ora può disporre di “soli” 8 body guard. Una revisione profonda è auspicabile e si rende necessaria, prima di tutto per evitare inutili spese a carico dei cittadini. Attualmente lo Stato italiano spende davvero troppo per garantire la sicurezza delle personalità considerate a rischio: 585 servizi di protezione in tutta Italia, meno di 20 di primo livello, circa 80 di secondo livello e il restante ammontare della cifra (cioè circa l’80%) impegnato sui livelli più bassi, tra l’altro con una scarsa qualità di servizio. A questi si aggiungono almeno duemila tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della polizia penitenziaria utilizzati quotidianamente. Il Siulp ha parlato di una necessaria verifica dei presupposti delle scorte in atto, per eliminare quelle che non hanno più motivo di essere, “poiché solo in questo modo si ripristina il principio della sicurezza e non quello del privilegio“. Dice pure la sua anche Beppe Grillo, polemizzando: “I ‘nominati’ in Parlamento se le tengono strette, come gli stipendi e i benefit da nababbi”. Per tirare due somme, la spesa complessiva per gli italiani si attesta intorno ai 250 milioni di euro l’anno, secondo i dati stimati dai sindacati di polizia. Forse bisognerebbe proporre di attuare in Italia il sistema americano. Negli Stati Uniti, infatti, la scorta pagata con i soldi della collettività viene garantita per ruolo solo ed esclusivamente al Presidente e al suo vice (e la qualità è sicuramente più alta visto che sono impiegati addestratissimi uomini dell’Fbi), mentre tutti coloro che abbiano bisogno delle guardie del corpo per questioni di sicurezza, tutti e nessuno escluso, devono rivolgersi ad agenzie private da pagare con i propri soldi.
Fini spende 80mila euro per la sua scorta estiva in vacanza,
Alla faccia della spending review. Comunque li si legga, 228 milioni non faranno mai rima con austerity. È il peso del Quirinale per le casse dello Stato, il bilancio di previsione per il 2012 dell'Amministrazione della presidenza della Repubblica. Dividendolo per 365 si infiamma un po' il fuoco del sentimento anti-Casta: fanno 624 mila euro al giorno, 26 mila l'ora. Con una punta di masochismo si può pensare che siano l'equivalente di oltre 400 euro al minuto. Per la precisione, 433. A presidiare il Quirinale la sicurezza del suo inquilino, Giorgio Napolitano, c'è una scorta da fare invidia perfino agli antichi imperatori: 1.085 uomini. Di questi, 47 sono militari inquadrati negli uffici di diretta collaborazione del presidente della repubblica, 272 sono corazzieri, e cioè carabinieri scelti della guardia personale del capo dello stato. Gli altri 766 sono carabinieri, poliziotti, guardie forestali alle dipendenze della segreteria generale del Quirinale. Mille uomini per una sola persona e mille persone per 5 poliziotti:
4 auto blu e 10 uomini di scorta per andare a fare shopping nel centro di Torino: a tale eccessivo dispiegamento di forze è ricorsa il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, bloccando la viabilità per favorire i suoi acquisti. Tutti rigorosamente con auto Blu
Sono troppe le scorte assegnate in Italia, a denunciarlo ci pensa persino il sindacato della polizia che critica il sistema dell’assegnazione delle scorte in Italia: “Sono troppi i 2 mila agenti impegnati nel servizio di scorte” a politici, magistrati e giornalisti. Un argomento venuto alla ribalta dal giorno in cui Libero ha innescato la polemica con Gianfranco Fini sulla scorta portata in vacanza. Ma qual è il criterio di assegnazione delle scorte nel nostro Paese?
Il Ministro Cancellieri aveva già affermato nei giorni scorsi un taglio netto e radicale alle scorte concesse con troppa leggerezza, e in questo quadro è rientrato ad esempio lo stop di qualche giorno fa a metà scorta personale di Calderoli, che invece di 16 uomini costati 900 mila euro dal 2006, ora può disporre di “soli” 8 body guard. Una revisione profonda è auspicabile e si rende necessaria, prima di tutto per evitare inutili spese a carico dei cittadini. Attualmente lo Stato italiano spende davvero troppo per garantire la sicurezza delle personalità considerate a rischio: 585 servizi di protezione in tutta Italia, meno di 20 di primo livello, circa 80 di secondo livello e il restante ammontare della cifra (cioè circa l’80%) impegnato sui livelli più bassi, tra l’altro con una scarsa qualità di servizio. A questi si aggiungono almeno duemila tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della polizia penitenziaria utilizzati quotidianamente. Il Siulp ha parlato di una necessaria verifica dei presupposti delle scorte in atto, per eliminare quelle che non hanno più motivo di essere, “poiché solo in questo modo si ripristina il principio della sicurezza e non quello del privilegio“. Dice pure la sua anche Beppe Grillo, polemizzando: “I ‘nominati’ in Parlamento se le tengono strette, come gli stipendi e i benefit da nababbi”. Per tirare due somme, la spesa complessiva per gli italiani si attesta intorno ai 250 milioni di euro l’anno, secondo i dati stimati dai sindacati di polizia. Forse bisognerebbe proporre di attuare in Italia il sistema americano. Negli Stati Uniti, infatti, la scorta pagata con i soldi della collettività viene garantita per ruolo solo ed esclusivamente al Presidente e al suo vice (e la qualità è sicuramente più alta visto che sono impiegati addestratissimi uomini dell’Fbi), mentre tutti coloro che abbiano bisogno delle guardie del corpo per questioni di sicurezza, tutti e nessuno escluso, devono rivolgersi ad agenzie private da pagare con i propri soldi.
Fini spende 80mila euro per la sua scorta estiva in vacanza,
Alla faccia della spending review. Comunque li si legga, 228 milioni non faranno mai rima con austerity. È il peso del Quirinale per le casse dello Stato, il bilancio di previsione per il 2012 dell'Amministrazione della presidenza della Repubblica. Dividendolo per 365 si infiamma un po' il fuoco del sentimento anti-Casta: fanno 624 mila euro al giorno, 26 mila l'ora. Con una punta di masochismo si può pensare che siano l'equivalente di oltre 400 euro al minuto. Per la precisione, 433. A presidiare il Quirinale la sicurezza del suo inquilino, Giorgio Napolitano, c'è una scorta da fare invidia perfino agli antichi imperatori: 1.085 uomini. Di questi, 47 sono militari inquadrati negli uffici di diretta collaborazione del presidente della repubblica, 272 sono corazzieri, e cioè carabinieri scelti della guardia personale del capo dello stato. Gli altri 766 sono carabinieri, poliziotti, guardie forestali alle dipendenze della segreteria generale del Quirinale. Mille uomini per una sola persona e mille persone per 5 poliziotti:
4 auto blu e 10 uomini di scorta per andare a fare shopping nel centro di Torino: a tale eccessivo dispiegamento di forze è ricorsa il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, bloccando la viabilità per favorire i suoi acquisti. Tutti rigorosamente con auto Blu
Namastè Meredith
La giustizia in terra per lei non c'è stata
Meredith Kercher
Non ha avuto giustizia.
Uno dei tantissimi casi in Italia.
Intricati e irrisolti per incuria e/o per altri motivi!! Cinque anni fa moriva questa ragazza il 1°novembre del 2007.
E chi l'ha uccisa è ancora libero!!!!
Meredith Kercher
Non ha avuto giustizia.
Uno dei tantissimi casi in Italia.
Intricati e irrisolti per incuria e/o per altri motivi!! Cinque anni fa moriva questa ragazza il 1°novembre del 2007.
E chi l'ha uccisa è ancora libero!!!!
Il disco di Festo
Il Disco di Festo è un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta, sotto un muro di un palazzo minoico.
Fu trovato il 3 luglio del 1908 da una spedizione archeologica italiana guidata da Luigi Pernier e Federico Halbherr.
Oggi lo si può ammirare nel Museo archeologico di Iraklio a Creta. È un disco di terracotta, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 16 millimetri di spessore; la datazione stratigrafica ne attribuisce l'età al 1700 a.C.
Il Disco di Festo venne scoperto nel sito del palazzo minoico di Festo, vicino a Haghia Triada, sulla costa sud di Creta; specificamente il disco venne trovato nel seminterrato della stanza 8 nell'edificio 101 di un gruppo di costruzioni a nord-est del palazzo principale.
Questo combinazione di 4 stanze serviva anche come un'entrata formale al complesso dei palazzi. L'archeologo italiano Luigi Pernier recuperò questo straordinario "disco" intatto, di circa 15 cm di diametro e in modo uniforme poco più di un centimetro di spessore, il 3 luglio del 1908 durante il suo scavo del primo palazzo minoico.
Esso venne trovato nella cella principale di un "magazzino del tempio" sotterraneo.
Queste celle seminterrate, soltanto accessibili dall'alto, erano ordinatamente coperte con uno strato di fine intonaco.
Il loro contenuto era scarso di manufatti preziosi, ma ricco di terra nera e ceneri, miste ad ossa bovine bruciate.
Nella parte settentrionale della cella principale, Il disco è ricoperto di simboli impressi con stampini quando l'argilla era ancora fresca, disposti a spirale su entrambe le facce, in una sequenza in senso orario che va verso il centro. I simboli totali sono 241, e sono suddivisi in piccoli gruppi da sottili linee.
La scrittura è stata eseguita con grande cura dei dettagli, in modo da chiudere la spirale esattamente nel centro e da occupare tutto lo spazio disponibile. L'interpretazione più accreditata è che si tratti di una forma di scrittura sillabica, anche perché l'elevato numero di simboli distinti (45) sembra escludere la possibilità che si tratti di segni alfabetici.
In ogni caso i segni del disco sono rimasti indecifrati, e non rivelano somiglianza formale con quelli di nessun'altra scrittura conosciuta.
Nello stesso strato nero, pochi pollici a sud-est del disco e circa venti sopra il pavimento, fu trovata anche la tavoletta PH-1 in lineare A.
Il sito apparentemente collassò a causa di un terremoto, possibilmente collegato con l'eruzione esplosiva del vulcano di Santorini che colpì gran parte della regione mediterranea verso la metà del II millennio a.C.
Fu trovato il 3 luglio del 1908 da una spedizione archeologica italiana guidata da Luigi Pernier e Federico Halbherr.
Oggi lo si può ammirare nel Museo archeologico di Iraklio a Creta. È un disco di terracotta, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 16 millimetri di spessore; la datazione stratigrafica ne attribuisce l'età al 1700 a.C.
Il Disco di Festo venne scoperto nel sito del palazzo minoico di Festo, vicino a Haghia Triada, sulla costa sud di Creta; specificamente il disco venne trovato nel seminterrato della stanza 8 nell'edificio 101 di un gruppo di costruzioni a nord-est del palazzo principale.
Questo combinazione di 4 stanze serviva anche come un'entrata formale al complesso dei palazzi. L'archeologo italiano Luigi Pernier recuperò questo straordinario "disco" intatto, di circa 15 cm di diametro e in modo uniforme poco più di un centimetro di spessore, il 3 luglio del 1908 durante il suo scavo del primo palazzo minoico.
Esso venne trovato nella cella principale di un "magazzino del tempio" sotterraneo.
Queste celle seminterrate, soltanto accessibili dall'alto, erano ordinatamente coperte con uno strato di fine intonaco.
Il loro contenuto era scarso di manufatti preziosi, ma ricco di terra nera e ceneri, miste ad ossa bovine bruciate.
Nella parte settentrionale della cella principale, Il disco è ricoperto di simboli impressi con stampini quando l'argilla era ancora fresca, disposti a spirale su entrambe le facce, in una sequenza in senso orario che va verso il centro. I simboli totali sono 241, e sono suddivisi in piccoli gruppi da sottili linee.
La scrittura è stata eseguita con grande cura dei dettagli, in modo da chiudere la spirale esattamente nel centro e da occupare tutto lo spazio disponibile. L'interpretazione più accreditata è che si tratti di una forma di scrittura sillabica, anche perché l'elevato numero di simboli distinti (45) sembra escludere la possibilità che si tratti di segni alfabetici.
In ogni caso i segni del disco sono rimasti indecifrati, e non rivelano somiglianza formale con quelli di nessun'altra scrittura conosciuta.
Nello stesso strato nero, pochi pollici a sud-est del disco e circa venti sopra il pavimento, fu trovata anche la tavoletta PH-1 in lineare A.
Il sito apparentemente collassò a causa di un terremoto, possibilmente collegato con l'eruzione esplosiva del vulcano di Santorini che colpì gran parte della regione mediterranea verso la metà del II millennio a.C.
La curvatura spazio-temporale di Einstein |
Gli abitanti di Flatlandia erano convinti che non potesse esistere un mondo diverso da quello piatto. Eretico era chi ipotizzava l’esistenza di un mondo diverso, a tre dimensioni.
E la “scienza”, si sa, è sempre stata ostacolata dalla “fede”, perché la “conoscenza” porta allo smantellamento progressivo della “verità teologica e trascendente”.
Flatlandia, per noi che viviamo in un universo a tre dimensioni, è solo una favola.
Vero! Ma molto istruttiva.
Anche noi, come gli abitanti di Flatlandia, siamo “costretti” in una visione molto limitata e distorta della realtà.
Noi sosteniamo infatti di vivere in un mondo tridimensionale.
Facciamo allora alcune piccole considerazioni o puntualizzazioni: La terza dimensione, quella dello “spazio”, a noi umani, come a gran parte del mondo animale e a tutto il mondo vegetale, è preclusa, perché solo gli uccelli che volano ne usufruiscono appieno.
Quindi, dal punto di vista della fruizione, noi umani siamo come gli abitanti di Flatlandia, siamo liberi di muoverci solo in un mondo piatto.
Per muoverci nella terza dimensione abbiamo dovuto ingegnarci (a partire da Icaro) ed inventare qualcosa che ci permettesse di farlo, gli aerei.
E tuttavia lo possiamo fare solo temporaneamente, mai definitivamente. Certo, rispetto ai flatlandesi abbiamo un vantaggio: possiamo riconoscere le forme, visto che abbiamo uno spessore che loro non hanno.
Concludendo potremmo dire, da questo punto di vista, che in realtà viviamo in un universo a due dimensioni e mezzo.
La considerazione del punto precedente, cioè la impossibilità per noi umani di muoverci liberamente nella terza dimensione, ci porta dritti ad un’altra considerazione.
C’è in effetti un altro impedimento nella nostra vita ed è il fatto che non possiamo “fermarci”.
Intendo dire che non siamo in grado di rimanere come siamo, perché invecchiamo.
Ed invecchiamo perché esiste un’altra dimensione che non siamo assolutamente in grado di gestire: il tempo.
Ci possiamo muovere liberamente in due dimensioni, la tecnologia ci aiuta a muoverci in tre dimensioni, ma non siamo ancora in grado di muoverci nella quarta dimensione che è il “tempo”.
Lo faremo quando qualcuno avrà costruito la “macchina del tempo”. Concludendo: siamo immersi in un mondo quadridimensionale ma siamo liberi solo in un mondo a due dimensioni e mezzo.
Di Giuseppe Valerio
La macchina del tempo
Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo.
Se ci riportano indietro si chiamano ricordi.
Se ci proiettano nel futuro sono sogni.
(Jeremy Irons)
Se ci riportano indietro si chiamano ricordi.
Se ci proiettano nel futuro sono sogni.
(Jeremy Irons)
Novembre
BENVENUTO NOVEMBRE!!!
Novembre è l'undicesimo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed il terzo ed ultimo mese dell'autunno nell'emisfero boreale, della primavera nell'emisfero australe, conta di 30 giorni e si colloca nella seconda metà di un anno civile.
Dal latino novem, "nove", perché era il nono mese del calendario romano, che iniziava con il mese di marzo.
Fino al 470 a.C. era seguito da Maglio, mese di caccia imperiale, tradizione adottata dall'impero Romano d'Oriente secondo la cultura longobarda.
1° Il tutti di tutti i santi tutti possono festeggiare il loro onomastico
Il 2 commemorazione dei defunti
L'11 San Martino si assaggia il vino novello
PROVERBI:
Chi vuol far buon vino zappi e poti a san Martino.
Più presto se ami il legno più tardi se ami il frutto.
A san Martino ogni mosto è vino
A san Martino si lascia l’acqua e si beve il vino
Per san Martino si spilla il botticino
Per san Martino cadono le foglie e si spilla il vino
Per san Paolino c’è il grano e manca il vino,
Per san Frediano c’è il vino e manca il grano.
Per ogni santi (1° novembre) mantello e guanti.
Per i santi (1° novembre) la neve è per i campi.
Prima o dopo i morti (2 novembre) la burrasca è alle porte.
Per i morti (2 novembre) la neve negli orti.
L'estate di San Martino (11 novembre) dura tre giorni e un pochino.
Oca castagne e vino per festeggiare San Martino (11 novembre).
Da San Martino (11 novembre) l'inverno è in cammino.
Per Sant'Omobono (13 novembre) o neve o tempo buono.
Per San Clemente (23 novembre) l'inverno mette un dente.
Per Santa Caterina (25 novembre) la neve si avvicina.
Per Santa Caterina (25 novembre) o neve o brina.
Da Santa Caterina (25 novembre) il freddo si raffina.
Per Santa Caterina (25 novembre) tira fuori la fascina.
A Sant'Andrea (30 novembre) la neve è per la via.
Sant'Andrea (30 novembre) porta o neve o bufera.