giovedì 12 ottobre 2017

Qual è stato il primo cyber attacco della storia?


Basta scorrere le notizie di cronaca per sapere che i cyber attacchi sono uno dei flagelli dei tempi moderni, ma la loro storia non è cosi recente come si potrebbe pensare: già due secoli fa c’era chi si dava all’hackeraggio e si arrovellava per trovare il modo per “bucare” i sistemi di comunicazione. 

Uno dei primi esempi di “cyber attacco” risale infatti al 1834 e i protagonisti furono due speculatori finanziari francesi.

 Dal 1792 in Francia era in uso un sistema di comunicazione a distanza per mezzo di segnalatori meccanici solitamente collocati in cima a colline o torri.
 Era il telegrafo ottico inventato da Claude Chappe, molto in voga nel '800: in ogni stazione, distante molti chilometri dalla precedente, un addetto dotato di telescopio osservava le posizioni di tre regoli di legno e li ripeteva alla stazione successiva. 
In poche ore un messaggio poteva attraversare la Francia.

 Il telegrafo ottico veniva usato dal governo francese e i messaggi erano criptati e gli stessi operatori non conoscevano il significato dei codici: era quindi difficile inserire sequenze "private" all'interno delle comunicazioni ufficiali.

Nel 1834 due fratelli, François e Joseph Blanc, a capo di una società d’investimento di Bordeaux, trovarono il modo per bucare la rete governativa, facendo inserire un codice quando c'erano state delle fluttuazioni considerevoli sulla Borsa di Parigi. 
In questo modo sapevano in poche ore quello che gli altri operatori finanziari avrebbero saputo 5 giorni dopo, con l'arrivo delle informazioni ufficiali attraverso la diligenza postale. E così potevano giocare d'anticipo nella Borsa di Bordeaux. 

 I due fratelli pagarono un operatore compiacente della sede del telegrafo di Tours per inserire a fine messaggio, nella sequenza di controllo, una frase in codice (ad esempio: errore- cancellare l'ultimo simbolo trasmesso), per segnalare che le rendite dei titoli di Stato erano aumentate del 3%. Il codice non modificava il messaggio principale - e dunque non destava sospetti o creava problemi -, ma una volta intercettato dall'operatore di Bordeaux, era infine comunicato ai due fratelli. 

In due anni i fratelli Blanc utilizzarono questo stratagemma 120 volte, guadagnando 100.000 franchi. 
 La truffa fu scoperta solo nel 1836. 
I fratelli Blanc furono processati, ma non vennero condannati perché non esisteva ancora una legge contro l'abuso di reti di dati. Finirono però per dedicarsi a un’altra loro passione: il gioco d’azzardo.

 Secondo l'Economist, questo episodio è molto utile per capire la realtà dei cyber attacchi odierni: 
prima di tutto, la maggior parte degli attacchi non viene pubblicizzata (i fratelli Blanc furono scoperti perché qualcuno li tradì, spifferando tutto). 
Pertanto la percezione dei crimini informatici che abbiamo è davvero molto limitata.
 Secondo, la sicurezza è come una catena e l'anello più debole è l'uomo.
 Il telegrafo ottico francese pur essendo visibile a tutti era criptato, ma per hacherarlo è bastato corrompere due persone.
 Infine, la storia dei fratelli Blanc ci ricorda che l'uomo troverà sempre un modo"cattivo" di utilizzare le nuove invenzioni.


Un altro cyber attacco, decisamente curioso, fu realizzato nel 1903 da un prestigiatore professionista: il suo bersaglio fu Guglielmo Marconi che stava facendo una presentazione alla Royal Institution di Londra del suo telegrafo senza fili.


In quel momento Marconi si trovava nella stazione radio di Poldhu, in Cornovaglia, pronto a trasmettere.
 A Londra, davanti al pubblico, c'era il suo assistente, il fisico John Ambrose Fleming. 
Proprio mentre quest'ultimo si stava preparando a ricevere, tra lo stupore generale, arrivò la parola "rats" (topo di fogna). Poi una filastrocca che accusava Marconi di voler "fregare il pubblico". 

Nello stupore generale fu chiaro a tutti che la linea era stata hackerata (anche se nessuno probabilmente utilizzò questo termine).
 Chi era stato il burlone? 
La vendetta era stata organizzataa da Nevil Maskelyne, un pioniere delle prime trasmissioni elettromagnetiche, frustrato dai brevetti imposti da Marconi sullo sviluppo della tecnologia wireless.
 Il suo scopo era uno solo: dimostrare la vulnerabilitá del sistema di trasmissione appena inventato.


Lo stesso obiettivo, dimostrare la scarsa sicurezza della rete, in questo caso Internet, è alla base della nascita del primo virus informatico moderno a ottenere le prime pagine dei giornali.

 Era il 2 novembre 1988 e Robert Tappan Morris, allora studente della Cornell University (e oggi docente di informatica al MIT) voleva capire quanto fosse grande e insicura internet.

 Costruì un piccolo software in grado di replicarsi e di diffondersi tra i computer e lo diffuse in rete. 
Qualcosa andò storto perché il worm bloccava anche i computer che infettava. 

L’attacco portò al collasso circa 6.000 macchine, quasi tutte appartenenti a istituzioni pubbliche. E procurò ingenti danni, anche economici. 

Fonte: focus.it

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