martedì 25 ottobre 2016

Triangolo delle Bermuda, mistero risolto ?



Fin dal 1800 il Triangolo, detto anche "delle Bermude" e "del Diavolo" a causa di un articolo apparso nel 1964, è entrato nell'immaginario collettivo come un'area maledetta.
 Lì, in quella zona dell'Oceano Atlantico incastrata fra Florida, Bermuda e Portorico, si stima che dal 1851 siano scomparse più di 8mila persone, con almeno 75 aerei precipitati o spariti e centinaia di navi di cui non si è mai conosciuto il reale destino.
 L'ultimo episodio risale al 2015. 

Complici articoli e best seller come il libro "Bermuda, il triangolo maledetto", quest'area di mare che si estende per oltre 500mila chilometri quadrati è rimasta per anni un mistero maledetto: campi magnetici (per via delle bussole che possono impazzire), vulcani sotterranei, depositi di gas, piramidi sott'acqua, perfino alieni, sul Triangolo è stata fatta ogni tipo di teoria. 
 In realtà, come sostenuto dalla Guardia costiera degli Stati Uniti, il numero di incidenti aeronavali avvenuto nel triangolo rientra nella media rispetto ad altre zone del mondo.
 Ma il fascino di scoprire perché proprio lì, dove nel 1945 i cinque aerei militari Avenger degli Usa finirono nel nulla, avvenivano così tanti misteri, è rimasto tale da lasciare aperta e attuale la sfida per tutti gli scienziati.

 La nuova soluzione sul caso Bermuda arriva ora dal dottor Randy Cerveny dell'Arizona University e dal meteorologo Steve Miller della Colorado University.
 Parlando con Science Channel i due ricercatori sostengono che una spiegazione plausibile alle terribili condizioni atmosferiche a cui è soggetto il Triangolo sia data dalle nubi esagonali, ovvero nuvole "chiuse" concentrate nella zona a ovest dell'area.


Questo tipo di nubi, la cui concentrazione sopra le Bermude (così come in altre zone del mondo, ad esempio sui mari irlandesi) è stata confermata dalle immagini satellitari studiate dai due ricercatori, produrrebbero vere e proprie "bombe d'aria" dando vita a terrificanti venti capaci di soffiare fra le 170 e le 190 miglia orarie. Gli scienziati ritengono che questi venti siano in grado di dar vita a fenomeni e tempeste tali da capovolgere navi o portare aerei a precipitare. 
Un mix di potenza della natura se si pensa come la stessa zona sia colpita da centinaia di trombe d'aria ogni anno. 
Per Cerveny questi "getti d'aria che scendono dalla parte inferiore delle nubi a contatto con l'oceano possono dare vita ad onde di dimensioni enormi. Quello che abbiamo osservato, in quest'area, è proprio una forte concentrazione di nubi esagonali". 

 Le ricerche sui fenomeni naturali del triangolo dovranno essere confermate da altri studi e immagini satellitari e gli scienziati stessi definiscono la teoria solo come "una possibile spiegazione". 
Forse è dunque ancora presto per parlare di "enigma risolto".
 Di fatto, il mistero di in questa zona dell'Atlantico che conta una media di 4 aerei e 20 navi scomparsi all'anno (dai primi dell'Ottocento), ha una storia di lunghissimo corso: il primo a registrare le anomalie magnetiche dell'area, con tanto di bussole impazzite, si dice fu proprio Cristoforo Colombo già nel suo viaggio del 1492 alla scoperta della America. 

 Fonte: www.repubblica.it

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