venerdì 3 febbraio 2017

La straordinaria rosa nera di Halfeti


La natura non smette mai di stupirci e ci dona spesso degli spettacoli unici al mando, non solo con i suoi panorami, ma anche coi suoi frutti.
 E’ il caso della rosa nera di Halfeti, l’unica che cresce in modo naturale. 

Halfeti è un remoto villaggio di agricoltori nel sud della Turchia, bagnato dal più famoso Eufrate. 
Questo fiore è unico e inimitabile: non sto parlando delle rose frutto di esperimenti di biotecnologia, né di quelle immerse nel colorante per assumere il colore dell’inchiostro, ma di quella il cui colore dei petali è dovuto unicamente al terreno, al clima e all’acqua che assorbe. 
Cresce unicamente qui e per un motivo ben preciso: grazie al suo terreno e al pH dell’acqua del fiume che lo attraversa la piccola cittadina ha le condizioni ideali per dare ospitalità a queste splendide rose nere: si sta provando a coltivarla nei villaggi limitrofi, ma già a 10 km di distanza il risultato cambia drasticamente e le rosa nera diventa una rosa color porpora scuro. 
Questa meraviglia della natura cresce in piccole quantità e sboccia una sola volta all’anno, in primavera, quando i petali assumono un colore rosso scuro. La fioritura poi termina in estate, quando invece i petali sono neri come la notte.


Purtroppo questa rosa splendida è diventata sempre più rara negli ultimi anni a causa di un disastro che ha colpito il villaggio alla fine degli anni ’90. 
Il governo turco, per una maggior sicurezza e un miglior sfruttamento dei terreni, ha fatto costruire diverse dighe lungo l’Eufrate, ma ciò ha comportato l’allagamento totale di Halfeti, ad oggi riemersa solo in parte. 
Gli abitanti sono stati obbligati a trasferirsi nei villaggi vicini e lì hanno tentato di recuperare la coltura della rosa nera.
 A solo 5 km di distanza le condizioni sono già molto diverse di quelle di Halfeti e il terreno non risulta perfettamente adatto a generare la rosa nera.
 I coltivatori stanno tentando di ripiantare le rose in serre più vicine al loro luogo di origine e alcune opere di bonifica hanno permesso di recuperare terreno in direzione del villaggio.
 La situazione sta migliorando, ma non è ancora risolta.

 La rosa nera turca è unica al mondo ed i cittadini locali ne sono fieri ma al tempo stesso spaventati: molte sono le leggende legate alla sua nascita ma nessuno ha il piacere di raccontarle.
 Si dice che la rosa nera cresca di quel colore perché “assorba” la cattiveria nell’aria delle persone; altri credono invece che sia di quel colora in ricordo delle migliaia di vittime che la regione miete con le guerre e gli scontri interni ( spesso lungo le sponde dell’Eufrate vengono ritrovati cadaveri straziati e mutilati) e che sia il fiume a renderla nera perché macchiato del sangue degli innocenti; altri ancora sono convinti che il nero dei suoi petali sia lo specchio dell’anima degli esseri umani: il sangue degli uomini, da rosso come la passione e l’amore, sta diventando pian piano nero come la morte e la distruzione. 
Un altro motivo per cui le rose nera non sono ben viste in questi villaggi (seppure fornisca ingenti guadagni) è perché è universalmente noto che il nero ha una connotazione quasi negativa, spesso è il colore al quale si abbina il mistero, una brutta notizia, la morte stessa.

 In ogni caso, al di là delle credenze popolari, la rosa nera di Halfeti è di una bellezza unica, un dono che la natura ci fa, anche se ancora per poco tempo.

 Fonte: curiositaeperche

Coober Pedy, la città sotterranea


A circa 850 km da Adelaide, nel Sud Australia, proprio nel bel mezzo del deserto, si trova la cittadina di Coober Pedy, famosa per le sue miniere di opale, scoperte intorno al 1915, che le sono valse il soprannome di “capitale mondiale di opale”.



 La cittadina presenta una particolarità che l’ha resa famosa in tutto il mondo.
Dato che in essa le temperature medie estive si aggirano oltre i 40°C, i residenti, per ovviare al troppo caldo, hanno costruito, a partire da ex miniere dismesse, abitazioni, alberghi, ristoranti, chiese, persino un campo da golf privo d’erba ed una galleria d’arte e ceramica, proprio sotto la superficie desertica.

 Coober Pedy, infatti, è per metà in superficie e per metà sottoterra. I suoi 3500 abitanti di 45 nazionalità si sono rifugiati sottoterra per fuggire alle roventi temperature dell’outback, vivendo e lavorando all’interno di un’intricata rete di tunnel, in oltre 1500 abitazioni e strutture chiamate dug-outs, dotate di un sistema di sfiatatoi per regolare l’umidità.
















Il nome dell’eccentrica Coober Pedy deriva dalle parole aborigene kupa (uomo bianco) e piti (buco).

 L’afflusso turistico è iniziato soprattutto dopo il 1987, quando fu ultimata la Stuart Highway, l’autostrada che collega la città di Adelaide ad Alice Spring, passando attraverso Coober Pedy; un luogo affascinante, diverso da solito, raggiungibile anche recandosi alla stazione di Manguri Sliding, situata a 47 km da esso. 

Fonte: www.meteoweb.eu