giovedì 11 luglio 2019

Il polpo è il più strano tra gli animali intelligenti


Dei polpi sappiamo che usano i tentacoli come apribottiglie, che riciclano i gusci di cocco per farne rifugi e che risolvono le situazioni di conflitto con il linguaggio del corpo. 

Messi a confronto con altri animali marini vantano un'intelligenza sorprendente: da che cosa deriva?
 Come sottolinea un bell'articolo di Ed Yong sull'Atlantic il polpo è decisamente atipico anche per un animale intelligente.

 Nel regno animale, le "teste pensanti" (grandi scimmie, elefanti, delfini, corvidi, balene, pappagalli) condividono due peculiarità, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza. 
Vivono in gruppo: la capacità di gestire una fitta rete di relazioni favorisce la trasmissione di conoscenze, oltre allo sviluppo cerebrale. 
E vivono a lungo, sia perché un grosso cervello ha bisogno di tempo, per svilupparsi, sia perché l'intelligenza contribuisce a proteggerli dai pericoli. 


 Il polpo è un animale solitario che non disdegna di mangiare i suoi simili, le rare volte che li incontra, e che anche quando nuota in gruppo è refrattario a stringere legami duraturi.
 Non solo: ha vita breve. 
Si sviluppa velocemente e muore in genere prima dei due anni di età - spesso dopo un evento riproduttivo.


Un recente lavoro scientifico di Piero Amodio, studioso di intelligenza animale all'Università di Cambridge, collega questi tratti unici e paradossali (intelligenza, vita breve e asocialità) a un'altra caratteristica: la perdita del guscio.


 I primi cefalopodi si differenziarono dagli altri molluschi, 530 milioni di anni fa, dotando la loro corazza protettiva di galleggianti pieni di gas, che permettono sia di camminare sui fondali, sia di nuotarvi al di sopra. 
Il guscio fu mantenuto fino a 275 milioni di anni fa, quando la competizione con altre creature marine o la necessità di spingersi più in profondità resero la sua presenza un impiccio: gli antenati dei polpi lo persero completamente, quelli di seppie e calamari lo internalizzarono in un osso.


La nuova configurazione "alleggerita" rese i polpi flessibili nel corpo e nella mente, capaci di nascondersi in ogni pertugio, di esplorare nuovi habitat e di sfruttare i tentacoli in modo più versatile.
 Li fece maestri di mimetismo, ma anche creature estremamente vulnerabili che si trovano sul menu di quasi ogni predatore, dalle foche ai delfini, ai gabbiani.
 Rese le loro vite forse brevi, compensandoli però con un'ampia gamma di possibilità, stratagemmi, furbizie.

 Per fare un paragone, il nautilus, un mollusco a lungo considerato estinto che ancora conserva il suo guscio, campa anche 20 anni e si riproduce più volte senza rischiare la vita, ma non sembra brillare per intelligenza.

 La perdita del guscio fu, per Amodio, la chiave dello sviluppo dell'astuzia dei polpi.
 Altri studiosi obiettano che alcuni tratti legati all'intelligenza dovevano essersi sviluppati già prima dell'abbandono della corazza: altrimenti le prime generazioni di polpi, "nude" e ancora poco astute, sarebbero risultate prede facili, e sarebbero state decimate prima ancora di riprodursi. 

Potrebbe anzi essere stato proprio lo sviluppo dell'intelligenza, a rendere il guscio superfluo.


Amodio concorda sul fatto che le doti che oggi riconosciamo ai polpi dovettero avere uno sviluppo graduale, ma pensa anche che subirono una decisa accelerazione dopo la perdita della corazza. Del resto, lasciato da parte il guscio questi animali non si ritrovarono all'improvviso indifesi: non saranno stati delle cime, ma potevano già accecare i nemici con l'inchiostro e spingersi rapidamente fuori tiro.
 La loro eccezionale abilità di camuffamento dovette emergere dopo l'abbandono della corazza: prima, con quella copertura ingombrante, sarebbe risultata superflua. 
Se vi fu il tempo di evolvere un'arma mimetica così sofisticata, non poté esserci anche abbastanza tempo per sviluppare un "cervello fino"? 

 Più probabilmente, tutti questi processi si sovrapposero gradualmente nel tempo, senza mai lasciare i polpi totalmente indifesi.

 Per ora una risposta definitiva non c'è, ma la prossima volta che vi troverete faccia a faccia con un polpo, vi sembrerà forse un po' meno alieno. 

 Fonte: focus.it

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