martedì 30 ottobre 2012

Il segreto della salute fisica e mentale

Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà. La vita può avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L'amore nel passato è solo memoria. Quello nel futuro è fantasia. Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo.

(Buddha)

Fai una cosa giusta: consuma prodotti di stagione

Brevi consigli per un comportamento più corretto e responsabile nei confronti dell'ambiente, degli altri, di se stessi.

Come vengono dati i nomi degli uragani?

I nomi degli uragani sono decisi ancora prima della loro nascita: quelli degli uragani atlantici (detti anche cicloni tropicali atlantici), per esempio, sono pensati dall’Organizzazione meteorologica mondiale, che ha stilato sei liste di nomi, usate a rotazione anno dopo anno. Quella in uso quest’anno (2012) è già stata usata nel 2000 e 2006 e verrà riproposta nel 2018. Ogni lista è composta da nomi propri, uno per ogni lettera dell’alfabeto (a eccezione delle lettere Q, U, X, Y, Z). 


 L'uragano Elena del 1985 visto dallo spazio. Fu uno dei più forti e devastanti. 

Per questo motivo, non ci sarà più un altro uragano Elena. il suo nome, è stato tolto dalle liste ufficiali.
Se necessario, a fine lista, si ricomincia da capo, e all’inizio dell’anno nuovo si passa alla lista successiva. I nomi attribuiti a uragani catastrofici vengono eliminati dalla lista e sostituiti: così Katrina indicherà per sempre la tragedia vissuta a New Orleans nel 2005. Questa usanza, ufficializzata dal 1953, prevedeva all’inizio solo nomi femminili, ma dal 1978 sono stati aggiunti anche nomi maschili. Esistono altre liste, usate con regole e modalità differenti, che identificano tali fenomeni in altre zone del pianeta: Pacifico (nord-orientale, centrale, nord-occidentale), regioni australiane, oceano Indiano, Fiji, Filippine, Papua Nuova Guinea.

Sandy lascia il suo segno a Cuba

L'uragano Sandy è passato prima da Cuba. Ma.....nessuno parla di questo disastro. 
Ecco come è il paese dopo l'uragano. 
I media tacciono, su Cuba per parlare solo degli Usa. Almeno 55 mila persone sono state evacuate - hanno riferito funzionari cubani - soprattutto per evitare che vengano travolte dalle attese alluvioni, che in alcune aree potrebbero raggiungere il mezzo metro di altezza. 
Sulla costa sono attese forti mareggiate, e onde alte fino a otto metri. La tempesta, accompagnata da venti a 145 chilometri all’ora, si sta rafforzando e potrebbe passare dalla categoria 1 al secondo gradino della scala Saffir-Simpson. 
Ora Sandy si trova a 137 km a sudovest di Guantanamo e, secondo l’ Osservatorio meteorologico cubano, si sta spostando verso nord, raggiungendo la massima intensità vicino a Santiago, seconda città dell’isola. Il governo cubano ha sospeso i voli da e per l’est, e anche i servizi ferroviari e stradali. I 3mila cubani che lavorano nelle piantagioni di caffè di Santiago sono stati mandati a casa.

Il nodo di Salomone e altri simbolismi

Il Nodo di Salomone è uno dei simbolismi più antichi che si possa immaginare: basti pensare che se ne conoscono esemplari tracciati in maniera approssimativa in epoca preistorica, in incisioni rupestri come quelle, tanto per citare un esempio italiano, della Valcamonica (BS). Tuttavia la sua diffusione si sviluppa soprattutto con le culture euro-asiatiche, africane ed amerindie, e raggiunge il suo apice nella cultura celtica, fortemente basati sui temi dei nodi, degli intrecci e delle figure ondulate. Si pensa, infatti, che il Nodo sia penetrato nella nostra cultura attraverso i Romani proprio in seguito al contatto degli stessi con la cultura celtica. Nel complesso simbolismo celato dietro questo emblema, si possono rinvenire almeno due grani genealogie di significati. La prima di esse riguarda l'aspetto del Nodo, fondamentale tanto da aver dato il nome al simbolo stesso; seguono poi l'Intreccio, rilevabile nell'incastonamento di quattro frammenti identici l'uno dentro l'altro, ed infine quello del Serpente, non direttamente riscontrabile sul simbolo, ma ad esso legato sotto diversi aspetti. Il NODO dà subito l'idea del legame, concetto fondamentale che sottolinea la dualità insita nel simbolo: un legame, infatti, può essere inteso positivamente come forza benefica che unisce, rinforza e protegge, ma anche negativamente, come vincolo che lega, costringe ed imprigiona. Nel Nodo di Salomone, la doppia valenza è rafforzata dalle due serie di anelli che s'incrociano tra loro, a formare una specie di croce (elemento verticale più elemento orizzontale). L'INTRECCIO, a cui il nostro Nodo è più affine, possiede anch'esso diverse valenze, soprattutto quando è rappresentato in forma chiusa: infatti solitamente indica eternità e ciclicità. Nelle sue forme ondulate possono esservi allusioni alle vibrazioni energetiche o alla Forza creatrice, da sempre simbolicamente associate all'acqua. Infine, esso può avere valore di protezione negli spazi delimitati da cornici intrecciate. Il SERPENTE, altro potente simbolo magico di ogni tempo, rappresenta la forza vitale, il principio primordiale della vita, le correnti telluriche sotterranee. Ha anch'esso natura ambivalente in quanto il suo veleno può dare la morte ma al tempo stesso, usato come medicina, può dare la vita. Come simbolo richiederebbe una trattazione più adeguata in un capitolo a parte, ma in questo ambito sono soprattutto due tra le sue numerose forme più strettamente legate al tema del nodo e dell'intreccio. La prima è quella dell'Ouroboros , il serpente che avvolgendosi circolarmente su se stesso si morde la coda. Unendo la forma del cerchio a quella del serpente, esso simboleggia meglio di altri simboli la ciclicità della vita e la rigenerazione. Se poi, come spesso accade soprattutto nelle rappresentazioni di carattere ermetico/alchemico, è anche mostrato in due colori, allora sottolinea la sua doppia polarità ed allude ai due Principi fondamentali della Natura: quello Maschile e quello Femminile. Tale ambivalenza è invece esplicita nel simbolo del Caduceo , ovvero due serpenti che s'intrecciano attorno ad un'asta, o verga. Antico simbolo sumerico, indiano e classico (emblema di Hermes-Mercurio e di Esculapio/Asclepio), poi divenuto simbolo alchemico ed infine, ancora oggi, simbolo della Medicina e della Chimica Farmaceutica. Visivamente il Caduceo rappresenta una coppia di serpenti che si unisce attorcigliandosi attorno ad un bastone, che può simboleggiare il fallo generatore, l'albero della vita o l'asse del mondo, e rappresenta l'equilibrio tra le forse e la potenzialità creatrice che ne è la più diretta conseguenza.
La seconda genealogia di significati è quella legata a tutti quei simboli definibili "del centro", cioè graficamente rappresentati a simmetria centrale. In essi il punto centrale, vuoi esplicitamente individuato dall'incrocio di due o più elementi costituenti (come nelle croci o nel simbolo centrale per eccellenza, il Centro Sacro), oppure implicito nella struttura circolare (come nelle varie ruote o clavicole) è quello più importante, fulcro di riferimento e di raccordo che li anima. In particolare, il CERCHIO, o l'ANELLLO, rappresentano la ciclicità unita alla perfezione, simbolo del Principio Divino ed associato al Cielo, in contrapposizione al Quadrato, che invece è associato alla Terra. Nel Nodo di Salomone, i due bracci orizzontale e verticale sono in realtà costituiti da anelli, in numero variabile da uno a quattro. La CROCE, nella sua forma semplice , allude sia alla natura binaria e polare del cosmo, con le due forze opposte che si attraggono (braccio orizzontale e verticale, spesso disegnati in due colori differenti), sia al Quaternario, che simboleggia i Quattro Elementi (Aria, Acqua, Fuoco e Terra), le quattro stagioni, i quattro punti cardinali, i quattro umori del corpo umano (Sangue, Flemma, Bile Gialla e Bile Nera, o Atrabile), le quattro fasi della luna e quelle della Grande Opera Alchemica. La SVASTICA unisce ai significati precedenti quello di rotazione, ovvero di ciclicità e rigenerazione. Antico simbolo vedico, associato al movimento rotatorio del Sole, poi divenuto simbolo del Cristo risorto, del Buddha e di Atena, esso compare nel repertorio culturale di ogni continente a partire dalla Mesopotamia (almeno dal IV millennio). In età moderna è stato assunto da Adolf Hitler come emblema del nascente partito Nazista, ma la sua valenza positiva è stata capovolta invertendo il senso di rotazione, da orario ad antiorario. Nel Nodo di Salomone, la Svastica si forma al centro dei quattro bracci ed è chiaramente visibile, a volte ricalcata nelle rappresentazioni.

I Ghiacci del polo si stanno sciogliendo

I ghiacci del Polo Nord si ritirano in maniera 'innaturale' e il responsabile non può non essere individuato nell’uomo. 
Sono le conclusioni di un nuovo studio, pubblicato su Nature, sulla relazione tra clima e ritiro dei ghiacci realizzato grazie all’identificazione di dati storici relativi agli ultimi 1450 anni da parte di un gruppo di ricerca del Centro cileno di studi avanzati sulle zone aride a La Serena. L’estensione della copertura marina (non sulla terraferma) risulta circa due milioni di chilometri quadrati inferiore a una ventina di anni fa. 
Sebbene i dati mostrino negli ultimi decenni una costante diminuzione è mancata fino ad oggi la possibilità di valutare la variabilità naturale del ritiro della banchisa a causa di una mancanza di dati storici. Una tendenza che rimaneva ancora impossibile da valutare con certezza come vera anomalia e quindi da correlare con cause umane. Il nuovo studio, utilizzando carotaggi, testimonianze storiche, anelli di accrescimento degli alberi e sedimenti lacustri i ricercatori hanno potuto verificare un costante declino, ha realizzato uno storico molto accurato sui cambiamenti del livello dei ghiacci artici degli ultimi 1450 anni. 
Secondo gli autori, anche se sussistono incertezze nei dati prima del XVI secolo, la recente perdita di ghiaccio marino risulta essere senza precedenti ed è coerente con le forzature prodotte dall’uomo sul clima.

Super cellule per guarire il cuore

Identificate delle super-cellule per rigenerare il cuore "Ringiovanite" cellule mature con geni fetali. MILANO 
Dalle cellule del cuore si possono ottenere staminali multi potenti, in grado di rigenerare a loro volta cellule cardiache funzionali utili a riparare l’organo danneggiato, per esempio dal infarto. 
La nuova speranza sul fronte delle terapie cellulari arriva da uno studio italiano, frutto della collaborazione tra l’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma e l’Irccs Multi Medica di Milano. 
Il lavoro, pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation, è firmato da Roberto Rizzi e Claudia Bearzi, “cervelli” rientrati in Italia dopo un lungo periodo negli Usa alla Harvard Medical School. 
Gli scienziati hanno dimostrato per la prima volta che i cardiomiociti possono essere una fonte di “super cellule” dotate di caratteristiche più vantaggiose rispetto ad altre staminali. «I cardiomiociti hanno capacità proliferative minime, se non assenti - spiega Rizzi - e ciò significa che a seguito di danno ischemico cardiaco, come per esempio nell’infarto, si crea una cicatrice riducendo la capacità funzionale del cuore, situazione nota come scompenso cardiaco. 
Il nostro lavoro ha dimostrato che, attraverso l’introduzione di geni fetali all'interno del genoma di cardiomiociti post-natali, è possibile ricondurre queste cellule già differenziate a uno stato embrionale. 
Una volta ottenute le staminali dai cardiomiciti, queste sono state indotte a differenziare nuovamente in cellule cardiache battenti. La ricerca ha messo in evidenza che le cellule multi potenti indotte ottenute dai cardiomiociti hanno una capacità maggiore di ridiventare nuovamente cellule cardiache contrattili, rispetto ad altre cellule staminali, e ne ha definito le basi molecolari stabilendo che questa “memoria” dipende da pochi geni». 
Lo studio apre alla possibilità di utilizzare i cardiomiociti come staminali cardiache, passando per lo stadio embrionale. «Grazie alle loro capacità differenziali - sottolinea Bearzi - queste cellule potranno essere utilizzate per la riparazione del miocardio danneggiato». 
«La capacità di generare qualsiasi tipo di tessuto è esclusiva delle cellule staminali embrionali - continua Bearzi - ma è noto che restrizioni etiche limitano l’utilizzo delle stesse». 
«Nel 2006 - ricorda la scienziata - un ricercatore giapponese, Shinya Yamanaka, ha dimostrato la possibilità di riportare cellule neonatali e adulte, quindi già differenziate con la capacità di generare tessuti pari a quella delle cellule staminali embrionali con l’introduzione di pochi geni fetali. 
Queste staminali ottenute da cellule mature erano state definite multi potenti indotte».

Scoperto un nuovo ominide

Cina, Maludong. Scoperti fossili di una specie sconosciuta di ominidi?
Potrebbero appartenere a una nuova specie umana, i misteriosi resti fossili di uomini preistorici ritrovati all'interno di due grotte nel Sud-Ovest della Cina. Gli ominidi, vissuti tra 14.500 e 11.500 anni fa, avrebbero avuto un aspetto inedito, un vero e proprio mix di caratteristiche anatomiche primitive e moderne. La scoperta, che potrebbe scrivere una nuova pagina della storia dell'evoluzione umana, è pubblicata su Plos One da un gruppo di ricerca guidato dall'università australiana del Nuovo Galles del Sud.
Questo "uomo nuovo" venuto dalla Cina rappresenta un vero e proprio rompicapo per gli esperti - Dopo anni di studi gli esperti si dicono ancora cauti nel classificare questi fossili definiti come un insolito mosaico di caratteristiche diverse, primitive e ancestrali. "Questi fossili potrebbero appartenere a una specie finora sconosciuta, sopravvissuta fino alla fine dell'era glaciale circa 11.000 anni fa", spiega il coordinatore dello studio Darren Curnoe.C'è chi ipotizza fossero originari dell'Africa - "In alternativa - aggiunge - potrebbero rappresentare una antichissima e finora sconosciuta ondata migratoria di uomini moderni fuoriusciti dall'Africa, una popolazione che non avrebbe però contribuito dal punto di vista genetico alle popolazioni moderne".I resti sono stati scoperti in una grotta a Maludong - La scoperta nasce dallo studio dei resti fossili di tre individui scoperti nel 1989 da un gruppo di archeologi cinesi in una grotta a Maludong, vicino alla città di Mengzi, a cui si è poi aggiunto anche lo scheletro incompleto di un quarto uomo rinvenuto nel 1979 da un geologo cinese in una caverna vicino al villaggio di Longlin.Cina, Maludong. Scoperti fossili di una specie sconosciuta di ominidi?

IL MISTERO DEL FARO DELLE ISOLE FLANNAN

Sono trascorsi ben 110 anni da questa triste vicenda, tuttavia, nessuno è stato in grado di trovare risposte esaurienti su quanto realmente accadde in quel freddo 15 dicembre del 1900.
Ci troviamo nell’Oceano Atlantico, precisamente al largo della costa scozzese. Le Isole Flannan fanno parte dell’arcipelago delle Isole Ebridi esterne, sono formate da 7 grossi scogli denominate anche Seven Hunters (sette cacciatori). Questo piccolo complesso di isolotti deve il suo nome al Vescovo Flann, che nel 1600 decise di ritirarsi in solitudine diventando così l’unico abitante del piccolo arcipelago. Fece costruire una modesta Cappella dove dimorò e morì una decina di anni dopo. In questa zona il mare spesso si ingrossa e rende particolarmente difficile l’attraversamento delle navi. Moltissime imbarcazioni che navigavano in quel tratto, a causa della forte corrente finivano per schiantarsi contro le Flannan.Tantissimi marinai persero la vita tragicamente.Per evitare altre vittime nel 1895 venne deciso di costruire un Faro per segnalare la presenza delle Flannan, e per dare un punto di riferimento molto utile alle navi di passaggio. Il faro venne eretto nell’isolotto più grande: Eilean Mor, a pochi passi dalle rovine della Cappella. Il 7 dicembre del 1899 il faro era pronto per cominciare a vigilare sulla sua piccola parte di Oceano. Dalla Società Northern Lighthouses Board vennero reclutati quattro esperti uomini di mare per custodire e presidiare il faro. Ecco i loro nomi: James Ducat – Capo Guardiano - per 20 anni aveva esercitato in diversi fari in giro per l’Europa Thomas Marshall – Primo assistente - Marinaio da svariati anni, era un vero lupo di mare. Donald Mc Arthur – Assistente occasionale e marinaio di grande esperienza. Joseph Moore - Secondo assistente - L’uomo “chiave” della storia e vedremo presto il perché. L’accordo tra la società e i guardiani prevedeva che ci fossero sempre 3 persone fisse a custodire il faro. Così organizzarono una turnazione che metteva tutti d’accordo: sei settimane sull’isola, due settimane sulla terra ferma. Ognuno di loro a rotazione poteva tornare a casa dalla famiglia e svagarsi un po’. La loro breve avventura ebbe inizio il 7 dicembre 1899. Riporto qui si seguito le impressioni raccontate da Joseph Moore dopo aver trascorso il primo giorno a Eilean Mor.
“Eravamo soli ormai, la nave era tornata in Scozia. Quella notte accendemmo la grande lampada per la prima volta. Fu veramente emozionante! Qualcosa di invisibile sembrava legarci a quanti erano sul mare. Sapevamo bene cosa significhi Per un marinaio vedere una luce amica, che indica la rotta sicura. C’era qualcosa di strano nell’aria. Niente di terribile o spaventoso, solo uno strano silenzio in mezzo al fragore del mare, una pace che noi non riuscivamo a capire.” Ogni 15 giorni la nave Hesperus portava viveri, rifornimenti e giornali. Rientrava in Scozia portando con se uno dei quattro guardiani. Trascorse le due settimane successive era la volta di un altro guardiano e così via. Questa era ormai la consuetudine; i giorni, le settimane, i mesi si ripetevano ciclicamente. Il 6 dicembre del 1900 L’Hesperus attraccò con a bordo James Ducat che rientrava dal suo periodo di vacanza. Vennero consegnate le provviste e la posta come sempre. Joseph Moore era di turno per rientrare a casa, mentre il traghetto si allontanava dall’isola salutò i suoi colleghi rimasti sul faro. Quella fu l’ultima volta che li vide.
Il 15 dicembre il Capitano Holman transitava in prossimità delle Flannan a bordo della nave Archer. L’uomo testimoniò che il faro era spento. Forse la segnalazione fu ignorata, o semplicemente venne resa nota solo dopo aver scoperto la tragedia. Il 21 dicembre l’Hesperus sarebbe dovuta attraccare a Eilean Mor per i soliti approvvigionamenti, con a bordo Joseph Moore, di rientro dal suo congedo. Ci fu una tempesta fortissima che imperversò per diversi giorni, impedendo alla nave di avvicinarsi all’isola. Finalmente il giorno 26 l’Hesperus attraccò e con grande sorpresa di tutto l’equipaggio, nessuno andò loro incontro come era di consuetudine. Moore diventò sospettoso e affrettò il passo annunciando a gran voce il suo arrivo. Silenzio. Si precipitò nel faro e ci mise poco a rendersi conto che era solo. Dove erano i suoi compagni? Visitò gli alloggi, la torretta e la cucina. Tutto era in ordine, nulla mancava, c’era soltanto una sedia rovesciata. La grande lampada era pronta per essere accesa, piatti e stoviglie erano sistemate con cura. L’orologio era fermo, il fuoco spento. Moore non riusciva a darsi una spiegazione. Esisteva un diario che i 4 uomini avevano deciso di scrivere per tenere in continuo aggiornamento la loro permanenza sul faro. Di questo documento non possiedo fonti certe, perché l’archivio nazionale della Scozia afferma che il diario non è più reperibile. Riporto quindi le annotazioni scritte da Vincent Gaddis in un suo libro edito nel 1977: 12 Dicembre: Vento di tempesta da Nord-NordOvest. Mare molto agitato. Siamo Bloccati. Ore 9 P.M: Onde altissime scuotono il faro, mai vista una burrasca simile. Ducat è nervoso. Mc Arthur sta piangendo. 13 Dicembre: La tempesta è continuata per tutta la notte. Il vento soffia a ovest. Ducat è tranquillo,Mc Arthur prega. 14 Dicembre: Giornata grigia. Io, Ducat e Mc Arthur abbiamo pregato. 15 Dicembre: Il temporale è cessato. Il mare è calmo. Dio veglia su tutto.
Venne immediatamente aperta un’indagine sull’accaduto. Tutta l’isola fu setacciata. Nessun corpo fu mai ritrovato. L’unico indizio utile che permise di effettuare ulteriori congetture fu il ritrovamento di un impermeabile e un paio di stivali. Era l’abbigliamento che erano soliti ad indossare i guardiani quando uscivano dai loro alloggi. L’equipaggiamento di Mc Arthur era al suo posto dentro l’armadietto, mancavano invece gli stivali e gli impermeabili di Ducat e Marshall. Gli investigatori esposero la loro teoria: Tutto era pronto per accendere il faro, di lì a poco avrebbero cenato insieme. Ducat e Marshall erano usciti a fare il giro dell’isola. Si è teorizzato a lungo su ciò che accadde realmente quel giorno. Tutto fece pensare a un’onda anomala che travolse e spazzò via Ducat e Marshal; Mc Arthur vedendo la scena dal faro, uscì di corsa nel tentativo disperato di salvare i compagni; questo spiegherebbe il perché l’impermeabile era rimasto al suo posto e la sedia fu trovata rovesciata sul pavimento. Mc Arthur abbandonò il faro pur sapendo che il regolamento lo vietava severamente. Una seconda ondata risucchiò anche lui nelle gelide acque dell’Atlantico. Ma allora perché tre uomini di mare, coraggiosi ed esperti come loro avrebbero pianto e pregato il giorno prima di scomparire? Perché Nessun corpo fu mai rinvenuto? Cosa accadde veramente nessuno lo saprà mai con certezza. Questa vicenda ha suscitato l’interesse di migliaia di persone, tenendo sempre vivo il mistero che tutt’ora rimane senza una soluzione capace di mettere d’accordo tutti quelli che hanno cercato risposte esaurienti. Nel 1971 il faro fu definitivamente automatizzato, ma le anime dei tre guardiani probabilmente sono ancora là, nella “grande Isola” a custodire il faro … e il loro inconfessabile segreto.


Margherita Mariani ( duepassinelmistero.com)

La divinità Inti

Inti era l’antica divinità Inca del sole adorato come un dio protettore dell’impero. Era la seconda divinità più importante dopo Viracocha, il dio della civiltà. Secondo una versione del mito, egli sarebbe il figlio di Viracocha.
Culto di Inti Il sole era l’aspetto più importante della vita per il popolo Inca, perché forniva calore, luce, dava sostentamento e permetteva la crescita delle colture. Inti quindi era conosciuto anche come il Datore della Vita. Era venerato soprattutto dagli agricoltori che si basavano sul sole per ricevere buoni e abbondanti raccolti. Anche se era la seconda divinità venerata dopo Viracocha, riceveva il maggior numero di offerte. Si riteneva che i l Sapa Inca,(sacerdoti) il sovrano del popolo, e tutta la famiglia reale, discendessero direttamente da questa divinità. Il dio Inti e sua moglie, Pachamama, la dea della Terra, venivano generalmente considerate divinità generose e benevole. Si credeva che avesse dato origine alla Terra. Mito di Inti Secondo un antico mito, Inti insegnò al figlio e alla sua figlia le arti della civilizzazione,poi vennero inviati sulla terra per trasmettere questa conoscenza a tutta l’umanità.
Pachacuti creò l’ Inti Raymi per festeggiare il nuovo anno nelle Ande del Sud del mondo. L’ultimo Inti Raymi con la presenza dell’imperatore Inca è stata celebrata nel 1535, dopo di che la conquista spagnola e la Chiesa cattolica la soppressero. L'Inti Raymi, la Festa del Sole al Convento de Santo Domingo. Il convento è stato costruito sfruttando la struttura della Coricancha, il santuario più importante che gli Inca avevano dedicato al dio Sole (Inti) e i suoi muri erano ricoperti di oro Pachacuti creò l’ Inti Raymi per festeggiare il nuovo anno nelle Ande del Sud del mondo. L’ultimo Inti Raymi con la presenza dell’imperatore Inca è stata celebrata nel 1535, dopo di che la conquista spagnola e la Chiesa cattolica la soppressero.