lunedì 9 ottobre 2017

Octopolis e Octlantis: le città sommerse dei polpi


Nell'immaginario comune il polpo non figura certo tra le creature marine più socievoli e giocherellone.
 L'intelligente cefalopode conduce un'esistenza solitaria, con sporadici incontri a due finalizzati soltanto a riprodursi. Per il resto, salvo qualche lotta territoriale, ciascuno per la propria strada.
 Non così in fretta, però: ricercatori statunitensi hanno scoperto nella Baia di Jervis, al largo della costa orientale australiana, una città sommersa abitata da 15 esemplari del polpo Octopus tetricus. Una novella Atlantide sottomarina in cui le creature convivono, comunicano indirettamente, si accoppiano e - soprattutto - litigano, ma senza apparentemente cacciarsi via.


Octlantis, così è stato chiamato il sito a 10-15 metri di profondità, è il secondo insediamento marino di polpi osservato in natura. 

Il primo, denominato Octopolis, era stato individuato nel 2009 nella stessa baia, qualche centinaio di metri più in là, come raccontano i biologi dell'Università dell'Illinois sulla rivista Marine and Freshwater Behaviour and Physiology.
 Octopolis ospitava 16 esemplari, raccolti in oggetti abbandonati dall'uomo: l'ipotesi, allora, era stata che i polpi avessero bisogno di strutture artificiali per formare congregazioni stabili.

 La scoperta della nuova città porta a rivedere questa teoria. L'assembramento che si sviluppa su 18 metri di lunghezza, comprende infatti ripari nella roccia, tane ricavate nella sabbia e grattacieli formati da cumuli di conchiglie e altri gusci di prede consumate.






I suoi abitanti sono stati visti spesso interagire a distanza di tentacolo, anche se "a modo loro": i contatti più frequenti sono stati accoppiamenti, lotte territoriali, manifestazioni di aggressività con cambi di colore, tentativi di appropriarsi della tana altrui. 
Un atteggiamento antagonistico che i biologi non sono ancora riusciti totalmente a spiegare, ma che potrebbe dipendere dalla densità abitativa dello spazio.

 Le analisi delle 10 ore di filmati di Octlantis catturati dalle GoPro (ancora al vaglio degli scienziati) forniranno alcune delle risposte. 

 Fonte: focus.it

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