mercoledì 11 maggio 2016
Panama: la valle degli alberi quadrati
Sembra incredibile ma la meravigliosa valle degli alberi quadrati esiste davvero.
Si trova a Panama ed è un luogo incantato che sembra tratto dalle fiabe.
Nella località di Cerro Gaital, non lontano dall’Hotel Campestre, si trova un gruppo di alberi con il tronco quadrato.
Il tronco di questi alberi è quadrato alla base e via via diventa tondo mentre si sviluppa verso l’alto, donando agli alberi la forma a cui siamo abituati.
Le origini di questo fenomeno al momento sarebbero sconosciute. A giudicare dalle immagini, la base degli alberi non ha dei veri e propri angoli retti ma ricorda comunque la forma di un quadrato piuttosto che quella circolare a cui siamo soliti pensare quando vediamo o immaginiamo un albero.
La forma particolare è legata a fenomeni misteriosi?
Secondo alcune ipotesi, i tronchi degli alberi sono quadrati, o quasi quadrati, alla base per via delle caratteristiche dell’ambiente in cui vivono.
Gli stessi alberi potrebbero crescere con il tronco tondo in altri ambienti?
Gli esperti dello Smithsonian Tropical Research Institute li descrivono come alberi inusuali i cui tronchi tendono ad assumere una forma quasi quadrata.
Le sezioni del tronco presentano anelli proprio di questo tipo anziché i classici cerchi concentrici.
Secondo Lawrence Dew e Jean P. Boubli ci troviamo di fronte alla quinta specie di alberi più diffusa a Panama che porta il nome di Quararibea asterolepis.
Questi alberi si trovano anche in Brasile, Costa Rica, Perù, Ecuador e Venezuela.
Più che di un vero e proprio mistero si tratta dunque di una delle innumerevoli meraviglie che la natura ci offre e che possiamo ammirare, se non durante uno dei nostri viaggi, almeno in fotografia.
Marta Albè
La questione migranti che portò Roma al collasso
Il 9 agosto del 378 d.C., ad Adrianopoli, in Tracia - nella moderna provincia turca di Edirne - si consumava una delle peggiori sconfitte militari mai subite dai romani: il massacro di 30 mila soldati dell'impero, guidati da Flavio Giulio Valente, perpetrato dai Goti, al seguito del re guerriero Fritigerno.
Secondo gli storici, quella disfatta segnò l'inizio della catena di eventi che avrebbe portato alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476.
Ripercorrere oggi gli eventi che portarono alla battaglia di Adrianopoli è interessante: secondo una lettura dei fatti di allora pubblicata su Quartz, all'origine della strage ci sarebbe stata la cattiva gestione, da parte dei romani, di un'imponente ondata migratoria di Goti avvenuta due anni prima.
Gli stessi Goti che si sarebbero trasformati nei carnefici delle legioni dell'Urbe.
Nel 376 d.C., racconta lo storico Ammiano Marcellino, i Goti furono costretti ad abbandonare i propri territori (nell'attuale Europa orientale) spinti dagli Unni, "la razza più feroce di ogni parallelo", che premeva da nord sui loro confini.
Il loro arrivo, "come un turbine, dalle montagne, come se fossero saliti dai più segreti recessi della Terra per distruggere tutto quello che capitava a tiro", provocò un bagno di sangue tra i Goti che decisero - come fanno oggi i siriani - di fuggire.
I Goti, guidati da Fritigerno, chiesero allora ai Romani di potersi stabilire in Tracia, al di là del Danubio: una terra fertile con un fiume che li avrebbe protetti da un'invasione unna.
Quell'area era governata dall'imperatore Valente, al quale i Goti promisero sottomissione a patto che avessero potuto vivere in pace, coltivando e servendo i romani come truppe ausiliarie.
In segno di gratitudine, Fritigerno si convertì anche al cristianesimo.
Inizialmente le cose sembrarono funzionare: i Romani, nei confronti delle popolazioni sottomesse, esercitavano abitualmente una strategia inclusiva.
Preferivano farne cittadini romani e assimilarne la cultura, per evitare future ribellioni.
Decine di migliaia di Goti (forse oltre 200 mila) guadarono il Danubio di giorno e di notte, imbarcandosi su navi e scialuppe di fortuna; molti di essi, per il gran numero, annegarono, e furono trascinati via dalle correnti.
In base agli accordi, i Goti arrivati in Tracia sarebbero stati coscritti nell'esercito romano e avrebbero ottenuto la cittadinanza. Ma gli ufficiali militari che dovevano garantire loro supporto e provviste - un'antica rete di supporto ai migranti - si rivelarono corrotti e approfittarono dei mezzi stanziati per i nuovi arrivati, vendendo le provvigioni al mercato nero.
Ridotti alla fame, i Goti furono costretti a vendere i figli come schiavi e a comprare carne di cane dai romani.
Le ostilità tra le due popolazioni crebbero. Il risentimento covato dai Goti li portò dal desiderare di divenire romani al desiderio di annientare i romani.
Fonte: focus.it