lunedì 23 settembre 2013

La "Tomba dell'Aryballos sospeso" a Tarquinia


E' di questi giorni la notizia del ritrovamento a Tarquinia, nella necropoli della Doganaccia, di una tomba a tumulo del VII secolo a. C. intatta, affrescata, contenente le ossa di un principe, e molto probabilmente anche una seconda deposizione, con un corredo composto da vasi etrusco-corinzi ad impasto, suppellettili quali un cofanetto cilindrico in bronzo, fibule e un singolare aryballos ancora appeso al muro della camera.

 La scoperta è avvenuta durante la sesta campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza per i beni Archeologici dell'Etruria meridionale in collaborazione con l'equipe di archeologi dell'università di Torino diretta dal professor Alessandro Mandolesi, già direttore degli scavi dell'adiacente Tumulo della Regina, nel corso del progetto "Via dei principi" promosso dalla Regione Lazio. Una volta rimosso il lastrone d'accesso è stata subito evidente l'unicità della sepoltura. 
Tombe di questo periodo intatte sono infatti un'eccezione
.

La particolarità della scoperta sta nell'unguentario rinvenuto ancora appeso con un chiodo al muro, usanza testimoniata in altre tombe dalle pitture ma talmente rara da rinvenire da indurre la soprintendente Alfonsina Russo a battezzarla «Tomba dell'Aryballos sospeso». 

 Il tumulo, del diametro di 6 metri, relativamente piccolo, presenta una sepoltura a camera a doppia deposizione.
 All'interno sono state trovate due banchine, una più larga e l'altra più stretta, con evidenze che ci riportano alla sfera femminile, alcune fibule da donna, ma anche elementi prettamente maschili, quali una punta di lancia in ferro.
 La tomba sembrerebbe quindi essere appartenuta ad una coppia di rango sicuramente elevato, probabilmente dei principi.


Evidenti anche le tracce di pittura che riproducono il tetto di una casa, come consueto nelle pitture delle tombe a camera dell'epoca e delle epoche successive, e che rinviano al concetto della sepoltura come la casa del defunto nell'aldilà.
 Eccezionale anche la possibilità di analizzare i contenuti organici e i resti di cibo presenti all'interno dei vasi, al fine di indagare gli usi specifici del corredo durante il rito funebre, cosa finora mai comprovata, e la presenza del cofanetto chiuso, che verrà aperto in laboratorio nella speranza di trovarvi gioielli in oro.


La scoperta, unica nel suo genere, sarà fondamentale per lo studio della società principesca etrusca del VII secolo a.C., epoca in cui, è bene ricordare, la civiltà etrusca diede a Roma proprio da Tarquinia il primo re della dinastia etrusca, Tarquinio Prisco.

 Fonte : http://blueplanetheart.blogspot.it/

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