giovedì 30 agosto 2018

Le coste inglesi e il segreto degli specchi acustici


Chi si trovasse a passeggiare dalle parti di Dover e in generale sulle coste meridionali dell’Inghilterra potrebbe incappare in strani monoliti dalla forma trapezoidale con al loro interno una rientranza concava di forma sferica. 
Non si tratta però di strane costruzioni druidiche, risalenti all’epoca di Bretoni, Galli o Celti, bensì di opere ben più recenti, costruite circa un centinaio di anni fa. 
 Si tratta degli “acoustic mirror”, specchi acustici realizzati dall’esercito britannico a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, anni in cui non era ancora stato perfezionato il radar.


Costruiti in prossimità della costa da Chichester fino a Sunderland, si tratta di strutture in cemento (e non di roccia vera e propria), la cui forma richiama quella delle moderne parabole. 
Di altezza variabile e compresa tra i 15 e i 30 piedi (quindi da circa 4,5 metri a poco più di 9), sono rivolte verso il mare e al loro interno nascondevano un microfono. 
Il loro scopo era quello di individuare l’eventuale arrivo di flotte aeree nemiche e organizzare di conseguenza una difesa militare o un contrattacco.


Ideati dal Maggiore William Sansome Tucker negli anni ’20, questi strani specchi di calcestruzzo sfruttavano la fisica acustica e le proprietà riflettenti delle superfici rigide. 
Le onde sonore si concentravano in un solo punto (o in un’area ristretta) all’interno della sfera concava della struttura, permettendo ai microfoni di rilevarle e ai militari britannici di individuare un potenziale allarme: era possibile captare il suono di un aereo in avvicinamento fino a una distanza di 40 km, dando all’Esercito di Sua Maestà circa un quarto d’ora di anticipo per prepararsi all’imminente attacco. 

 Il Regno Unito decise di puntare su questo tipo di tecnologia, che però già nel 1936 divenne superata.
 Fu quello l’anno in cui un velivolo situato lungo la costa del Norfolk fu individuato con un radiogoniometro a distanze esponenzialmente maggiori rispetto alle possibilità degli specchi di pietra.
Era appena nato il radar e l’investimento dell’esercito inglese era istantaneamente diventato archeologia militare.


Il ricordo di quei circa 15 anni di sapiente studio della fisica acustica sono però resistiti ai decenni (e alla Seconda Guerra Mondiale).
 E così, passeggiando per le scoscese costiere inglesi, potrete ritrovare gli specchi acustici ancora oggi: sono lì, tutti e tredici, a captare le onde sonore di ogni aereo in avvicinamento verso il cuore del Paese.
 Senza però che ci sia più alcun microfono a dare seguito e considerazione alla loro funzione. 

 Fonte: siviaggia.it

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