martedì 20 dicembre 2016

Granchio scatola, il crostaceo vergogonoso


Nomen omen è una locuzione di derivazione latina che tradotta significa “il nome è un presagio”, “un nome, un destino”, “il destino nel nome”, “di nome e di fatto”.
 Cosa c’entri questo con il granchio protagonista di questo articolo sarà subito chiaro quando diremo che il nome popolare attribuito a questi crostacei è quello di “box crab” o granchi scatola oppure, più simpaticamente, granchi vergognosi, in riferimento alla loro abitudine di nascondere la bocca dietro le chele.
 Osservato da vicino il granchio in questione – un esponente tropicale del genere Calappa presente anche nel nostro Mediterraneo con il granchio melograno (Calappa granulata) – non può che avere questo nome a causa del suo carapace, così compatto e chiuso da assomigliare addirittura, più che a una scatola, a un carro armato disegnato da Leonardo da Vinci.
 I granchi scatola sono davvero animali corazzati. 
Il loro carapace si presenta fortemente convesso, quasi come un elmetto militare, con il dorso caratterizzato da solchi e rilievi distribuiti uniformemente, che curva verso il basso per raccordarsi alla piastra ventrale, altrettanto robusta e compatta.


In questa foto la parte anteriore appare nascosta dalle due grosse e robuste chele, tenute in posizione di difesa a causa della presenza del fotografo di questo articolo, il biologo marino Federico Betti. Le chele si incastrano quasi perfettamente con il resto della corazza, lasciando sporgere soltanto gli occhi. 
Al loro incrocio si nota anche una piccola apertura, in apparenza poco significativa, ma in realtà molto importante per l’animale. Infatti, è allineata con la bocca e consente al granchio – grazie anche alla peluria ai margini delle chele e che funziona da filtro – di respirare quando, com’è sua abitudine, si nasconde nei sedimenti. 
In questo è rapidissimo, e con abili movimenti avanti, indietro e di lato si scava uno spazio nella sabbia, dove poi scompare lasciando come unica traccia gli occhi e un leggero movimento di particelle di sabbia dovuto ai flussi respiratori.
 La calappa curiosamente non solo è una perfetta scatola, ma è anche un efficiente apriscatole e le altre scatole sono gli altri animali marini ben inscatolati, i molluschi, che caccia soprattutto di notte quando anche le loro prede sono solite uscire dai sedimenti dove hanno trovato rifugio nelle ore diurne.
 Grazie alle sue chele, la calappa è in grado di spezzare i gusci dei molluschi gasteropodi utilizzando in particolare la chela destra, particolarmente robusta e potente e proprio a forma di apriscatole, per poi servirsi della sinistra per afferrare e tagliare la polpa della preda, ormai priva di difese.
 Secondo alcuni studiosi, la conformazione delle chele della calappa è un chiaro esempio della corsa alle armi che si svolge sotto il mare: con l’evoluzione, più i molluschi si dotavano di conchiglie robuste, più i granchi perfezionavano e potenziavano le proprie chele. 

 Fonte rivistanatura.com

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