martedì 3 ottobre 2017

La bocca dell’inferno


Una spaccatura nella roccia lungo la costa del Portogallo, alla periferia di Cascais, nel distretto di Lisbona, è un’attrazione turistica che incuriosisce chi la vede. 
 Quando il mare è mosso, l’acqua che entra nelle fenditure della scogliera si infrange con forza sulle pareti rocciose e un soffio di acqua marina nebulizzata fuoriesce verso l’alto come fosse fumo proveniente dall’inferno, da cui il nome Boca do Inferno, bocca dell’inferno. 
 Questo fenomeno naturale genera un suono roco. C’è chi dice che sembri il gemito di una persona e che ascoltarlo sia incredibilmente inquietante.

 La Boca do Inferno si è formata nel corso dei secoli a causa dell’infrangere delle onde sulla roccia calcarea.
 Si è creata una piccola grotta che poi è collassata lasciando solamente un arco di pietra naturale.




D‘estate il mare è calmo e le onde non sono così spaventose, ma quando sopraggiunge l’inverno sono talmente alte da far tremare le vene ai polsi.

 Si raggiunge percorrendo la lunghissima strada asfaltata che costeggia l’oceano, a piedi o in bicicletta. Da Cascais ci vogliono all’incirca 40 minuti.
 Alcuni sentieri conducono fino alla base della bocca dell’inferno per consentire ai turisti di ammirare lo spettacolo da un diverso punto di vista.


Un fatto inquietante è legato a questo luogo.
 Nel 1930, l’esoterista Aleister Crowley scomparve alla Boca do Inferno, lasciando dietro di sé solo un porta sigarette e un misterioso messaggio.
 Il poeta portoghese Fernando Pessoa suo amico fu a lungo interrogato dalla polizia, ma di Crowley nessuna traccia. Ricomparve a Londra alcuni giorni dopo: si trattò probabilmente di una farsa ordita dal mago – e forse anche da Pessoa – perfettamente riuscita.

 Fonte: http://siviaggia.it

Piramide di Giza, svelato il mistero della costruzione


Per secoli è stato uno dei più grandi enigmi del mondo: con quale tecnologia nell’età del bronzo è stato possibile edificare un monumento come la Grande Piramide di Giza – il più antico e unico sopravvissuto delle sette meraviglie del mondo antico?

 Ora gli archeologi hanno scoperto una prova che mostra come gli egiziani trasportassero blocchi di calcare e granito a partire da 500 miglia di distanza da dove poi è stata edificata la tomba del faraone Cheope.
 Il materiale archeologico dettagliato mostra che migliaia di lavoratori specializzati hanno trasportato 170.000 tonnellate di calcare lungo il Nilo in barche di legno tenute insieme da corde, attraverso un sistema costruito appositamente da canali artificiali con un porto interno a pochi metri dalla base della piramide.


Nel porto marittimo di Wadi Al-Jarf è stato trovato un papiro che ha dato una nuova visione del ruolo svolto dalle imbarcazioni nella costruzione della piramide.

 Scritto da Merer, un sovrintendente responsabile di una squadra di 40 operai di elite, è l’unico resoconto della costruzione della Grande Piramide e descrive in dettaglio come le pietre calcaree sono state spedite a valle dalla Tura, a più di 8 miglia di distanza.
 In questo documento Merer descrive anche come la sua squadra è stata coinvolta in una vera e propria trasformazione del paesaggio, aprendo dighe giganti per deviare l’acqua dal Nilo e creare dei canali artificiali. 

 Fonte: artslife.com