lunedì 8 ottobre 2012

Non basta pensare positivo: per essere felici si deve agire


Gli scaffali delle librerie sono pieni di libri che promettono la ricetta della felicità. Trucchi, esercizi e atteggiamenti da seguire per raggiungere in poco tempo equilibrio e serenità. I guru dell’auto-aiuto per anni hanno spiegato che per migliorare la propria vita, bisogna cambiare modo di pensare. Per realizzare i propri desideri e sentirsi appagati bisogna pensare positivo, come cantava Jovanotti. Decine di libri e opuscoli sull’argomento incoraggiano i lettori e immaginare che tutto sia perfetto. Come per magia il sogno dovrebbe concretizzarsi. Ora, come segnala un articolo sul giornale britannico The Guardian, questa tesi viene ribaltata da alcuni studi. Per vivere La vie en rose quello che conta è l'azione. Lien Pham, studioso della University of California, ritiene che per raggiungere la felicità non sia sufficiente sognarla. Per dimostrarlo ha chiesto a un gruppo di studenti di immaginare per qualche minuto di aver preso voti molto alti ad un esame. Ma alla fine del test i ragazzi hanno studiato molto meno e ottenuto voti bassi. E' arrivato a una conclusione simile anche Gabriele Oettingen della New York University che ha chiesto invece ai suoi alunni di prendere appunti su un sogno ricorrente: quello di trovare un ottimo lavoro una volta laureati. Qui i ricercatori hanno scoperto che i ragazzi più inclini a immaginare una vita lavorativa 'perfetta', finiscono con più facilità nel gruppo di persone disoccupate o con salario basso. Sembra quasi che immaginare la perfezione e sognare a occhi aperti, tolga energie nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Gran parte dei teorici della felicità spiegano quanto sia importante cambiare vita. Spiegano che chi è scontento e insoddisfatto, deve cercare novità. Non bisogna credere che a decidere sia solo il destino e arrendersi. Molti esperti sono convinti che tutto si basi sulle emozioni e sulla forza di volontà. Uno dei primi a dare vita a questa teoria fu, a fine ‘800, lo scienziato William James, fratello dello scrittore Henry James. Fu lui uno dei primi ricercatori a stabilire che il comportamento influisce su determinate emozioni, spiegando che, ad esempio, sorridere in modo forzato porta a spensieratezza e felicità. La tesi fu ripresa molto dopo, negli anni ’70 dallo psicologo James Laird che fece ulteriori test per dimostrare come sia più facile avere sentimenti positivi se ci si esercita a sorridere e a ridere in modo forzato. Insomma più che nel pensiero la formula magica si nasconde nell’azione, in questo caso quella di muovere i muscoli del viso fino a sorridere. Poggia sul rapporto fra azione e pensiero anche una ricerca della National University di Singapore. Gli studiosi hanno chiesto a un gruppo di persone di entrare in una pasticceria, ma evitando di mangiare dolci. I partecipanti ai quali era stato chiesto di tenere il pugno chiuso e dunque ad agire, sono riusciti a evitare tentazioni, mentre gli altri si sono fatti catturare dalle leccornie. Un test simile è stato fatto anche da Dana Carney, docente alla Columbia Business School. In questo caso i protagonisti della sperimentazione hanno simulato una normale attività d’ufficio. Nel gruppo c’era chi ha assunto posizioni di potere, con conseguenti atteggiamenti, mentre altri hanno svolto funzioni che non sono associate a un ruolo di dirigenza. Calcolando i livelli di testosterone dei partecipanti, i ricercatori hanno stabilito che chi è al potere sviluppa fiducia in se stesso e ha una maggiore spinta nel raggiungere un obiettivo importante. Queste teorie rivelano che non bisogna sognare le cose, ma servono energie per raggiungere risultati positivi. Agire molto e pensare meno. Come diceva Bernard Shaw: "Il segreto di essere infelici è di avere tempo di chiedersi continuamente se si è felici o no". Inutile abbandonarsi al pensiero, bisogna fare tante cose. Sullo stesso filone vanno segnalati anche gli studi della psichiatra di Harvard, Ellen Langer, alla fine degli anni ’70. La studiosa chiese a un gruppo di uomini di cambiare vita, immaginando di essere più giovani di 20 anni e di vivere negli anni ‘50. La Langer dimostrò che dopo pochi giorni i partecipanti si sentivano più forti, completamente sicuri delle proprie azioni e camminavano più in fretta. Il giornale The Guardian conclude che decenni di studi hanno dimostrato che la teoria di William James può essere applicata a molti aspetti della vita quotidiana. Sarebbe una buona ricetta per evitare stress e preoccupazioni, agirebbe inoltre come stimolo per l'innamoramento. Raggiungere concretamente gli obiettivi desiderati è anche un modo per essere fiduciosi, sicuri di se e più felici. La ricetta della felicità sta dunque nell’azione e nel cambiamento. Forse vale la pena di seguire i consigli di esperti e psichiatri. Se non siete contenti di come vanno le cose della vostra vita, fate una piccola rivoluzione. Osate. Ma ricordate che non è tempo di pensare, ma di agire.

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